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Frasi e citazioni di Nuccio Ordine

Selezione di frasi e citazioni di Nuccio Ordine (Diamante, 1958 - Cosenza, 2023), storico della letteratura, saggista e critico letterario italiano, professore ordinario di letteratura italiana presso l'Università della Calabria.
Foto di Nuccio Ordine
L’autentica essenza della vita coincide con il buono (con ciò che le democrazie commerciali
hanno sempre considerato inutile) e non con l’utile. (Nuccio Ordine)

L'utilità dell'inutile
Manifesto © Bompiani, 2013 - Selezione Aforismario

L’utilità dei saperi inutili si contrappone radicalmente all’utilità dominante che, in nome di un esclusivo interesse economico, sta progressivamente uccidendo la memoria del passato, le discipline umanistiche, le lingue classiche, l’istruzione, la libera ricerca, la fantasia, l’arte, il pensiero critico e l’orizzonte civile che dovrebbe ispirare ogni attività umana.

Contrariamente a ciò che pretendono di insegnarci le leggi dominanti del mercato e del commercio, l’essenza della cultura si fonda esclusivamente sulla gratuità.

Esistono saperi fine a se stessi che – proprio per la loro natura gratuita e disinteressata, lontana da ogni vincolo pratico e commerciale – possono avere un ruolo fondamentale nella coltivazione dello spirito e nella crescita civile e culturale dell’umanità.

La logica del profitto mina alle basi quelle istituzioni (scuole, università, centri di ricerca, laboratori, musei, biblioteche, archivi) e quelle discipline (umanistiche e scientifiche) il cui valore dovrebbe coincidere con il sapere in sé, indipendentemente dalla capacità di produrre guadagni immediati o benefici pratici.

Trasformando gli uomini in merce e in denaro, questo perverso meccanismo economico ha dato vita a un mostro, senza patria e senza pietà, che finirà per negare anche alle future generazioni qualsiasi forma di speranza.

Nell’universo dell’utilitarismo, un martello vale più di una sinfonia, un coltello più di una poesia, una chiave inglese più di un quadro: perché è facile capire l’efficacia di un utensile mentre è sempre più difficile comprendere a cosa possano servire la musica, la letteratura o l’arte.

Il sapere si pone di per sé come un ostacolo al delirio d’onnipotenza del denaro e dell’utilitarismo.

Tutto si può comprare, è vero. Dai parlamentari ai giudici, dal potere al successo: ogni cosa ha il suo prezzo. Ma non la conoscenza: il prezzo da pagare per conoscere è di ben altra natura.

Neanche un assegno in bianco potrà consentirci di acquisire meccanicamente ciò che è esclusivo frutto di uno sforzo individuale e di una inesauribile passione. Nessuno, insomma, potrà compiere al nostro posto quel faticoso percorso che ci permetterà di apprendere.

Certo non è facile capire, nel nostro mondo dominato dall’homo oeconomicus, l’utilità dell’inutile e, soprattutto, l’inutilità dell’utile (quanti beni di consumo non necessari ci vengono venduti come indispensabili?).

Fa male vedere gli esseri umani, ignari della crescente desertificazione che soffoca lo spirito, consacrati esclusivamente ad accumulare soldi e potere. 

Fa male vedere uomini e donne impegnati in una folle corsa verso la terra promessa del guadagno, dove tutto ciò che li circonda – la natura, gli oggetti, gli altri esseri umani – non suscita alcun interesse.

Lo sguardo puntato sull’obiettivo da raggiungere non permette più di cogliere la gioia dei piccoli gesti quotidiani e di scoprire la bellezza che pulsa nelle nostre vite: in un tramonto, in un cielo stellato, nella tenerezza di un bacio, in un fiore che sboccia, in una farfalla che vola, nel sorriso di un bambino. 

Spesso, la grandezza si percepisce meglio proprio nelle cose più semplici.

I veri poeti sanno bene che solo lontano dal calcolo e dalla fretta è possibile coltivare la poesia.

Soprattutto nei momenti di crisi economica, quando le tentazioni dell’utilitarismo e del più bieco egoismo sembrano essere l’unica stella e l’unica ancora di salvezza, bisogna capire che proprio quelle attività che non servono a nulla potrebbero aiutarci a evadere dalla prigione, a salvarci dall’asfissia, a trasformare una vita piatta, una non-vita, in una vita fluida e dinamica, orientata dalla curiositas per lo spirito e per le umane cose.

L’autentica essenza della vita coincide con il buono (con ciò che le democrazie commerciali hanno sempre considerato inutile) e non con l’utile.

Se lasceremo morire il gratuito, se rinunceremo alla forza generatrice dell’inutile, se ascolteremo unicamente questo mortifero canto delle sirene che ci spinge a rincorrere il guadagno, saremo solo in grado di produrre una collettività malata e smemorata che, smarrita, finirà per perdere il senso di se stessa e della vita.

Quando la desertificazione dello spirito ci avrà ormai inariditi, sarà veramente difficile immaginare che l’insipiente homo sapiens potrà avere ancora un ruolo nel rendere più umana l’umanità…

Far coincidere l’essere umano esclusivamente con la sua professione sarebbe un errore gravissimo: in qualsiasi uomo c’è qualcosa di essenziale che va molto al di là del suo stesso mestiere.

L’insegnamento implica sempre una forma di seduzione. Si tratta di un’attività che non può essere considerata un mestiere, ma che nella sua forma più nobile presuppone una sincera vocazione.

L’incontro autentico tra un maestro e un allievo non può prescindere dalla passione e dall’amore per la conoscenza.

Classici per la vita
Una piccola biblioteca ideale © La Nave di Teseo, 2016

Le grandi opere della letteratura o della filosofia non si dovrebbero leggere per superare un esame, ma soprattutto per il piacere in sé che suscitano e per cercare di capire se stessi e il mondo che ci circonda. 

Nelle pagine dei classici, anche a distanza di secoli, è possibile sentire pulsare la vita nelle sue forme più diverse. 

La missione principale di un buon docente dovrebbe essere principalmente quella di ricondurre la scuola e l’università alla loro funzione essenziale: non quella di sfornare diplomati e laureati, ma quella di formare cittadini liberi, colti, capaci di ragionare criticamente e autonomamente.

Se è vero che i classici possono salvare la scuola e l’università rendendo l’insegnamento più autentico, è anche vero che senza la scuola e senza l’università sarà difficile immaginare per i classici un futuro prospero e vitale.

La dominante gestione manageriale della scuola – i cui segni evidenti si concretizzano anche nelle scelte lessicali: il “preside” è diventato “dirigente scolastico”, mentre gli studenti devono essere valutati sulla base di “crediti” e “debiti” formativi – sembra ormai guardare esclusivamente alla stella polare del mercato.

La formazione ha bisogno di tempi lunghi. Orientarla esclusivamente sulle presunte offerte del mondo del lavoro potrebbe rivelarsi una sfida perduta in partenza.

Investire nell’istruzione e nella cultura significa educare i giovani al rispetto della giustizia, alla solidarietà umana, alla tolleranza, al disprezzo della corruzione, alla democrazia, con l’obiettivo di migliorare anche la crescita economica e civile del Paese.

Gli uomini non sono isole
I classici ci aiutano a vivere © La Nave di Teseo, 2018

Ciò che sta accadendo in Europa e nel mondo è sotto gli occhi di tutti: si costruiscono muri, si innalzano barriere, si intrecciano centinaia di chilometri di filo spinato con lo spietato obiettivo di sbarrare la strada a un’umanità povera e sofferente che, rischiando la vita, cerca di sfuggire alla guerra, alla fame, ai tormenti delle dittature e del fanatismo religioso.

Al grido dello stesso slogan declinato in salse diverse (“America first”, “La France d’abord”, “Prima gli italiani” o “Britain first”, solo per fare qualche esempio), gruppi di politici armati di uno spietato cinismo hanno fondato partiti di successo con un unico obiettivo: cavalcare l’indignazione e le sofferenze delle classi meno abbienti per fomentare una guerra dei poveri (coloro che hanno pagato e pagano duramente questi anni di crisi) contro altri poveri (i migranti che cercano disperatamente un futuro nei Paesi più ricchi).

È immorale che politici europei (alcuni dei quali hanno favorito la trasformazione dei propri Paesi in attraenti paradisi fiscali!) esigano il pagamento del debito a un povero pensionato greco o italiano o spagnolo e lascino libere le grandi multinazionali (Amazon, Google, Apple, ecc.) di arricchirsi senza pagare le imposte negli Stati dove incassano miliardi di euro.

Note
Leggi anche le citazioni degli autori italiani: Pino Aprile Ermanno Bencivenga - Stefano Rodotà

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