Frasi e citazioni di Georges Gurdjieff
Selezione di frasi e citazioni di Georges Gurdjieff (Aleksandropol, 1877 - Neuilly-sur-Seine, 1949), filosofo, scrittore, mistico e musicista armeno, vissuto a lungo in Turchia e in Francia. Il suo insegnamento combina sufismo, scuola mistica dell'Islam e altre tradizioni religiose, ed ha come scopo ultimo lo sviluppo della coscienza e l'evoluzione interiore dell'essere umano:
"Mi ero proposto di scrivere tre serie di libri con l'intenzione di esporre un insieme di idee il cui sviluppo mi permettesse di adempiere, prima in teoria poi anche in pratica, secondo un metodo previsto e predisposto, i tre compiti che mi ero prefissi. E cioè: con la prima serie, distruggere nelle persone le false rappresentazioni che essi credono realmente esistenti o, in altri termini, spazzare via senza pietà tutto "il ciarpame accumulatosi nel corso dei secoli nel pensiero umano"; con la seconda, "preparare nuovo materiale da costruzione"; con la terza, infine, 'costruire un nuovo mondo'". [I racconti di Belzebù a suo nipote, 1956].
Come ha detto qualcuno, "Gurdjieff è una delle più enigmatiche e soggioganti figure che abbiano traversato il XX secolo. Per molti, incontrarlo volle dire «cambiare la vita», imparare a essere: fra questi René Daumal, Katherine Mansfield, il filosofo Ouspenskij. E molti furono anche i suoi nemici e denigratori, che videro in lui soltanto un mistificatore dai pericolosi poteri". [Adelphi, 1977].
Vedute sul mondo reale
Gurdjieff parie à ses élèves, 1917-1931 - Selezione Aforismario
Per una reciproca comprensione, non è sufficiente che chi parla sappia come parlare, è anche necessario che chi ascolta sappia come ascoltare.
Se un uomo è sincero con se stesso, deve ammettere che anche gli adulti, come i bambini, sono privi di morale. La nostra morale è del tutto teorica e automatica. Se siamo veramente sinceri, possiamo vedere quanto siamo cattivi.
L'educazione è una maschera che non ha niente a che vedere con la nostra natura.
Siamo tutti quanti uguali, e ciascuno di noi, che è bravissimo a vedere la pagliuzza nell'occhio del vicino, è cieco ai propri peggiori difetti. Se un uomo è capace di vedere se stesso, può mettersi al posto di un altro, sapendo di non valere di più.
Se volete essere migliori, sforzatevi di aiutare il prossimo.
In realtà, un uomo non ha la capacità di aiutarne o sostenerne un altro, per la semplice ragione che non riesce nemmeno ad aiutare se stesso.
La gente oggi non fa che studiare sgambetti per farsi cadere a vicenda.
Innanzitutto, dovete pensare a voi stessi, dovete cercare di sollevarvi da soli. Dovete essere egoisti. L'egoismo è la prima tappa sulla via dell'altruismo.
Noi insegniamo ai nostri figli a diventare degli egoisti ordinari, coi risultati che tutti conosciamo. Ma è necessario giudicare i figli sempre a partire da noi stessi. Noi sappiamo come siamo fatti, e possiamo essere certi che i nostri figli, con l'educazione moderna, nel migliore dei casi diventeranno come noi.
Se volete il bene dei vostri figli, dovete prima volere il vostro. Infatti, se voi cambiate, cambieranno anch'essi. Pensando al loro avvenire, per un certo tempo dovete dimenticarli e pensare a voi stessi.
Se siete soddisfatti di voi, allora potete continuare ad allevare i vostri figli come avete fatto finora, sentendovi la coscienza a posto. ma siete soddisfatti di voi?
Dobbiamo sempre partire da noi stessi, prenderci come esempio, poiché non siamo in grado di vedere gli altri dietro la maschera che portano. Soltanto conoscendo noi stessi possiamo vedere gli altri, Infatti, interiormente gli uomini sono tutti uguali.
Gli altri sono come noi: hanno le medesime buone intenzioni di diventare migliori senza riuscirci, incontrano le nostre stesse difficoltà, sono altrettanto infelici e, esattamente come noi, si pentono quando ormai è troppo tardi. Perdonate loro di essere come sono oggi, e pensate al domani. Se avete pietà di voi, allora, pensando al futuro, dovete avere pietà degli altri.
Ogni uomo ha le proprie debolezze e, se lo guardiamo da vicino, il miraggio di grandezza e di potenza svanisce.
Se un uomo sa essere sincero verso se stesso, non sincero come s'intende abitualmente, ma spietatamente sincero, allora, di fronte alla domanda: «Che cosa sei?» non conterà su una risposta rassicurante.
Non è strano che le persone dedichino così poca attenzione a se stesse, alla conoscenza di se stesse? Non è strano che chiudano gli occhi con tanto sciocco compiacimento su ciò che sono realmente, e che passino la vita nella piacevole convinzione di rappresentare qualcosa di prezioso? Esse dimenticano di guardare il vuoto insopportabile che si cela dietro la superba facciata creata dal loro autoinganno, e non si rendono conto che questa facciata ha un valore puramente convenzionale.
Ci sono degli uomini che cercano, che hanno sete della verità profonda e si sforzano di trovarla, che tentano di risolvere i problemi posti dalla vita, di arrivare all'essenza delle cose, dei fenomeni, e di penetrare in se stessi. Se un uomo ragiona e pensa in modo corretto, qualunque strada segua per risolvere questi problemi deve inevitabilmente ritornare a sé e cominciare a risolvere il problema di ciò che egli stesso rappresenta e di qual è il suo posto nel mondo che lo circonda. Infatti, senza questa conoscenza, la sua ricerca sarà priva di un centro di gravità.
Le parole di Socrate: «Conosci te stesso» restano il motto di tinti coloro che cercano la vera conoscenza e l'essere.
Ogni individuo viene al mondo simile a un foglio di carta |bianca; ma le circostanze e le persone che gli stanno intorno fanno a gara per imbrattare questo foglio e per ricoprirlo di ogni genere di scritte. Ed ecco intervenire l'educazione, le lezioni di morale, il sapere che chiamiamo conoscenza, tutti i sentimenti di dovere, onore, coscienza ecc.
L'uomo non è libero, tanto nelle sue manifestazioni che nella vita. Non può essere ciò che vorrebbe essere, e nemmeno ciò che crede di essere. Non somiglia all'immagine che ha di se stesso, e le parole "uomo, corona della creazione" non gli si adattano.
Per avere il diritto di chiamarsi uomo, bisogna essere un uomo, ed "essere un uomo" è possibile soltanto grazie alla conoscenza di sé, e al lavoro su di sé nella direzione indicata da, tale conoscenza.
Dobbiamo lottare per liberarci, se vogliamo lottare per conoscerci.
Conoscere e sviluppare se stessi costituiscono un impegno così importante e così serio, cui bisogna dedicare uno sforzo così intenso, che assumerselo nel modo solito, in mezzo a tutte le altre cose, è impossibile. L'uomo che si assume questo impegno deve metterlo al primo posto nella propria vita, perché la vita non è così lunga da poterla sprecare in cose inutili.
Un individuo non è necessariamente quel che sembra, e non sono i fatti esteriori o le situazioni che contano, ma la struttura interna dell'uomo e il suo atteggiamento in rapporto a quei fatti.
Noi non abbiamo delle conoscenze che ci appartengano, cioè forniteci dalla vita stessa in modo tale che non ci possano essere sottratte. Tutte le nostre conoscenze non sono altro che semplici informazioni, e possono essere tanto utili quanto inutili. Assorbendole come spugne, noi possiamo facilmente restituirle parlandone con logica e convinzione, pur senza capirci nulla. E con la stessa facilità possiamo perderle, perché non sono nostre, ma sono state riversate dentro di noi come un liquido in un recipiente.
Briciole di verità sono sparse dappertutto, e per coloro che sanno e comprendono, è impressionante constatare come la gente viva a contatto con la verità, e tuttavia sia cieca e incapace di penetrarla.
Per l'uomo che cerca la verità, è molto meglio non addentrarsi negli oscuri meandri della stupidità e dell'ignoranza umana, piuttosto che avventurarvisi da solo. Infatti, senza le indicazioni di qualcuno che sa, egli può subire a ogni passo una modificazione impercettibile della macchina, che lo obbligherà in seguito a perdere molto più tempo a ripararla di quanto ne abbia impiegato a danneggiarla.
Non essere troppo curioso, e non perdere tempo con ciò che attira la tua attenzione ma non ne vale la pena. Il tempo è prezioso, e non deve essere sprecato per cose che non sono direttamente in relazione con la tua meta.
Per alcuni la religione è una legge, una guida, una direzione. Per altri è un poliziotto.
L'anima è un lusso. Non è ancora nato nessuno con un'anima pienamente sviluppata.
Noi non siamo i soli a essere vivi. Se è viva una parte, è vivo il tutto. L'universo è come una catena, e la Terra è un anello di questa catena. Dove c'è movimento, c'è vita.
Volere è la cosa più potente al mondo. Con una volontà cosciente, si ottiene tutto.
L'uomo è come una carrozza a cavalli. Il cavallo che c’è in noi obbedisce a ordini esterni. E il nostro pensiero è troppo debole per avere un'autorità effettiva: interiormente, anche se il pensiero dà ordine che tutto si fermi, non si ferma un bel niente.
È possibile studiare il Sole, la Luna. Ma l'uomo ha tutto dentro di sé. In me c'è il Sole, la Luna, Dio. lo sono tutta la vita nella sua totalità. Per comprendere, è necessario conoscere se stessi.
Lucidare bene un pavimento è mille volte più importante che scrivere venticinque libri.
Lo stupido, l'intelligente, la canaglia, il brav'uomo, tutti quanti, ciascuno a modo suo, sono utili per fare da specchio e per dare impulso all'osservazione e allo studio di sé.
Non lasciatevi toccare dalle apparenze: in quanto tali, sono inoffensive. Siamo noi a permettere che ci feriscano.
Senza lotta, non ci sono progressi né risultati.
Lavorare duro è un ottimo investimento di energia. L'uso consapevole di energia è un investimento redditizio; il suo consumo automatico è uno spreco inutile.
I racconti di Belzebù a suo nipote
Récits de Belzébuth à son petit-fils, 1956 - Selezione Aforismario
La Fede della coscienza è libertà. / La Fede del sentimento è debolezza. / La Fede del corpo è stupidità. / L'Amore della coscienza evoca l'uguale. / L'Amore del sentimento evoca il contrario. / L'Amore del corpo dipende dal tipo e dalla polarità. / La Speranza della coscienza è forza. / La Speranza del sentimento è schiavitù. / La Speranza del corpo è malattia.
Ogni uomo deve sforzarsi di avere il proprio "Io", altrimenti non sarà mai che una "vettura di piazza" su cui qualsiasi passeggero può prendere posto per disporre di lui a suo talento.
Mancando nei nostri contemporanei la minima conoscenza e capacità di preparare gli adolescenti in modo appropriato a un'esistenza responsabile mediante un'educazione specifica delle diverse parti che compongono la loro presenza generale, oggigiorno ogni individuo è qualcosa di assurdo e tragicomico al massimo.
Finché rimarremo passivi, non solo saremo costretti ad essere puri e semplici strumenti al servizio delle "creazioni involutive" della Natura, ma dovremo anche sottometterci come schiavi per il resto della nostra vita al capriccio degli avvenimenti più ciechi.
Un uomo in possesso del proprio "Io" entra in una corrente del fiume della vita.
Per noi, uomini contemporanei, il male peggiore è costituito dal fatto che, a causa di varie condizioni della nostra vita ordinaria e specialmente a causa della nostra anormale "educazione", al momento in cui sopraggiunge l'età responsabile possediamo una presenza corrispondente soltanto al ramo del fiume della vita destinato a perdersi negli abissi sotterranei, che quindi imbocchiamo e che da quel momento ci trascina dove vuole e come vuole, mentre noi, senza riflettere alle conseguenze, ci lasciamo trasportare passivamente come relitti alla deriva.
La Nostra Madre Natura, nella sua infinita vigilanza, ha previsto per gli esseri la possibilità di acquisire il nucleo dell'essenza, e cioè il proprio "Io", anche dopo l'inizio dell'età responsabile.
Occorre che voi moriate a tutto ciò che costituisce la vita ordinaria.
Tutti i profeti inviati dall'Alto, compreso Gesù Cristo, hanno parlato della morte che può intervenire quaggiù, in questa vita, cioè la morte del "tiranno" che fa di noi degli schiavi e la cui distruzione è indispensabile per assicurare la prima grande liberazione dell'uomo.
Tutte le esperienze che, nel momento in cui le facciamo, sembrano terribili, dopo un lasso di tempo talvolta irrisorio - quando ormai, sostituite da altre, ci tornano per caso alla mente e quando, secondo il nostro ragionamento logico, siamo di umore diverso - ci sembra che non valgano nemmeno un "soldo bucato". Infatti i risultati del pensiero e del sentimento conducono spesso l'uomo ordinario a fare "di una pulce un elefante e di un elefante una pulce".
Gli uomini ordinari − il cui pensiero, per altro già molto labile, diventa ancora più labile in occasione di avvenimenti come guerre, rivoluzioni e simili − vengono catturati dalle funeste elucubrazioni di un demente qualunque, e divenendo letteralmente vittime di tali elucubrazioni, si manifestano in modo totalmente automatico.
Ci conformiamo alla saggia massima dell'antichità secondo cui «prima di essere davvero altruisti è indispensabile essere egoisti purosangue».
Tutte le incomprensioni dilaganti nella nostra vita collettiva, specialmente nelle relazioni reciproche, tutte le contrarietà, le dispute, i regolamenti di conti, le decisioni affrettate − cioè quelle decisioni che, una volta prese, suscitano interminabili processi di "rimorsi di coscienza" − nonché tutti i grandi avvenimenti come le guerre, civili e non, e simili calamità, sono semplici conseguenze di quella proprietà dell'attenzione degli uomini ordinari che non hanno mai lavorato su se stessi, che io chiamerei "rispecchiare la realtà alla rovescia.
La vita ci è data per uno scopo elevato e tutti insieme siamo tenuti a servirlo: in ciò consiste la nostra ragion d'essere. Tutti gli uomini senza eccezione sono "schiavi di questa grandezza".
La vita è reale solo quando «Io sono»
La vie n'est réelk que lorsque «]e suis», 1975 (postumo)
Solo un uomo così, quando dice coscientemente «io sono» - è realmente; «io posso» - può realmente; «io voglio» - vuole realmente.
Più sarete sinceri gli uni con gli altri, più sarete utili gli uni agli altri.
Essere sinceri con tutti è una debolezza, una schiavitù, a volte sintomo d'isteria. Benché un uomo normale debba mostrarsi capace d'essere sincero, occorre anche che sappia quando, dove e a che fine è necessario esserlo.
Citazioni attribuite
Selezione Aforismario
Finché mi scambiano per un usignolo, che importa se raglio come un asino?
[Detto popolare attribuito al Mullah Nassr Eddin]
Meriterà il nome di uomo, e potrà contare su ciò che è stato preparato per lui, solo colui che avrà saputo acquisire i dati necessari per conservare indenni sia il lupo sia l’agnello che gli sono stati affidati.
[Anonimo]
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