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Frasi e citazioni di Giovanni Papini

Selezione delle frasi più belle e delle citazioni più significative di Giovanni Papini (Firenze 1881-1956) scrittore e aforista italiano.

Il modo migliore per conoscere la personalità di Giovanni Papini, "nato con la malattia della grandezza", è probabilmente la lettura del suo libro autobiografico Un uomo finito (1913), scritto all'età di 30 anni: "Tutta la vita bella mi pareva negata: io solo, io senza amore, io senza fortuna. E quella gente non si dava pensiero di me o mi disprezzava e andava alla sua passeggiata, tranquilla, senza saper nulla delle mie tristezze di adolescente povero e pensoso. E allora, ad un tratto, mi rivoltai. Sentii dentro di me come un tuffo di sangue, un rimescolamento di tutto Tessere. «No, no, no! gridavo dentro a me stesso, cosi non dev'essere! Anch'io sono un uomo, anch'io voglio esser grande e felice. Cosa credete d'esser voialtri, uomini sciocchi e donne ben vestite, che mi passate d'accanto con tanta strafottenza? Vedrete cosa farò io! Voglio essere più di voi, più di tutti, sopra a tutti. Son piccino, povero e brutto ma ho un'anima anch'io e quest'anima getterà tali gridi che tutti dovrete voltarvi a sentirmi. E allora io sarò qualcosa e voi seguiterete a non esser nulla. E io farò e creerò e penserò e diventerò grande più dei grandi e voi continuerete a mangiare, a dormicchiare, a passeggiare come oggi. E quando passerò io tutti mi guarderanno e le belle donne avranno uno sguardo anche per me e le ragazze ridenti mi vorranno accanto e mi stringeranno tremando le mani e gli uomini seri si leveranno il cappello e lo terranno ben alto sopra il loro capo quando passerò io, io in persona, il grande, il genio, l'eroe".

Nel 1923 viene pubblicato dall'editore Vallecchi il Dizionario dell'omo salvatico, redatto da Giovanni Papini in collaborazione con Domenico Giuliotti (1877-1956). Il termine "salvatico" del titolo, fa riferimento a un pensiero di Leonardo da Vinci, secondo il quale "salvatico è quel che si salva". In quest'opera, di cui sarà pubblicato soltanto il primo volume (A-B), è presente la celebre definizione dell'aforisma: "Una verità detta in poche parole − epperò in modo da stupire più di una menzogna".

Come tutti i grandi "polemisti", Papini ha destato grande ammirazione ma anche tante critiche; ecco due notevoli esempi dell'una e delle altre. Mircea Eliade scrive: "Papini si immedesimava tutto in quello che faceva al momento. Amava e odiava con passione, con ogni fibra del suo corpo, a riprova di una vitalità e di uno spessore spirituale rari. Oggi che un'intera classe di uomini pratica il compromesso per paura di esporsi, l'esempio di Papini può ridiventare attuale. È un uomo che non si vergogna dei suoi errori. Un vero segno del genio. Solo gli sterili e i mediocri si preoccupano della perfetta coerenza dei propri pensieri, e sono ossessionati dalla paura di sbagliare. Papini ha sbagliato, si è furiosamente contraddetto e compromesso. Eppure della sua opera è rimasto più di ogni "opera" perfettamente delineata, messa a punto e corretta dalla prima all'ultima pagina". La critica di Luigi Pirandello: "Io ho molta stima dell'ingegno del Papini, ma noto con dispiacere in lui una smania, che diventa sempre più violenta, di mostrarsi originale, a ogni costo. Ora originali, per forza, non si può essere: si è o non si è. Chi vuol essere per forza originale, riuscirà strambo, strano, stravagante e nient'altro. Io credo che il Papini abbia originalità, cioè un suo proprio modo di vedere, di pensare, di sentire, e un proprio modo quindi d'esprimersi; tanto più dunque mi dà noja e dolore vedergli gonfiare certi paradossi come vessiche per darli in testa alla povera gente e stordirla".

Su Aforismario trovi anche una raccolta di veri e propri aforismi di Giovanni Papini [il link è in fondo alla pagina].
Anche la giovinezza è una malattia, ma chi non ha sofferto
questo male sacro non ha vissuto. (Giovanni Papini)
Il tragico quotidiano
1906

Un delitto vien punito quand'è piccolo ed esaltato e premiato quand'è grande. 

Un uomo verrà certamente, fra molti anni, in una calma sera d'estate, a chiedermi come si può vivere una vita straordinaria. Ed io gli risponderò certamente con queste parole: Rendendo abituali le azioni e le sensazioni straordinarie e facendo rare le sensazioni e le azioni ordinarie. 

La vita di Nessuno
1912

Non v'ha dubbio possibile: uno dei momenti decisivi della nostra vita è quello in cui sta per cominciare, in cui due corpi si stringono e si compenetrano per dare origine a un terzo corpo; in cui due anime si confondono sui labbri umidi e caldi per creare una terza anima.

Un uomo finito
1913 - Selezione Aforismario

Bisogna raschiarsi la pelle, ripulirsi l'anima, disinfettare il cervello, buttarsi nell'acqua corrente, tornare fanciulli, innocenti e naturali come uscimmo dall'utero della mamma. Non vogliamo più che i morti comandino ai vivi, che i libri ispirino le vite e che la Ragione e la Storia seguitino ancora, con tanto di maiuscola, a tenerci serrati e stretti nei banchi delle scuole, ritti e a bocca aperta per ricevere a spizzico il pane biascicato da altre bocche. La Ragione dev'esser la nostra ragione e la storia comincia oggi. Anno primo della nostra èra. Incipit vita nova.

La vita, per esser qualcosa di comportabile, va vissuta. La sensibilità la crea e la riempie di momento in momento e se pur muta simile ad acqua che passa almen ci trasporta come una corrente che può sembrare eguale ed eterna. Ma se la vita si analizza e si spoglia e si spella col pensiero, colla ragione, colla logica, colla filosofia allora il vuoto si addimostra senza fondo, il nulla confessa francamente, esser nulla e la disperazione si appollaia nell'anima come l'angelo si posò sul sepolcro disertato dal figlio d'Iddio.

Ogni metafisica non è che la trascrizione in linguaggi diversi di due o tre formule generali e queste si riducono sempre a qualche mistica unità –a un unico che non si comprende, che non è nulla, che non significa nulla.

L'unica realtà è il presente, la sensazione : ognuno viva il suo presente e mandi al diavolo le formule e le fedi.

Ognuno liberi sé stesso, viva sé stesso, e creda in sé stesso e nel momento che fugge ma ch'é bello appunto perché fugge.

Si fabbricano le filosofie per giustificare i nostri pregiudizi, i nostri sentimenti, le necessità, anche basse, della nostra vita.

Tutto è relativo. Errore qui e verità qua. Verità da questo lato e falsità da quest'altro. Tutti i principi contraddittori in sé stessi.

Chiudiamo le scuole
1914 - Selezione Aforismario

Bisogna chiuder le scuole – tutte le scuole. Dalla prima all’ultima. Asili e giardini d’infanzia; collegi e convitti; scuole primarie e secondarie; ginnasi e licei; scuole tecniche e istituti tecnici; università e accademie; scuole di commercio e scuole di guerra; istituti superiori e scuole d’applicazione; politecnici e magisteri. Dappertutto dove un uomo pretende d’insegnare ad altri uomini bisogna chiuder bottega.

Fino a sei anni l’uomo è prigioniero di genitori, di bambinaie o d’istitutrici; dai sei ai ventiquattro è sottoposto a genitori e professori; dai ventiquattro è schiavo dell’ufficio, del caposezione, del pubblico e della moglie; tra i quaranta e i cinquanta vien meccanizzato e ossificato dalle abitudini (terribili più d’ogni padrone) e servo, schiavo, prigioniero, forzato e burattino rimane fino alla morte.

La scuola è così essenzialmente antigeniale che non ristupidisce solamente gli scolari ma anche i maestri.

La scuola fa molto più male che bene ai cervelli in formazione.

Lo Stato mantiene le scuole perché i padri di famiglia le vogliono e perché lui stesso, avendo bisogno tutti gli anni di qualche battaglione di impiegati, preferisce tirarseli su a modo suo e sceglierli sulla fede di certificati da lui concessi senza noie supplementari di vagliature più faticose.

Non s’impara qualcosa dagli altri che nelle conversazioni a due, dove colui che insegna si adatta alla natura dell’altro, rispiega, esemplifica, domanda, discute e non detta il suo verbo dall’alto.

Non si può insegnare a più d’uno. Non s’impara qualcosa dagli altri che nelle conversazioni a due, dove colui che insegna si adatta alla natura dell’altro, rispiega, esemplifica, domanda, discute e non detta il suo verbo dall’alto.

Quasi tutti gli uomini che hanno fatto qualcosa di nuovo nel mondo o non sono mai andati a scuola o ne sono scappati presto o sono stati “cattivi” scolari.

Storia di Cristo
1935 - Selezione Aforismario

Amare i nemici è l'unica via perché non resti sulla terra neanche un nemico. 

Il matrimonio è una promessa di felicità e un'accettazione di martirio.

Il mondo antico non conosce l'Amore. Conosce la passione per la donna, l'amicizia per l'amico, la giustizia per il cittadino, l'ospitalità per il forestiero.

La tristezza del discendere è il prezzo pattuito della gioia del salire.

L'avarizia degli uomini è tanto grande che ciascuno s'ingegna quanto può di prender molto dagli altri e di render poco.

L'idea di Gesù è una sola, questa sola: trasformare gli Uomini da Bestie in Santi per mezzo dell'Amore. Circe, la maga, la consorte satanica delle belle mitologie, convertiva gli eroi in bestie per mezzo del piacere. Gesù è l'antisatana, l'anticirce, colui che salva dall'animalità con una forza più potente del piacere.

L'odio verso sé stessi e l'amore verso i nemici è il principio e la fine del Cristianesimo.

Nel più nobile mondo eroico dell'antichità non c'è posto per l'amore che distrugge l'odio e piglia il posto dell'odio, per l'amore più forte della forza dell'odio, più ardente, più implacabile, più fedele; per l'amore che non è oblio del male ma amore del male – perché il male è una sventura per chi lo commette più che per noi – non c'è posto per l'amore dei nemici. Di questo amore nessuno parlò prima di Gesù: nessuno di quelli che parlarono d'amore. Non si conobbe quest'amore fino al Discorso sulla montagna.

Nulla è più comune tra gli uomini che della bramosia delle ricchezze.

Il diavolo
1953

Dio è ateo.

L'imbecillità dei filosofi «profondi» è così immensa che è superata soltanto dall'infinita misericordia di Dio.

L'Inferno non è che il Paradiso capovolto. Una spada riflessa nell'acqua prende figura di croce.

Si può entrare nel regno di Dio anche dal nero portale del peccato.

La spia del mondo
Schegge di poesia e di esperienza, 1955 - Selezione Aforismario

Chi aspira ad innalzarsi al di sopra della terra [...] è segno che in altri tempi ebbe le ali oppure che è destinato, in un lontano futuro, ad averle.

Dice il vecchio zappatore Bernacchi, che ha più di settant'anni: Che vi disperate delle cose del mondo? L'uomo non nasce mica per vivere, nasce per morire.

Disgraziatamente coloro che dicono male di noi lo dicono quasi sempre assai bene mentre coloro che dicono bene di noi lo dicono quasi sempre piuttosto male. La malizia è una musa più efficacemente ispiratrice che non l'amicizia.

I medici sono più pericolosi delle malattie, ma le medicine sono ancor più pericolose dei medici.

Il mare è un nemico che gli uomini si sforzano di amare.

In principio erano i mezzomini, cioè mezze bestie che però, con l'andar del tempo, diventarono, almeno in parte, grandi uomini, cioè eroi. Nei tempi moderni sono spariti via via i gentiluomini, i valentuomini, i galantuomini, e finalmente son quasi scomparsi perfino gli uomini. Ora son rimasti sulla scena i sottomini che stanno fantasticando intorno ai superuomini.  

La bellezza è un dono della pietà divina.

La felicità non accompagna mai né la potenza né il genio né la bellezza, benché questi tre doni siano i più desiderati dalle creature umane. Eppure la felicità è uno dei sogni più comuni degli uomini e molti credono conseguirla attraverso quei tre beni che invece la fanno impossibile. E siccome la felicità può essere difficilmente ottenuta dai deformi, dagli imbecilli e dai deboli risulta chiaramente che la chasse au bonheur che, secondo Stendhal, era la grande occupazione della vita, equivale alla caccia del liocorno o della fenice.

La Luna, per colui che pensa in termini di eternità, è il fulgente memento mori che Dio ripete ogni giorno alla «gran madre antica».

La riconoscenza del beneficato arriva difficilmente fino al punto di perdonare al suo benefattore.

La vita umana si riduce tutta a errori e rinunzie. Finché siamo giovani gli errori sono più numerosi delle rinunzie; nella vecchiaia aumentano le rinunzie ma non per questo diminuiscono gli errori. 

La riconoscenza del beneficato arriva difficilmente fino al punto di perdonare al suo benefattore.

La vita non è illusione né finzione ma i sogni e le illusioni fanno parte della vita, son elementi essenziali della realtà; sono la più alta e degna e nobile espressione della vita. Il sogno non è sogno ma è vita.

L'adulatore è colui che dice − senza pensarle − le cose medesime che l'adulato pensa di sé senza avere il coraggio di dirle.

L'esistenza dell'uomo è una delle più sicure prove dell'esistenza di Dio.

L'uomo non è che un quadrupede riottoso e maligno che, a forza di superbia, riesce a star ritto sulle zampe di dietro.

L'uomo può esser più bestiale delle bestie, più porcino dei porci, più tigresco delle tigri, più velenoso dei serpenti, più flaccido dei vermi, più appestante di una carogna, ma è pur capace di spaziare con la mente fino agli ultimi confini del mondo, di misurare le stelle più remote, di scoprire i principi che reggono la natura, di assoggettare le forze della materia, di giudicare con la stessa morale gli stessi dei, di creare il Partenone e la cattedrale di Chartres, la Cappella Sistina e la Quinta Sinfonia, l'Odissea e la Divina Commedia, l'Amleto e il Faust.

Non è vero che la sventura genera sventura; molte volte essa non è che il pagamento anticipato di un dono che vale assai più della caparra.

Ogni idea, per quanto assurda sembri al primo suo apparire, è una favilla che, con l'andar del tempo, incendia il mondo.

Ogni uomo, anche celebre, anche famoso, anche glorificato in vita, è uno sconosciuto e rimane per sempre sconosciuto a tutti, a quelli che lo procrearono, a quelli che lo amarono, a quelli che lo odiarono, a quelli che lo ammiravano e perfino – ed è la più grave sentenza del destino – rimane quasi ignoto anche a se stesso.

Se i cristiani credessero effettivamente a Cristo farebbero il più delle volte il contrario di ciò che fanno e sarebbero l'opposto di quel che sono in quasi tutte le ore della vita cioè superbi, avidi, avari, vendicativi, violenti, carnali e bestiali.

Tutto ciò che è davvero desiderabile è per gli uomini impossibile; tutto ciò che è possibile abbassa o delude, cioè non è desiderabile.

La felicità dell'infelice
Le ultime "schegge", 1956 - Selezione Aforismario

L'ignoranza delle persone colte non ha possibili termini di confronto che nella disonestà dei galantuomini, nella immoralità dei giusti, nell'imbecillità degli uomini di genio e nella debolezza dei potenti. Ciascuno di noi − se ebbe la pazienza di osservare ed ha la forza di ricordare − potrebbe addurre esempi abbondanti e calzanti di questo ironico "segno caratteristico" della natura umana. 

La libertà dell'uomo non è quel che un vano polo pensa. V'è una sola libertà: quella del proprio necessario sviluppo. Il seme è libero ma soltanto trasformarsi in albero. Ognuno di noi è libero a sol per diventare ciò che nella sua originale essenza era già. Gli ostacoli alla natural crescita si chiamano schiavitù. 

Il popolo non tanto desidera il benessere per sé quanto la fine di coloro che di presente lo godono. E in certuni il desiderio di libertà si tramuta spesso in quello di togliere la libertà a tutti, meno che a loro stessi. Tutti desiderano possedere ed esser liberi. Ma poiché non è possibile aver, tutti quanti, grandi proprietà e piena libertà, il popolo è disposto a esser povero e schiavo purché non ci sia nessuno che abbia qualche bene e un po' di libertà. Questa palese ma non confessata invidia, più diffusa e più profonda che non si creda, spiega molte vicende e ideologie politiche dei nostri tempi.

Prose morali
1959

Se è vero che in ogni amico v'è un nemico che sonnecchia, non potrebbe darsi che in ogni nemico vi sia un amico che aspetta la sua ora?

Note
Vedi anche: Aforismi di Giovanni Papini