Frasi e citazioni di Cesare Cantù

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Cesare Cantù (Brivio 1804 - Milano 1895), storico, letterato e politico italiano. Cesare Cantù è stato deputato al parlamento dall'Unità d'Italia, nel 1861, fino al 1867. Inoltre, è stato il fondatore dell'Archivio storico lombardo e presidente onorario della SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori).
Le seguenti citazioni di Cesare Cantù sono tratte da lacune delle sue opere più importanti, tra cui: Il Carlambrogio di Montevecchia (1836), Il galantuomo (1840), Il sacro macello di Valtellina (1853), Storia della letteratura italiana (1865) e Attenzione! (1871).

Foto di Cesare Cantù
Colui che incolpa gli altri delle proprie disgrazie è un ignorante; colui che ne  dà colpa
a sé stesso comincia a migliorare; ma il galantuomo non incolpa né sé né gli altri,
ma pensa a rimediarvi. (Cesare Cantù)

Il Carlambrogio di Montevecchia
1836 - Selezione Aforismario

Chi non sa, è schiavo di chi sa.

Il buon senso è come un cannocchiale che fa vedere da lontano il male e il bene. 

Il male sopportato con ragionevolezza e calma è già diminuito della metà, mentre l'impazienza raddoppia tutti i pesi, infistolisce tutte le piaghe.

Molti si rovinano colla scelta sconsiderata degli amici e dei compagni. Non fate lega se non con quelli che vanno per la strada del bene. Gli altri vi pervertirebbero coi discorsi e cogli esempi; appassirebbero in voi il delicato fiore dell'innocenza che sparge soave profumo sulla giovinezza.

 Il galantuomo
1840

Colui che incolpa gli altri delle proprie disgrazie è un ignorante; colui che ne dà colpa a sé stesso comincia a migliorare; ma il galantuomo non incolpa né sé né gli altri, ma pensa a rimediarvi.

Dov'è una donna, il povero non patisce.

Quanto meno bisogni avete, più siete liberi.

Biografie per corredo alla Storia universale
1845

È carattere comune agli uomini di genio il rappresentare quasi pienamente quel che il loro secolo porta di distintivo.

Solo i vili considerano inimicizia il dissenso; essi incapaci della verità, e perciò esecranti chiunque la dice. 

Il sacro macello di Valtellina
1853

Guai se la plebe comincia a gustare il sangue! È un ubriaco, che più beve più desidera il vino.

Ogni potere minacciato diviene violento.

Storia della letteratura italiana
1865

Alla storia bastano i pochi eletti fra i tanti chiamati, come in una battaglia si tien conto de' generali e di quei pochi che si segnalarono, non della turba gregaria; vi sarà anzi chi creda doversi citare non coloro che s'hanno a leggere, ma coloro che s'hanno a studiare.

L'affettazione nello scrivere equivale all'ipocrisia nell'operare; la declamazione è il linguaggio delle idee e de' sentimenti falsi.

L'arte è espressione di verità generali in una lingua comune alla nazione e insiem particolare all'autore; e verità chiamiamo ciò che è, o ciò che dovrebb'essere. Dicano pure che la verità è oggetto della scienza, mentre l'arte attende alla bellezza; noi della bellezza crediamo materia la verità morale.

Uno de' più nobili ed opportuni esercizi della penna è sempre la storia.

Attenzione!
Riflessi di un popolano, 1871 - Selezione Aforismario

Anche nelle cortesie bisogna evitare gli eccessi.

Cercate la società dove si sa essere spiritosi senza fiele, novellatori senza scandalo, eruditi senza pedanteria, politici senza intolleranza; la compagnia di quegli uomini che vi rendono atti a continuare il lavoro della vita; fuggite quelli che lasciano il vuoto e la debolezza.

Come abbiamo il dovere di dire la verità, cosi abbiam diritto che le nostre parole siano prese nel senso che le diciamo: e che altri faccia altrettanto con noi; donde la coscienza di credere a quel che ci si dice, supponendo che altri non ci voglia ingannare.

Diritto e giustizia fioriscono dove la loro tutela non solo è affidata a giudici e carabinieri, ma ciascuno vi contribuisce: la nazione sente e pensa come gl'individui.

Eccellente modo di fare il bene è la ferma risoluzione di combattere il male. 

Fare il proprio dovere val meglio dell'eroismo.

I poteri politici spettano a chi è più capace di far prevalere la legge comune della società, cioè la giustizia, la ragione, la verità. 

Il denaro consacrato alla beneficenza non ha merito se non rappresenta un sacrifizio, una privazione.

Il peggio mestiere è quello di non averne alcuno.

Il platano è bello, ma non dà che foglie; brutto è il fico, ma dà buoni frutti.

L'autorità non ragionevole è tirannia.

L'ignorante è non solo zavorra, ma pericolo della nave sociale.

L'ignorante non solo manca di cognizioni, ma abbonda d'errori; la sua mente cerca e combina quanto quella d'un uomo istruito; ma fa una confusione d'osservazioni incomplete e sconnesse, di pregiudizi; è una notte non scintillante di stelle, ma popolata di fantasmi.

L'opposto della menzogna non è la verità.

La carità è il solo tesoro che si aumenta col dividerlo.

La democrazia fondata sull'uguaglianza assoluta è la più assoluta tirannide.

La falsa scienza è peggiore dell'ignoranza. L'ignoranza è un campo sodo che si può lavorare e seminare; la falsa scienza è un campo infetto di gramigne, che a fatica si possono estirpare.

La lode dei figli e principalmente delle figliuole ricade sulla madre.

La maldicenza rende peggiore chi la usa, chi la ascolta, e talora anche chi n'è l'oggetto. 
[cfr. citazione di Alessandro Manzoni].

La peggior prodigalità è quella del tempo.

La regola è amare il prossimo come se stessi. Siamo dunque puliti, non affettati; d'ingenua scioltezza, non di faticosa caricatura; compiacenti, non servili; persuasi che non v'è bassezza nell'obbedire e rispettare chi si deve; che l'urbanità costa poco e compra assai; e facciamo che gli altri si partano da noi contenti di noi e di se stessi.

Le donne devono mostrarsi più manierose, più affabili, più attente sulla nettezza della persona, sulla cura dei vestimenti, anche in faccia al marito o ai figliuoli; soprattutto rispettare se stesse per volere essere rispettate.

Le donne sono di organi e sentimenti più delicati e il loro buon senso è meno turbato dalle preoccupazioni virili; perciò con esse voglionsi usare maggiori riguardi, più squisito trattare, più gentili parole. È ben villano chi le strapazza e le vilipende; è ben inonesto chi usa con esse discorsi od atti che non vorrebbe usati con sua madre, colle sue sorelle.

Le più grandi verità sono generalmente le più semplici.

Le vite dei grandi uomini sono utili a leggersi come guide ed incentivi a ben fare e ben pensare; essi predicano cogli atti; eccitano una commozione simpatica; si diviene più attivi, più generosi, migliori al contatto d'una bell'anima.

Nello scherno v'è sempre un sentimento malevolo, ben diverso dall'arguzia degli ingegni fini, e dal dileggio onde l'uomo virtuoso colpisce ì viziosi.

Noi stessi coll'esempio possiamo renderci utili ben più che colla parola; questa può essere finta, alterata, lontana dall'opportunità; la vita nostra è una testimonianza sincera, silenziosa, veridica del nostro essere morale; testimonianza vieppiù efficace perché involontaria. Gli altri talora diffidano e s'offendono dal voler noi influire sopra di essi, mentre la muta predicazione delle nostre azioni toglie la diffidenza.

Non sarà mai da render villania per villania, ma chi fa si poca attenzione alla salute e ai comodi altrui, non potrà pretendere gli si usino cortesie e deferenze.

Peste della patria è il giornalismo che accetta le notizie senza vagliarle, quando pur non le inventa.

Scopo del diritto è la pace; mezzo d'assicurarla la fermezza, il combattimento, la resistenza contro l'ingiustizia.

Volete apparire galantuomo? Siatelo.

Buon senso e buon cuore
1872

Spendi sempre un soldo meno di quel che guadagni.

Note

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