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Frasi e citazioni di Albert Caraco

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Albert Caraco (Istanbul 1919 - Parigi 1971), filosofo e scrittore francese. Dopo vari spostamenti tra l'Europa e il Sud America, la famiglia Caraco, di origine ebraica, si stabilisce a Parigi nel 1946. Qui, Albert Caraco vive in completa solitudine, mantenendo legami affettivi soltanto con i propri genitori. Scrive e pubblica diversi libri, ma nonostante ciò rimane un autore semisconosciuto per tutta la vita. Ha scritto di sé Caraco:
"Io sono uno dei profeti del nostro tempo e il silenzio mi avvolge, hanno intuito che avevo qualcosa da dire, qualcosa che non volevano sapere, si sono difesi secondo i procedimenti oggi in voga, cercano di seppellirmi vivo e non riusciranno che a rendere più fanatici, un giorno, i miei sostenitori. Persevero nella strada che mi traccio, essa è ormai aperta, non vi starò per molto da solo a camminare solitario, le mie idee mancavano al mondo, e coloro che le adotteranno daranno vita a un nuovo popolo". [Breviario del Caos, 1982].
All'isolamento di Albert Caraco contribuiscono sicuramente il suo radicale pessimismo, la sua misantropia, il suo "oscuro nichilismo" e la sua spietata critica ai tradizionali valori sociali e religiosi. A questo proposito, ha scritto Antonio Castronuovo: 
"Pessimismo e nichilismo vanno a braccetto, ma solo in Albert Caraco raggiungono quella tonalità oscura che impedisce ogni speranza e chiude ogni spiraglio d’illusione. Dalle sue pagine si esce guariti da ogni miraggio sul mondo, preparati per il macello prossimo futuro – e definitivamente redenti da ogni viziosa idea di soavità dell’uomo e della realtà. Rispetto a lui, i grandi pessimisti sono roba dolciastra, profeti zuccherati, voci infiacchite dalla chimera che 'l’uomo ce la farà'". [Albert Caraco: il salterio della rovina, su Bibliomanie].
Albert Caraco muore suicida dopo aver atteso che morissero prima i suoi genitori per non provocare loro alcuna sofferenza. Nei suoi diari aveva scritto:
"Il signor padre dorme, come per imparare a morire, nella stanza a fianco, è l'ultimo legame che mi tiene attaccato a questo mondo e se un bel mattino non si svegliasse più, lo seguirei di buona grazia" [Ma confession, 1975]. 
Tra le sue opere tradotte in italiano vi sono: Post-MortemBreviario del CaosSupplemento alla psychopathia sexualis e L'uomo di mondo.
Foto di Albert Caraco
Noi tendiamo alla morte, come la freccia al bersaglio, e mai falliamo la mira.
(Albert Caraco)

Post Mortem
1968 - Selezione Aforismario

Di rado gli esseri nobili amano la vita.

I morti non soffrono di essere morti e i vivi non soffrono se non perché vivono.

Il mio odio per questo mondo è ciò che trovo di più degno di stima.

Il Misticismo in fondo non è che una forma di Narcisismo e il Dio personale un'assurdità, il bisogno che hanno i miserabili di sentirsi consolati prova l'avvilimento dei miserabili e non l'evidenza delle figure che essi immaginano.

Io mi sento lontano dagli uomini e dalle donne, la loro unione mi sembra piuttosto ridicola e preferisco la solitudine al matrimonio e il nulla alla paternità.

La vita è un supporto, non una ragione, la vita è necessaria, ma non è sufficiente: questa è la lezione che ci viene dai morti.

La vita eterna è quella di cui siamo partecipi quaggiù, mai altrove, l'altrove non è più quando noi non siamo.

L'amore divino è un nonsenso, la cosa migliore è certo non amare nessuno, e per arrivare a questo dobbiamo cominciare da noi stessi.

La cosa migliore è certo non amare nessuno, e per arrivare a questo dobbiamo cominciare da noi stessi.

Le donne mentono come respirano.

L'illusione rinasce a ogni generazione e gli amplessi la perpetuano, da secoli e millenni il solo rimedio è la continenza.

Quando guardo quelli che giurano che la vita è una delizia, non li trovo né belli né ben nati, né ragionevoli né sensibili, né acuti, né saggi, né profondi, ma molto simili a ciò che incensano.
Foto di Albert Caraco
Il nostro destino è di continuare a moltiplicarci, unicamente per morire innumerevoli.
(Albert Caraco)

Breviario del Caos
Bréviaire du chaos, 1982 (postumo) - Selezione Aforismario

Beati i morti! E tre volte miseri coloro che, in preda alla follia, generano!

È la fecondità, e non la fornicazione, a distruggere l'universo, è il dovere, e non il piacere.

È per la morte che noi viviamo, è per la morte che amiamo ed è per essa che procreiamo e sgobbiamo, le nostre fatiche e i nostri giorni si susseguono ormai all'ombra della morte, la disciplina che osserviamo, i valori che salvaguardiamo e i progetti che facciamo portano tutti a un solo esito: la morte.

Gli uomini si sono diffusi nell'universo come una lebbra, e più si moltiplicano più lo snaturano, essi credono di servire i propri dèi divenendo sempre più numerosi, i bottegai e i preti approvano la loro fecondità, gli uni perché essa li arricchisce, gli altri, invece, perché li accredita.

I nostri padroni sono o burloni o sofisti, sono o esorcisti o ipnotizzatori, cercano di guadagnar tempo sul caos e sulla morte, ma non possono più impedire l'irreparabile, e noi andiamo dritti alla catastrofe.

Il mondo che abitiamo è l'Inferno temperato dal nulla, dove l'uomo, che rifiuta di conoscere sé stesso, preferisce immolarsi.

Il nostro destino è di continuare a moltiplicarci, unicamente per morire innumerevoli.

La fede non è che una vanità tra le altre e l'arte di ingannare l'uomo sulla natura del mondo.

La massa dei mortali è fatta di sonnambuli, e all'ordine non conviene mai che escano dal sonno, perché diventerebbero ingovernabili.

La morte è, in definitiva, il senso di ogni cosa.

La solitudine è una scuola di morte e l'uomo comune non la frequenterà mai.

La vita eterna è un nonsenso, l'eternità non è vita, la morte è la quiete a cui aspiriamo, vita e morte sono legate, chi reclama altro pretende l'impossibile e otterrà in ricompensa solo fumo.

Le nostre religioni sono i cancri della specie e non ne guariremo che da morti.

L'imperativo categorico del nostro tempo è l'ottimismo, fosse pure sull'orlo del baratro.

L'origine delle idee religiose e morali è nell'uomo, cercarla fuori dell'uomo è un nonsenso.

L'uomo è un animale metafisico, il quale vorrebbe che l'universo esistesse solo per lui, ma l'universo lo ignora, e l'uomo si consola di questa indifferenza popolando lo spazio di dèi, dèi fatti a sua immagine.

Nel caos in cui sprofondiamo vi è più logica che nell'ordine, l'ordine di morte in cui ci siamo mantenuti per tanti secoli e che si disgrega sotto i nostri passi automatici.

Noi siamo all'Inferno, e la sola scelta che abbiamo è tra essere i dannati che vengono tormentati o i diavoli addetti al loro supplizio.

Noi tendiamo alla morte, come la freccia al bersaglio, e mai falliamo la mira.

Oggi gli Onanisti e i Sodomiti sono meno colpevoli dei padri e delle madri di famiglia, perché i primi
distruggeranno se stessi e i secondi distruggeranno il mondo, a forza di moltiplicare le bocche inutili.

Per credere a qualcosa, ai giorni nostri, bisogna essere allucinati.

Quando ascolto i nostri sedicenti spirituali propinarci le loro banalità e quando vedo una folla, più di ruminanti che di uomini, prestare orecchio a quelle insulsaggini, mi rendo conto che stiamo diventando stupidi e che meritiamo la sorte a noi riservata.

Se c'è un Dio, il caos e la morte figureranno nel novero dei Suoi attributi, se non c'è, non cambia nulla, poiché il caos e la morte basteranno a sé stessi fino alla consumazione dei secoli.

Siamo in molti miliardi di troppo a chiedere il Paradiso in Terra, ed è l'Inferno quello che rendiamo inevitabile, con l'aiuti della nostra scienza, sotto il bastone dei nostri pastori imbecilli. Il futuro dirà che gli unici chiaroveggenti erano gli Anarchici e i Nichilisti.

Tutti gli spirituali sono sorpassati, non vi è nessuna differenza tra maghi e preti, ci si rende altrettanto spregevoli a consultare gli uni quanto a rispettare gli altri.

Libro di Caraco consigliato da Aforismario
Libro di Albert Caraco
Breviario del caos 
Traduzione: Tea Turolla 
Editore: Adelphi, 1998 

Questo libro racconta il nostro mondo quale appare se osservato da uno sguardo di rapinosa, disperata lucidità, e lo fissa in brevi blocchi di prosa dal nitore classico, dove le frasi si allineano con naturalezza, simili alle pietre dei muri antichi. C'è in Caraco una violenza compressa, una furia che fa pensare a Céline e Cioran - e insieme la capacità di dare una forma perentoria, martellante, ultimativa alle visioni più azzardate, come già sa la tribù dei lettori di quel cupo gioiello che è Post mortem. Rare volte la peculiare convergenza di orrori e parodia che contraddistingue quanto ci sta intorno ha trovato un cronista altrettanto percettivo e tagliente.

Note
Leggi anche le citazioni dei filosofi francesi: Emil Cioran - Albert Camus - Jean-Paul Sartre