Cerca Autori o Argomenti in Aforismario

Frasi e citazioni di Ryan Holiday

Selezione di frasi e citazioni di Ryan Holiday (Sacramento, 1987), specialista dei media, consulente strategico e saggista americano. Riguardo alla propria attività, ha detto Ryan Holiday:
"A esser gentili si potrebbe dire che mi occupo di marketing e pubbliche relazioni, oppure di online strategy e online advertising, ma sarebbe una garbata copertura per nascondere la cruda verità. Sono, per dirlo senza mezzi termini, un manipolatore di media: mi pagano per ingannare. Il mio lavoro è mentire ai media in modo che i media possano mentire a voi. Sfrutto la mia conoscenza di Internet per imbrogliare, corrompere e tramare in favore di scrittori di bestseller e di brand multimilionari".
Le seguenti riflessioni di Ryan Holiday son tratte dai libri: Credimi! Sono un bugiardo (Trust me, I'm lying, 2012), L'ostacolo è la via (The obstacle is the way, 2014), L’ego è il nemico (Ego is the Enemy, 2016), La tranquillità è la chiave (Stillness is the key), 2019), Il coraggio chiama (Courage is calling, 2021).
Foto di Ryan Holiday
Vincere non è sufficiente. Si può avere un colpo di fortuna e vincere.
Si può essere stronzi e vincere. Chiunque può vincere,
ma non tutti sono la versione migliore possibile di loro stessi. (Ryan Holiday)

Credimi! Sono un bugiardo
Trust me, I'm lying, 2012 - Selezione Aforismario

L’economia di Internet ha dato vita a un sistema perverso di incentivi che rende il traffico più importante (e più redditizio) della verità. 

Ciò che esercita un potere sui media esercita un potere anche sulla nazione.

Se volete trasformare un niente in qualcosa, non dovete far altro che rifilare una storia a un piccolo blog dagli standard qualitativi, molto bassi: diventerà la fonte per un blog più grande, che a sua volta sarà la fonte di organi di stampa ancora più importanti. Per usare l’espressione coniata da uno studioso dei media, basta creare “un’onda di notizie che si autoalimenta”.

Come tutti gli animali, i media si muovono in greggi. Basta un’unica pecora per dare il via alla corsa.

Ricordatevi questo: ciò che comincia online finisce inevitabilmente offline.

Nel mondo dei blog, così interdipendente e interconnesso, la disinformazione si può diffondere anche quando dietro non c’è nessuno a spingere o a manipolare consapevolmente il sistema. 

Potete scalare la catena mediatica per una causa di beneficenza o per creare false notizie divertenti, oppure per produrre violenza, odio e, accidentalmente, persino morte.

Se basta una storia a trascinare un blog dalle profondità inesplorate della Rete alla ribalta del mainstream, non deve stupirci che i siti facciano di tutto per avere un’occasione, anche se ciò significa inventare o rubare gli scoop (nonché ingannare i lettori e i pubblicitari).

Se un tempo nel settore dei media era tutta questione di salvaguardare il proprio nome, ora con l’avvento del Web ci si occupa solo di costruirsene uno.

Ai blogger non importa che gli scandali di cui scrivono siano reali oppure inventati di sana pianta, e nemmeno che le fonti a cui si affidano siano tendenziose o al servizio di interessi particolari: almeno non finché riescono a ricavarne qualcosa.

La televisione non è più il palcoscenico principale della nostra cultura. È stata soppiantata da Internet. Dai blog. Da YouTube. Da Twitter. E le loro esigenze controllano la nostra cultura, esattamente come faceva un tempo la televisione. Solo che Internet venera un altro dio: il Traffico. Vive e muore di clic, perché sono i clic a garantire potere e profitti dalla pubblicità.

La domanda centrale per Internet non è se qualcosa sia divertente, ma: “Riuscirà ad attirare l’attenzione? Riuscirà a diffondersi?”.

Fanno un lavoro talmente eccellente nel costruire un Web contrassegnato dalla cattiva informazione, dalla disinformazione o da una totale assenza di informazione che poche persone – persino tra quelle che alimentano questo sistema – sono in grado di distinguere un fatto da una finzione, una diceria dalla realtà.

Il mondo è noioso, ma le notizie sono sorprendenti. È uno dei paradossi della vita moderna. 

I giornalisti e i blogger non sono maghi, ma se considerate il materiale su cui lavorano e il prodotto finale che sfornano giorno dopo giorno, bisogna riconoscere loro qualche merito. Il letame diventa zucchero.

Come ci ricorda Ed Wallace, redattore di BusinessWeek: “Il primo compito di un giornalista è chiedere: ‘È vera questa informazione?’”. I blogger si rifiutano di accettare una simile incombenza. Non ci offrono la verità, ma si focalizzano su una cosa sola: far ottenere Page View ai loro editori.

Adesso so qual è il risultato complessivo di questa manipolazione: l’irrealtà. Circondati dalle illusioni, ce la prendiamo con i nostri simili perché sono umani, mentre celiamo l’apatia dietro all’autocompiacimento e confondiamo la pubblicità con l’arte. La realtà, le nostre vite, la conoscenza di ciò che è importante, l’informazione: ecco le vittime.

Quando i lettori decideranno che è tempo di rivendicare il primato della qualità sulla quantità, allora l’economia dei contenuti internet potrà cambiare rotta. E la manipolazione e il marketing non avranno più vita tanto facile.

L'ostacolo è la via
The obstacle is the way, 2014

Nella vita non importa cosa ti succede o da dove vieni, importa cosa fai con ciò che accade e ciò che ti è stato dato.

Il fallimento ci mostra la strada, mostrandoci ciò che non è la strada.

Ricorda che questo momento non è la tua vita, è solo un momento della tua vita. Concentrati su ciò che hai di fronte, in questo momento. Ignora cosa “rappresenta” o “significa” o “perché ti è successo”.

In ogni situazione, la vita ci pone una domanda e le nostre azioni sono la risposta.

La vera utilità della filosofia: "Un sistema operativo per le avversità e le difficoltà della vita".

L’ego è il nemico
Ego is the Enemy, 2016 - Selezione Aforismario

Il bisogno di essere meglio di, più di, riconosciuto per, al di là di ogni ragionevole utilità. Questo è l’ego. È il senso di superiorità e sicurezza che va al di là della fiducia in se stessi e del talento.

La maggior parte di noi non è “egomaniaca”, ma l’ego è comunque lì, alla radice di qualunque problema e ostacolo, dal perché non riusciamo a vincere a perché abbiamo sempre bisogno di vincere anche a scapito di altri.

Se l’ego è quella vocina che ci dice che siamo meglio di quanto siamo, si può anche affermare che esso ostacola il successo impedendo una vera e onesta connessione con il mondo che ci circonda. 

L’ego conduce all’invidia e fa marcire fino al midollo le persone, grandi o piccole che siano. L’ego impedisce la grandezza creando illusioni.

L’ego rifiuta i compromessi. Perché fare concessioni? L’ego vuole tutto. L’ego vi induce a tradire anche se amate il vostro compagno. Perché vi fa desiderare ciò che avete e ciò che non avete.

Non possiamo lavorare con gli altri se abbiamo eretto dei muri, non possiamo migliorare il mondo se non lo comprendiamo né comprendiamo noi stessi.

Senza un’accurata valutazione delle nostre capacità paragonate a quelle degli altri, non possiamo parlare di sicurezza di sé, ma di mania di grandezza. 

Oggi più che mai la nostra cultura alimenta le fiamme dell’ego. Non è mai stato così facile straparlare e montarsi la testa. Possiamo vantarci dei nostri successi con milioni di fan e followers, cosa che un tempo solo le rockstar o i leader di culto potevano permettersi.

Eliminando l’ego ci rimane la realtà. Ciò che rimpiazza l’ego è l’umiltà, sì, ma un’umiltà e una sicurezza dure come la roccia.

L’ego è rubato. La sicurezza è guadagnata.

L’ego ha bisogno di onori per essere confermato. La sicurezza di sé, invece, può attendere e concentrarsi sul lavoro che ha per mano incurante dei riconoscimenti esterni.

Più grande è l’ego e più rovinosa sarà la caduta.

È più piacevole concentrarsi sui propri talenti e punti di forza, ma questo dove ci porta? L’arroganza e l’egocentrismo inibiscono la crescita. 

Il distacco è un antidoto naturale all’ego. È facile essere emotivamente presi e infatuati dal vostro stesso lavoro. Qualunque narcisista ne è capace. La rarità non sta nel talento grezzo, nella destrezza o finanche nella sicurezza di sé, ma nell’umiltà, nella diligenza e nella consapevolezza.

Non troverete le risposte se siete troppo presuntuosi o sicuri di voi per fare domande. Non potete migliorare se siete convinti di essere i migliori.

L’umiltà ci tiene lì, preoccupati di non sapere abbastanza e di dover continuare a studiare. L’ego invece si precipita alla fine, considera la pazienza una qualità per i perdenti (credendola erroneamente una debolezza), e ritiene che siamo abbastanza bravi da mettere alla prova il nostro talento nel mondo.

Lasciate la passione ai dilettanti. Concentratevi su quello che sentite di dover fare e dire, non su quello che volete o desiderate essere. 

Lavorare significa andare ad allenarvi da soli in pista quando il brutto tempo tiene tutti a casa. Lavorare significa sopportare il dolore e le bozze venute male e i prototipi; significa ignorare i consensi che ricevono gli altri e, ancor più importante, ignorare i consensi che voi stessi potreste ricevere. Perché c’è del lavoro da fare. Il lavoro non vuole essere buono. Viene reso tale, nonostante il vento contrario.

Non importa cosa avete fatto fino a ora, ma sarà bene che continuiate a studiare. Se non state ancora imparando, state già morendo.

Il vostro potenziale, il meglio di cui siete capaci in assoluto, questo è il metro con cui misurarvi, il vostro standard. Vincere non è sufficiente. Si può avere un colpo di fortuna e vincere. Si può essere stronzi e vincere. Chiunque può vincere, ma non tutti sono la versione migliore possibile di loro stessi.
[Your potential, the absolute best you’re capable of—that’s the metric to measure yourself against. Your standards are. Winning is not enough. People can get lucky and win. People can be assholes and win. Anyone can win. But not everyone is the best possible version of themselves].

La tranquillità è la chiave
Stillness is the key, 2019

Il momento che stiamo vivendo è esso stesso un dono (per questo si chiama presente). Anche se siamo immersi in un’esperienza stancante o stressante, dobbiamo sempre ricordare che potrebbe essere l’ultima.

Meno energie sprechiamo a rimpiangere il passato o a preoccuparci del futuro, più ne avremo per affrontare ciò che ci troviamo realmente davanti.

Le persone sicure sono aperte, riflessive e in grado di osservare se stesse senza paraocchi. Tutte queste caratteristiche aprono le porte alla tranquillità interiore perché sopiscono i conflitti, l’incertezza e i risentimenti gratuiti.

Il coraggio chiama
Courage is calling, 2021

Dallo sbarco sulla luna alla conquista di nuovi diritti civili, dalla battaglia delle Termopili all’arte rinascimentale, i momenti più alti della storia dell’umanità hanno tutti qualcosa in comune: il coraggio di uomini e donne qualunque. Persone che hanno fatto ciò che era necessario fare. Individui che hanno detto “Se non io, chi?”.

Non c’è nulla che apprezziamo più del coraggio, eppure non c’è nulla di più raro.

In un mondo orribile, il coraggio è qualcosa di magnifico. E permette alle cose belle di esistere.

Aspettarsi il peggio per fare del proprio meglio. Una volta definita, la paura si può sconfiggere.

Un vago sentimento di paura è sufficiente a scoraggiarci. Tuttavia, più lo analizziamo, meno potere avrà su di noi, ed è esattamente il motivo per cui dobbiamo ragionare su queste false premesse ed estirparle come il cancro che effettivamente sono.

Note
Leggi anche le citazioni degli autori americani: Robert GreeneMark MansonAnthony Robbins