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Aforismi, frasi e proverbi sui Kamikaze

Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sui kamikaze e sugli attentati suicidi dei terroristi. "Kamikaze" è una parola giapponese composta da kami, nome di divinità dello scintoismo, e kaze "vento", significa dunque: "vento divino", con riferimento a un leggendario tifone che si narra abbia salvato il Giappone da una flotta navale mongola, inviata da Kublai Khan nel 1281 per invadere l'impero nipponico.

Successivamente, il termine "kamikaze" fu adottato per indicare gli attacchi suicidi dei piloti dell'aviazione giapponese, che si gettavano con i loro aerei carichi di esplosivi sulle navi nemiche durante la seconda guerra mondiale. I kamikaze giapponese furono considerati in modo ambivalente: da un lato, con disonore per aver usato un modo barbaro di combattere, dall'altro, come eroi per aver sacrificato la propria vita per amor di patria.

In epoca recente, il termine "kamikaze" è usato impropriamente per indicare chiunque compia un attentato terroristico o militare sacrificando per motivi ideologici o religiosi la propria vita.
Per mantenere separate le due accezioni del termine, la raccolta è suddivisa in due parti: la prima fa riferimento ai kamikaze Giapponesi, la seconda agli attentatori o terroristi kamikaze. Nella prima parte, inoltre, sono riportate alcune citazioni sulla morte tratte dall'Hagakure, antico testo giapponese che i kamikaze portavano con sé come ultimo compagno nelle loro imprese suicide.

Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sui terroristi, i martiri, gli eroi, i guerrieri e il suicidio. [I link sono in fondo alla pagina].
L’essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni
momento della giornata. Quando un samurai è sempre pronto a morire,
padroneggia la Via. (Yamamoto Tsunetomo)
Il kamikaze è un omicida tautologico: per uccidere si uccide.
Rinaldo Caddeo, Etimologie del caos, 2003

I kamikaze sono facili da individuare. Presentano vari segni rivelatori, in genere perché sono nervosi. Sono tutti per definizione alla prima esperienza.
Lee Child, I dodici segni, 2009

Uno studente kamikaze, prima di partire in missione, scrive a suo padre: «Vorrei pregarvi di dire a tutti che bisogna pensare spesso alla morte».
Emil Cioran, Quaderni, 1957/72 (postumo 1997)

Sto cercando disperatamente di capire perché i piloti kamikaze si mettessero i caschi in testa. 
Dave Edison [1]

Anche il primo kamikaze è italiano: Pietro Micca. [2]
Fausto Gianfranceschi, Aforismi del dissenso, 2012

Se v’era qualcosa di eroico nei samurai, negli spartani e nei guerrieri kamikaze, quel genere di eroismo attualmente si esplica in campi diversi da quello militare. O così mi sembra. Il mondo si interessa sempre meno a uomini che affrontano missioni mortali.
Henry Miller, Riflessioni sulla morte di Mishima, 1972

Le squadriglie suicide vengono considerate un barbaro sistema di offesa e, dopo la guerra, i giovani che morirono da kamikaze furono disonorati. Tuttavia, lo spirito di quei giovani che, per amor di patria, si votavano alla morte, è il più vicino fra tutti – nella lunga storia del Giappone – al chiaro ideale di azione e di morte propugnato in Hagakure.
Yukio Mishima, La via del Samurai, 1967

Se si dovessero esaminare, uno per uno, i moventi individuali di quei giovani, [kamikaze] si troverebbe certo che essi avevano le loro paure e le loro avversità. C’è chi dice che i kamikaze, nonostante l’altisonante nome e la fama di volontari, fossero invece costretti a morire. Certamente, molti di loro furono mandati alla morte contro la loro volontà, dai comandi militari. Dopo essere stati arruolati nelle squadriglie della morte con sistemi coercitivi. Su questo, nessun dubbio.
Yukio Mishima, ibidem

Lo squadrone dei Kamikaze, cioè la più tragica forma di attacco usata durante la guerra.
Yukio Mishima, ibidem

Nessuno ha il diritto di dire, di Hagakure e dei kamikaze, che la morte è per l’uno una morte voluta e per l’altro una morte obbligata. La distinzione può farsi soltanto caso per caso, tenendo conto della realtà – fredda e tenebrosa – di ciascun singolo individuo. La questione riguarda lo spirito umano allo stato supremo di tensione.
Yukio Mishima, La via del Samurai, 1967

L'unico mistero nella vita è perché i piloti kamikaze indossavano i caschi.
Al McGuire [1]

Ho scoperto che la via del samurai è la morte. Quando sopraggiunge una crisi, davanti al dilemma tra vita o morte, è necessario scegliere subito la seconda. Non è difficile: basta semplicemente armarsi di coraggio e agire.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709/16 (postumo 1906)

L’essenza del Bushido [2] è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata. Quando un samurai è sempre pronto a morire, padroneggia la Via.
Yamamoto Tsunetomo, ibidem

Un samurai che non provi distacco nei confronti della vita e della morte, è del tutto inetto.
Yamamoto Tsunetomo, ibidem

È necessario diventare fanatici e sviluppare la passione per la morte. Se si esita o si pensa eccessivamente, si rischia di perdere l'occasione per realizzare l'impresa.
Yamamoto Tsunetomo, ibidem

Il daimio Naoshige era solito dire: “La Via del samurai è la passione per la morte. Neppure dieci uomini insieme sono capaci di far vacillare un uomo animato da una convinzione simile”.
Yamamoto Tsunetomo, Hagakure, 1709/16 (postumo 1906)
Io non so se esiste L'aldilà, ma vorrei che ci fosse, almeno dieci minuti,
quel tanto che basta per vedere la faccia di un kamikaze che si è appena
fatto saltare in aria in nome di Allah e si accorge poi che Allah non esiste.
(Luciano De Crescenzo)
Bastano cento persone con la voglia di morire come kamikaze, e dunque imbottendosi di esplosivo, per rendere ridicolo il sistema della certezza e della certezza del potere di questa terra, dei potentati di questo mondo.
Vittorino Andreoli, L'uomo di vetro, 2008

Visto con ottica contemporanea, lo zelo dei martiri cristiani, che non si lasciava intimorire da nessun tormento, consente di tracciare un significativo confronto con ciò che accade oggi nel mondo islamico, in cui pure affiora un'ostentata ricerca del martirio, e la vita oltre la morte è giudicata la sola vera vita, ricolma di tutte le gioie (comprese quelle sessuali) che spesso l'esistenza vissuta fino a quel momento ha negato. In forza di tale convinzione, ragazzi ventenni si imbottiscono di esplosivo e vanno felici a seminare la morte fra i loro coetanei di fede diversa.
Corrado Augias e Remo Cacitti, Inchiesta sul cristianesimo, 2009

I kamikaze [...], grazie all'arma assoluta della morte, moltiplicata dall'efficienza tecnologica, scatenano un processo catastrofico globale.
Jean Baudrillard, Lo spirito del terrorismo, su Le Monde, 2001 [4]

I terroristi, oltre che delle armi proprie del sistema, dispongono anche di un'arma fatale: la loro propria morte. Se si accontentassero di combattere il sistema con le sue stesse armi, verrebbero immediatamente spazzati via. Se gli opponessero soltanto la loro propria morte, scomparirebbero altrettanto rapidamente in un sacrificio inutile - ed è quanto ha sinora fatto il terrorismo classico (quello degli attentati suicidi palestinesi), votandosi al fallimento. Tutto cambia non appena essi coniugano tutti i mezzi moderni disponibili con quest'arma altamente simbolica.
Jean Baudrillard, ibidem

Il vecchio terrorismo suicida era un terrorismo da poveri, il nuovo un terrorismo da ricchi. Ed è questo che ci fa particolarmente paura: loro sono divenuti ricchi (ne hanno tutti i mezzi) senza cessare di volerci distruggere. Certo, secondo il nostro sistema di valori, barano: mettere in gioco la propria morte non fa parte del gioco. Ma a loro non importa, e le nuove regole del gioco non ci appartengono più.
Jean Baudrillard, ibidem

Ogni mezzo è buono per screditare i loro atti. Si comincia col trattarli da "suicidi" e "martiri". Per aggiungere subito che il martirio non prova nulla, che non ha nulla a che vedere con la verità, ed è anzi (secondo Nietzsche) il nemico numero uno della verità. Certo, la loro morte non dimostra nulla, ma non c'è niente da dimostrare in un sistema nel quale la verità stessa è inafferrabile - o siamo noi che pretendiamo di possederla? D'altra parte, questo argomento altamente morale è facile da rovesciare. Se il martirio volontario dei kamikaze non dimostra nulla, allora anche quello involontario delle vittime dell'attentato non dimostra nulla, e c'è qualcosa di sconveniente e di osceno nel trarre da ciò' un argomento morale (il che non toglie niente alla loro sofferenza e alla loro morte).
Jean Baudrillard, ibidem

Altro argomento in malafede: questi terroristi scambiano la loro morte con un posto in paradiso. Il loro atto non è gratuito, quindi non è autentico. Sarebbe gratuito solo se non credessero in Dio, solo se la loro morte fosse senza speranza, come è per noi - eppure i martiri cristiani contavano proprio e soltanto su questa equivalenza sublime. Quindi, ancora una volta, non lottano ad armi pari, perché hanno diritto alla salvezza, di cui a noi è venuta meno persino la speranza. Così, noi facciamo il lutto della nostra morte, mentre loro possono farne una posta ad altissima definizione.
Jean Baudrillard, Lo spirito del terrorismo, su Le Monde, 2001

Si potrebbe obiettare che l'estremismo non è una caratteristica esclusiva della fede religiosa. Anche l'amore per la patria o per il proprio gruppo etnico possono scivolare nell'estremismo, no? Basti pensare ai kamikaze giapponesi o alle Tigri tamil dello Sri Lanka. La fede religiosa, però, ha la straordinaria capacità di mettere a tacere il calcolo razionale e di solito ha la meglio su ogni altra considerazione. Credo che questo accada soprattutto per la facile e attraente promessa che la morte non sarà la fine e che il paradiso dei martiri sarà glorioso. Ma accade anche perché la fede, per sua stessa natura, scoraggia dal porsi domande.
Richard Dawkins, L'illusione di Dio, 2006

Io non so se esiste L'aldilà, ma vorrei che ci fosse, almeno dieci minuti, quel tanto che basta per vedere la faccia di un kamikaze che si è appena fatto saltare in aria in nome di Allah e si accorge poi che Allah non esiste.
Luciano De Crescenzo, I pensieri di Bellavista, 2005

"Vivi secondo i principi della tua religione e un giorno sarai premiato", dicono i preti al fedele, e subito dopo gli ricordano che la vera vita non è quella che sta vivendo in quel momento ma la prossima, quella che vivrà dopo la morte. Dopodiché il fedele può accettare di tutto, anche il martirio. Quelli che poi esagerano si mettono a fare i kamikaze
Luciano De Crescenzo, Storia della filosofia medioevale, 2002

Ci sono due tipi di felicità, quella degli epicurei e quella degli stoici. I primi cercano il carpe diem, di afferrare il momento ed essere felici nel presente; gli stoici credono invece che la felicità sia unicamente nella vita futura e, di conseguenza, sono felici quando, in questo mondo, soffrono. Pensiamo ai martiri cristiani e ai talebani, che muoiono come kamikaze per ritrovarsi in paradiso con 72 bellissime vergini. Dunque, per far felice un epicureo, portalo ad un banchetto, per far felice una bella ragazza, al letto; per far felice un talebano, ammazzalo.
Luciano De Crescenzo [1]

Che cosa sento per i kamikaze che ora ci affliggono? Per i kamikaze, nessun rispetto. Nessuna pietà. No, neanche pietà. Io che in ogni caso finisco sempre col cedere alla pietà.
Oriana Fallaci, La rabbia e l'orgoglio, 2001

A me i kamikaze cioè i tipi che si suicidano per ammazzare gli altri sono sempre stati antipatici, incominciando da quelli giapponesi della Seconda Guerra Mondiale. Non li ho mai considerati Pietri Micca che per bloccar l'arrivo delle truppe nemiche danno fuoco alle polveri e saltano in aria con la cittadella di Torino. Non li ho mai considerati soldati. E tantomeno li considero martiri o eroi [...]. Li considero vanesi e basta. Esibizionisti che invece di cercar la gloria attraverso il cinema o la politica o lo sport la cercano nella morte propria ed altrui.
Oriana Fallaci, La rabbia e l'orgoglio, 2001

I terroristi, i kamikaze, non ci ammazzano soltanto per il gusto d'ammazzarci. Ci ammazzano per piegarci. Per intimidirci, stancarci, scoraggiarci, ricattarci. Il loro scopo non è riempire i cimiteri. Non è distruggere i nostri grattacieli, le nostre Torri di Pisa, le nostre Tour Eiffel, le nostre cattedrali, i nostri David di Michelangelo. È distruggere la nostra anima, le nostre idee, i nostri sentimenti, i nostri sogni.
Oriana Fallaci, La forza della ragione, 2004

Odio la Morte. La odio più d'una persona da odiare, e verso chi ne ha il culto provo un profondo disprezzo. Anche per questo ce l'ho tanto coi nostri nemici. Coi tagliatori di teste, coi kamikaze, coi loro estimatori.
Oriana Fallaci, Oriana Fallaci intervista se stessa - L'Apocalisse, 2004

Giovani mussulmani [...] anche in Europa sono pronti a fare quello che i kamikaze fanno in Iraq e in Israele o dove càpita.
Oriana Fallaci, ibidem

Penso che a casa propria ciascuno abbia il diritto di costruire tutti i muri che vuole. Specialmente se servono a bloccare i kamikaze. Per difendermi dai ladri e dagli assassini io chiudo porte e finestre, metto cancelli e chiavistelli. E se qualcuno me lo impedisce, prendo il fucile da caccia. Se qualcuno entra per rubare o ammazzarmi, lo stesso.
Oriana Fallaci, Oriana Fallaci intervista se stessa - L'Apocalisse, 2004

Proviamo a indagare il progetto omicida dei kamikaze. Sanno che devono morire, sanno che non vedranno il futuro che con il loro gesto sperano di inaugurare, e allora se vanno volontariamente contro la morte è perché considerano che la loro vita è una nonvita, è già una morte.
Umberto Galimberti, I miti del nostro tempo, 2009

Non si segua lo schema semplicistico secondo cui i kamikaze sono fanatici cui si è fatto credere un paradiso che non c'è, perché, se questo discorso può essere in parte valido per il giovane palestinese che si fa saltare in aria in territorio israeliano, è molto improbabile per piloti addestrati, con un'alta competenza tecnica come la si trova solo da noi in Occidente. No. Non è fanatismo. È disperazione. È la logica violenta dell'impotenza che risponde alla logica violenta della potenza.
Umberto Galimberti, ibidem

Se è solo l'interesse economico a decidere quali azioni sono giuste o ingiuste, quali popoli, e dico "popoli" e non "nazioni", sono da punire e quali da proteggere, crediamo davvero di disporre di un criterio giusto e soprattutto tale da non scatenare la reazione terroristica di chi non rientra in questo criterio e insieme non ha i mezzi per mettere in campo un esercito e affrontare il "nemico" a viso aperto?
Umberto Galimberti, I miti del nostro tempo, 2009

La necrofilia è fondamentale per il mestiere delle armi, così come lo è per la formazione dei kamikaze.
Chris Hedges, Il fascino oscuro della guerra, 2002

L’inchiostro dei sapienti è più prezioso del sangue dei martiri.
Maometto, in Abdullah Al-Mamun Suhrawardy, I detti del Profeta, 1905

Il terrorismo è la nuova forma della guerra, è il modo di fare la guerra degli ultimi sessant'anni: contro le popolazioni, prima ancora che tra eserciti o combattenti. La guerra che si può fare con migliaia di tonnellate di bombe o con l'embargo, con lo strangolamento economico o con i kamikaze sugli aerei o sugli autobus. La guerra che genera guerra, un terrorismo contro l'altro, tanto a pagare saranno poi civili inermi.
Gino Strada, Buskashì, 2002

Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
  2. Pietro Micca (1677–1706) è stato un militare italiano dell'esercito del Ducato di Savoia; è ricordato per l'episodio di eroismo nel quale sacrificò la propria vita, consentendo alla città di Torino di resistere all'assedio francese del 1706, durante la guerra di successione spagnola.
  3. Bushido: "la via del guerriero", codice morale e di condotta di vita adottato dai samurai, la casta guerriera giapponese.
  4. Jean Baudrillard si riferisce, in particolare, ai terroristi suicidi degli attentati del 2001 negli Stati Uniti.
  5. Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Terroristi - Martiri - Eroi - Guerrieri - Suicidio