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Aforismi, frasi e citazioni di Piero Bevilacqua

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Piero Bevilacqua (Catanzaro 1944), storico, scrittore e saggista italiano. Piero Bevilacqua, già professore ordinario di Storia contemporanea all'Università di Roma «La Sapienza», nel 1986 ha fondato con altri studiosi l’Istituto meridionale di storia e scienze sociali (Imes), di cui è presidente.
Non tutti sono capaci di comandare. Gran parte degli Umani preferisce
eseguire ordini, piuttosto che affannarsi a governare gli altri.
(Piero Bevilacqua)
Breve storia dell'Italia meridionale
dall'Ottocento a oggi © Donzelli 1993

A voler estremizzare, e fatte salve diverse importanti eccezioni, si potrebbe dire che per una lunga fase, in questo dopoguerra, la storia del Mezzogiorno contemporaneo ha fatto tutt'uno con la storia della «questione meridionale». È stato il problema del grave e perdurante divario Nord-Sud, delle sue cause e delle sue responsabilità, piuttosto che la vicenda storica effettiva delle regioni meridionali a ricevere attenzione e cura da parte degli storici. Non tanto, dunque, l'esame dei processi materiali e politici della trasformazione che qualunque storia reale porta con sé quanto in primo luogo l'analisi e la denuncia dell'arretratezza e dei ritardi, la ricerca e l'enfasi sulla diversità dell'Italia meridionale rispetto al resto del paese, la polemica ideologica, spesso la recriminazione moralistica nei confronti dei governi, delle politiche economiche, dei comportamenti e delle scelte dei gruppi dirigenti dell'Italia più forte.

Di fatto, la rappresentazione dell'Italia meridionale in età contemporanea ha finito spesso col ridursi a una sorta di non storia: la frustrante vicenda di ciò che essa non aveva potuto essere.

Demetra e Clio
Uomini e ambiente nella storia © Donzelli 2001

La società capitalistico-industriale è in grado di soddisfare una così ampia gamma di bisogni - in gran parte da essa stessa indotti - da poter osservare i precedenti modi di produzione da una posizione privilegiata: dall'altezza incommensurabile dei suoi multiformi e sofisticati consumi. E perciò finisce col gettare un'ombra di remota inferiorità su tutte le formazioni sociali che l'hanno storicamente preceduta, salvo assumerle come fasi preparatorie del proprio successivo trionfo.

La mucca è savia
Ragioni storiche della crisi alimentare europea © Donzelli 2002 - Selezione Aforismario

Agli inizi del secolo scorso i polli rinchiusi in grandi pollai venivano devastati dalle malattie o morivano in massa per mancanza di moto e di luce. A lungo l'industria ha dovuto arrendersi agli imperativi della vita. Solo la scoperta e l'introduzione farmacologica delle vitamine ha permesso di superare almeno parte di quegli inconvenienti. Ma sono stati gli antibiotici, all'indomani della seconda guerra mondiale, a consentire di trasformare i pollai in una fabbrica concentrazionaria di carne bianca e le stalle dei bovini in luogo medico di ingrassamento e di produzione massiva di latte.

Gli allevamenti animali dovranno cessare di essere ciò che essi sono in larghissima parte diventati: luoghi di pena e di inimmaginabile sofferenza per milioni di esseri viventi. Nessuna civiltà del passato era arrivata agli orrori dei nostri giorni.

L'agricoltura biologica non è un ritorno al passato, la semplice nostalgia dell'«agricoltura della nonna». [...] Essa è figlia di un diverso percorso della scienza contemporanea. Ad essa oggi deve essere fornita la possibilità di proseguire nella sua ricerca fondamentale: combinare l'attività produttiva con il rispetto degli equilibri naturali, chiamando la natura a fare la sua parte, a cooperare con costi sempre più ridotti nella creazione di beni e prodotti.

Il pensiero ambientalista non è un fenomeno religioso, ma il risultato della ricerca scientifica non asservita alle potenze dominanti.

L'alimentazione europea può diventare sicura e salubre solo grazie a un'agricoltura non contaminata, riconoscendo alla natura le sue autonome capacità produttive – messe in ombra da un distruttivo titanismo tecnologico – e bandendo progressivamente, ma rapidamente, i veleni chimici dalle campagne.

Le farine animali – destinate ad accelerare la crescita e la lattazione – sono potute diventare più a buon mercato non solo tramite l'incenerimento di bestie morte per le più varie malattie, ma anche attraverso la trasformazione in farina di zoccoli, peli, penne, interiora, sangue, ossa, rifiuti, scarti industriali ecc. Il contenimento dei costi e la possibilità della competizione, dunque, assecondando le logiche dominanti del mercato, si possono conseguire solo attraverso un'ulteriore degradazione dell'allevamento animale. In questa direzione si muove l'«ulteriore progresso» del settore.

Le stalle e i pollai industriali non costituiscono più dei luoghi di allevamento: sono, di fatto, degli ospedali zootecnici per la produzione di latte e carne su larga scala. Gli animali non sono infatti allevati: più precisamente essi vengono intensivamente ingrassati in una condizione di patologia permanentemente controllata.

Ormoni, vitamine, auxinici, appetizzanti, antibiotici, coloranti, antiparassitari, disinfettanti, conservanti, urea, chemioterapici sono gli ingredienti chimici quotidiani di questa industria ospedaliera della carne. Com'è possibile che da animali in permanente cura medica non si producano rischi per la salute dei loro umani consumatori?

Prometeo e l'aquila
Dialogo sul dono del fuoco e i suoi dilemmi © Donzelli 2005

Ci vuole ben altro che il becco di un'aquila per intimorire Prometeo.

Gli Uomini possono scegliere. Non sono nati per divorare le membra del Cervo.

Non tutti sono capaci di comandare. Gran parte degli Umani preferisce eseguire ordini, piuttosto che affannarsi a governare gli altri.

Quando uccidete anche la più piccola delle Creature il lamento della Grande Nutrice è lungo e corre per tutta la Terra, ma voi ormai non potete più udirlo.

Fonte sconosciuta
[Oggi è bollato come radicale ed estremista chi sostiene] la prospettiva di una società sobria, che ponga fine al consumismo smisurato, alla bulimia distruttiva di territorio e risorse, all'affanno della crescita infinita, alla mortificazione dell'umana operosità ridotta a merce, alla competizione senza quartiere, alla dissipazione nel lavoro e nel consumo del nostro tempo di vita.