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Frasi da Interviste a Charles Bukowski

Selezione di frasi e citazioni di Charles Bukowski (Andernach 1920 - San Pedro 1994), poeta e scrittore statunitense di origine tedesca, tratte da sue interviste realizzate tra il 1963 e il 1993, e raccolte nel libro: Sunlight Here I Am. Interviews & Encounters 1963-1993, tradotto e pubblicato in italiano da Feltrinelli nel 2014 col titolo: Il sole bacia i belli. Interviste, incontri, insulti.
Su Aforismario trovi anche due raccolte di citazioni di Bukowski: una tratta dai suoi romanzi e una dai suoi racconti; inoltre, trovi una selezione di suoi aforismi mai tradotti prima in italiano e un'antologia di alcune delle sue più belle poesie. Infine, trovi anche una raccolta di frasi che circolano sul web e che vengono erroneamente attribuite a Bukowski. [I link sono in fondo alla pagina].
Non ho un grammo di motivazione politica in me. Non voglio
salvare il mondo, non voglio renderlo un posto migliore.
Voglio solo viverci e parlare di ciò che succede.
(Charles Bukowski)
Interviste 
1963-1993 - Selezione Aforismario

Non sono a conoscenza di una moda Charles Bukowski. Sono troppo un tipo solitario, troppo burbero, troppo contrario alla folla, troppo vecchio, troppo fuori tempo, troppo astuto, troppo scaltro per venire risucchiato e coinvolto. 

Sono un sognatore, mi piacerebbe un mondo migliore. Ma non so come renderlo migliore. La politica non è la soluzione. Il governo non è la soluzione. Non so quale sia la soluzione. Sono solo scoraggiato dal fatto che uomini e donne debbano vivere le vite che vivono. È doloroso per loro ed è doloroso per me, ma non so come uscirne. Così l’unica cosa che posso fare è scrivere del dolore che si prova.

Lo stare da solo non mi ha mai dato fastidio perché ho sempre avuto una grande propensione per la solitudine. È quando sono a una festa o in uno stadio gremito di gente che esulta per qualcosa, che posso soffrire di solitudine. 

Io non mi sono mai sentito solo. Mi piaccio. Sono la miglior forma d’intrattenimento che ho.

Non ho sentimenti profondi, non ho moti profondi. Non ho grandi desideri di possedere qualcosa. Voglio solo lavarmi i denti e sperare che non mi cadano; spero che mi si rizzi almeno una volta l’anno prossimo: solo piccole semplici cose.

Ho cominciato a bere e sono diventato uno dei migliori bevitori al mondo, anche questo richiede un certo talento.

Ho bevuto più alcol di quanto la maggior parte degli uomini ha bevuto acqua.

Serve un’anima coraggiosa e inventiva per spiccare il volo.

Quando scrivo, scrivo per me stesso. (Fa un lungo tiro dalla sigaretta) È come questo. Il “tiro” è solo per me, la cenere è per il posacenere… quella è la pubblicazione.

Comprano i miei libri – gli sconfitti, i dementi e i dannati – e io ne sono orgoglioso.

Essere troppo accettato è terrorizzante. Ti sembra di aver fatto qualcosa di sbagliato.

Una volta che l’artista comincia a mescolarsi con la massa, l’artista diventa la massa.

Non ho un grammo di motivazione politica in me. Non voglio salvare il mondo, non voglio renderlo un posto migliore. Voglio solo viverci e parlare di ciò che succede.

Io fotografo e registro ciò che vedo e ciò che mi accade. Non sono un guru o un leader di nessun tipo. Non sono il genere di uomo che cerca una soluzione in Dio o nella politica. Se qualcun altro vuole farsi avanti e fare il lavoro sporco e creare un mondo migliore per tutti noi ed è in grado di farlo, ben venga. 

Adesso si fa avanti la sinistra… e tentano di accomunarmi a loro. Si fanno avanti i punk… e tentano di accomunarmi a loro… Ma non sono qui per essere parte di qualcosa. Sono qui solo per scrivere la pagina successiva.

Ciò che succede a qualsiasi individuo in ogni circostanza dipende molto dal coraggio o dalla mancanza di coraggio, con una spruzzata di fortuna qua e là.

Io sono un uomo comune, semplice. Sono geniale ma con un comune denominatore molto basso. Sono semplice, non sono profondo.

Per me essere pagato per scrivere è come andare a letto con una bella donna e dopo averlo fatto lei si alza, prende la borsetta e mi dà un rotolo di banconote.

Un sacco di volte mi sento un coglione. E se sono un coglione, perché non dirlo. Se non lo faccio io, lo farà qualcun altro. Se sono io a dirlo per primo, li lascio disarmati.

Se dovessi smettere di amare, di scopare in questo istante credo di essere stato molto più fortunato della maggior parte degli uomini. Gli dei sono stati buoni, l’amore è stato bello e il dolore, il dolore è arrivato a vagonate.

Bisogna soffrire per vivere con qualcuno. Bisogna pagare per un briciolo di gioia temporanea.

Non sopporterei tutto quello che comporta, l’ordinarietà della vita. Non potrei proprio sopportare la vita di famiglia, non potrei proprio sopportare la vita di lavoro, non potrei proprio sopportare niente di quello che ho visto. 

Non ho nulla da dire sulle relazioni umane se non che non funzionano. Non funzionano mai: fingono di funzionare. È una tregua umana. 

Le relazioni umane non funzionano, non è mai successo e non succederà mai. Non sono fatte per funzionare. Metà della gente era fatta per vivere sola e metà per vivere insieme.

L’amore è ridicolo perché non dura, e il sesso è ridicolo perché non dura abbastanza a lungo.

Vivere con qualcuno con cui non ti piace vivere è molto peggio che morire; sgobbare otto ore al giorno per un lavoro che odi è peggio che morire.

Quello che mi ha spinto alla macchina da scrivere è stata solo la pura disperazione. Avevo dei lavori del cazzo, e il mio tempo era investito nel programma di un altro. Lui possedeva la mia vita… otto, dieci, dodici ore…

Scrivere per me è sempre stato un piacere, un non-lavoro, è facile come bere quindi di solito li pratico insieme.

Scrivere è facile, è vivere che a volte è difficile.

Non riuscivo ad accettare di lavorare per qualcuno, quella cosa dalle otto alle cinque. Così ho cominciato a bere sul serio e ho cercato di tirare avanti senza lavorare. Lavorare era francamente disgustoso per me. Morire di fame ed essere un barbone mi sembrava più nobile.

Un po’ di avversità fanno bene all’anima. La totale avversità è impossibile.

Scrivere per me è come cagare o grattarmi. Lo faccio perché devo. Poi se c’è qualcuno disposto a pagarmi per questo, ben venga. Ma fondamentalmente, scrivo per salvare me stesso. È un atto di egoismo.

Non ha importanza dove scrivi purché tu abbia un tetto sulla testa, una macchina da scrivere, fogli e birra. Si può scrivere dentro alla bocca di un vulcano.

Quando ci si sente molto bene si scrive, quando ci si sente male si scrive e quando non si sente niente si scrive. Si scrive sempre

Mi piacciono gli uomini che ce la fanno per conto loro, senza doversi unire e stare insieme.

Per me è sempre un uomo solo in una stanza che crea Arte o fallisce nel crearla. Tutto il resto sono cazzate.

Credo che il genio consista nel dire cose difficili in modo semplice.

Direi che Mickey Mouse ha maggiore influenza sul pubblico americano di Shakespeare, Milton, Dante, Rabelais, Shostakovich, Lenin e/o Van Gogh. Il che la dice lunga sul pubblico americano.

Il poeta, per definizione, è un mezzo uomo – un mollaccione, non è una persona reale, e non ha la forza di guidare uomini veri in questioni di sangue o di coraggio.

Il poeta, più di tutti, deve forgiarsi tra le fiamme degli stenti. Troppo latte materno non va bene.

La poesia mi ha disgustato più di qualsiasi altra forma d’arte. È messa su un piedistallo troppo alto ed è considerata una forza sacra. È pastura per impostori.

Cosa deve avere una poesia per essere bella? Il verso duro, pulito che dice già tutto. E deve avere sangue; humour; deve avere quella cosa indecifrabile che sai che è lì dal momento che cominci a leggere.

Tutto quello che possiamo fare è fare del nostro meglio. È solo il tentativo di togliere il superfluo che ci soffoca, che ci stiamo portando addosso da troppi anni. Dillo, dillo e basta. Ovviamente senza cliché, senza luoghi comuni, e con molta originalità. Dillo semplicemente, in modo profondo! 

Non mi viene in mente nessun poeta solitario se non uno morto, Jeffers. Tutti gli altri vogliono solo sbavarsi addosso e abbracciarsi fra di loro. Mi sembra di essere l’ultimo esemplare dei solitari.

Uno scrittore deve mantenere la sua individualità, deve… deve rimanere genuinamente mostruoso. Deve rimanere saldo alle sue origini. Non trotterellare dietro alle cose.

Quelli in gamba smettono… quelli scarsi continuano a scrivere.

Nella maggior parte dei casi devo dire che gli scrittori non sono brave persone. Preferisco parlare con un meccanico di un’autofficina che sta mangiando un panino al salame per pranzo. In effetti, potrei imparare più cose da lui. È più umano. Gli scrittori sono una brutta razza. Cerco di stare alla larga da loro.

A chi piace la gente? Trovamene uno a cui piace e ti spiegherò il motivo per cui a me non piace. Fine della storia.

È matematico. Hai il potenziale, hai la mente umana. Prima o poi da qualche parte salterà fuori un maledetto cretino o un pazzo che giunto al potere ci spazzerà all’inferno. Questo è quanto, c’è da aspettarselo.

In senso più universale, si ottiene solo una cosa. Sai… una lapide, se si è fortunati; altrimenti erba verde.

Molto spesso la Legge Democratica funziona a favore di pochi anche se l’hanno votata in molti; questo, naturalmente, perché quei pochi hanno detto ai molti come votare. 

Le persone migliori da conoscere sono i non-creativi. Si riescono a ottenere da loro discorsi e idee più naturali, perché non parlano delle arti, delle arti, delle arti; sai, non sparlano di nessuno. O, se lo fanno, è su un tizio che picchia la moglie o che la appende a testa in giù al soffitto… il che è interessante.

Non sono contro le donne. Non sono a favore delle donne. Ho delle relazioni con loro e poi ci scrivo su.

L’Essere Umano può essere davvero stupido, soprattutto se visto nella penombra di quasi duemila anni di cultura semicristiana dove ideali emozionalmente barbari sono mischiati a sistemi educativi basati su forze nazionali, regionali, economiche e di status.

Sono contro l’ingiustizia inflitta a ogni singolo uomo, ma quando ogni singolo uomo si unisce e diventa massa, che puzza e che urla cose sciocche, a volte ho la sensazione che la Bomba Atomica sia stata l’invenzione più grande dell’uomo.

Prima pensavo che gli uomini veri (gente con la quale si riesce ad andare d’accordo per più di dieci minuti) si trovassero in basso e non in cima. I veri uomini non sono in cima, a metà o in basso. Non c’è un posto prefissato. Sono solo molto rari; ce ne sono molto pochi.

Se riesci a tradire e a uccidere l’intera umanità, è grandioso; ma se tradisci la persona con la quale vivi, è merda. Perché non ci vuole fegato per fare la seconda e ci vuole coraggio e originalità per fare la prima.

L’uomo è un animale scialbo che spreca il suo potenziale.

Quando i falliti si riuniscono nel tentativo di autoincensarsi, la cosa porta solo a un duraturo insuccesso ancora più profondo. La massa è il luogo di raccolta dei più deboli; la vera creazione è un atto solitario.

Vedo uomini assassinati intorno a me ogni giorno. Attraverso stanze piene di morti, strade di morti, città di morti: uomini senza occhi, uomini senza voce; uomini con sentimenti preconfezionati e reazioni standardizzate; uomini con cervelli di giornale, anime di televisione e ideali liceali.

Non mi dispiace avvicinarmi alla morte: infatti, quasi ci si sente bene.

Non mi piacerebbe essere ricordato. Dopo la morte non c’è posto per la vanità e prima è una malattia dello spirito.

Cosa non è una perdita di tempo? C’è chi colleziona i francobolli o accoppa le nonne. Siamo tutti solo in attesa, facciamo piccole cose nell’attesa di morire.

Se smetto di scrivere sono morto. E questo è l’unico modo per smettere: morire.

Libro di Bukowski consigliato da Aforismario
Il sole bacia i belli
Interviste, incontri, insulti 1963-1993
A cura di David Stephen Calonne
Traduzione italiana di Simona Viciani
Feltrinelli, 2014

Questi incontri e interviste documentano la lunga scalata di Charles Bukowski verso il riconoscimento mondiale, che comincia nel 1963 quando risponde alle domande del “Literary Times” di Chicago nel suo monolocale di Hollywood, fino all’agosto del 1993, intervistato da un giornalista tedesco, di fianco alla sua piscina a San Pedro solo sette mesi prima della sua morte all’età di settantatré anni. Questi trent’anni abbracciano un periodo rivoluzionario non solo per la trasformazione di Bukowski, ma anche per i mutamenti della vita culturale e politica degli Stati Uniti. La crisi missilistica cubana, la pillola contraccettiva, la guerra in Vietnam, il movimento dei diritti civili, l’assassinio di John F. Kennedy, di Martin Luther King e di Robert Kennedy, l’atterraggio sulla luna, Woodstock, l’era psichedelica, l’LSD, la marijuana, la rivoluzione sessuale, la rivolta studentesca, il femminismo, Haight-Ashbury-San Francisco, gli hippy della California del Sud, Ronald Reagan, il movimento omosessuale, il punk rock, l’AIDS, la febbre dei mercati e della borsa, Twin Peaks, il sushi, i computer. Tutti questi risvolti e mutamenti nella coscienza americana sono evidenti nel percorso dello stesso Bukowski. 

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