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Frasi di Giambattista Vico da "Principi di scienza nuova"

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Giambattista Vico (Napoli 1668 - 1744), filosofo, storico e giurista italiano. Le seguenti citazioni di Giambattista Vico sono tratte dalla sua opera fondamentale: Scienza nuova, pubblicata nel 1725 e successivamente rivista in due altre edizioni del 1730 e del 1744. Il titolo completo dell'opera è: Principi di una scienza nuova intorno alla natura delle nazioni per la quale si ritrovano i principi di altro sistema del diritto naturale delle genti.
I Governi debbon essere conformi alla natura degli uomini governati.
(Giambattista Vico)
Principi di scienza nuova
1725-1744 - Selezione Aforismario

A tal boria di Nazioni s'aggiugne qui la boria dei Dotti; i quali ciò ch'essi sanno, vogliono che sia antico quanto che 'l Mondo. 

Della boria delle Nazioni udimmo quell'aureo detto di Diodoro Siculo, che le Nazioni o greche, o barbare abbiano avuto tal boria, d'aver esse prima di tutte l'altre ritrovati i comodi della vita umana, e conservar le memorie delle loro cose fin dal principio del Mondo. 

È altra proprietà della mente umana, ch'ove gli uomini delle cose lontane, e non conosciute non possono fare niuna idea, le stimano dalle cose loro conosciute e presenti. 

È natura dei fanciulli, che con l'idee, e nomi degli uomini, femmine, cose, che la prima volta hanno conosciuto, da esse, e con essi dappoi apprendono e nominano tutti gli uomini, femmine, cose, ch'hanno con le prime alcuna somiglianza o rapporto. 

È necessario, che vi sia nella Natura delle cose umane una Lingua Mentale comune a tutte le Nazioni; la quale uniformemente intenda la sostanza delle cose agibili nell'umana vita socievole, e la spieghi con tante diverse modificazioni per quanti diversi aspetti possan aver esse cose: siccome lo sperimentiamo vero ne' proverbj, che sono massime di sapienza volgare, l'istesse in sostanza intese da tutte le Nazioni Antiche e Moderne, quante elleno sono, per tanti diversi aspetti significate.

È proprietà de' Forti gli acquisti fatti con virtù non rilasciare per infingardaggine; ma o per necessità, o per utilità rimetterne a poco a poco, e quanto meno essi possono.

È un detto degno di considerazione quello di Dion Cassio, che la consuetudine è simile al Re, e la legge al Tiranno; che deesi intendere della consuetudine ragionevole, e della legge animata da ragion naturale.

Gli uomini di corte idee stimano diritto, quanto si è spiegato con le parole. 

Gli uomini ignoranti delle naturali cagioni che producon le cose, ove non le possono spiegare nemmeno per cose simili, essi danno alle cose la loro propria natura: come il volgo per esempio dice, la calamita esser innamorata del ferro. 

Gli uomini intelligenti stimano diritto tutto ciò che detta essa uguale utilità delle cause. 

Gli uomini non s'inducono ad abbandonar affatto le proprie terre, che sono naturalmente care a' natii, che per ultime necessità della vita; o di lasciarle a tempo, che o per l'ingordigia d'arricchire co' traffichi, o per gelosia di conservare gli acquisti.

Gli uomini prima sentono il necessario; dipoi badano all'utile; appresso avvertiscono il comodo; più innanzi si dilettano del piacere; quindi si dissolvono nel lusso; e finalmente impazzano in istrapazzar le sostanze. 

Gli uomini prima sentono senz'avvertire; dappoi avvertiscono con animo perturbato e commosso; finalmente riflettono con mente pura.

Gli uomini sfogano le grandi passioni dando nel canto, come si sperimenta ne' sommamente addolorati ed allegri. 

Gli uomini sono naturalmente portati a conservar le memorie delle leggi e degli ordini, che li tengono dentro la loro società. 

Gli uomini vengono naturalmente alla ragione dei benefizj, ove scorgano o ritenerne, o ritrarne buona, e gran parte d'utilità: che sono i benefizj, che si possono sperare nella vita civile. 

Gli uomini, che non sanno il vero delle cose, procurano d'attenersi al certo; perchè non potendo soddisfare l'intelletto con la scienza, almeno la volontà riposi sulla coscienza. 

Gli uomini, le cose dubbie, ovvero oscure, che lor appartengono, naturalmente interpretano secondo le loro nature, e quindi uscite passioni e costumi.

I deboli vogliono le leggi, i Potenti le ricusano; gli ambiziosi, per farsi seguito, le promuovono; i Principi, per uguagliar i Potenti co' deboli, le proteggono.

I fanciulli vagliono potentemente nell'imitare; perchè osserviamo per lo più trastullarsi in assembrare ciò che son capaci d'apprendere.

I Governi debbon essere conformi alla natura degli uomini governati. 

I mutoli mandan fuori i suoni informi cantando: e gli scilinguati pur cantando spediscono la lingua a pronunziare.

I Mutoli si spiegano per atti, o corpi ch'hanno naturali rapporti all'idee, ch'essi vogliono significare.
I nativi costumi, e sopra tutto quello della natural libertà, non si cangiano tutti ad un tratto, ma per gradi, e con lungo tempo. 

I parlari volgari debbon esser i testimoni più gravi degli antichi costumi de'popoli, che si celebrarono nel tempo, ch'essi si formaron le lingue. 

I popoli debbon eroicamente portarsi in guerra, se esercitano gare di onore tra loro in pace, altri per conservarglisi, altri per farsi merito di conseguirli.

Idee uniformi nate appo intieri popoli tra essi loro non conosciuti, debbon avere un motivo comune di vero. 

Il Certo delle Leggi è un' oscurezza della Ragione unicamente sostenuta dall'Autorità; che le ci fa sperimentare dure nel praticarle; e siamo necessitati praticarle per lo dir lor Certo, che in buon latino significa particolarizzato, come le Scuole dicono individuato; nel qual senso certum e commune con troppa latina eleganza son opposti tra loro.

Il Diritto Natural delle Genti è uscito coi costumi delle Nazioni tra loro conformi in un senso comune umano, senza alcuna riflessione, e senza prender esemplo l'una dall'altra.

Il più sublime lavoro della Poesia è, alle cose insensate dare senso, passione; ed è proprietà dei fanciulli di prender cose inanimate tra mani, e, trastullandosi, favellarci, come se fossero quelle persone vive.

Il senso comune è un giudizio senz'alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo, da tutta una Nazione, o da tutto il Gener Umano. 

Il Vero delle leggi è un certo lume e splendore, di che ne illumina la Ragion Naturale; onde spesso i Giureconsulti usan dire verum est, per aequum est. 

In ogni facoltà uomini, i quali non vi hanno la natura, vi riescono con ostinato studio dell'arie: ma in Poesia è affatto negato di riuscire con l'arte, a chiunque non v'ha la natura. 

La Curiosità, proprietà connaturale dell'uomo, figliuola dell'ignoranza, che partorisce la Scienza, all'aprire che fa della nostra mente la Maraviglia, porta questo costume: ch'ove osserva straordinario effetto in natura, come cometa, parelio, o stella di mezzodì, subito domanda, che tal cosa voglia dire o significare. 

La Fantasia tanto è più robusta, quanto è più debole il raziocinio. 

La Filosofia considera l'uomo quale dev'essere; e si non può fruttare, ch'a pochissimi che vogliono vivere nella Repubblica di Platone, non rovesciarsi nella feccia di Romolo.  

La Filosofia contempla la Ragione, onde viene la scienza del vero: la Filologia osserva l'Autorità dell'Umano Arbitrio, onde viene la Coscienza del certo.

La Filosofia, per giovar al Genere Umano, dee sollevar e reggere l'uomo caduto e debole, non convellergli la natura, nè abbandonarla nella sua corruzione. 

La fisica degl'ignoranti è una volgar metafisica; con la quale rendono le cagioni delle cose, ch'ignorano alla volontà di Dio, senza considerare i mezzi, de'quali la volontà Divina si serve.

La Legislazione considera l'uomo qual è, per farne buoni usi nell'umana società; come della ferocia, dell'avarizia, dell'ambizione, che sono gli tre vizj, che portano a traverso tutto il Gener Umano, ne fa la milizia, la mercatanzia e la corte; e sì la fortezza, l'opulenza, e la sapienza delle Repubbliche: e di questi tre grandi vizj, i quali certamente distruggerebbero l'umana generazione sopra la Terra, ne fa la Civile Felicità.  

La Maraviglia è figliuola dell'ignoranza e quanto l'effetto ammirato è più grande, tanto più a proporzione cresce la meraviglia.

La mente umana è inchinata naturalmente co' sensi a vedersi fuori nel corpo; e con molta difficoltà per mezzo della riflessione ad intendere sè medesima. 

La Mente umana è naturalmente portata a dilettarsi dell'Uniforme. 

La Natura de' popoli prima è cruda; dipoi severa, quindi benigna, appresso dilicata, finalmente dissoluta. 

La Natural Libertà è più feroce, quanto i beni più a' propj corpi son attaccati: e la civil servitù s'inceppa coi beni di Fortuna non necessarj alla vita. 

Le cose fuori del loro stato naturale nè vi si adagiano, nè vi durano. 

Le dottrine debbono cominciare da quando cominciano le materie che trattano.

Le gare ch'esercitano gli ordini nelle Città d'uguagliarsi con giustizia, sono lo più potente mezzo d'ingrandir le Repubbliche. 

Le lingue debbon aver incominciato da voci monosillabe; come nella presente copia di parlari articolati, ne' quali nascon ora i fanciulli, quantunque abbiano mollissime le fibre dell'istrumento necessario ad articolare la favella, da tali voci incominciano.

Le proprietà inseparabili da subjetti devon essere produtte dalla modificazione, o guisa; con che le cose son nate; per lo che esse ci possono avverare, tale, e non altra essere la natura o nascimento di esse cose. 

Le Repubbliche Aristocratiche sono rattenutissime di venir alle guerre, per non agguerrire la moltitudine de' plebei. 

Le streghe, nel tempo stesso che sono ricolme di spaventose superstizioni, sono sommamente fiere, ed immani; talchè, se bisogna, per solennizzare le loro stregonerie, esse uccidono spietatamente, e fanno in brani amabilissimi innocenti bambini. 

Le Tradizioni Volgari devon avere avuto pubblici motivi di vero, onde nacquero, e si conservarono da intieri popoli per lunghi spazj di tempi.

L'Equità Naturale della Ragion Umana tutta spiegata è una pratica della Sapienza nelle faccende dell'utilità, poichè Sapienza nell'ampiezza sua altro non è che Scienza di far uso delle cose, qual esse hanno in natura.

Lingua di Nazione Antica, che si è conservata regnante; finchè pervenne al suo compimento, dev'esser un gran testimone de'costumi de'primi tempi del Mondo. 

L'ironia certamente non poté cominciare che da' tempi della riflessione, perch'ella è formata dal falso in forza d'una riflessione che prende maschera di verità.

L'onore è 'l più nobile stimolo del valor militare. 

L'ordine delle cose umane procedette, che prima furono le selve, dopo i tuguri, quindi, i villaggi, appresso le città, finalmente l'Accademie.

L'ordine dell'idee dee procedere secondo l'ordine delle cose. 

L'Umano Arbitrio di sua natura incertissimo egli si accerta, e determina col senso comune degli uomini d'intorno alle umane necessità, o utilità; che sono i due fonti del diritto Natural delle Genti. 

L'Uomo per l'indiffinita natura della mente umana, ove questa si rovesci nell'ignoranza, egli fa sè regola dell'Universo.

Natura di cose altro non è, che nascimento di esse in certi tempi, e con certe guise; le quali sempre, che sono tali, indi tali, e non altre nascon le cose. 

Ne' fanciulli è vigorosissima la memoria, quindi vivida all'eccesso la fantasia; ch'altro non è, che memoria o dilatata, o composta. 

Ove i popoli son infieriti con le armi, talchè non vi abbiano più luogo l'umane leggi, l'unico potente mezzo di ridurli è la Religione. 

Tutte le Storie barbare hanno favolosi principj. 

Vera proprietà di Natura umana è quella avvertita da Tacito, ove disse, mobiles ad superstitionem perculsm semel menles; ch'una volta che gli uomini sono sorpresi da una spaventosa superstizione, a quella richiamano tutto ciò, ch'essi immaginano, vedono, ed anche fanno.

Libro di Giambattista Vico consigliato
La scienza nuova.
Le tre edizioni del 1725, 1730 e 1744
Curatore: M. Sanna, V. Vitiello
Editore: Bompiani, 2012

La "Scienza nuova", di cui in questo volume si pubblicano le tre edizioni, del 1725, del 1730 e del 1744, è un Classico del pensiero occidentale, essenziale per la comprensione del nostro mondo storico. Due le idee-guida che si intrecciano, e anche configgono, in quest'opera geniale e inquietante: l'estensione al mondo umano della mathesis universalis, che ha segnato la nascita della scienza moderna, ma che in Galilei e Cartesio era limitata alla natura; la genealogia della coscienza e della logica a partire dal "senso" e dalla "fantasia", da cui discende l'interesse prevalente di Vico per il formarsi della prima umanità. Interesse mai disgiunto dalla consapevolezza dei limiti della ragione, che può a stento "intendere", ma non "immaginare" quell'età ancora incerta tra storia e pre-storia. Da questa consapevolezza "critica" nacque quella fusione di logos e mythos, concetto e immagine, che caratterizza il linguaggio barocco della "Scienza nuova" (in particolare nelle due ultime edizioni, qui presentate nella loro scrittura originaria), nel quale Vico espose due e diverse concezioni del tempo umano-divino della storia. In particolare il quinto e ultimo libro di quest'opera in continuo compimento, se per un verso ripropone l'idea pre-cristiana della ciclicità del corso storico.