Citazioni di Daniel Kahneman da "Pensieri lenti e veloci"

Selezione di frasi e citazioni di Daniel Kahneman (Tel Aviv, 1934), psicologo israeliano, docente di psicologia all’Università di Princeton e professore emerito di psicologia e affari pubblici alla Woodrow Wilson School of Public and International Affairs di Princeton. Insieme a Vernon Smith, Daniel Kahneman è stato insignito del Premio Nobel per l'economia nel 2002 "per avere integrato risultati della ricerca psicologica nella scienza economica, specialmente in merito al giudizio umano e alla teoria delle decisioni in condizioni d'incertezza".
Le seguenti riflessioni di Daniel Kahneman sono tratte dai libri: Pensieri lenti e veloci (2011) e Rumore (2021).
Foto di Daniel Kahneman
La nostra consolatoria fiducia che il mondo sia dotato di senso poggia su un fondamento
sicuro: la nostra capacità pressoché illimitata di ignorare la nostra stessa ignoranza.
(Daniel Kahneman)

Pensieri lenti e veloci
Thinking, Fast and Slow, 2011 - Selezione Aforismario

Quasi tutti i pensieri e le impressioni si presentano alla nostra esperienza conscia senza che sappiamo come vi si siano presentati. 

Uno sconcertante limite della nostra mente: l’eccessiva sicurezza con cui crediamo di sapere le cose che crediamo di sapere, e la nostra evidente incapacità di riconoscere quanto siano estese la nostra ignoranza e l’incertezza del mondo in cui viviamo.

Siamo ciechi all’evidenza e siamo anche ciechi alla nostra stessa cecità.

Tendiamo a sopravvalutare le nostre conoscenze sul mondo e a sottovalutare il ruolo del caso negli avvenimenti. La sicumera è alimentata dalla certezza illusoria del senno del poi. 

È molto più facile, nonché molto più divertente, riconoscere ed etichettare gli errori altrui piuttosto che i propri. Mettere in discussione ciò che crediamo e vogliamo è, nella migliore delle circostanze, difficile

La nostra consolatoria fiducia che il mondo sia dotato di senso poggia su un fondamento sicuro: la nostra capacità pressoché illimitata di ignorare la nostra stessa ignoranza.

Non si può fare a meno di trattare le informazioni limitate che si hanno come se fossero le uniche esistenti sulla piazza. Si elabora la migliore narrazione possibile a partire dai dati disponibili e, se essa è buona, ci si crede. Paradossalmente, è più facile elaborare una storia coerente quando si sa poco e ci sono meno tessere da far quadrare nel puzzle.

Un modo sicuro di indurre la gente a credere a cose false è la frequente ripetizione, perché la familiarità non si distingue facilmente dalla verità.
[A reliable way to make people believe in falsehoods is frequent repetition, because familiarity is not easily distinguished from truth].

La gente tende a valutare l'importanza relativa dei problemi in base alla facilità con cui li recupera dalla memoria, e questa è in gran parte determinata da quanto i media si occupano di quei temi.

A pensarci bene, niente, nella vita, è importante come pensiamo che sia.
[Nothing in life is as important as you think it is, while you are thinking about it].

Se ci tieni a essere considerato credibile e intelligente, non usare un linguaggio complesso se il linguaggio semplice basta ad assolvere il compito.
[If you care about being thought credible and intelligent, do not use complex language where simpler language will do].

Esprimere idee familiari con un linguaggio pretenzioso è considerato un segno di scarsa intelligenza e poca credibilità.

L'ottimismo esagerato protegge gli individui e le organizzazioni dagli effetti paralizzanti dell'avversione alla perdita; l'avversione alla perdita li protegge dalle follie dell'ottimismo sconsiderato.

Le persone continuano a credere incrollabilmente in qualsiasi asserzione, per quanto assurda essa sia, quando godono del sostegno di una comunità di credenti che hanno la loro stessa mentalità.

L’idea che il futuro sia imprevedibile è inficiata ogni giorno dalla facilità con cui viene spiegato il passato.
[The idea that the future is unpredictable is undermined every day by the ease with which the past is explained].

Se si è troppo preoccupati di fare bene un compito, a volte si peggiora il proprio rendimento caricando la memoria a breve termine di inutili pensieri ansiosi.

Il nocciolo dell’illusione è la presunzione di capire il passato, che implica la presunzione di poter conoscere il futuro; in realtà, noi capiamo il passato meno di quanto crediamo. 

Mantenere la propria vigilanza contro i preconcetti è un lavoraccio, ma la possibilità di evitare un errore costoso a volte vale lo sforzo.

La probabilità che assegniamo all’ipotesi che domani piova rappresenta il nostro grado soggettivo di credenza, ma non dovremmo cedere all’impulso di credere a qualunque cosa ci venga in mente. Per essere utili, le nostre credenze devono essere vincolate alla logica della probabilità.

È molto più facile sforzarsi di raggiungere la perfezione quando non ci si annoia mai.

Per quanto possa sembrare strano, io sono il mio sé mnemonico e il sé esperienziale, quello che vive la mia vita, è come un estraneo per me.

Confondere l’esperienza con il ricordo che se ne ha è un’inesorabile illusione cognitiva, ed è la sostituzione a farci credere che un’esperienza passata possa essere rovinata. Il sé esperienziale non ha voce. Il sé mnemonico a volte si sbaglia, ma è quello che segna i punti, gestisce quello che apprendiamo dalla vita e prende le decisioni.

Il mondo dentro la nostra testa non è una replica precisa della realtà; le nostre aspettative riguardo alla frequenza degli eventi sono distorte dalla quantità e dall’intensità emozionale dei messaggi cui siamo esposti.

Spesso e volentieri, chi rischia sottostima le probabilità delle circostanze che si trova ad affrontare e non investe sufficienti energie per scoprire quali esse siano. 

Questa è l’essenza delle euristiche intuitive: quando dobbiamo affrontare problemi difficili, spesso rispondiamo a un problema più facile, di solito senza notare che è stata operata una sostituzione.

È più probabile che tu riesca a imparare qualcosa stupendoti del tuo stesso comportamento che udendo fatti sorprendenti sulla gente in generale.

Per alcune delle nostre credenze più importanti non abbiamo alcuna prova, salvo il fatto che esse sono condivise da persone cui vogliamo bene e di cui ci fidiamo. Considerato quanto poco sappiamo, la certezza che abbiamo delle nostre convinzioni è assurda; ed è anche essenziale.

Il mondo ha molto meno senso di quanto crediamo. La coerenza deriva soprattutto dal modo in cui funziona la mente.

Le persone continuano a credere incrollabilmente in qualsiasi asserzione, per quanto assurda essa sia, quando godono del sostegno di una comunità di credenti che hanno la loro stessa mentalità.

Siamo sicuri delle nostre convinzioni quando la storia che raccontiamo a noi stessi ci viene in testa con facilità, senza nessuna contraddizione e senza nessuno scenario rivale. Ma la fluidità e la coerenza non garantiscono che una credenza granitica sia vera.

L’incapacità di essere guidati da una «sana paura» delle cattive conseguenze costituisce una pericolosa carenza.

La fiducia che le persone hanno nelle loro intuizioni non è una guida affidabile alla validità di quelle stesse intuizioni. In altre parole, non fidarti di nessuno, nemmeno di te stesso, quando ti viene detto che devi fidarti di un certo giudizio.

Vivendo la nostra vita, ci lasciamo di norma guidare da impressioni e sensazioni, e la fiducia che abbiamo nelle nostre convinzioni e preferenze intuitive è solitamente giustificata. Ma non sempre. Spesso siamo sicuri delle nostre idee anche quando ci sbagliamo, e un osservatore obiettivo ha più probabilità di noi di individuare i nostri errori teorici.

La sicurezza soggettiva di un giudizio non è una valutazione razionale della probabilità che quel giudizio sia corretto. La sicurezza è una sensazione che riflette la coerenza delle informazioni e la facilità cognitiva con cui esse sono elaborate.

L’illusione di avere capito il passato alimenta l’ulteriore illusione di poter prevedere e controllare il futuro. Queste illusioni sono confortanti. Riducono l’ansia che proveremmo se permettessimo a noi stessi di riconoscere in pieno le incertezze dell’esistenza.

Tutti abbiamo bisogno del messaggio rassicurante secondo il quale le azioni hanno conseguenze appropriate e il successo ricompensa la saggezza e il coraggio.

È saggio prendere sul serio le ammissioni di incertezza, mentre quando qualcuno afferma di essere assolutamente sicuro del suo giudizio sappiamo solo che ha elaborato nella sua mente una storia coerente che non è assolutamente detto sia vera.

L’estrema incertezza è paralizzante in circostanze pericolose, e ammettere che si sta solo tirando a indovinare è tanto più inaccettabile quanto più è alta la posta in gioco. Agire fingendo di sapere è spesso la soluzione preferita.

Quando la gente è convinta che una conclusione sia vera, tenda anche a credere alle argomentazioni che paiono corroborarla, benché tali argomentazioni siano infondate.

Si sa di avere compiuto un progresso teorico quando non si è più in grado di ricostruire il motivo per cui non si è riusciti per tanto tempo a vedere qualcosa che ora appare ovvio.

Il fatto che molti degli avvenimenti importanti realmente accaduti riguardino delle scelte ti induce a esagerare ulteriormente il ruolo della competenza e a sottovalutare la parte che la fortuna ha avuto nel risultato finale. Poiché ogni decisione critica si è rivelata buona, la cronaca fa pensare a una prescienza quasi perfetta; ma la sfortuna avrebbe potuto distruggere tutte le mosse successive.

La fortuna svolge un ruolo molto importante in ogni impresa di successo; è quasi sempre facile identificare una piccola variazione della storia che avrebbe trasformato un successo notevole in un risultato mediocre.

Essere poveri rende infelici e che essere ricchi forse aumenta la soddisfazione per la qualità della propria vita, ma non migliora (in media) il benessere esperito.

Il modo più facile per accrescere la propria felicità è gestire meglio il tempo. Riuscite a trovare più tempo per fare le cose che vi piace fare?

È solo una leggera esagerazione dire che la felicità è l’esperienza di passare il tempo con persone che amiamo e che ci amano.

Rumore
Noise: A Flaw in Human Judgement (con Olivier Sibony e Cass R. Sunstein), 2021

Molti di noi vivono nella convinzione che il mondo sia esattamente come appare; da qui a credere che gli altri vedano il mondo come noi il passo è breve. Convinzioni come questa, che rientrano nel cosiddetto “realismo ingenuo”, sono fondamentali perché ci danno l’impressione che esista una realtà condivisa. Raramente le mettiamo in discussione.

In ogni momento abbiamo una certa interpretazione del mondo che ci circonda, e di norma non ci sforziamo più di tanto per trovare delle alternative plausibili. Ci basta una sola interpretazione, che percepiamo come vera; non affrontiamo la vita immaginando modi alternativi di vedere la realtà.

Spesso la vita è più complicata di come ci piace raccontarla.

In generale, la nostra comprensione del mondo dipende dalla straordinaria capacità che abbiamo di costruire storie in grado di spiegare gli eventi che osserviamo.

È praticamente impossibile fare previsioni dettagliate a lungo termine su eventi specifici. Il mondo è il regno del caos, e anche un piccolo evento può avere enormi conseguenze.

Giudizio non è un sinonimo di pensiero, così dare giudizi accurati non significa avere giudizio.

Di fronte a un’ignoranza oggettiva insanabile, a un certo punto ci rendiamo conto dell’inutilità di qualsiasi previsione sulle vicende umane; ma non è così che normalmente ci appare il mondo. Al contrario, continuiamo imperterriti a esprimere previsioni audaci sul futuro a partire da piccole informazioni utili. 

L’umore ha un’influenza misurabile su cosa pensiamo: su ciò che notiamo in un certo ambiente, su ciò che ripeschiamo dalla memoria, sul significato che diamo a questi segnali. Ma ha anche un effetto ancora più sorprendente: cambia perfino il modo in cui pensiamo.

Le idee politiche ed economiche sono come le stelle del cinema: se la gente pensa che agli altri piacciano, finiscono per imporsi.

Affidarsi a spiegazioni fallaci è forse inevitabile, se l’alternativa è rinunciare a comprendere il mondo.

Note
Leggi anche le citazioni degli autori israeliani: Yuval Noah HarariAmos Oz

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