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Frasi e citazioni di don Lorenzo Milani

Selezione di frasi e citazioni di Don Lorenzo Milani (Firenze, 1923-1967), presbitero, scrittore, docente ed educatore cattolico italiano. La sua attività di prete è legata soprattutto all'esperienza didattica rivolta ai bambini poveri nella piccola scuola di Barbiana (borgo sperduto sui monti della diocesi di Firenze), portata avanti dal 1954 al 1967:
"La mia è una parrocchia di montagna. Quando ci arrivai c'era solo una scuola elementare. Cinque classi in un'aula sola. I ragazzi uscivano dalla quinta semianalfabeti e andavano a lavorare. Timidi e disprezzati. Decisi allora che avrei speso la mia vita di parroco per la loro elevazione civile e non solo religiosa. Così da undici anni in qua, la più gran parte del mio ministero consiste in una scuola".
Don Milani è diventato noto anche per le sue polemiche con intellettuali, politici e persino con la stessa Chiesa. Il suo libro Esperienze Pastorali fu oggetto di un decreto del Sant'Uffizio del 1958 che ne proibì la stampa e la diffusione:
"Io al mio popolo gli ho tolto la pace. Non ho seminato che contrasti, discussioni, contrapposti schieramenti di pensiero. Ho sempre affrontato le anime e le situazioni con la durezza che si addice al maestro. Non ho avuto né educazione, né riguardo, né tatto. Mi sono attirato contro un mucchio d'odio, ma non si può negare che tutto questo ha elevato il livello degli argomenti di conversazione e di passione del mio popolo".
Foto di don Lorenzo Milani
Dove è scritto che il prete debba farsi voler bene? A Gesù o non è riuscito o non è importato.
(Don Lorenzo Milani)

Esperienze pastorali
Libreria Editrice Fiorentina, 1958

Che il prete sia l'uomo che ha avuto la missione più alta non significa che essa riassuma tutte le altre fino a potersi a tutte sostituire. Dire così non è fede nel sacerdozio, ma superbia volgare. 

Del sacerdote la fede ci dice solo che è latore dei sacramenti. Solo per quelli è insostituibile. Per tutto il resto in genere un laico può fare come lui, anzi molto meglio di lui.

La nostra veste è di maestri e un maestro che insegna per ore ai giovani cose stupide e inutili pecca gravemente. 

La Chiesa coll'imporci il vestito nero intendeva che la sola vista del prete richiamasse alla mente pensieri di sacrificio, di mortificazione delle vogliuzze terrene, di ricerca delle gioie dello spirito e del premio in Paradiso. 

Con la parola alla gente non si fa nulla. Sul piano divino ci vuole la grazia e sul piano umano ci vuole l'esempio.

Dove è scritto che il prete debba farsi voler bene? A Gesù o non è riuscito o non è importato.

Gli atti coerenti sono i più vicini al suo cuore, ma un atto coerente isolato è la più grande incoerenza.

Per un prete, quale tragedia più grossa di questa potrà mai venire? Esser liberi, avere in mano Sacramenti, Camera, Senato, stampa, radio, campanili, pulpiti, scuola e con tutta questa dovizia di mezzi divini e umani raccogliere il bel frutto d'essere derisi dai poveri, odiati dai più deboli, amati dai più forti. Aver la chiesa vuota. Vedersela vuotare ogni giorno più. Saper che presto sarà finita per la fede dei poveri. Non vien fatto perfino di domandarti se la persecuzione potrà essere peggio di tutto questo?

L'obbedienza non è più una virtù
Documenti del processo di Don Milani, Libreria Editrice Fiorentina, 1965

Se voi avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri miei stranieri.

Se voi avete il diritto, senza essere richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi.

Le armi che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare, distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono nobili e incruente: lo sciopero e il voto.

Abbiamo dunque idee molto diverse. Posso rispettare le vostre se le giustificherete alla luce del Vangelo o della Costituzione. Ma rispettate anche voi le idee degli altri. Soprattutto se son uomini che per le loro idee pagano di persona.

La parola Patria è stata usata male molte volte. Spesso essa non è che una scusa per credersi dispensati dal pensare, dallo studiare la storia, dallo scegliere, quando occorra, tra la Patria e valori ben più alti di lei.

Chi difese più la Patria e l'onore della Patria: quelli che obiettarono o quelli che obbedendo resero odiosa la nostra Patria a tutto il mondo civile? 

Urgeva più che educaste i nostri soldati all'obiezione che all'obbedienza. L'obiezione in questi 100 anni di storia l'han conosciuta troppo poco. L'obbedienza, per disgrazia loro e del mondo, l'han conosciuta anche troppo.

In molti paesi civili (in questo più civili del nostro) la legge onora [gli obiettori di coscienza] permettendo loro di servir la Patria in altra maniera. Chiedono di sacrificarsi per la Patria più degli altri, non meno. Non è colpa loro se in Italia non hanno altra scelta che di servirla oziando in prigione.

Certo il luogo dei profeti è la prigione, ma non è bello star dalla parte di chi ce li tiene.

Auspichiamo che abbia termine finalmente ogni discriminazione e ogni divisione di Patria di fronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte le divise che morendo si son sacrificati per i sacri ideali di Giustizia, Libertà, Verità.

Preghiamo per quegli infelici che, avvelenati senza loro colpa da una propaganda d'odio, si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano.

Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci guardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il male, fra la verità e l'errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua vittima.

Un sacerdote che ingiuria un carcerato ha sempre torto. Tanto più se ingiuria chi è in carcere per un ideale. 

In quanto alla loro vita di giovani di domani, non posso dire ai miei ragazzi che l'unico modo di amare la legge è di obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando non sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate.

I care. È il motto intraducibile dei giovani americani migliori. Me ne importa, mi sta a cuore. È il contrario esatto del motto fascista Me ne frego.

La scuola è diversa dall'aula del tribunale. Per voi magistrati vale solo ciò che è legge stabilita. La scuola invece siede fra il passato e il futuro e deve averli presenti entrambi. È l'arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio: da un lato formare in loro il senso della legalità (e in questo somiglia alla vostra funzione), dall'altro la volontà di leggi migliori cioè il senso politico (e in questo si differenzia dalla vostra funzione).

In quanto alla loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei ragazzi che l'unico modo d'amare la legge è d'obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate.

La leva ufficiale per cambiare la legge è il voto. La Costituzione gli affianca anche la leva dello sciopero. Ma la leva vera di queste due leve del potere è influire con la parola e con l'esempio sugli altri votanti e scioperanti.

Non c'è scuola più grande che pagare di persona un'obiezione di coscienza. Cioè violare la legge di cui si ha coscienza che è cattiva e accettare la pena che essa prevede.

Anche la Patria è una creatura cioè qualcosa di meno di Dio, cioè un idolo se la si adora. Io penso che non si può dar la vita per qualcosa di meno di Dio.

A Norimberga e a Gerusalemme son stati condannati uomini che avevano obbedito. L'umanità intera consente che essi non dovevano obbedire, perché c'è una legge che gli uomini non hanno forse ancora ben scritta nei loro codici, ma che è scritta nel loro cuore.

Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto. A questo patto l'umanità potrà dire di aver avuto in questo secolo un progresso morale parallelo e proporzionale al suo progresso tecnico.

La non-violenza non è ancora la dottrina ufficiale di tutta la Chiesa. Mentre la dottrina del primato della coscienza sulla legge dello Stato lo è certamente.

Io ho fiducia nelle leggi degli uomini. Nel breve corso della mia vita mi pare che abbiano progredito a vista d'occhio. Condannano oggi tante cose cattive che ieri sancivano. Oggi condannano la pena di morte, l'assolutismo, la monarchia, la censura, le colonie, il razzismo, l'inferiorità della donna, la prostituzione, il lavoro dei ragazzi. Onorano lo sciopero, i sindacati, i partiti.

Seguiterò a insegnare ai miei ragazzi quel che ho insegnato fino a ora. Cioè che se un ufficiale darà loro ordini da paranoico hanno solo il dovere di legarlo ben stretto e portarlo in una casa di cura.

Lettera ad una professoressa
Libreria Editrice Fiorentina, 1967

Il sapere serve solo per darlo. «Dicesi maestro chi non ha nessun interesse culturale quando è solo».

Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia.

Meglio un professore all'antica, d'uno che crede di essere moderno perché ha mutato le etichette.

Non c'è nulla che sia ingiusto quanto far le parti eguali fra disuguali.

La scuola ha un problema solo. I ragazzi che perde. 

Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno [i ragazzi svantaggiati]. Ma se si perde loro, la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati.

Se si perde loro (gli ultimi) la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati.

Non c'è nulla sul giornale che serva ai vostri esami. È la riprova che c'è poco nella vostra scuola che serva nella vita.

Oggi arrivare a terza media non è un lusso. È un minimo di cultura comune cui ha diritto ognuno. Chi non l’ha tutta non è Eguale.

Fai strada ai poveri senza farti strada.

Una scuola che seleziona distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mezzo d'espressione. Ai ricchi toglie la conoscenza delle cose.

Gli uomini hanno bisogno d’amarsi anche al di là delle frontiere. Dunque bisogna studiare molte lingue e tutte vive.

È solo la lingua che fa eguali. Eguale è chi sa esprimersi e intende l’espressione altrui. Che sia ricco o povero importa meno. Basta che parli.

Frasi attribuite
[Vedi "Citazioni Errate" su Aforismario].

A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca.

L'operaio conosce trecento parole, il padrone ne conosce mille: per questo è il padrone.

Ogni parola che non imparate oggi è un calcio nel culo che prenderete domani.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Giovanni BoscoCornelio FabroAndrea Gallo