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Aforismi, frasi e citazioni di Giorgio Manganelli

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Giorgio Manganelli (Milano 1922 - Roma 1990), scrittore, giornalista, traduttore e critico letterario italiano. Ha scritto Manganelli in Il rumore sottile della prosa: "Perché io scrivo? Confesso di non saperlo, di non averne la minima idea e anche che la domanda è insieme buffa e sconvolgente. Come domanda buffa, avrà certamente delle risposte buffe: ad esempio, che scrivo perché non so fare altro; o perché sono troppo disonesto per mettermi a lavorare".

Secondo Giuseppe Panella, "Giorgio Manganelli è stato probabilmente uno degli scrittori più straordinari e meno considerati della letteratura italiana del Novecento. Nessuna storia del dopoguerra letterario può fare a meno di citarlo e di considerarlo come uno degli esiti migliori del passaggio culturale e stilistico tra le due guerre, eppure i suoi libri e le sue invenzioni narrative sono ben lungi dall'ottenere l'attenzione dei lettori così come meriterebbero".

La maggior parte delle seguenti citazioni di Giorgio Manganelli sono tratte da: La letteratura come menzogna (1967), Lunario dell'orfano sannita (1973), Pinocchio: un libro parallelo (1977), Antologia privata (1989), Il rumore sottile della prosa (1994), Improvvisi per macchina da scrivere 1973-1988 (postumo).
Un lettore professionista è in primo luogo chi sa quali libri non leggere.
(Giorgio Manganelli)
La letteratura come menzogna
© Feltrinelli 1967 - Selezione Aforismario

Letteratura. Quando getta via la propria anima trova il proprio destino.

Gli intellettuali. Questo risibile quinto stato.

Un linguaggio è un gigantesco "come se".

Non v'è dubbio: la letteratura è cinica. Non v'è lascivia che le si addica, non sentimento ignobile, odio, rancore, sadismo che non la rallegri, non tragedia che gelidamente non la ecciti, e solleciti la cauta, maliziosa intelligenza che la governa. […] Corrotta, sa fingersi pietosa; splendidamente deforme, impone la coerenza sadica della sintassi; irreale, ci offre finte e inconsumabili epifanie illusionistiche. Priva di sentimenti, li usa tutti. La sua coerenza nasce dall'assenza di sincerità. Quando getta via la propria anima trova il proprio destino.

"Aver ragione" è la naturale vocazione della follia.

Lo scrittore sceglie in primo luogo di essere inutile.

Solo l’ironia riesce a cogliere di spalle gli dèi.

Lunario dell'orfano sannita
© Einaudi 1973

Come staremmo bene, qui, se noi fossimo altrove!

Un lettore professionista è in primo luogo chi sa quali libri non leggere.

Già il fatto che un libro sia un romanzo non depone a suo favore, è un connotato lievemente losco, come i berretti dei ladruncoli, i molli feltri dei killers, gli impermeabili delle spie.

Non conosco migliore scuola di anarchia del matrimonio indissolubile.

La condizione d'italiano espatriato attiva il complesso dell'orfano sannita, un che di sventurato e diffidente, di irto e rusticamente astuto.

A e B
© Rizzoli 1975

Io amo i poveri, e soffrirei in un mondo senza poveri; i poveri sono le brioches dell'anima. 

L'importante è proporre delle ipotesi. Nessuna attività è più nobile di questa, più degna dell'uomo.

Pinocchio: un libro parallelo
© Einaudi 1977

È inganno tipografico, che una pagina abbia lo spessore esiguo su cui, su entrambi i lati, si stampa. Direi che la pagina comincia da quella esigua superficie in bianco e nero, ma si dilunga e si dilata e sprofonda, ed anche emerge e fa bitorzoli, e cola fuori dai margini.

Nessun libro finisce; i libri non sono lunghi, sono larghi.

È incredibile la quantità di cose che riesce a fare gente che non è mai nata: Romolo fondò Roma, Noè fece l'Arca, Robinson sopravvisse per vent'anni in un'isola deserta, con lo scomodo aggiuntivo di muoversi tra pagine e parole di un grosso libro, due volumi. Quale stupendo espediente dell'anima è, ad esempio, l'autobiografia immaginaria, o l'autobiografia anonima; e nella autobiografia tradizionale, chi è il personaggio e chi l'autore?

Dall'inferno
© Rizzoli 1985

Come puoi pretendere di sapere dov'è il labirinto, visto che tutto è il labirinto?

Antologia privata
© Rizzoli 1989

Non credetegli quando dicono che lo scrittore deve adoperare una lingua che tutti devono capire. Non la deve capire nessuno! Figurarsi. Devono leggerla, rileggerla; sennò quale sarebbe la polivalenza linguistica dello scrittore nel tempo?

Chi fa un viaggio rischia di arrivare.

Qualche volta l'equilibrista mette il piede in fallo. Ma il pubblico non ha pietà; fischia, ed è giusto.

Nella nostra cultura noi non riusciamo a pensare al paradiso, per il momento, se non come una variante particolarmente luminosa del nulla.

Non abbiamo mai conosciuto dinosauri, ma senza di loro saremmo diversi. Non riusciamo a stare mai a lungo senza parlare dei nostri sconosciuti amici. Oziamo al caffè, leggiamo libri futili, ci interroghiamo sull'aldilà, andiamo a votare, ascoltiamo Brahms; poi, d'un tratto, l'antica tarantola ci morde: che ne è dei dinosauri?
Un linguaggio è un gigantesco "come se". (Giorgio Manganelli)
Improvvisi per macchina da scrivere
© Leonardo 1989 - Selezione Aforismario

Io amo le macchine imprecise, i computer che sbagliano, i semafori che s'incantano.

I miei rapporti con gli animali sono corretti ma un poco freddi. Dico talvolta: «Ciao gatto», e poi mi vergogno per avergli dato del tu.

Il cane di città è un intellettuale integrato; conosce i semafori, attraversa la strada con competenza pedonale, non di rado si attiene alle strisce. Nella sua dissennata devozione per l’essere umano, procede con cautela, mai discostandosi troppo dal «padrone».

Oggi non è il mio primo giorno di scuola. Non indosso grembiuli che mal si accorderebbero con la mia mole, la mia dignità generica, i miei occhiali pensosi, che sono la mia parte più squisitamente intellettuale. Sono esentato dalla marmellata, dai quaderni, dalle campanelle, e nessun bidello, nell'intera penisola, ha alcun potere su di me. Dal punto di vista della scuola, e di questo, fatale, iniziatico primo giorno, io sono un uomo libero. Non è un risultato da poco, e qualcuno vorrà sapere come mai io, che sono, tutto considerato, un inetto, sia riuscito a tanto. Il metodo è semplice: invecchiando.

La palude definitiva
© Adelphi 1991 (postumo)

Grande è il fascino del labirinto, la sua severa inclinazione a porre domande assolute, e insieme a porle in modo indiretto, elusivo, quasi ludico, furbo, infantile. Ogni strada è una strada, ma è anche una allucinazione, una strada verso un obiettivo, così pare, ma poiché l’obiettivo, quale sia, non è mai conseguito, eccetto che nel caso in cui si tratti di una ulteriore strada, è possibile che ogni strada sia un inganno, una giarda, una arcatura, per suggerire, grazie ad un menzognero ideogramma tracciato nel buio, che dopo tutto sarebbe saggio che non mi muovessi affatto.

Il rumore sottile della prosa
© Adelphi 1994 (postumo) - Selezione Aforismario

La fantasia è labirintica. Il punto di arrivo può essere più indietro del punto di partenza.

Lo scrittore è colui che è sommamente, eroicamente incompetente di letteratura. 

Alla letteratura è essenziale evitare questo rapporto diretto: essa non parla al lettore, meno che mai al suo cuore; al contrario, gli si presenta, ma non gli si offre, gli impone la fatica di cercare un contatto; lo frusta, lo elude; non risponde alle sue domande.

In definitiva, ha qualcosa da insegnare solo chi non vuole insegnare.

La letteratura, ben lungi dall'esprimere la "totalità dell'uomo", non è espressione, ma provocazione; non è quella splendida figura umana che vorrebbero i moralisti della cultura, ma è ambigua, innaturale, un poco mostruosa. Letteratura è un gesto non solo arbitrario, ma anche vizioso: è sempre un gesto di disubbidienza, peggio, un lazzo, una beffa; e insieme un gesto sacro, dunque antistorico, provocatorio.

Malgrado la vasta e attendibile documentazione scientifica, le cifre ed i grafici, l’enciclopedia resta, a mio avviso, un genere letterario, vicino, almeno quanto i nonsense, ai carmina, agli incantamenti; è, insomma, magia razionalizzata.

Sono libero di credere o non credere in Dio, ma devo salire sul tram dalla parte destra, portiera di fondo.

Il romanzo mi pare impresa monoteista.

Sappiamo che I Promessi Sposi ebbero un successo clamoroso: non fu un successo senza conseguenze: giacché pochi libri, forse nessuno dei nostri ultimi centocinquant'anni, venne letto così a sproposito, fino a farne quella ripugnante, edificante epopea degli umili e della Provvidenza, che lo ha reso illeggibile a generazioni di ex liceali.

Una parola è un incantamento, una evocazione allucinatoria, non designa una 'cosa', ma la cosa diventa parola.

Lo scrittore deve adescare, non deve raccontare niente, non ha nessun compito di trasmettere verità. 

Non c'è al mondo oggetto librario più fascinoso, seducente, innamorativo di una Enciclopedia. 

Sia onore alla Ripetizione e all'Anacoluto! Il regno della Rettorica non conoscerà altra fine che la fine del mondo.

Rileggere è una esperienza che non ha nulla a che fare con il leggere. […] La prima lettura può essere anche un innamoramento; ma esistono delizie di amorosità mentale che si abbandonano solo dopo anni di solidarietà, di complicità.

Questi libri che hanno esigua storia hanno talora, non sempre, una pagina; cioè, sono intensamente scritti. Posso dimenticare i nomi dei protagonisti, ma mi resterà in mente il rumore sottile della prosa.

In generale direi che rendere difficile il lavoro del tipografo è sempre una buona cosa.

Un mio amico diceva: "è necessario scrivere, non è necessario pubblicare"; verità di un certo livello di profondità, che ritroviamo nel suo contrario, quello che sto scrivendo: "è necessario pubblicare, non è necessario scrivere". A dimostrazione della fondatezza del mio assunto, mi permetterò di offrire al tipografo una riga inesistente:

come avete visto, la riga non c'è.

Il delitto rende ma è difficile
© Comix 1997 - Selezione Aforismario

La vita è e deve essere un negativo dei sogni. 

Le parole usate per servire a qualcosa si vendicano.

Non si può avanzare che retrocedendo. 

Finché c'è al mondo un bimbo che muore di fame, fare letteratura è immorale.

Quale follia partorire fanciulli in una società che ha perso il gusto dell'antropofagia.

L'isola pianeta e altri settentrioni
© Adelphi 2006 (postumo)

Ogni viaggio comincia con un vagheggiamento e si conclude con un invece.

Ti ucciderò, mia capitale
© Adelphi 2011 (postumo)

Dio non c'è. Puoi cavare le viscere a tua sorella, puoi limare il cranio d'una bambina fino a fare spiccinare il cervello, puoi cuocere il tuo migliore amico, cavare le unghie i denti gli occhi il fegato di tuo padre, puoi giacere – se ci riesci – con tutte le tue consanguinee e nemmeno la scriminatura si muoverà a quel lucido, correttissimo, urbanissimo niente che è Iddio.

La penombra mentale
Interviste e conversazioni 1965-1990 (a cura di Roberto Deidier), 2001
© Editori Riuniti

Su un’immagine di labirinto che è stata trovata a Roma su un sarcofago, stava scritto in greco: «Ho imparato che la via diritta è il labirinto». Credo non vi sia nulla da aggiungere.

Fonte sconosciuta
Selezione Aforismario

Detesto il concetto di vacanza intelligente, che recentemente ha avuto gran successo; mi pare presupponga che l’anno sia tutto idiota, eccetto quei quaranta giorni.

In generale, gli scrittori sono convinti segretamente di essere letti da Dio.

L'uomo vive di pane e pigiama.

Serve a qualcosa il paradiso? o la sua perfezione include l'inutilità?