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Aforismi, frasi e citazioni di Luciano Bianciardi

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Luciano Bianciardi (Grosseto 1922 - Milano 1971), scrittore, giornalista, traduttore e saggista italiano. La maggior parte delle seguenti citazioni di Luciano Bianciardi sono tratte da: La vita agra (1962), Non leggete i libri, fateveli raccontare (1967) e Il traduttore (1969).
Il metodo del successo consiste in larga misura
nel sollevamento della polvere. (Luciano Bianciardi)
Il lavoro culturale
1957

Il problema delle origini ha sempre sedotto e affaticato la mente di saggi, sapienti e intellettuali: origini dell'uomo, delle specie, della società; origini del male e della disuguaglianza. Dalle origini di una città o di una religione si son calcolati gli anni, e dire "originale" significa riconoscere un merito. Insomma pare − e chissà poi per quale ragione − che alla gente importi più del passato, del remoto passato, incapace ormai di far male ad alcuno, che dell'avvenire, del prossimo avvenire, sempre, come ben sappiamo, minaccioso e incombente.

Ci avevano allevati dunque per questo, per comandare, cinquanta soldati, cinquanta contadini, e portarli a sparare contro altri cinquanta soldati, cinquanta contadini?

L'integrazione
1960

Fra queste due Italie per diverso motivo depresse, come suol dirsi oggi, la nostra Italia di mezzo non riesce a trovare la mediazione.

La vita agra
1962 - Selezione Aforismario

Il metodo del successo consiste in larga misura nel sollevamento della polvere.

Il coito si è ridotto, per la stragrande maggioranza degli utenti, a pura rappresentazione mimica, a ripetizione pedissequa e meccanica di positure, gesti, atti, trabalzamenti, in vista dell'evacuazione seminale, unico fine ormai riconoscibile e legalmente esigibile. Il resto non conta, il resto è puro simbolo che serve a spingerti all'attivismo vacuo. 

I grossi dirigenti hanno almeno due segretarie generali, ciascuna delle quali mette poi al mondo per partenogenesi due segretariette più piccine, e avanti così, per geminazione

I medici, oltre tutto, anche se parlano di scienza sono sempre stregoni, stregoni cattolici per giunta, e cioè interpretano la malattia come una conseguenza sintomatica del peccato, cominciano a dire lei ha bevuto troppo, lei ha mangiato troppo, lei ha fumato troppo, lei ha scopato troppo, e il male le è venuto appunto per punirla del peccato, e ora il peccato lei lo sconta soffrendo, e ancora lo sconterà curandosi, perché la cura è efficace se punisce il peccato, cioè se è lunga, costosa, dolorosa e fastidiosa. Il purgatorio moderno è fatto di purghe, di iniezioni, di interventi chirurgici.

Il contadino si muove lento, perché tanto il suo lavoro va con le stagioni, lui non può seminare a luglio e vendemmiare a febbraio.

I tacchi a spillo sono stati inventati per spostare il baricentro della figura femminile, dandole così un portamento sessuato e cattivante. Allo stesso scopo in Cina scorciavano un tempo i piedi alle bambine, così da grandi avrebbero avuto il baricentro spostato, e l'andatura di cui si diceva sopra. Tutto questo vale purché l'incesso della donna sia lento e armonico. Se invece la donna vuole essere, oltre che sessuata, efficiente, e sui tacchi a spillo ci va di premura, di prescia, di fretta insomma, allora lo spostamento di baricentro provoca una scossa sgraziata che si scarica sulle gote e le fa sconciamente vibrare.

Io, lo giuro, non ho paura della morte, ma l'agonia sì, mi fa paura, specialmente quando dura anni, e ti mozza il lavoro, e tu stai male, avresti bisogno di riposarti e di guarire, e invece continuano a tafanarti i padroni di casa, i letturisti della luce, Mara con la comunione e le palline del bimbo, le tasse, i rappresentanti di commercio, i datori di lavoro, i medici, i farmacisti, le cambiali, gli esattori dell'abbigliamento. L'agonia continua fino a che a tutti costoro sembri che ci sia il modo di levarti di corpo qualcosa ancora, e fino a che tu abbia la forza di continuare. Poi lasciano che tu muoia.

La politica, come tutti sanno, ha cessato da molto tempo di essere scienza del buon governo, ed è diventata invece arte della conquista e della conservazione del potere.

La lotta politica, cioè la lotta per la conquista e la conservazione del potere, non è ormai più – apparenze a parte – fra stato e stato, tra fazione e fazione, ma interna allo stato, interna alla fazione.

Mentre l'uomo ha sulle spalle millenni di storia faticosa e ingrata, la donna esce appena oggi dalla soggezione, fresca e riposata, carica di energia e di voglia di rifarsi contro l'oppressore maschio.

Mentre vado elaborando le linee teoriche di questo mio neocristianesimo a sfondo disattivistico e copulatorio, io debbo difendermi e sopravvivere. 

Non basta sganasciare la dirigenza politico-economico-social-divertentistica italiana. La rivoluzione deve cominciare in interiore homine. Occorre che la gente impari a non muoversi, a non collaborare, a non produrre, a non farsi nascere bisogni nuovi, e anzi a rinunziare a quelli che ha. 

Se uno è costretto per nascita e malasorte a lavorare, meglio che lavori di continuo finché non muore, e se ne stia fermo sul posto di lavoro. Io non capisco tanta gente che sgobba per farsi la casa bella nella città dove lavora, e quando se l'è fatta sgobba ancora per comprarsi l'automobile e andare via dalla casa bella.

Andando in centro trovi sì qualche conoscenza, ma ti accorgi subito che la tua conoscenza è un fatto puramente ottico. Non trovi le persone, ma soltanto la loro immagine, il loro spettro, trovi i baccelloni, gli ultracorpi, gli ectoplasmi. 

Sembra che tutti ci credano, a quest'altro miracolo balordo: quelli che lo dicono già compiuto e anche gli altri, quelli che affermano non è vero, ma lasciate fare a noi e il miracolo ve lo montiamo sul serio, noi. È aumentata la produzione lorda e netta, il reddito nazionale cumulativo e pro capite, l'occupazione assoluta e relativa, il numero delle auto in circolazione e degli elettrodomestici in funzione, la tariffa delle ragazze squillo, la paga oraria, il biglietto del tram e il totale dei circolanti su detto mezzo, il consumo del pollame, il tasso di sconto, l'età media, la statura media, la valetudinarietà media, la produttività media e la media oraria al giro d'Italia. Tutto quello che c'è di medio è aumentato, dicono contenti. E quelli che lo negano propongono però anche loro di fare aumentare, e non a chiacchiere, le medie; il prelievo fiscale medio, la scuola media e i ceti medi. Faranno insorgere bisogni mai sentiti prima. Chi non ha l'automobile l'avrà, e poi ne daremo due per famiglia, e poi una a testa, daremo anche un televisore a ciascuno, due televisori, due frigoriferi, due lavatrici automatiche, tre apparecchi radio, il rasoio elettrico, la bilancina da bagno, l'asciugacapelli, il bidet e l'acqua calda. A tutti. Purché tutti lavorino, purché siano pronti a scarpinare, a fare polvere, a pestarsi i piedi, a tafanarsi l'un con l'altro dalla mattina alla sera. Io mi oppongo.

Non leggete i libri, fateveli raccontare
1967 - Selezione Aforismario

L’operaio è fatto esattamente come ogni altro uomo, e perciò vuole esattamente quel che vogliono gli altri, in quel determinato momento storico: il frigorifero, l’utilitaria, la camicia bianca, la domestica a ore e i film di James Bond.

Chi regala è un signore, chi si fa pagare male è un pitocco. 

La città sopporta e ama il suo pazzerello, ma non oltre la misura di uno alla volta, la stessa misura valida per il sindaco. Con questa differenza, che il sindaco cambia ogni quattro anni, mentre il matto ufficiale resta in carica per tutta la vita.

Lo studio attento delle tattiche calcistiche moderne può giovare anche all'intellettuale, come giova al politico, al sacerdote, al dirigente, a chiunque insomma debba vivere in mezzo agli uomini e intenda prosperarvi.

Gli uomini che sono andati a letto con la stessa donna, anche se non contemporaneamente, sono tutti imparentati fra di loro.

Parrà strano, ma nel mondo delle lettere il peggior peccato di uno scrittore consiste nello scrivere.

Solitamente i critici da noi parlano poco del libro o spettacolo o dipinto che dovrebbero recensire. Più che altro parlano di sé.

Non si commetta lo sbaglio di credere che la pubblicità di un libro si faccia realmente nella stanzetta che ha sulla porta il cartellino «ufficio stampa». No, la pubblicità vera si fa dopo cena nei salotti giusti, fra un whisky e l’altro, in poltrona, discorrendo straccamente di letteratura con le persone che contano.

Il traduttore
1969

Il buon traduttore, se vuol lavorare in economia, deve avere una curvatura mentale particolarissima, per cui la frase straniera, mentre la legge, gli si rovescia subito nell'equivalente frase italiana.

Le traduzioni, ha detto qualcuno, se vogliono essere belle, debbono anche essere infedeli. Perché? Proprio perché è cattivo traduttore quello che, volendo restare fedelissimo al testo, adopera alla fine un italiano contorto e striminzito, che infastidisce il lettore. Una certa dose di libertà occorre, se si vuol rendere in bell'italiano un bello scritto straniero. Fedeltà allo spirito più che alla lettera.

Viaggio in Barberia
1969

Tu credi, europeo marcio, di amare il deserto, la natura, la campagna, ma poi dici "finalmente" quando ricompaiono i segni dell'odiata civiltà. 

Libro di Luciano Bianciardi consigliato
La vita agra
Editore Bompiani, 2001

Milano 1962: il miracolo economico, la febbre dei consumi, la strategia aziendale, la disumanità dei rapporti, le delusioni politiche, il bisogno di denaro (i dané), il tram e la televisione, gli scocciatori telefonici e gli scaldabagni esplosivi, la nebbia e i lavori stradali e gli automobilisti viperini del lunedì e lo sciroppo alla codeina - droga casalinga contro la tosse della nevrosi a poco a poco stringono in una morsa irresistibile e grottesca l'intellettuale anarchico venuto dalla provincia, col candido proposito di far saltare in aria la sede di una grande società chimico.mineraria. Il poveretto soccombe, prosciugato e strizzato ben bene di tutti i suoi umori, i suoi ideali, i suoi nonconformismi: si rifugia nel sonno, che gli consente, per sei ore, di non esistere. "La vita agra" di Bianciardi è stato il primo romanzo italiano della contestazione, la prima rilevante testimonianza letteraria di uno stato di profondo malessere politico, sociale ed esistenziale. A più di dieci anni di distanza dalla sua prima comparsa, questo libro amaro e divertentissimo, garbato e feroce, suscita interrogativi e confronti scottanti.