Frasi e citazioni di Oriana Fallaci
Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Oriana Fallaci (Firenze 1929-2006), scrittrice, giornalista e attivista italiana. Oriana Fallaci è conosciuta non soltanto per i suoi articoli polemici e i suoi libri venduti in milioni di copie in tutto il mondo, ma anche per il suo coraggio e il suo carattere ribelle e indomabile. Basti pensare che per il suo contributo antifascista durante la guerra, Oriana Fallaci ricevette un riconoscimento d'onore dall'Esercito Italiano: l'anno era il 1943 e lei aveva soltanto 14 anni! Da allora, non si è più fermata, ed ha sempre combattuto per far valere le proprie idee − spesso politically incorrect e in contrasto con quelle della maggioranza − a costo di essere criticata e persino odiata. Riguardo alla sua attività giornalistica, ha detto:
"Ogni persona libera, ogni giornalista libero, deve essere pronto a riconoscere la verità ovunque essa sia. E se non lo fa è, (nell'ordine): un imbecille, un disonesto, un fanatico. Il fanatismo è il primo nemico della libertà di pensiero. E a questo credo io mi piegherò sempre, per questo credo io pagherò sempre: ignorando orgogliosamente chi non capisce o chi per i suoi interessi e le sue ideologie finge di non capire". (Lettera agli studenti della scuola Rosselli di Marina di Carrara, 1975).Riguardo a sé stessa ha affermato:
"Sebbene [abbia avuto il] privilegio d'aver vissuto come un tarlo dentro la Storia della mia epoca, io mi sento più a mio agio nella solitudine della letteratura. Non a caso i miei anni più felici li ho vissuti non quando giravo il mondo e scrivevo per i giornali ma quando stavo sola con me stessa e scrivevo i miei romanzi". (Oriana Fallaci intervista sé stessa, Rizzoli, 2004).Le seguenti citazioni di Oriana Fallaci sono tratte dai suoi libri più noti, tra cui: Il sesso inutile (1961), Penelope alla guerra (1962), Se il sole muore (1965), Lettera a un bambino mai nato (1975), Un uomo (1979), Insciallah (1990), La rabbia e l'orgoglio (2001), La forza della ragione (2004).
Per non assuefarsi, non rassegnarsi, non arrendersi, ci vuole passione. Per vivere ci vuole passione. (Oriana Fallaci) |
Il sesso inutile
Viaggio intorno alla donna © Rizzoli 1961 - Selezione Aforismario
Le donne non sono una fauna speciale e non capisco per quale ragione esse debbano costituire, specialmente sui giornali, un argomento a parte: come lo sport, la politica e il bollettino meteorologico.
I problemi fondamentali degli uomini nascono da questioni economiche, razziali, sociali, ma i problemi fondamentali delle donne nascono anche e soprattutto da questo: il fatto d'essere donne.
Da un capo all'altro della terra le donne vivono in un modo sbagliato: o segregate come bestie in uno zoo, guardando il cielo e la gente da un lenzuolo che le avvolge come il sudario avvolge il cadavere, o scatenate come guerrieri ambiziosi, guadagnando medaglie nelle gare di tiro coi maschi.
Penelope alla guerra
© Rizzoli 1962 - Selezione Aforismario
L'amore da una parte sola non basta,
L'amore è un dialogo, non un monologo.
Non si regala l'anima a chi non è disposto a regalare la sua.
Incredibile quanto la gente sia sorda al dolore non fisico. Se hai male allo stomaco o ad un piede, tutti cercano di rendersi utili e ti portan rispetto. Ma se hai male all'anima nessuno ti aiuta. Ti deridono, anzi: quasi che il dolore non fisico sia una cosa grottesca.
Se il sole muore
© Rizzoli 1965 - Selezione Aforismario
© Rizzoli 1965 - Selezione Aforismario
Si è sempre affascinati dal vuoto. Più è fondo, più è buio, più esso ci attrae: un misterioso richiamo d'amore.
È bello fuggire se ti sembra giusto e lo vuoi: mentre chiudi la porta alle spalle ti senti più vivo, la strada è sempre prateria sconfinata e il treno, è una lunga promessa. Ma quando il treno si muove, il vagone diventa una gabbia senz'aria, il domani un tunnel che ti condurrà chissà dove.
Il compito dello scrittore non è di esaltare il poco di bello che c'è: è di cercare il male, il brutto, e poi di denunciarlo. Il compito dell'uomo non è accontentarsi: è ribellarsi. Solo attraverso la ribellione si può cercare la verità.
Non ho mai capito chi dice la morte è normale, la morte è logica, tutto finisce quindi anch'io finirò. Io ho sempre pensato che la morte è ingiusta, la morte è illogica, e non dovremmo morire dal momento che si nasce.
Sono stupendi i trent'anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perché sono liberi, ribelli, fuorilegge, perché è finita l'angoscia dell'attesa, non è incominciata la malinconia del declino, perché siamo lucidi, finalmente, a trent'anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti. Se siamo atei, siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perché anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non c'è nulla di male ad amarci se ci incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell'olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi.
Siamo un campo di grano maturo, a trent'anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. È viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più, si pensa e si capisce come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui siamo saliti, la strada per cui scenderemo. Un po' ansimanti e tuttavia freschi, non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e in avanti, a meditare sulla nostra fortuna.
Niente e così sia
© Rizzoli 1969
Dev'esserci qualcosa di sbagliato nel cervello di quelli che trovano gloriosa o eccitante la guerra. Non è nulla di glorioso, nulla di eccitante, è solo una sporca tragedia sulla quale non puoi che piangere.
Nessuno mi ha ancora detto perché uccidere per rapina è peccato, uccidere perché hai un'uniforme è glorioso.
Non c'è bisogno d'esser nazisti per diventare assassini: in nome della democrazia, del cristianesimo, della libertà, si massacra tanto bene quanto in nome del "grande" Reich.
Quel giorno sulla Luna
© Rizzoli 1970
Gli uomini sono così: inventano la bomba atomica, uccidono con essa centinaia di migliaia di creature, e poi vanno sulla Luna. Né angeli né bestie ma angeli e bestie.
Intervista con la storia
© Rizzoli 1974
A mio parere, in un'intervista, non sono le domande che contano ma le risposte. Se una persona ha talento, puoi chiederle la cosa più banale del mondo: ti risponderà sempre in modo brillante e profondo. Se una persona è mediocre, puoi porle la domanda più acuta del mondo: ti risponderà sempre in modo mediocre.
Il vero potere non ha bisogno di tracotanza, barba lunga, vocione che abbaia. Il vero potere ti strozza con nastri di seta, garbo, intelligenza.
Non è forse il destino degli uomini quello di inventare ciò che non esiste e battersi per un sogno?
Sono stupendi i trent'anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perché sono liberi, ribelli, fuorilegge, perché è finita l'angoscia dell'attesa, non è incominciata la malinconia del declino, perché siamo lucidi, finalmente, a trent'anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti. Se siamo atei, siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perché anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non c'è nulla di male ad amarci se ci incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell'olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi.
Siamo un campo di grano maturo, a trent'anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. È viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più, si pensa e si capisce come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui siamo saliti, la strada per cui scenderemo. Un po' ansimanti e tuttavia freschi, non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e in avanti, a meditare sulla nostra fortuna.
Niente e così sia
© Rizzoli 1969
Dev'esserci qualcosa di sbagliato nel cervello di quelli che trovano gloriosa o eccitante la guerra. Non è nulla di glorioso, nulla di eccitante, è solo una sporca tragedia sulla quale non puoi che piangere.
Nessuno mi ha ancora detto perché uccidere per rapina è peccato, uccidere perché hai un'uniforme è glorioso.
Non c'è bisogno d'esser nazisti per diventare assassini: in nome della democrazia, del cristianesimo, della libertà, si massacra tanto bene quanto in nome del "grande" Reich.
Quel giorno sulla Luna
© Rizzoli 1970
Gli uomini sono così: inventano la bomba atomica, uccidono con essa centinaia di migliaia di creature, e poi vanno sulla Luna. Né angeli né bestie ma angeli e bestie.
Intervista con la storia
© Rizzoli 1974
A mio parere, in un'intervista, non sono le domande che contano ma le risposte. Se una persona ha talento, puoi chiederle la cosa più banale del mondo: ti risponderà sempre in modo brillante e profondo. Se una persona è mediocre, puoi porle la domanda più acuta del mondo: ti risponderà sempre in modo mediocre.
Il vero potere non ha bisogno di tracotanza, barba lunga, vocione che abbaia. Il vero potere ti strozza con nastri di seta, garbo, intelligenza.
Non è forse il destino degli uomini quello di inventare ciò che non esiste e battersi per un sogno?
Lettera a un bambino mai nato
© Rizzoli 1975 - Selezione Aforismario
Stanotte ho saputo che c'eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d'un tratto, in quel buio, s'è acceso un lampo di certezza: sì, c'eri. Esistevi. È stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata. Mi si è fermato il cuore. E quando ha ripreso a battere con tonfi sordi, cannonate di sbalordimento, mi sono accorta di precipitare in un pozzo dove tutto era incerto e terrorizzante.
La sopravvivenza è violenza.
La vita è una tale fatica, bambino. È una guerra che si ripete ogni giorno, e i suoi momenti di gioia sono parentesi brevi che si pagano un prezzo crudele.
La sopravvivenza è violenza.
La vita è una tale fatica, bambino. È una guerra che si ripete ogni giorno, e i suoi momenti di gioia sono parentesi brevi che si pagano un prezzo crudele.
Molte donne si chiedono: metter al mondo un figlio, perché? Perché abbia fame, perché abbia freddo, perché venga tradito ed offeso, perché muoia ammazzato alla guerra o da una malattia? E negano la speranza che la sua fame sia saziata, che il suo freddo sia scaldato, che la fedeltà e il rispetto gli siano amici, che viva a lungo per tentar di cancellare le malattie e la guerra.
Nelle leggende che i maschi hanno inventato per spiegare la vita, la prima creatura non è una donna: è un uomo chiamato Adamo. Eva arriva dopo, per divertirlo e combinare guai.
Il nostro è un mondo fabbricato dagli uomini per gli uomini, la loro dittatura è così antica che si estende perfino al linguaggio. Si dice uomo per dire uomo e donna, si dice bambino per dire bambino e bambina, si dice figlio per dire figlio e figlia, si dice omicidio per indicar l'assassinio di un uomo e di una donna.
Essere donna è così affascinante. È un'avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai.
Il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse una mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza.
Essere mamma non è un mestiere. Non è nemmeno un dovere. È solo un diritto fra tanti diritti.
È una bestia che sta sempre in agguato, la viltà. Ci morde tutti, ogni giorno, e son pochi coloro che non si lasciano sbranare da lei.
Nulla minaccia la tua libertà quanto il misterioso trasporto che una creatura prova verso un'altra creatura, ad esempio un uomo verso una donna, o una donna verso un uomo. Non vi sono cinghie né catene né sbarre che ti costringano a una schiavitù più cieca, a un'impotenza più disperata.
Essere donne è una scuola di sangue: tutti i mesi offriamo a noi stesse il suo spettacolo odioso.
Ma il niente è da preferirsi al soffrire? Io perfino nelle pause in cui piango sui miei fallimenti, le mie delusioni, i miei strazi, concludo che soffrire sia da preferirsi al niente.
Tra un uomo e una donna ciò che chiamano amore è una stagione. E se al suo sbocciare questa stagione è una festa di verde, al suo appassire è solo un mucchio di foglie marce.
Se uno muore vuol dire che è nato, che è uscito dal niente, e niente è peggiore del niente: il brutto è dover dire di non esserci stato.
Essere donna è così affascinante. È un'avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai. (Oriana Fallaci) |
Un uomo
© Rizzoli 1979 - Selezione Aforismario
Agli uomini non interessa né la verità, né la libertà, né la giustizia. Sono cose scomode e gli uomini si trovano comodi nella bugia e nella schiavitù e nell'ingiustizia. Ci si rotolano come maiali.
Credere nell'Uomo significa credere nella sua libertà. Libertà di pensiero, di parola, di critica, di opposizione.
L'abitudine è la più infame delle malattie perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte.
Credere nell'Uomo significa credere nella sua libertà. Libertà di pensiero, di parola, di critica, di opposizione.
L'abitudine è la più infame delle malattie perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte.
L'abitudine è il più spietato dei veleni perché entra in noi lentamente, silenziosamente, cresce a poco a poco nutrendosi della nostra inconsapevolezza, e quando scopriamo d'averla addosso ogni fibra di noi s'è adeguata, ogni gesto s'è condizionato, non esiste più medicina che possa guarirci.
L'amara scoperta che Dio non esiste ha ucciso la parola destino. Ma negare il destino è arroganza, affermare che noi siamo gli unici artefici della nostra esistenza è follia.
La libertà non ha patria.
L'eterno Potere che non muore mai, cade sempre per risorgere dalle sue ceneri, magari credi di averlo abbattuto con una rivoluzione o un macello che chiamano rivoluzione e invece rieccolo, intatto, diverso nel colore e basta, qua nero, là rosso, o giallo o verde o viola, mentre il popolo accetta o subisce o si adegua.
Chiunque muoia per un miraggio si merita un buon funerale.
Chi si rassegna non vive: sopravvive.
Non lasciatevi intruppare dai dogmi, dalle uniformi, dalle dottrine, non lasciatevi turlupinare da chi vi comanda, da chi vi promette, da chi vi spaventa, da chi vuole sostituire un padrone con un nuovo padrone, non siate gregge perdio, non riparatevi sotto l'ombrello delle colpe altrui, lottate, ragionate col vostro cervello.
Non v'è eroe vivo che valga un eroe morto.
Dire che il popolo è sempre vittima, sempre innocente, è un'ipocrisia e una menzogna e un insulto alla dignità di ogni uomo, di ogni donna, di ogni persona. Un popolo è fatto di uomini, donne, persone, ciascuna di queste persone ha il dovere di scegliere e decidere per se stessa; e non si cessa di scegliere, di decidere, perché non si è né generali né ricchi né potenti.
Esiste un'unica rivoluzione possibile ed è quella che si fa da soli, quella che avviene nell'individuo, che si sviluppa in lui con lentezza, con pazienza, con disubbidienza!
Il poeta ribelle, l'eroe solitario, è un individuo senza seguaci: non trascina le masse in piazza, non provoca le rivoluzioni. Però le prepara.
Niente è indegno quando il fine è degno.
Ogni rivoluzione contiene in sé i germi di ciò che ha abbattuto e col tempo si dimostra il proseguimento di ciò che ha abbattuto. Da ogni rivoluzione nasce o rinasce un impero.
Oggi è un sogno cui dai nome libertà, domani potrebb'essere un sogno cui dare nome verità; non conta che siano o non siano obiettivi reali, conta rincorrerne il miraggio, la luce.
L'unico modo per non soffrire è non amare, che nei casi in cui non puoi fare a meno di amare sei destinato a soccombere.
Ciascuno è qualcuno, un individuo prezioso, responsabile, artefice di se stesso, difendetelo il vostro io, nocciolo di ogni libertà.
Il grande malanno del nostro tempo si chiama ideologia e i portatori del suo contagio sono gli intellettuali stupidi.
Il coraggio è fatto di paura.
Il vero eroe non si arrende mai, a distinguerlo dagli altri non è il gran gesto iniziale o la fierezza con cui affronta le torture e la morte ma la costanza con cui si ripete, la pazienza con cui subisce e reagisce, l'orgoglio con cui nasconde le sue sofferenze e le ributta in faccia a chi gliele impone.
La libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere.
L'aspetto della saggezza non è cupo e tetro, non è pensieroso, è ilare e pieno di gioia. Il fine e il compimento della sapienza stanno nella giocosità felice.
L'estrema punizione per chi cerca mondi migliori è il niente.
La morte è una ladra che non si presenta mai di sorpresa.
Il vero fascismo consiste nell'essere anti per principio, per bizza, cioè nel negare a priori che in ogni corrente di pensiero vi sia qualcosa di giusto o qualcosa da usare per cercare il giusto.
Non si fa il proprio dovere perché qualcuno ci dica grazie, lo si fa per principio, per se stessi, per la propria dignità.
Quando un governo si impone con la violenza e con la violenza impedisce ai cittadini di esprimersi, di opporsi, addirittura di pensare, allora ricorrere alla violenza è una necessità.
Se un uomo è un uomo, non una pecora del gregge, v'è in lui un istinto di sopravvivenza che lo induce a battersi anche se capisce di battersi a vuoto, anche se sa di perdere: don Chisciotte che si lancia contro i mulini a vento senza curarsi d'essere solo e anzi fiero d'essere solo.
Un partito non ha bisogno di individui con personalità, creatività, fanasia, dignità: ha bisogno di burocrati, di funzionari, di servi.
Un uomo che non parla a nessuno e a cui nessuno parla è come un pozzo che nessuna sorgente alimenta: a poco a poco l'acqua che vi stagna imputridisce ed evapora.
Insciallah
© Rizzoli 1990 - Selezione Aforismario
Apparteniamo a un'epoca in cui cinema e Tv si sostituiscono alla parola scritta, al racconto scritto, e nel dialogo con il mondo i registi anzi gli attori si sostituiscono agli scrittori. Nessuno infatti, neanch'io, resiste al narcotico richiamo dello schermo, al perpetuo svago offertoci da un sistema di comunicazione che trasforma in pubblico trastullo anche la sacra intimità del sesso e la inviolabile solennità della morte.
Il linguaggio parlato è per sua natura sciatto e impreciso. Non dà tempo di riflettere, di usar le parole con eleganza e raziocinio, induce a giudizi avventati e non fa compagnia perché richiede la presenza degli altri. Il linguaggio scritto, al contrario, dà tempo di riflettere e di scegliere le parole. Facilita l'esercizio della logica, costringe a giudizi ponderati, e fa compagnia perché lo si esercita in solitudine. Specialmente quando si scrive, la solitudine è una gran compagnia.
La violenza è figlia dell'ignoranza.
Nel bene e nel male, sono sempre stati gli scrittori a muovere il mondo: cambiarlo. Sicché scrivere è il mestiere più utile che ci sia. Il più esaltante, il più appagante del creato.
Non è vero che il fine giustifica i mezzi. Se i mezzi sono sporchi, anche il fine più nobile diventa sporco.
Non si dovrebbe mai prenderli sul serio gli scrittori, mai. Chiacchierano per chiacchierare, per mettere insieme belle parole, si approfittano della carta stampata sapendo che sulla carta stampata ogni fanfaluca sembra verità sacrosanta.
[Scrivere] è la solitudine atroce d'una stanza che a poco a poco si trasforma in una prigione, una cella di tortura. È la paura del foglio bianco che ti scruta vuoto, beffardo. È il supplizio del vocabolo che non trovi e se lo trovi fa rima col vocabolo accanto, è il martirio della frase che zoppica, della metrica che non tiene, della struttura che non regge, della pagina che non funziona, del capitolo che devi smantellare e rifare rifare rifare finché le parole ti sembrano cibo che sfugge alla bocca affamata di Tantalo. È la rinuncia al sole, all'azzurro, al piacere di camminare, viaggiare, di usare tutto il tuo corpo: non solo la testa e le mani. È una disciplina da monaci, un sacrificio da eroi.
La paura e i soldi, si sa, mettono a tacere il cuore.
La Vita non è uno spettacolo muto o in bianco e nero. È un arcobaleno inesauribile di colori, un concerto interminabile di rumori, un caos fantasmagorico di voci e di volti, di creature le cui azioni si intrecciano o si sovrappongono per tessere la catena di eventi che determinano il nostro personale destino.
La storia dell'Uomo è anzitutto e soprattutto una storia di coraggio: la prova che senza il coraggio non fai nulla, che se non hai coraggio nemmeno l'intelligenza ti serve. E il coraggio ha molti volti: il volto della generosità, della vanità, della curiosità, della necessità, dell'orgoglio, dell'innocenza, dell'incoscienza, dell'odio, dell'allegria, della disperazione, della rabbia, e perfino della paura cui rimane spesso legato da un vincolo quasi filiale.
Non ha confini il coraggio che nasce dall'amore e per amore si realizza. Non tiene conto di alcun pericolo, non ascolta nessuna forma di raziocinio. Pretende di muovere le montagne e spesso le muove.
La morte di un amore è come la morte d'una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l'hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva ti senti invalido. Mutilato.
L'infelicità non ha solo il volto della fame e del freddo. Ha anche quello della solitudine che gela quando appartieni a un mondo scomparso o incompreso, quando sei costretto a vivere in un ambiente nel quale non ti riconosci e vieni schernito ridicolizzato perseguitato dalla volgarità.
Incredibile come il dolore dell'anima non venga capito. Se ti becchi una pallottola o una scheggia si mettono subito a strillare presto-barellieri-il-plasma, se ti rompi una gamba te la ingessano, se hai la gola infiammata ti danno le medicine. Se hai il cuore a pezzi e sei così disperato che non ti riesce aprir bocca, invece, non se ne accorgon neanche.
Il dolore dell'anima è una malattia molto più grave della gamba rotta e della gola infiammata, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose di quelle procurate da una pallottola o da una scheggia. Sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare.
Chi capisce tutto e tutti finisce con l'assolvere tutto e tutti. Chi assolve tutto e tutti finisce col perdonare tutto e tutti. Chi perdona tutto e tutti non crede a nulla. E chi non crede a nulla [...] è un cinico.
È una cosa di cattivo gusto, comandare, e spiacevolissima. Perché pone a contatto coi beceri e con gli ottusi, costringe a esercitare la volgarità del potere, limita la libertà sia di chi comanda che di chi è comandato, infine inebria i presuntuosi.
È una macchina diabolica, l'esercito, e il militarismo un ingranaggio mortale.
Il vero soldato mente a sé stesso quando dice di odiare la guerra. Egli ama in modo profondo la guerra. E non perché sia un uomo particolarmente malvagio, assetato di sangue, ma perché ama la vitalità che (per quanto paradossale possa sembrare) la guerra porta dentro di sé.
L'atroce gioco della guerra è la caccia delle cacce, la sfida delle sfide, la scommessa delle scommesse. La caccia all'Uomo, la sfida alla Morte, la scommessa con la Vita. Eccessi di cui il vero soldato ha bisogno.
Sul palcoscenico della gran commedia che ha nome "pace" il mistero non esiste. Sai già che lo spettacolo si compone di alcuni atti e che dopo il primo atto vedrai il secondo, dopo il secondo vedrai il terzo: le incognite riguardano solo lo sviluppo della storia narrata e il suo epilogo. Sul palcoscenico della gran tragedia che ha nome "guerra", invece, non sai mai che cosa accadrà. Che tu ne sia spettatore o interprete, ti chiedi sempre se vedrai la fine del primo atto. E il secondo è una possibilità. Il terzo, una speranza. Il futuro, un'ipotesi.
Si muore talmente meglio quando si crede a qualcosa. Si muore talmente di meno.
Un uomo rassegnato è un uomo morto prima di morire.
La rabbia e l'orgoglio
© Rizzoli 2001 - Selezione Aforismario
Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre.
È un Paese così diviso, l'Italia. Così fazioso, così avvelenato dalle sue meschinerie tribali! Si odiano anche all'interno dei partiti, in Italia. Non riescono a stare insieme nemmeno quando hanno lo stesso emblema, lo stesso distintivo. Gelosi, biliosi, vanitosi, piccini, non pensano che ai propri interessi personali.
In Italia si parla sempre di Diritti e mai di Doveri. In Italia si finge di ignorare o si ignora che ogni Diritto comporta un Dovere, che chi non compie il proprio dovere non merita alcun diritto.
Le moschee che in Italia sbocciano all'ombra d'un dimenticato laicismo e d'un risorto bacchettonismo pullulano fino alla nausea di terroristi o aspiranti terroristi.
"Il comunismo è un regime monarchico, una monarchia di vecchio stampo. In quanto tale taglia le palle agli uomini. E quando a un uomo gli tagli le palle non è più un uomo" diceva mio padre.
Se non ci si oppone, se non ci si difende, se non si combatte, la Jihad vincerà. E distruggerà il mondo che bene o male siamo riusciti a costruire, a cambiare, a migliorare, a rendere un po' più intelligente cioè meno bigotto o addirittura non bigotto.
Io sono atea, graziaddio. Irrimediabilmente atea. E non ho alcuna intenzione d'esser punita per questo da quei barbari che invece di lavorare e contribuire al miglioramento dell'umanità stanno sempre col sedere all'aria cioè a pregare cinque volte al giorno.
Nella Vita e nella Storia vi sono casi in cui non è lecito aver paura. Casi in cui aver paura è immorale e incivile.
Il Futuro è un'ipotesi, una congettura, una supposizione, cioè una non-realtà. Tutt'al più, una speranza alla quale tentiamo di dar corpo coi sogni e le fantasie.
Ogni oggetto sopravvissuto al Passato è prezioso perché porta in sé un'illusione di eternità. Perché rappresenta una vittoria sul Tempo che logora e appassisce e uccide, una sconfitta della Morte.
La forza della ragione
© Rizzoli 2004 - Selezione Aforismario
Ogni nostro gesto è un atto di guerra. Ogni nostra azione quotidiana è una forma di guerra che esercitiamo contro qualcuno o qualcosa.
La guerra non è una maledizione insita nella nostra natura: è una maledizione insita nella Vita. Non ci si sottrae alla guerra perché la guerra fa parte della Vita.
Se dici la tua sul Vaticano, sulla Chiesa Cattolica, sui Papa, sulla Madonna, su Gesù, sui Santi, non ti succede nulla. Ma se fai lo stesso con l'Islam, col Corano, con Maometto, coi figli di Allah, diventi razzista e xenofobo e blasfemo e compi una discriminazione razziale.
Una Chiesa Cattolica che non sa più dove va e che sul pietismo, il buonismo, il vittimismo ha costruito un'industria.
L'intelligenza non ha confini, riesce sempre a penetrare il muro dell'idiozia costituzionalizzata.
Vivere è molto difficile, morire è sempre un dispiacere, e il concetto d'un Dio che aiuta ad affrontare le due imprese può dare un sollievo infinito: lo capisco bene.
Ove c'è raziocinio c'è scelta, ove c'è scelta c'è libertà.
I mediocri del Politically Correct negano sempre il merito. Sostituiscono sempre la qualità con la quantità.
Io non scrivo per divertimento o per soldi. Scrivo per dovere.
Illudersi che esista un Islam buono e un Islam cattivo ossia non capire che esiste un Islam e basta, che tutto l'Islam è uno stagno e che di questo passo finiamo con l'affogar dentro lo stagno, è contro Ragione.
L'Europa diventa sempre di più una provincia dell'Islam, una colonia dell'Islam. E l'Italia un avamposto di quella provincia, un caposaldo di quella colonia.
Oggi le festività islamiche, il venerdì, le cinque preghiere, la carne halal, il volto velato sui documenti. Domani il matrimonio islamico, la poligamia e magari la lapidazione dell'adultera o della stuprata.
Nonostante le stragi attraverso cui i figli di Allah ci insanguinano e si insanguinano da oltre trent'anni, la guerra che l'Islam ha dichiarato all'Occidente non è una guerra militare. È una guerra culturale. Una guerra, direbbe Tocqueville, che prima del nostro corpo vuol colpire la nostra anima. Il nostro sistema di vita, la nostra filosofia della Vita. Il nostro modo di pensare, di agire, di amare. La nostra libertà.
I terroristi, i kamikaze, non ci ammazzano soltanto per il gusto d'ammazzarci. Ci ammazzano per piegarci. Per intimidirci, stancarci, scoraggiarci, ricattarci. Il loro scopo non è riempire i cimiteri. Non è distruggere i nostri grattacieli, le nostre Torri di Pisa, le nostre Tour Eiffel, le nostre cattedrali, i nostri David di Michelangelo. È distruggere la nostra anima, le nostre idee, i nostri sentimenti, i nostri sogni.
Non difendere il proprio territorio, la propria casa, i propri figli, la propria dignità, la propria essenza, è contro Ragione. Accettare passivamente le sciocche o ciniche menzogne che ci vengono somministrate come l'arsenico nella minestra è contro Ragione. Assuefarsi, rassegnarsi, arrendersi per viltà o per pigrizia è contro Ragione.
Per non assuefarsi, non rassegnarsi, non arrendersi, ci vuole passione. Per vivere ci vuole passione.
Oriana Fallaci intervista sé stessa
L'Apocalisse © Rizzoli 2004 - Selezione Aforismario
Ci ritroveremo con una Repubblica Islamica dell'Iraq. Ossia con un paese nel quale i mullah e gli imam impongono i burkah, lapidano le donne che vanno dal parrucchiere, impiccano la gente allo stadio.
Il terrorismo islamico s'è moltiplicato, i morti hanno partorito altri morti, continuano a partorire morti, partoriranno sempre più morti.
Il terrorismo islamico s'è moltiplicato, i morti hanno partorito altri morti, continuano a partorire morti, partoriranno sempre più morti.
L'Europa vive nella paura e il terrorismo islamico ha un obbiettivo molto preciso: distruggere l'Occidente ossia cancellare i nostri principii, i nostri valori, le nostre tradizioni, la nostra civiltà.
Mi fanno ridere i parolai che declamano: «Il terrorismo non si combatte con le armi».
Si cerca di far credere che esiste un Islam ben distinto dall'Islam del terrorismo. Un Islam mite, progredito, moderato, quindi pronto a capire la nostra cultura e a rispettare la nostra libertà.
Un cappello pieno di ciliege
(postumo) © Rizzoli 2008 - Selezione Aforismario
Un figlio appena nato è un mestiere che non lascia respiro.
Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione. Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo.
Non so arrendermi al fatto che per vivere si debba morire, che vivere e morire siano due aspetti della medesima realtà, l'uno necessario all'altro, l'uno conseguenza dell'altro. Non so piegarmi all'idea che la Vita sia un viaggio verso la Morte e nascere una condanna a morte.
Frasi attribuite
La vita ha quattro sensi: amare, soffrire, lottare e vincere. Chi ama soffre, chi soffre lotta, chi lotta vince. Ama molto, soffri poco, lotta tanto e vinci sempre.
[Da alcuni anni circola sul web in lingua italiana una frasetta insulsa, che viene attribuita ad Oriana Fallaci, e che riportiamo soltanto perché a qualcuno sorga almeno qualche dubbio sulla sua autenticità ed eviti di attribuirgliela].
Non so arrendermi al fatto che per vivere si debba morire, che vivere e morire siano due aspetti della medesima realtà, l'uno necessario all'altro, l'uno conseguenza dell'altro. Non so piegarmi all'idea che la Vita sia un viaggio verso la Morte e nascere una condanna a morte.
Frasi attribuite
La vita ha quattro sensi: amare, soffrire, lottare e vincere. Chi ama soffre, chi soffre lotta, chi lotta vince. Ama molto, soffri poco, lotta tanto e vinci sempre.
[Da alcuni anni circola sul web in lingua italiana una frasetta insulsa, che viene attribuita ad Oriana Fallaci, e che riportiamo soltanto perché a qualcuno sorga almeno qualche dubbio sulla sua autenticità ed eviti di attribuirgliela].
Note
Leggi anche le citazioni delle giornaliste e saggiste italiane: Ida Magli - Maria Giovanna Maglie - Lidia Ravera