Frasi e aforismi di Tommaso Campanella

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Tommaso Campanella, pseudonimo di Giovan Domenico Campanella (Stilo 1568 - Parigi 1639), religioso, filosofo, teologo e poeta italiano. 
Le seguenti riflessioni di Tommaso Campanella sono tratte da: Del senso delle cose e della magia (De sensu rerum et magia, 1592), Aforismi politici (1601), La città del Sole (Civitas Solis, 1623) e Poesie filosofiche.

Ritratto di Tommaso Campanella
La morte è dolce a chi la vita è amara. (Tommaso Campanella)

Del senso delle cose e della magia
De sensu rerum et magia, 1592

Che tutti gli animali sentano, nessun dubita. Or che molti abbino memoria si vede, ch'imparano i cavalli li salti; le scimmie i giochi, e l'api di tornar in casa loro. 

Quando noi miriamo i Tartari ed Etiopi, e li sentimo parlar sermoni ignoti, ci paiono più ignoranti, che li nostri cavalli, e di costumi e atti differentissimi dalli umani nostri. Così paion gli altri animali a noi esser senza discorso e favella e giudizio; ma tutti n'hanno chi più e chi meno, come tra noi avviene che molti paion bestie.

Tutti gli animali stanno dentro il ventre del mondo, e l'uom con loro, come vermi dentro il ventre dell'animale; e pur solo gli uomini s'accorgeno che cosa è questo grande animale e li suoi principii, corsi, vita, e morte. 

Aforismi politici
1601 - Selezione Aforismario

Bene e naturalmente domina solo la sapienza non sofistica, ma filosofica; non eremitica, ma civile.

Chi difende il suo dominio con arme e con la lingua, meglio mantiene che chi usa uno istrumento solo.

D'acquistare e governare e mantenere gli Imperj sono strumenti 1° la lingua, 2° la spada, 3° il tesoro.

Dominio d'uno buono si dice Regno e Monarchia; d'uno malo si dice Tirannia; di più buoni si dice Aristocrazia; di più mali Oligarchia; di tutti buoni Polizia; di tutti mali Democrazia.

Dove Son più di numero le leggi punitive che instruttive, è segno di mal governo; però ottima è quella di Gesù Cristo.

I sacerdoti contemplano quel che s'ha a fare. I governatori comandano le cose che essi contemplano. I soldati e gli artefici eseguiscono le cose comandate e contemplate.

Il dominio d'uno a tempo di guerra, è migliore; e a tempo di pace è migliore quello di molti. Però i Romani faceano un Dittatore nelle gran bisogne di guerra, ma in pace due consoli.

Il dominio naturale ha Comunità naturale; il violento, violenta.

Il sacerdozio non si deve far volgare, perchè perde la dignità e la credenza. Ignoranza è de' Calviniani che si stimano esser tutti sacerdoti.

La comunità de' beni ha il terzo luogo in unire il dominio, e per essa il Turco domina con i Turchi a' Ragusei insieme, perchè hanno le loro fortune nel suo regno: e il Re di Spagna cosi domina a' Genovesi insieme con Napoletani e Spagnnoli, perchè i Genovesi hanno i beni ne' Stati di Spagna.

La comunità degli animi la fa e conserva la scienza e la religione, la quale è anima della politica e difesa della legge naturale.

La comunità dei corpi ha il secondo luogo nello stringere, e per essa il Turco comanda a'Maomettani, Cristiani e Giudei, perchè sono di corpo uniti sotto il suo imperio, benchè d'animo divisi per religione.

La comunità della religione più stringe in primo luogo, perchè unisce diversissime nazioni; onde a' Cristianid'Asia, d'Europa, d'Africa e d'America per tal legame un Pontefice Romano signoreggia.

La legge è il consenso di tutti scritto e promulgato per il ben comune.

La prima compagnia è legata dal bene dell'animo; la seconda del corpo; la terza della fortuna.

La Religione dev'essere reverenda e non volgare, e più della natura conforme che dell'arte.

La somma potestà è la potestà del gladio, cioè della morte e della vita, ed in colui risiede nel quale si serba l'ultima appellazione della morte e della vita.

Le leggi ottime sono le poche e brevi che s'accordano al costume del popolo e al bene comune. Le leggi tiranniche sono molti lacciuoli che ad uno o a pochi sono utili, e non s'accordano col costume pubblico, purché crescano gli pochi autori di esse.

Naturalmente domina il maschio alla femmina, il padre al figliuolo, il vecchio al giovane, il forte al debole, il sapiente all'ignorante.

Naturalmente s'accompagnano coloro i quali si uniscono per il ben reciproco naturale. 

Nessuno domina a sé solo, e a pena un solo ad un altro solo signoreggia. Il dominio dunque richiede unita di molti insieme, che si dice Comunità.

Perché nascano i buoni e ciascuno faccia l'ufficio a che è nato, e si schifino i mali ha bisogno ogni comunità di legge.

Però se la femmina o il figlio o il giovane o il debole avanzano di sapienza, meglio domineranno che il maschio.

Più naturale è il dominio e la comunità dove il bene è più comune a tutti : e violento è più, dove è manco comune.

Signoreggia per natura chi precede di virtù; serve per natura chi manca di virtù ; dove si fa il contrario è dominio violento.

La città del Sole
Civitas Solis. Idea reipublicae philosophicae, 1623 

Nulla creatura adorano di latria, altro che Dio, e però a lui serveno solo sotto l'insegna del sole, ch'è insegna e volto di Dio, da cui viene la luce e 'l calore ed ogni altra cosa.

Dicono che è gran dubbio sapere se 'l mondo fu fatto di nulla o delle rovine d'altri mondi o del caos; ma par verisimile che sia fatto, anzi certo.

Il Amore ha cura della generazione, con unir li maschi e le femmine in modo che faccin buona razza; e si riden di noi che attendemo alla razza de cani e cavalli, e trascuramo la nostra.

È bello a vedere, che tra loro non possono donarsi cosa alcuna, perché tutto hanno del commune, e molto guardano gli offiziali, che nullo abbia più che merita. Però quanto è bisogno tutti l'hanno.

La robba non si stima, perché ognuno ha quanto li bisogna, salvo per segno d'onore.

Le leggi son pochissime, tutte scritte in una tavola di rame alla porta del tempio, cioè nelle colonne, nelle quali ci sono scritte tutte le quiddità delle cose in breve.

La superbia è tenuta per gran peccato, e si punisce un atto di superbia in quel modo che l'ha commesso. Onde nullo reputa viltà lo servire in mensa, in cucina o altrove, ma lo chiamano imparare; e dicono che così è onore al piede caminare, come allo occhio guardare; onde chi è deputato a qualche offizio, lo fa come cosa onoratissima, e non tengono schiavi, perché essi bastano a se stessi, anzi soverchiano. 

Apologia di Galileo
1616

Tutto il genere umano, non solo questo o quell'individuo, è tenuto a dedicarsi alle scienze. Infatti Dio creò l'uomo, affinché lo conoscesse, e conoscendolo lo amasse, e amandolo ne godesse; per questa ragione l'uomo è stato creato razionale e dotato di sensi. Invece l'uomo, se è vero che la ragione è fatta per le scienze, qualora non utilizzasse questo dono di Dio secondo il progetto divino, agirebbe contro l'ordine naturale di Dio – come suole notare Crisostomo – quasi non volesse usare i piedi per camminare.

Poesie filosofiche
XVII sec.

Io nacqui a debellar tre mali estremi; | tirannide, sofismi, ipocrisia [...]. | Carestie, guerre, pesti, invidia, inganno, | ingiustizia, lussuria, accidia, sdegno | tutti a que' tre gran mali sottostanno | che nel cieco amor proprio, figlio degno | d'ignoranza, radice e fomento hanno.

Assai sa chi non sa, se sa obbedire.

E quanto intendo più, tanto più ignoro.

Gabbia de' matti è il mondo.

Il mondo è il libro, dove il senno eterno | scrisse i propri concetti.

La morte è dolce a chi la vita è amara.

Note
Leggi anche le citazioni degli autori italiani: Giordano Bruno - Galileo Galilei - Francesco Guicciardini

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