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Frasi e citazioni di Roberto Saviano

Selezione di frasi e citazioni di Roberto Saviano (Napoli, 1979), scrittore, giornalista e saggista italiano, diventato noto dopo la pubblicazione, nel 2006, del suo romanzo d'esordio Gomorra. A causa delle minacce e delle intimidazioni subite da parte della camorra, dallo stesso anno Saviano vive sotto scorta:
"Se qualcuno ha sperato che vivere in una situazione difficilissima potesse indurmi a nascondere le mie parole, ha sbagliato. Non le ho nascoste, non le ho perdute. Ma questo ha coinciso anche con una lotta, una lotta quotidiana, un corpo a corpo silenzioso, come un combattimento ombra. Scrivere, non fare a meno delle mie parole, ha significato non pendermi. Non darmi per vinto. Non disperare". [La bellezza e l'inferno, 2009].
Foto di Roberto Saviano
Se ho avuto un sogno, è stato quello di incidere con le mie parole, di dimostrare che
la parola letteraria può ancora avere un peso e il potere di cambiare la realtà.
(Roberto Saviano)

Gomorra
Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra
© Mondadori, 2006 - Selezione Aforismario

Si crede stupidamente che un atto criminale per qualche ragione debba essere maggiormente pensato e voluto rispetto a un atto innocuo. In realtà non c'è differenza. I gesti conoscono un'elasticità che i giudizi etici ignorano.
 
C'è chi comanda le parole e chi comanda le cose. Tu devi capire chi comanda le cose, e fingere di credere a chi comanda le parole. Comanda veramente solo chi comanda le cose.

Si crede stupidamente che un atto criminale per qualche ragione debba essere maggiormente pensato e voluto rispetto a un atto innocuo. In realtà non c'è differenza. I gesti conoscono un'elasticità che i giudizi etici ignorano.

Il bene vero è quando scegli di farlo perché puoi fare il male.

Quando tutto ciò che è possibile è stato fatto, quando talento, bravura, maestria, impegno, vengono fusi in un'azione, in una prassi, quando tutto questo non serve a mutare nulla, allora viene voglia di stendersi a pancia sotto sul nulla, nel nulla. Sparire lentamente, farsi passare i minuti sopra, affondarci dentro come fossero sabbie mobili. Smettere di fare qualsiasi cosa. E tirare, tirare a respirare. Nient'altro.
 
Camorra è una parola inesistente, da sbirro. Usata dai magistrati e dai giornalisti, dagli sceneggiatori. È una parola che fa sorridere gli affiliati, è un'indicazione generica, un termine da studiosi, relegato alla dimensione storica. Il termine con cui si definiscono gli appartenenti a un clan è Sistema.
 
I clan di camorra non hanno bisogno dei politici come i gruppi mafiosi siciliani, sono i politici che hanno necessità estrema del Sistema. 
 
Non lavorare per anni ti trasforma, essere trattati come mezze merde dai propri superiori, niente contratto, niente rispetto, niente danaro, ti uccide. 
 
In guerra non è possibile più avere rapporti d'amore, legami, relazioni, tutto può divenire elemento di debolezza. 
 
L'eroina. La droga dei miserabili.

Si pensa che l'ultima parola pronunciata da un moribondo sia il suo pensiero ultimo, il più importante, quello fondamentale. Che si muoia pronunciando ciò per cui è valso la pena vivere. Non è così. Quando uno muore non viene fuori nulla, se non la paura. 
 
La morte fa schifo. 
 
Non sono gli affari che i camorristi inseguono, sono gli affari che inseguono i camorristi. 
 
La logica dell'imprenditoria criminale, il pensiero dei boss coincide col più spinto neoliberismo. Le regole dettate, le regole imposte, sono quelle degli affari, del profitto, della vittoria su ogni concorrente. Il resto vale zero. 
 
Il cemento. Petrolio del sud.
 
Porsi contro i clan diviene una guerra per la sopravvivenza, come se l'esistenza stessa, il cibo che mangi, le labbra che baci, la musica che ascolti, le pagine che leggi non riuscissero a concederti il senso della vita, ma solo quello della sopravvivenza. E così conoscere non è più una traccia di impegno morale. Sapere, capire diviene una necessità. L'unica possibile per considerarsi ancora uomini degni di respirare.

In alcuni momenti non c'è altro da fare che assecondare i tuoi deliri come qualcosa che non scegli, come qualcosa che subisci e basta.

La bellezza e l'inferno
Scritti 2004-2009 © Mondadori, 2009 - Selezione Aforismario

Bisogno di distruggere tutto ciò che può essere desiderio e voglia: questo è il cinismo. Il cinismo è l’armatura dei disperati che non sanno di esserlo.

Scrivere è resistere, è fare resistenza.

È questo quel che fa il dolore quando non ha nessuno sbocco e nessun senso: ti pietrifica.

La paura. L’alibi maggiore. Fa sentire tutti a posto perché è in suo nome che si tutelano la famiglia, gli affetti, la propria vita innocente, il proprio sacrosanto diritto a viverla e costruirla.

Nessuno sceglie il suo destino. Però può sempre scegliere la maniera in cui starci dentro. 

La paura va a braccetto con l’isolamento. Ogni volta che qualcuno si tira indietro crea altra paura, che crea ancora altra paura, in un crescendo esponenziale che immobilizza, erode, lentamente manda in rovina.

Se ho avuto un sogno, è stato quello di incidere con le mie parole, di dimostrare che la parola letteraria può ancora avere un peso e il potere di cambiare la realtà.

La magia della letteratura, quel che può “combinare” la letteratura, si rivela spesso in situazioni estreme come quella, appunto, che ti porta a perdere la tua libertà per ciò che hai scritto.

Vieni via con me
© Feltrinelli, 2011

Questo è il nuovo meccanismo della censura: porre mille difficoltà alla realizzazione di un progetto, nell'ombra, in sedi il cui accesso è riservato a pochi, da parte di persone che hanno tutto da perdere a mostrare i meccanismi.

Super Santos
2012

Giudica come una persona ti tratta. Vendicati se ti tratta male, consideralo padre se ti dà il pane, sii grato se vieni trattato bene.

Zero Zero Zero
© Feltrinelli, 2013 - Selezione Aforismario

Le bestie hanno coraggio e sanno cosa significa difendere la vita. Gli uomini millantano coraggio ma non sanno fare altro che obbedire, strisciare, tirare a campare. 

Ciò che rende un uomo un vero uomo è l'educazione. È ciò che si impara che fa la differenza.

La cocaina è la benzina dei corpi. È la vita che viene elevata al cubo. Prima di consumarti, di distruggerti. La vita in più che sembra averti regalato, la pagherai con interessi da strozzino. Forse, dopo. Ma dopo non conta nulla. Tutto è qui e ora.

La cocaina è questo: all you can see, you can have it. Senza cocaina non sei nessuno. Con la cocaina puoi essere come vuoi.

La coca è la risposta esaustiva al bisogno più impellente dell’epoca attuale: l’assenza di limiti.

La cocaina è un bene rifugio. La cocaina è un bene anticiclico. La cocaina è il vero bene che non teme né la scarsità di risorse né l’inflazione dei mercati.

Per conservarsi nello spirito dei tempi, l’Occidente euforico chiede sempre più cocaina. La coca è una macchia bianca sull'ottimismo.

Bacio feroce
© Feltrinelli, 2017

Esistono i baci e poi i baci feroci. I primi si fermano entro il confine della carne; i secondi non conoscono limiti. Vogliono essere ciò che baciano.

Il bambino non è bambino, a Napoli. Il bambino è criaturo. “Teng’a creatura”, dice la madre e salta la fila allo sportello o lascia l’auto davanti all’asilo, gridandolo al vigile di turno. Detta regole, la creatura, si avvale dei diritti che le appartengono, indiscussi come nessuna legge dello Stato.

Non è semplicemente per la fame nera ieri né per un iPhone che oggi i bambini di Napoli rubano, sparano, a volte, uccidono. Ma perché la vita di ogni criaturo sfida la morte, così come deve essere: finché la morte non se lo piglia.

Sacro è ciò che porta il dono della vita, assoluto, e non sa nulla della morte che ha già dentro. Come gli animali, come le piante, come la terra fertile degli orti sotto il vulcano che, al suo risveglio, inghiottirebbe tutto e tutti quanti.

Gridalo
© Bompiani, 2020 - Selezione Aforismario

Dicono che se vedessimo in anticipo quello che ci aspetta non saremmo più in grado di muovere un passo. Non sono persuaso di questa cosa, al contrario credo che avere indicata la direzione possa aiutarci a spendere tutto il tempo, quel poco tempo che abbiamo a disposizione, per affrontare meglio il viaggio.

Quando cadrai, dondola, ma non mollare l’aggancio. Penzola nel vuoto, ma non addormentarti, altrimenti finisci pasto per gli avvoltoi.

Non rinnegare l’orizzonte di giustizia e di bene che hai imparato da ragazzo. Quell’orizzonte deve restare dentro di te indipendentemente da quello che succede intorno. Indipendentemente dai tuoi errori. 

Di errori ne farai, questo pure mettilo in conto. Di contraddizioni ne vivrai, accettalo.

Ci vuole poco per mandare in pezzi la tua vita. E mentre la pena per un crimine puoi sempre scontarla e poi tornare in libertà, quando ti cuciono addosso una maschera deformante, con quella maschera poi sei costretto a confrontarti per il resto della tua vita.

Non cedere alla tentazione di proclamare che verità e giustizia sono favole per anime ingenue o maschere per i “finti buoni”.

Non credere che la ricerca della verità radicale sia un atto narcisistico, che il tentativo di sopravvivere sia un’aspirazione borghese e il guadagnare dal proprio lavoro un intollerabile imbroglio.

Vivi. Resta in piedi, perché un guerriero stecchito non serve a nessuna causa.

Preserva quello spazio di giustizia che hai scovato da ragazzo. Quello spazio deve continuare a esistere oltre il termine della tua giovinezza. Non cedere, non pensare che sia stata ingenuità di gioventù professare la sua esistenza.

Cercare la verità, provare a credere che esista una giustizia, mantiene il cuore sano.

Sono le ragioni del cuore a far battere tutta la vita.

Fanno paura, le parole! Le parole attraversano i secoli, bucano le pareti, prendono dimora nei cuori, abitano le coscienze, non sono isolate dalla segregazione, non vengono strozzate dalla corda, sono immuni al fuoco, non vengono dilaniate con lo squartamento, non vengono colpite dai proiettili né sventrate dal tritolo.

In ogni ambito, in ogni tempo ho diviso le persone tra chi difende e protegge la parola e chi la viola e la compromette.

Anche se di idee opposte, anche se in contesti violenti e contraddittori, chi difende la parola appartiene per me a quella preziosa e spesso invisibile parte del genere umano che difende l’umanità.

Non chiuderti mai nelle tue certezze, anzi quando inizi a sentirti comodo, metti del brecciolino sulla tua sedia: c’è sempre bisogno di una certa scomodità per cambiare orizzonte.

Polarizzazione, radicalizzazione, “amico-nemico”, in una parola, stato d’eccezione. Tutto deve divenire stato d’eccezione perché tu non chieda più alla legge o a te stesso di capire, ma a qualcun altro di prendere decisioni.

La delegittimazione distrugge più della morte perché insinua cellule cancerogene non nei nemici, ma negli amici.

È strano come gli uomini si fidino solo della ragione e non diano retta all’istinto. In realtà, l’istinto ha sondato cose a cui la ragione non ha ancora dato udienza.

Nel mondo del tutti contro tutti, infangare è ormai la regola e non più l’eccezione.

Di qualunque cosa un politico voglia convincerti, chiedigli di smettere di tirar fuori conigli dal cilindro: non deve avere il fascino di un intrattenitore, non deve stupirti, ma solo dimostrare di essere competente.

Il potere ha fastidio di chi scrive perché, in realtà, ha fastidio di chi legge.

Chi legge difficilmente si fa bastare lo slogan, la frase fatta, l’icona, il simbolo. Il lettore è un cercatore solitario, ma chi cerca scava e a forza di scavare prima o poi trova.

Scrivere di per sé non è un atto sovversivo, è il fatto che ti leggano a rendere estremamente pericoloso quello che scrivi.

Il potere non teme la violenza fisica, da quella può difendersi, quella può persino utilizzarla, manipolarla. Teme invece la parola, che è fibra incorporea: scavalca, striscia, s’incunea, s’acquatta, s’infila.

Al potere non piace essere messo in discussione, perché anche solo all’insinuarsi di un piccolo dubbio la sua autorità rischia di sgonfiarsi come un palloncino bucato.

Per il potere il confronto è una strada rischiosa. Il potere preferisce alla parola la finzione scenica, la parata, l’ipnosi di piazza.

Ci sono verità che possono solo essere difese, e non dimostrate.

Per scovare la verità devi trasformarti in quello che cerchi, devi essere prossimo al crimine se lo vuoi capire, devi capire come funziona un consiglio comunale per sapere come si trucca un appalto: per arrivare a catturare la tigre devi essere tigre, altrimenti non catturi la tigre, è la tigre che cattura te.

Molto spesso la verità non la vuole sentire nessuno, la verità è la cosa più difficile da accogliere, ti mette in crisi, ti costringe a cambiare, e il cambiamento spaventa sempre tutti.

La morte civile è peggiore di quella fisica.

Un giornale è un giornale solo quando sa guadagnarsi autorevolezza, mostrando di essere disposto a perdere soldi e lettori evitando di dare notizie che invece di costruire distruggono. Fuori dall’etica non c’è informazione, c’è solo diffamazione, gossip, chiacchiericcio.

Note
Leggi anche le citazioni degli autori italiani: Gianrico CarofiglioErri De LucaStefano Massini

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