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Frasi e citazioni di Maria Giovanna Maglie

Selezione di frasi e citazioni di Maria Giovanna Maglie (Venezia, 1952 - Roma, 2023), giornalista, saggista e opinionista e italiana. Dal 1979 al 1987 ha lavorato per il quotidiano l'Unità, e dal 1989 al 1993 per la Rai.
Il vero nemico è sempre il moralismo, quel pregiudizio che
impedisce di guardare alle cose con rigore ma anche
in libertà. (Maria Giovanna Maglie)
Il mostro cinese
© Edizioni Piemme, 2020

La Cina non è mai stata così convinta di poter sostituire il suo modello a quello dominante nel mondo, ovvero il modello autoritario comunista a quello liberale democratico; non è mai stata così convinta di poter speculare sul declino, che ritiene inevitabile, delle democrazie occidentali e della potenza americana.

Gli scienziati politici hanno dimostrato che le democrazie sono meno propense a fare le guerre per evidenti ricadute in termini elettorali. La Cina non è una democrazia.

In Italia ci sono leader politici che consigliano di avvicinarsi alla Cina perché sarà lei, e non gli USA, il Paese vincitore della Terza guerra mondiale. Intanto è piuttosto deplorevole vedere come gli stessi che dicono che nella politica contano le idee possano pensare di appoggiare l’espansione nel mondo di un regime tirannico che calpesta i diritti umani.

La realtà cinese assomiglia più a un’ubriacatura da successo economico coadiuvata anche da buona parte del “pensiero unico” che stupidamente si compiace di un declino degli Stati Uniti. Pechino ha costruito un’immagine distorta di sé e del mondo.

Puttane
Il mestiere più antico del mondo ai tempi di internet e del Covid © Edizioni Piemme, 2020

Il vero nemico è sempre il moralismo, quel pregiudizio che impedisce di guardare alle cose con rigore ma anche in libertà.

Universale e trasversale, capace di rinnovarsi e superare ogni epoca, il mestiere più antico del mondo ha una altrettanto straordinaria capacità di convivere con ogni ambito culturale e geografico. Nei fatti, è presente in ogni società, in ogni paese.

Chiedersi se è nata prima l’umanità o la prostituzione è come chiedersi se è nato prima l’uovo o la gallina.

Le organizzazioni femministe che si oppongono perché considerano la prostituzione una forma di sfruttamento dei maschi sull’universo femminile e come una pratica di un ordine sociale patriarcale. Oggi quelle opinioni sono esasperate dalla pratica del politically correct e dalla moda del metoo, che col pretesto di proteggere le donne ne fa sempre delle vittime e mai delle protagoniste, mai delle persone libere.

Quel pernicioso movimento integralista che va sotto il nome di “MeToo”, e che a me pare il nuovo modo per incatenare le donne a un ruolo di vittime, passive, stuprabili e plagiabili, quando invece si presenta come l’ultimo grido e il baluardo della loro liberazione.

Molti pensano erroneamente che in Italia la prostituzione sia illegale, ma non è esattamente così. Nel nostro paese è lecita, mentre è illegale ogni altra attività collaterale come favoreggiamento, sfruttamento e organizzazione in luoghi chiusi.

Anche nei paesi in cui non è legale, la prostituzione esiste comunque.

Una legislazione opaca e oggetto di cento possibili interpretazioni ha fatto sì che in Italia si creassero due mondi della prostituzione divaricati: uno libero, fatto di donne che esercitano in privato, pur non essendo regolarizzate ed equiparate ad altre lavoratrici; l’altro fatto di schiavitù e sfruttamento da parte della criminalità, soprattutto quella organizzata del Terzo Mondo.

Oggi la mancata regolamentazione [della prostituzione] è imputabile unicamente all’ipocrisia, in una realtà che ancora si scontra con moralismo e ignoranza. 

Più sapiens si evolve, più la parola chiave non è proibire ma regolamentare.

Se l’uomo dopo essersi nutrito si rilassa, la prostituzione è lì dove – fra sport e tempo libero – l’uomo si svaga.

Nell’era di internet la prostituzione si offre soprattutto in appositi siti nei quali le offerte indirizzano presso abitazioni private o luoghi commerciali come i finti centri massaggi.

Le escort sono professioniste che hanno scelto liberamente di intraprendere la via del mestiere più vecchio del mondo, distinguendosi da quelle donne che sfortunatamente sono ancora sfruttate nei racket. Le professioniste in questione curano la loro immagine, investono su loro stesse, in primis con la pubblicità online su diversi siti.

Il mondo delle escort sul web e quello delle prostitute ai bordi delle strade è totalmente diverso per molti motivi. Strada significa degrado, sfruttamento, ricatto, povertà e assenza di libertà di scegliere una vita diversa. Non a caso, le donne italiane sono da anni quasi del tutto scomparse dalle strade. Escort sul web significa invece denaro per le escort stesse, che sono professioniste indipendenti in assenza di sfruttamento. 

Oggi molte escort dichiarano di non sentirsi nemmeno prostitute, alcune dicono di non andare nemmeno dritte all’atto sessuale e molti uomini ricchi o benestanti amano questo e pagano così anche cene in ristoranti costosi o weekend in hotel di lusso. Al di là delle considerazioni morali di ognuno, non si può quindi non considerare che l’avvento del web ha totalmente cambiato il settore.

I dannati del Covid
© Edizioni Piemme, 2021

Tutto l’Occidente sembra in preda a tendenze suicide che favoriscono il progetto cinese. Appare paralizzato dai suoi complessi di colpa. 

Una cosa è certa: se l’Italia non torna a produrre, se la gente non fattura e non lavora, rischiamo di avere più morti per la crisi economica che per il virus.

Una situazione nazionale gravida di incognite in un quadro internazionale pieno di pericoli. Siamo stati dannati dal virus, non vogliamo essere condannati per sempre al declino.

Italiani dannati
© Mondadori, 2021

Quando il dibattito non converge su dati di realtà, ma su esasperate polarizzazioni, è molto probabile che si tratti di propaganda.

Quando si genera una contraddizione nella società, la soluzione non è la paziente sutura del tessuto sociale e politico su compromessi accettabili, ma l’esasperazione dello strappo ai danni di chi non accetta di omologarsi a parole d’ordine calate dall’alto. 

Quando nel dibattito si utilizzano parole di cui si stravolge il significato originale, è molto probabile che si tratti di propaganda.

Noi tutti possiamo pensare soltanto ciò di cui conosciamo il nome. Possiamo indicare con sicurezza una forchetta, un libro, un albero, un cammello o la sedia su cui siamo seduti, solo perché nelle parole si racchiude un significato che racconta una funzione, una storia, una particolare qualità. Se questo viene stravolto, è evidente che scompare anche la realtà. O meglio, la percezione concreta della realtà. 

Quando le cause delle crisi vengono scaricate sulla società e non su chi ha il compito di governarle, non è molto probabile, ma è certo che si tratti di propaganda. In questo caso non c’è nemmeno niente di orwelliano o di moderno: basta osservare le pagine più buie della nostra storia per ritrovare lo stesso marchio di fabbrica.

Il potere conosce la propensione tutta italiana all’autoflagellazione, nonché la vocazione a dividersi ferocemente sul pianerottolo del condominio, salvo poi obbedire al primo fesso che arringa da un balcone.

Usare i sentimenti al posto della ragione, la doppia lama della paura: quando una ragionevole minaccia viene amplificata a livello di paranoia, la propaganda non è più solo propaganda. Diventa terrorismo mediatico, il tratto tipico delle dittature.

Quando una serie di misure necessarie ma dolorose sono presentate alla stregua di qualcosa per cui rallegrarsi, non solo è propaganda, è sadica propaganda.

Non importa quanto sia stato celebrato un personaggio funzionale agli schemi delle élite: la sua autorevolezza personale è scritta sulla sabbia e nel vento che corre. Basta che esca dal recinto delle opinioni ammissibili e viene, quantomeno, silenziato.

La morte è, infatti, il fulcro della tragedia che abbiamo vissuto come civiltà: ci siamo scoperti incapaci di accettare il più naturale dei limiti, lo stesso che le generazioni prima di noi, tra guerre e cataclismi, avevano ben presente

Note
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