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Frasi e citazioni di don Andrea Gallo

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Andrea Gallo (Genova 1928 - 2013), presbitero italiano, di fede cattolica e ideali comunisti, anarco-cristiani e pacifisti, prete di strada fondatore e animatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova.

In un'intervista del 2008 al quotidiano la repubblica, Don Andrea Gallo ha dichiarato: "Mi sono state attribuite tante etichette, ma io non ho scelto un´ideologia, a vent'anni ho scelto Gesù: ci siamo scambiati i biglietti da visita e sul suo c´era scritto 'sono venuto per servire e non per essere servito'".

In un'intervista del 2007 a Rai Tre, ha affermato: "I miei vangeli non sono quattro... Noi seguiamo da anni e anni il vangelo secondo Fabrizio De André, un cammino cioè in direzione ostinata e contraria. E possiamo confermarlo, constatarlo: dai diamanti non nasce niente, dal letame sbocciano i fiori".

Le seguenti citazioni di Don Andrea Gallo sono tratte dai libri: Sono venuto per servire (2010), Il vangelo di un utopista (2011) e Come un cane in chiesa (2012).
Il posto di un prete è fra la gente: in chiesa, per strada, in fabbrica, a scuola,
ovunque ci sia bisogno di lui, ovunque la gente soffra, lavori, si organizzi,
lotti per i propri diritti e la propria dignità. (Andrea Gallo)
Sono venuto per servire
© Aliberti 2010 - Selezione Aforismario

Ce ne sono tanti, purtroppo, che sognano una casa, una famiglia, invece trovano l'abbandono, la disperazione. Non sono loro le vittime, sono io, siamo noi, perché non ci rendiamo conto dell'indifferenza.

Fin tanto che la Chiesa usufruirà di benefici e privilegi dal potere statale, dal potere economico, non sarà mai al servizio della verità.

Il posto di un prete è fra la gente: in chiesa, per strada, in fabbrica, a scuola, ovunque ci sia bisogno di lui, ovunque la gente soffra, lavori, si organizzi, lotti per i propri diritti e la propria dignità.

La chiesa nella polis, nella città, dovrebbe essere al servizio degli altri, standone al di sotto, accogliendo con gioia il confronto e aprendo le braccia a tutti.

La Chiesa può essere cristiana solo se è umana, cioè laica e povera.

La Chiesa è diventata come i politici: una casta.

L’oppresso deve prendere coscienza di se stesso.

L’ottavo vizio capitale: l’indifferenza.

Il cristiano si sporca le mani, non ha nulla da insegnare, ha da testimoniare.

La Chiesa continua a guardare a sé, per sé e con sé, confondendo fede e politica. Si arriva così, inevitabilmente, alla religione civile. Instrumentum regni, strumento di regno, la religione come strumento per tenere il popolo sottomesso, come nei secoli passati .

Il potere e i poteri sono contro Dio perché temono coloro che pensano.

La Chiesa alla domanda: "quando si commette il peccato mortale?" risponde: "Quando ci sono nel contempo materia grave, piena consapevolezza e deliberato consenso". Per me il peccato è assenza di amore.

Nulla salus extra ecclesiam, al di fuori della Chiesa non vi è salvezza. Non è vero che questo è quello che voleva Gesù.

Il vangelo di un utopista
© Aliberti 2011 - Selezione Aforismario

I cristiani non devono imporre nel mondo le proprie leggi, la tristezza, il risentimento e magari persino le armi... Dovremmo invece portare agli uomini il buon vino della vita senza conquistare gli altri con violenze o dogmi, bensì condividendo con tutti la parola di Gesù.

Gesù, umile e mite di cuore, non si è mai imposto a nessuno, mentre noi abbiamo la pretesa di appenderlo sul muro delle classi e degli edifici pubblici.

Gesù non ha scelto il Palazzo, ha scelto di nascere in una mangiatoia.

Con il crocifisso di Gesù, unico mediatore tra Dio e gli uomini, unico sacerdote, i cristiani con i loro pastori devono smascherare le disumanità, con la capacità di destare il salutare "scandalo" dell'Evangelo; devono avere il coraggio della denuncia profetica contro tutte le ingiustizie, con vigilanza e istanza critica, contro i rischi dell'assurgere del potere politico ed economico a idolo.

Il compito dei cristiani è di essere sale, luce, di illuminare sentieri possibili, di offrire indicazioni di senso, di speranza, di dialogo tra le culture e le civiltà, tra le religioni.

L'utopia è questo: quando sei convinto che a trecento metri ci sia quello che vuoi raggiungere, li percorri e ti rendi conto che l'utopia è trecento metri più in là, e così via. Per questo ti dici: "Allora è veramente irrealizzabile". Invece no, perché c'è un aspetto positivo: che si sta camminando, e quindi l'utopia si realizza strada facendo.

Tutti, credenti e non credenti, possono giungere al ritrovamento di un nuovo significato: cercare la verità e sperare sempre nella possibilità di un mondo migliore.

Come un cane in chiesa
Il Vangelo respira solo nelle strade
© Piemme 2012 - Selezione Aforismario

Ama il Signore dei cieli, ma ama anche il tuo fratello che vive sulla terra, che soffre come te, che ama come te. Perché solo attraverso il fratello che vedi potrai amare il Dio che non vedi.

Gesù non viene a chiamare i giusti, quelli che si credono “a posto”, ma i peccatori. Non i sani, ma i malati. E la medicina per la guarigione è la misericordia, quella fonte miracolosa che fa scattare la conversione del cuore.

Il nostro perbenismo ci porta spesso a scandalizzarci di fronte a minime manchevolezze, impedendoci di capire che la fame e l’ingiustizia sociale sono la vera bestemmia contro Dio.

I cristiani si sono appropriati indebitamente di Gesù. Il suo messaggio etico di giustizia e di amore è per tutti, nessuno escluso, e ci fa crescere in umanità.

I mass media descrivono le esperienze di volontariato assai più che in passato, ma ho l’impressione che tutto questo “parlare” venga confinato alle discussioni accademiche e burocratiche sulle leggi e su un welfare che andrebbe modificato radicalmente in Italia. Bisognerebbe piuttosto iniziare a parlare di solidarietà in termini di “etica della condivisione” e di pratica dell’amore vicendevole.

Il messaggio di Gesù è inequivocabile e la Chiesa non può dimenticarlo: il nostro atteggiamento di fronte ai poveri sarà giudicato alla fine dei tempi.

Il nostro perbenismo ci porta spesso a scandalizzarci di fronte a minime manchevolezze, impedendoci di capire che la fame e l’ingiustizia sociale sono la vera bestemmia contro Dio.

Il potere temporale della Chiesa rischia di allontanare sempre più gente dal Vangelo. La Chiesa ha fatto di se stessa un dogma, dimenticando di predicare gli insegnamenti di Gesù.

Il potere sa che se tiene l’oppresso e il povero nell'ignoranza avrà gioco facile. Se l’oppresso prende coscienza della propria condizione, allora matura e cresce.

L’amore non chiede un contraccambio. L’amore inonda tutto.

La fame e l’ingiustizia sociale sono la vera bestemmia contro Dio. Una bestemmia perpetrata, a volte, anche da chi si professa “buon cristiano”.

La fede non è una virtù secolare: non si può andare al supermarket a comprare la fede e neppure prendere la laurea in fede. Essa nasce e cresce sul terreno fertile dell’etica e dell’amore.

La Chiesa si ostina ad anteporre la legge all’amore, e a mettere al primo posto il corpus della tradizione anziché la comunione.

La parola che usavano i primi cristiani per esprimere il perdono era metanoia, che vuol dire letteralmente “tagliar la testa e metterne una nuova”, cioè cambiare idea, cambiar pensiero: questa è la vera penitenza, la vera conversione, la vera riconciliazione. Cambiare la testa e metterne una nuova: la dignità umana, la dignità dei figli e delle figlie di Dio, è a portata di mano. Cosa aspettiamo a prendercela?

La solidarietà va coltivata con pazienza, perché diventi un’attitudine costante e significativa della nostra condotta quotidiana. In Italia, negli ultimi anni, ho constatato una crescente diffusione delle attività di volontariato. L’ho notato in diverse situazioni: c’è la solidarietà nei casi di grave emergenza – terremoti, alluvioni – ma anche il sostegno economico ai paesi del terzo mondo, le adozioni a distanza, fino alle attività assistenziali di tante associazioni e gruppi di base che cercano di dare un aiuto a chi si trova senza lavoro, emarginato, malato...

Le parole di Gesù sono sovversive, indomabili, rivoluzionarie: soffocano nelle sagrestie e respirano sul marciapiede.

Noi siamo gli altri, e gli altri sono noi. Non c’è differenza alcuna tra individui, facciamo tutti parte della stessa famiglia umana.

Quando incontriamo un omosessuale, una prostituta o un peccatore, sovente noi cristiani abbiamo già il dito puntato contro, esprimiamo a priori un giudizio negativo, ma quello che è peggio è che nella nostra testa scatta il meccanismo della conversione: vieni da noi, se ti converti, sarai salvo. No! Com'è possibile ragionare ancora così? L’ansia di convertire e fare proseliti non l’aveva neppure Gesù, che infatti non ha certo inseguito il giovane ricco imponendogli di convertirsi. Lo ha lasciato libero.

Quando noi cristiani, compresi i vescovi, mossi dagli alti princìpi del Vangelo, interveniamo nelle questioni spinose della società con la predicazione, è un diritto legittimo. Però attenzione: senza avanzare il diritto di dettare un’etica pubblica per tutti i cittadini.

Se la Chiesa si dichiara cristiana e cattolica, cioè universale, dovrà essere una Chiesa povera. Nel senso che la sua opzione preferenziale dovrà essere, anzitutto, dare voce ai poveri. 

Frasi da interviste
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Chiunque incontri è tuo fratello, figlio, figlia; non ci sono fratelli e sorelle di serie B, C e D. Su tutte le difficoltà riguardanti l'immigrazione, dico: diamo prima l'accoglienza e poi le difficoltà le affronteremo.

Chi riconosce l'appartenenza alla famiglia umana, come fa a non aprire le porte? Poi io, come cristiano, come faccio a non essere accogliente? E io ti accolgo come sei, come persona, perché ancora prima di essere maschio, femmina, omosessuale o straniero, uno è persona, cioè un soggetto di autonomia. 

È difficile tener sempre la porta aperta, non è facile. C'è anche la paura... [...] Ma solo attraverso l'accoglienza, attraverso l'ascolto, attraverso la disponibilità, la generosità, si supera la paura.

I cristiani, se non sono accoglienti, non dicano che sono cristiani.

Io vedo che, quando allargo le braccia, i muri cadono. Accoglienza vuol dire costruire dei ponti e non dei muri.

Note
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