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Aforismi, frasi e citazioni di Edoardo Albinati

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Edoardo Albinati (Roma 1956), scrittore, poeta e aforista italiano. Edoardo Albinati lavora come insegnante nel penitenziario di Rebibbia, esperienza narrata nel diario Maggio selvaggio. Ha scritto alcune sceneggiature, tra cui due film per Matteo Garrone e Marco Bellocchio. Tra gli ultimi libri pubblicati ricordiamo Tuttalpiù muoio, con Filippo Timi, e Vita e morte di un ingegnere. Con La scuola cattolica, ha vinto il premio Strega 2016. Le seguenti citazioni di Edoardo Albinati sono tratte dai libri: Orti di guerra (2007) e La scuola cattolica (2016).
In un paese di vecchi e nuovi credenti, mi trovo a mio agio con ragazzi
di diciassette anni che non credono a nulla. (Edoardo Albinati)
Orti di guerra 
© Fazi 2007 - Rizzoli 2017 - Selezione Aforismario

Orto di guerra: piccolo appezzamento che, in tempo di guerra, viene ricavato da un giardino o da un parco pubblico per potervi coltivare ortaggi, verdure, legumi, e così sfamare la popolazione. Espediente tipico di un’economia di sopravvivenza. Qualsiasi spazio diventa buono per seminare: minuscoli orti di guerra si possono persino fare in casa, nella vasca da bagno, nel bidet o dentro scatole di scarpe.

In un paese di vecchi e nuovi credenti, mi trovo a mio agio con ragazzi di diciassette anni che non credono a nulla. 

La lettura preferita di mio nonno era l'Apocalisse, ma forse preferita non è la parola giusta, visto che lo turbava tanto che si ammazzò. 

In loro, nel loro corpo, era presente un'altissima percentuale di carne di porco, di cui si sono nutriti per tutta la gioventù sotto forma di prosciutti, salami, culatelli, ciccioli, lonza e sanguinaccio. 

Brutto segno, in politica, quando alla borghesia si scalda il cuore. Io la preferisco fredda, sensata, arida, come si conviene. 

Gli occhi degli angeli di pietra sono colmi di lacrime pisciate dai piccioni. 

Dio prese il monte Sinai, lo sollevò in aria e disse al popolo eletto: "Osservate la mia legge, o ve lo rovescio sul cranio". 

Nessuno è disposto a perdonare un innocente: ed egli deve vergognarsi di fronte ai suoi persecutori. I preti cancellano le colpe di chi ha sbagliato, gli asciugano le lacrime con il fazzoletto. Ma non hanno alcuna pietà per i giusti.

Il servo intelligente di un padrone sciocco pensa che è meglio così, poiché a ruoli invertiti non saprebbe cosa farsene di un servo sciocco. 

A noi interessano solo le marziane, quelle che sulla terra non sanno camminare.

Un cetriolo guasto? Gettalo via. Rovi sul cammino di casa? Evitali. Basta questo: inutile che aggiungi una maledizione contro il mondo. Conserva le forze per schivare il male invece di strillare la tua innocenza mentre lo subisci. Invece di borbottare come un gufo sdegnato perché il mondo non è una sola, lunga notte. Sei rientrato tardi ieri sera, hai bevuto fino a non riuscire più a dire una frase intera, e ora ti lamenti che era una noia, che non c’erano ragazze carine (giusto un paio), che gli uomini raccontavano le solite storielle? Be’, che c’è di strano? Qual è la novità? Il mondo è invecchiato stanotte? Di chi sarebbe la colpa? Adesso alzati, rompi il sonno, lavati con acqua fredda, abbracciati le ginocchia e tira, forte, per slogare, sciogliere le vertebre doloranti. Respira forte l’estasi di chi ha dormito poco. La prossima volta potrebbero picchiarti in sette contro uno, per puro sfizio, con le catene, una banda di motociclisti vestiti di cuoio; tra un’ora potresti essere chiamato al telefono da una ditta che distribuisce un sacco d’oro al primo che risponde. Significa che tutto è assurdo? No, proprio l’opposto. Tanto è il singolo fatto profondo e misterioso che non possiamo cavarne alcuna regola. Ma agire semplicemente noi possiamo. (Sia questa, d’ora in avanti, la tua unica idea generale.)

Viene un tempo in cui i libri è più opportuno mangiarli che pubblicarli. Nutrimento, nascondimento.

Per quanta buona volontà ci mettiamo, è davvero difficile vivere senza farsi, ogni tanto, quando ci vuole, un goccetto di schnaps.

Se hai dormito male, forse è il falegname che soffriva mentre fabbricava il letto, e tra le assi è rimasto imprigionato il suo dolore.

Sì, è vero che la storia insegna e cambia la vita. Ora che l’agnello sa come andranno le cose, il lupo ha una ragione in più per divorarlo. È costretto a giocare d’anticipo. Per far tacere le chiacchiere.

Democrazia è il regno della scontentezza. Non accordando privilegi particolari, non guadagna la riconoscenza di nessuno. A nessuno piace essere trattato alla pari di chiunque altro. Di qui lo scarso attaccamento della maggioranza ai severi postulati democratici e la gratitudine verso chi si offre di violarli in suo favore. «Cosa mi garantisce questo regime? Se tutto va bene, di essere uguale agli altri: che gusto c’è?» Ecco allora che all'interno del tetro castello egualitario, nobile ma inabitabile come tutte le forme astratte, vengono scavate con tenacia gallerie ospitali, cunicoli caldi, nicchie di leggi contenenti la deroga, l’esenzione, l’incentivo, l’erogazione a fondo perduto, l’appannaggio, lo sconto, l’amnistia, e ci vanno a vivere in colonia, come tenie per niente solitarie, le piccole e medie borghesie, i superproletariati, le aristocrazie industriali e intellettuali, e ordini, gruppi, corporazioni, sette. Solo chi resta fuori e non ha nulla, non è nulla e non vuole diventare nulla può veramente amare la democrazia, di un amore puro e distruttivo. Solo chi ama l’astrazione può amare la democrazia.

La scuola cattolica
© Rizzoli, 2016

Noi siamo null'altro che fasci di nervi e sensazioni a cui per ragioni giuridiche è stata attribuita un’identità: in modo che quell'incrocio di pulsazioni casuali e caotiche paghi le tasse, erediti la casa dal babbo, all'aeroporto possa ritirare biglietti prepagati a suo nome e occupare il posto assegnato. Niente di più. Niente di più che un comodo sistema per rintracciarti.

Due modalità canoniche degli intellettuali italiani di rapportarsi al potere: omaggio o oltraggio, talvolta le due cose insieme, poiché l’oltraggio a una fazione politica funziona da omaggio a un’altra.

Ahi, questa fissa tutta letteraria della “meglio gioventù”, quel nucleo di speranze incontaminate e innocenza: tutti convinti che sia naturalmente la loro, la meglio, la più luminosa e coraggiosa – gli ideali alati, la “passione stupenda”…

I giovani commettono violenza in strada, i non più giovani al chiuso, nei luoghi appartati, dove tramano, prevaricano, danno ordini che conducono alla vendetta. La violenza segreta non è meno perniciosa di quella plateale.

L’unico modo per non vergognarsi non è accettare se stessi (impossibile!), bensì vantarsi, esibire quella stessa cosa che prima si celava.

L’eroe è connesso alla morte, al mondo dei morti, letteralmente l’eroe è già un ricordo, una memoria, un sepolcro, un monumento. Senza morte, data o subita, non può esservi eroismo.

Laddove c’è giustizia c’è lotta, laddove c’è lotta c’è speranza di giustizia. Ma questa speranza si fonda sulla possibilità di distruggere ciò che è ingiusto, colui che è ingiusto. La giustizia dunque non è altro che contrapposizione e lotta.

Può esservi una rigenerazione che non passi attraverso la violenza? Come può rinascere qualcosa che non sia prima disgregato? Si può passare da un ordine a un altro senza che vi sia un intervallo di caos? Chi indica la salvezza la intravede oltre una barriera di fiamme. Più alte si levano, prima bruceremo, prima saremo risanati. Occorre che il campo bruci perché sia fertilizzato. L’unica salvezza dal disastro è un disastro ancora più grande.

Nell'estremismo convivono tipi umani molto diversi: il fiammeggiante e l’analitico, il retorico appassionato e il taciturno. Intendiamoci, tutti questi tipi al momento giusto sanno scatenare il grado di violenza necessario, eppure i più spietati risultano senz'altro quelli che in apparenza erano pacati, dotati di spirito razionale, come se l’uso della logica non impedisse anzi incoraggiasse l’incamminarsi sui sentieri tetri della disumanità.

Caratteristica dell’eroe non è certo la purezza, semmai l’impurità, connessa alla violenza che egli esercita e da cui è contaminato. Possono esistere cavalieri senza paura ma nessuno, proprio nessuno, senza macchia.

Ci sono storie deliranti nel raccontare le quali più uno esagera, più si avvicina alla verità. Normalmente meglio diffidare dell’enfasi. Chi ha da dire molto mente molto. Ma solo col delirio si può arrivare a comprendere il delirio, ad abbracciarlo, fosse anche per respingerlo da sé.

I maschi: a parole sono volgari, nel cuore super-romantici, fragili, emotivi. Diventano pericolosi quando perdono la testa. Una passione violenta si somma a una manesca disinvoltura pratica. Talvolta la violenza contro le donne è originata da questa miscela contraddittoria: brutalità e volgarità nei fatti espliciti, mentre in fondo al cuore esplode un selvaggio sentimentalismo pronto a tutto, persino a trasformare il culmine del romanticismo (“non posso vivere senza di te”) in una coltellata, o trenta.

Libro di Edoardo Albinati consigliato
Orti di guerra
Editore: Rizzoli, 2017

In tempo di guerra, qualsiasi spazio diventa buono per seminare: in casa, nella vasca da bagno, nel bidet o dentro scatole di scarpe.” Gli orti di guerra servono a fare di pochi ritagli una speranza di nutrimento per il futuro; in questo libro Edoardo Albinati riesce a coltivare la scrittura proprio in questo modo, seminando frammenti di cuore e parole nelle righe recintate delle pagine: canzoni, notizie di giornale, visioni tv, echi di classici, massime filosofiche – dalla politica al calcio, dalla musica alla scuola, dal sesso al cibo ai videogiochi. Una raccolta di appunti letterari da consultare liberamente e in cui perdersi che accompagna il lettore alla scoperta di sentieri ricchi di bellezza, umorismo, poesia e intelligenza, rivelandoci tra le righe significati inaspettati.