Cerca Autori o Argomenti in Aforismario

Frasi e citazioni politiche di Giovanni Sartori

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Giovanni Sartori (Firenze 1924 - Roma 2017), politologo e sociologo italiano. Giovanni Sartori è considerato uno dei maggiori esperti di scienza politica a livello internazionale. In Italia, proprio a lui l'istituzione della scienza politica come disciplina accademica.
Le seguenti citazioni di Giovanni Sartori sono tratte da articoli, conferenze, interviste e da alcuni dei suoi libri più noti, come: Democrazia (1993), Homo videns (1997), Pluralismo, multiculturalismo e estranei (2000), Mala costituzione e altri malanni (2006), Il paese degli struzzi (2011).
La situazione dei partiti in Italia è putrefatta, non è curabile,
non può andare avanti. I partiti sono pure macchine
di potere clientelare, niente di più. (Giovanni Sartori)
Democrazia
© Rizzoli 1993

Se definire la democrazia è spiegare che cosa vuol dire il vocabolo, il problema è presto risolto: basta sapere un po' di greco. La parola significa, alla lettera, potere (kratos) del popolo (demos). Ma così abbiamo solo risolto un problema verbale: si è soltanto spiegato un nome. Il problema di definire la democrazia è assai più complesso.

L'unico modo di risolvere i problemi è di conoscerli, di sapere che ci sono. Il semplicismo li cancella e così li aggrava.

La storia è il mito di Sisifo, ogni generazione ricomincia daccapo.

Nessuno di noi nasce civilizzato: il nostro certificato di nascita porta l'anno zero. La nostra età storica, la nostra maturità di uomini del proprio tempo, deve essere sempre riconquistata, la si deve sempre ricuperare: e ogni volta il tragitto si allunga, ogni volta c'è da risalire un poco di più.

Se c'è un modo di rendere inevitabile anche l'evitabile è dichiararne l'inevitabilità.

Il pessimismo dell'intelligenza va combattuto da un ottimismo della volontà.

Homo videns
Televisione e post-pensiero © Laterza 1997 - Selezione Aforismario

A ogni incremento di demo-potere dovrebbe corrispondere un incremento di demo-sapere. Altrimenti la democrazia diventa un sistema di governo nel quale sono i più incompetenti a decidere. Il che vuol dire un sistema di governo suicida.

Di per sé l'informazione non fa capire: si può essere informatissimi di molte cose, e anche così non capirle.

La visibilità è garantita alle posizioni estreme, alle stravaganze, agli «esagerati» e alle esagerazioni. Più una tesi è sballata, e più viene reclamizzata e diffusa. Le menti vuote si specializzano in estremismo intellettuale, e così acquistano notorietà (diffondendo, si capisce, vuotaggini).

I sondaggi non sono strumento di demo-potere - uno strumento che rivela la vox populi - ma sono soprattutto espressione del potere dei media sul popolo; e la loro influenza spesso blocca decisioni utili e necessarie, oppure porta a decisioni sbagliate sostenute da meri «rumori», da opinioni deboli, informi, manipolate, e anche disinformate. Insomma, da opinioni cieche.

La teoria della democrazia diretta presuppone la trasformazione del cittadino puro e semplice nell'iper-cittadino che deve - dovrebbe - conoscere le questioni sulle quali decide ed essere in qualche misura competente nelle materie assegnate alla sua competenza. Su questo presupposto - che è poi una condizione necessaria - la teoria della democrazia diretta è maestosamente latitante. Il fatto egualmente resta che senza l'iper-cittadino una democrazia diretta non può funzionare (o diventa altamente disfunzionale).

Finora si era ritenuto che in politica la soluzione dei problemi della gente fosse da demandare ai politici (più o meno come in medicina viene demandata ai medici, in diritto agli avvocati e così via). Invece il governo dei sondaggi, i referendum e la demagogia del direttismo attribuiscono i problemi ai politici e la soluzione alla gente.

Si badi: non è detto che la manipolazione distorsiva dell'informazione sia deliberata; spesso riflette una deformazione professionale. Il che la rende meno colpevole, ma anche più pericolosa.

Pluralismo, multiculturalismo e estranei
Saggio sulla società multietnica © Rizzoli 2000 - Selezione Aforismario

Fino a che punto la società pluralistica può accogliere senza disintegrarsi estranei che la rifiutano? E, per converso, come si fa ad integrare l'estraneo, l'immigrato di tutt'altra cultura, religione e etnia?

L'integrazione avviene tra integrabili e pertanto la cittadinanza concessa a immigrati inintegrabili non porta a integrazione ma a disintegrazione.

Mala costituzione e altri malanni
© Laterza 2006

La vita umana è tale proprio perché intessuta di valori.

Il pessimismo è pericoloso solo se induce alla resa; ma altrimenti il male lo fa l'ottimismo e il tranquillismo che inducono a non far niente.

Il paese degli struzzi
Clima, ambiente, sovrappopolazione © Ambiente 2011 - Selezione Aforismario

Sul drammatico problema della "Terra che scoppia" (di sovrappopolazione) e che si autodistrugge, i media, gli strumenti di informazione di massa, non mobilitano l'opinione e non si impegnano più di tanto. Forse perché sono frenati da una colossale rete di interessi economici tutta progettata e proiettata nell'assurdo perseguimento di uno sviluppo illimitato, di una crescita infinita.

Sul problema della sovrappopolazione il silenzio è assordante a tutto campo. Zitti tutti.

Il nostro è un pianetino disperatamente sovrappopolato, nel quale la crescita non può essere illimitata, e che da qualche decennio è entrato nel vortice di uno "sviluppo non sostenibile", tale perché consuma più risorse di quante ne produca, e che attinge a risorse in via di esaurimento. Ma di questo sviluppo non sostenibile il grosso degli economisti non si vuole nemmeno accorgere. Il loro mantra è che a tutti i problemi dello sviluppo infinito e della crescita a gogò prowederà il mercato, quando sarà tempo di provvedere.

La spaventosa cecità o ipocrisia ci vietano di riconoscere che la causa ultima, la causa di fondo, del disastro ecologico è la sovrappopolazione.

Per gli economisti e per i demografi la sovrappopolazione è un problema extraeconomico, che non li riguarda. Addirittura molti di loro sostengono che bisogna essere prolifici perché occorre una forza lavoro crescente, altrimenti l'economia ristagna o diventa difficile pagare le pensioni. Ma questo è un vortice senza fine.

[La sovrappopolazione] porta alla distruzione della Terra, del pianeta Terra, e così anche al suicidio tendenziale del genere umano.

La crescita demografica (ovunque avvenga) va risolutamente affrontata e fermata.

Per bloccare l'esplosione demografica basta una pillola (e il favorirne, invece che ostacolarne, la utilizzazione).

Una crescita demografica fuori controllo ci sta inesorabilmente portando al disastro climatico e al collasso idrico. Senza che quasi nessuno (inclusi gli economisti) se ne avveda.

Frasi da articoli, interviste e conferenze
Selezione Aforismario

Eccezion fatta per pochi solitari eroi, chi teme di dire quello che pensa finisce per non pensare quel che non può dire.

Demagogia è l'arte di trascinare e incantare le masse che, secondo Aristotele, porta alla oligarchia o alla tirannide. In ogni caso, il termine indica un agire e un «mobilitare» dall'alto che non ha nulla da spartire con la democrazia come potere attivato dal basso.

La Democrazia non è esportabile, soprattutto, nei Paesi islamici, perché sono teocrazie fondate sulla volontà di Allah, non sulla volontà del popolo. Dio e popolo sono due principi di legittimità opposti e inconciliabili.

Conosco bene l'Europa occidentale e posso dire che abbiamo il peggior metodo di reclutamento del personale politico del continente.

L'equilibrismo non è nella mia natura. Io mi comprometto sempre.

La televisione crea cattivi cittadini. Non tanto per una questione di suoi contenuti. L'Homo videns è incapace di astrazione, sa solo di quello che vede alla TV. Ma lo Stato, la giustizia, la libertà, i diritti sono concetti astratti: come faccio a rappresentarli in immagini?

Il mondo è diventato così complicato che sfugge alla comprensione anche degli esperti.

In nessuna teoria democratica si mette in dubbio il fatto che una delle caratteristiche di una dittatura sia il monopolio dell'informazione.

I sessantottini falliti sono diventati radicali e verdi. Quelli in gamba sono diventati direttori di giornali, grandi scrittori.

La situazione dei partiti in Italia è putrefatta, non è curabile, non può andare avanti. I partiti sono pure macchine di potere clientelare, niente di più. E non si riformano: o muoiono o continuano così, perché non c'è nessuna capacità di rimetterli in ordine.

Chi non fa branco non piglia premi.

Se la scuola non funziona, se è al collasso, come da noi, il cittadino maturo e consapevole non nasce.

Nessuno in Italia vuole correre rischi. È un paese conformista. Che si è oramai seduto sulle poltrone che occupa. Non ha grandi visioni né del futuro né del presente. Diciamo che sostanzialmente è un paese che tira a non perdere il posto.

Libro di Giovanni Sartori consigliato
Homo videns
Televisione e post-pensiero
Editore: Laterza 1997

Siamo in piena e rapidissima rivoluzione multimediale. Un processo a molti tentacoli (Internet, computer personali, ciberspazio) che è però caratterizzato da un comune denominatore: il tele-vedere, e per esso un nostro video-vivere. Pertanto in questo libro la messa a fuoco è sulla televisione, e la tesi di fondo è che il video sta trasformando l'homo sapiens prodotto dalla cultura scritta in un homo videns nel quale la parola è spodestata dall'immagine. Tutto diventa visualizzato. Ma in tal caso cosa succede del non-visualizzabile (che è il più)? Così mentre ci preoccupiamo di chi controlla i media, non ci avvediamo che è lo strumento in sé e per sé che è scappato di mano. Della televisione si lamenta che incoraggia la violenza, oppure che informa poco e male, oppure che è culturalmente regressiva (come ha scritto Habermas). Vero. Ma è ancor più vero e ancora più importante capire che il tele-vedere sta cambiando la natura dell'uomo.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Norberto BobbioUmberto EcoLuigi Pintor - Maurizio Viroli