Frasi e riflessioni di Gianfranco Ravasi

Selezione delle frasi più belle e delle citazioni più significative di Gianfranco Ravasi (Merate 1942), cardinale, arcivescovo, teologo e biblista italiano.

Foto di Gianfranco Ravasi
Ci sono non credenti che servono Cristo senza conoscerlo
e cristiani che lo conoscono senza servirlo. (Gianfranco Ravasi)

Ritorno alle virtù
© Mondadori, 2005

Le virtù sembrano essersi dissolte come nebbia di un passato moralistico per lasciare spazio al successo sfolgorante raggiunto senza tante remore, alle apparenze provocatorie e non di rado al vizio sfacciato, presentato come libertà, assenza di complessi e di coercizioni. Siamo certo ben lontani dalla convinzione del filosofo e poeta statunitense Ralph Waldo Emerson che in uno dei suoi Saggi (1841) non esitava a scrivere che "l'unico premio della virtù è la virtù".

Le parole del mattino
© Mondadori 2011 - Selezione Aforismario

C'è il detto proverbiale secondo il quale se dai una mano, ti prendono il braccio. È un'esperienza, ahimè, quotidiana che colpisce proprio i buoni, i generosi. Ci si imbatte spesso in una spudoratezza che rasenta l'indecenza e l'arroganza: ci sono persone che esigono senza nessun diritto o titolo e non danno tregua fino alla meta raggiunta.

È facile asciugare le lacrime di un amico, è più difficile stare in platea e applaudirlo senza gelosia nel momento del trionfo. L'amico perfetto è colui che non ha il tarlo dell'invidia a rodergli il cuore.

I condomìni, con le loro porte blindate, incarnano una sconfitta dell'umanità che non si stringe più la mano sospettando che in quella dell'altro si celi un'arma. Sono piccoli mondi fatti di solitudini che convivono solo spazialmente. Ecco, allora, la necessità di una paziente opera di ricostruzione dell'incontro, del dialogo, dell'uscire in cortile e sulla piazza per ritrovare la capacità di stare insieme, di parlare e di ascoltare, di guardarsi in viso e negli occhi, e forse di amarsi.

La rincorsa al successo è così frenetica che, pur di essere al centro dell'attenzione pubblica, stormi di miserabili si presentano a programmi televisivi infami e impudicamente svuotano le loro intimità fisiche e spirituali.

Le mani di Dio non sono solo bianche, ma hanno tutti i colori della pelle dell'umanità. Per questo, se vuoi stringerle, non devi esitare a tenere nella tua la sua mano nera o gialla o rossa. È, infatti, con le mani dei giusti di tutta la terra che Dio coltiva i campi della preghiera, fa sbocciare la giustizia, fa maturare i frutti della speranza trasformando il mondo in un giardino di pace.

Molti sono convinti che quanto più si è sofisticati, elaborati, ornati tanto più si è prestigiosi, ammirati, belli. In realtà, la qualità più difficile da raggiungere è la semplicità, che è essenzialità. Essa colpisce con un solo sguardo e soltanto la persona superficiale la scambia per povertà.

Non sarebbe forse il caso ogni giorno di spegnere il vaniloquio almeno per un po' e di costruirsi attorno una piccola oasi di silenzio, di lettura, di riflessione?

Purtroppo ai nostri giorni la superficialità è una divisa indossata con orgoglio, l'arroganza dell'insipiente è rispettata e considerata segno di decisionismo e persino di acutezza.

Sarà un genere letterario parlare male dei politici, ma bisogna riconoscere che essi fanno di tutto per meritarselo.

L'incontro
© Mondadori, 2013

L'anima che riduce al minimo la preghiera rimane asfittica; se esclude ogni invocazione, lentamente si strangola.

La fede, come l'amore, non occupa solo alcune ore dell'esistenza, ma ne è l'anima, il respiro costante.

Pregare è anche un'arte, un esercizio di bellezza, di canto, di liberazione interiore. È ascesi e ascesa, è impegno rigoroso, ma anche volo lieve e libero dell'anima verso Dio.

Articoli
Su Avvenire e Jesus.

Con lo sguardo si è più indifesi e sinceri, si dicono emozioni interiori e verità che le parole vorrebbero celare e persino contraddire.

L'amore è un canale di conoscenza diverso da quello della ragione e per questo in esso non si deve "dimostrare" tutto, "spiegare" ogni cosa.

Se non si conosce l'amore nel senso pieno e assoluto del termine, si può essere allegri ma non veramente felici, si può godere ma non si conosce la gioia, si può agire ma non creare.

I mezzi di comunicazione di massa ci insegnano tutto sulle mode e i modi di vivere, ma ignorano il significato dell'esistere, l'inquietudine della ricerca interiore, le interrogazioni sull'oltre e sull'"altro" rispetto a noi e al nostro orizzonte.

L'ateismo drammatico – che, peraltro, ha sollecitato persino una "teologia della morte di Dio" – è ormai quasi del tutto scomparso. Ciò che al massimo sopravvive sono gli sberleffi sarcastici di certi atei di moda, alla Odifreddi, Onfray, Hitchens, tanto per distribuirne i nomi secondo le principali aree linguistiche.

Discorsi
Siamo certamente più evoluti delle bestie; ma sappiamo anche precipitare in abissi di assurdità, di ferocia e di brutalità da lasciarci dubbiosi di un simile primato. Ci siamo assegnati il titolo di re del creato, ma spesso siamo solo tiranni implacabili.

Fonte sconosciuta
Agli operatori di pace a tutti i livelli è destinata una promessa: saranno riconosciuti come figli di Dio.

Ci sono non credenti che servono Cristo senza conoscerlo e cristiani che lo conoscono senza servirlo.

Contro l’aggressione continua della civiltà del benessere il cristiano è invitato oggi a costruire la genuina scala dei valori delle scelte. Incubi, stress, angoscia nascono da questa maniacale ricerca di feticci, di cose, di denaro e di godimento immediato. Le cose e l’allegria sono dotate di senso solo quando sono inserite in un quadro autentico di valori. Colui che si lega col cuore alle cose morte diventa partecipe del loro destino.

L'indifferentismo religioso è tendenzialmente il nome nuovo e più pericoloso dell'ateismo nella società secolarizzata contemporanea.

La bellezza della vita è proprio nel saper vivere contemporaneamente come se tutto fosse donato e guidato dall'alto e come se tutto dipendesse da noi, in un dosaggio che non è certo paritetico ma che necessita di entrambe le componenti.

La Chiesa deve stare col Cristo crocifisso, quindi dalla parte di tutti i crocifissi, gli umiliati, i deboli, gli oppressi. Il suo trionfo non è quello imperiale di certi affreschi rinascimentali ma quello umile e sofferente della croce, il vero trionfo che libera e salva.

Le virtù cristiane che fluiscono dall'amore sono la speranza che vince il pessimismo, la dolcezza e il rispetto che piegano l’odio e il fanatismo, la coerenza che permette di rispondere a chi ci chiede ragione della speranza che è in noi, la costanza che sa sostenere lo spirito anche nelle oscurità della prova.

Perdonare fa parte di quella particolare «economia» dell'amore che non calcola, ma dona, e proprio così moltiplica i suoi effetti.

Perdonàti da Dio e dagli altri, perdoniamoci a vicenda: è questo l'impegno morale cristiano che ha, però, ancora una volta una sua radice naturale, profondamente umana.

Tutti ci crediamo intelligenti e quindi facciamo fatica a riconoscere di aver preso abbagli, di essere incappati in cantonate solenni, di aver commesso spropositi. Spesso chi è più intelligente fa errori ancor più clamorosi. Ecco, allora, la prima lezione: l'intelligenza non ci salva dagli sbagli e quindi bisogna sempre alimentare la nostra riserva - di solito molto piccola - di umiltà.

Un po' di digiuno della lingua sarebbe una cura dell'anima più necessaria di quella del corpo.

Note
Vedi anche frasi e citazioni teologiche di: Vito Mancuso - Vittorio Messori - Sergio Quinzio

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