Aforismi, frasi e proverbi sulla Polenta

Raccolta di aforismi, frasi e proverbi sulla polenta, antichissimo piatto a base di farina di mais, tipico di varie regioni Italiane del Settentrione. Il termine "polenta" deriva dal latino puls, una specie di polenta di farro (in latino: far, da cui deriva il termine "farina"), che costituiva la base della dieta delle antiche popolazioni italiche.

Come ricorda Carlo Lapucci: "Con la scoperta dell’America si aggiunse ai cereali noti in Europa il mais proveniente del Nuovo Mondo, la cui coltivazione si estese lentamente fino a diventare fondamentale per l’alimentazione delle zone di pianura. In mancanza di grano, e quindi di pane, le popolazioni di montagna vi sostituivano infatti sovente la polenta di farina di castagne (pattona), ma nelle pianure l’alternativa era la polenta di mais, da cui in certi luoghi si ricavava anche un tipo di pane. La polenta era d’inverno alimento quasi quotidiano, digeribile, ma di scarsa sostanza, al quale si accompagnavano elementi grassi e di forte sapore: carne di maiale, insaccati, aringhe, baccalà, sughi, cose che però non sempre erano disponibili. Per questo la polenta è rimasta per eccellenza, nella tradizione, il cibo povero dei poveri, mentre oggi, cucinata con le più varie e ricercate accompagnature, è divenuta un piatto ricercato". [Dizionario dei proverbi italiani, Mondadori 2007].

Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sulla minestra, il minestrone, la frittata, l'omelette, le lenticchie, il pane e la zucca. [I link sono in fondo alla pagina].
La polenta non è la somma aritmetica di due ingredienti, ma un rito sacro.
(Ermanno Olmi)
La sua visione ecologica del mondo è terrificante: io la definisco "polentopandismo".Cioè lui mangerebbe polenta e panda, anche se fosse l'ultimo esemplare del mondo.
Stefano Benni, Margherita dolcevita, 2005

Polenta e calci in culo. Così fui allevato.
Romano Bertola, Le caramelle del diavolo, 1991

La polenta è un piatto tanto semplice quanto misterioso. Acqua, sale e farina da far bollire, mescolare e asciugare in una quarantina di minuti. Tuttavia non c'è mai una polenta uguale all'altra e anche il più esperto dei polentari può incorrere in qualche fallimento. Il mistero è frutto della combinazione tra il vigore della fiamma e la sapienza nel mescolare.
Devis Bonanni, Pecoranera, 2012

La polenta non ha la stessa faccia ovunque. In Friuli diventa metafora del carattere delle sue genti. Nel cuore della pianura è molle e si adagia pigramente sul tagliere. In montagna è dura e ruvida, e si conserva inalterata per parecchio tempo. Ognuno tragga le dovute conclusioni antropologiche.
Devis Bonanni, Pecoranera, 2012

Prendiamo il caso di uno dei piatti tradizionali più antichi, la polenta. Pensata non come pietanza ricca ma piuttosto come un «riempipancia» per popolani, si prepara solitamente con la farina di mais, eventualmente mescolata con farina di altro tipo (la polenta taragna, per esempio, tipica della Valtellina e di altre zone, si ottiene con una miscela di farina di grano saraceno). Quasi sempre si usa il mais giallo per prepararla, con varianti regionali, come nel Veneto dove si usa più spesso il mais bianco, varietà dal chicco più chiaro.
Dario Bressanini e Beatrice Mautino, Contro natura, 2015

La polenta potrei farla pasticciata, anche se ci vuole un tempo enorme; pazienza, tanto qualcosa bisogna pur fare, almeno il cibo variarlo, dico io, se togli anche questo il tran tran non finisce proprio più.
Armanda Guiducci, Due donne da buttare, 1976

"La lepre ama la polenta". Lo dice il cuoco.
Stanisław Jerzy Lec, Pensieri spettinati, 1957

Se or vi viene a mancare l'alimento principale e più nutriente, il pane, dovrete sostituire la quantità con la qualità, ricorrendo alla polenta la quale, lo sapete, gonfia molto ma nutre ben poco.
Anna Kuliscioff, Il pane a buon mercato, XX sec.

Un tempo la "polenta" nel Veneto era quasi il simbolo della famiglia, un gran sole d'oro che veniva versato al centro della tavola sul "tajèr", fra nuvolette di vapore, dopo essere stato rimescolato a lungo in una "cagliera" di rame appresa alla catena fuligginosa del camino. Un atto rituale che si ripeteva due ed anche tre volte al giorno.
Giuseppe Maffioli, La cucina trevigiana, 2013

Anche quando fuori la nebbia, tanto frequente, oscurava il pallido sole invernale, in casa la gran polenta sembrava parafrasarlo e forniva calore alle mani che tagliandola con un filo ne staccavano le fette dalla rugosa superficie convessa e fornivano gradevole tepore alla bocca e allo stomaco. Un cibo consolante, protagonista di "merende" di "disnari" e di "cene", che "faceva pasto" accompagnata alla minima cosa.
Giuseppe Maffioli, La cucina trevigiana, 2013

La polenta è il complemento ideale di tutti gli intingoli, di tutte le salse di caccia, delle "peverade" e dei salmi, degli stufati e delle "pastissae", degli sguazzetti, e di tutto il pesce fritto o in "brodeto" o in "sguazzetto", delle salsicce e dei salumi, specie soppressa, se riscaldata, al fine di trasformare una parte del suo grasso in "tocetto" magari irrorandola con una goccia di aceto.
Giuseppe Maffioli, La cucina trevigiana, 2013

La polenta e la compagna fedele del baccalà, in ogni modo, e del "polastrelo in teda", della popolaresca "fongadina" di vitello, di agnello o di capretto, del fegato alla veneziana, dei funghi con le uova al burro, del formaggio di mezzo monte, piccantino, e di tutti quei piatti "poveri", ove con molta cipolla si nobilitano, e si insaporiscono, soffriggendoli, i cibi più umili, dal "sanguetto" rappreso, alla milza, al rognone, ai "dureli" del pollo, ai "fegatini col radeselo", alla carne bollita avanzata e rifatta, alle lumache, ed a tutto quanto sia stato irrorato e macerato nella salsa veneta per eccellenza: olio, aglio, prezzemolo e pepe.
Giuseppe Maffioli, La cucina trevigiana, 2013

La mole della polenta era in ragion dell'annata, e non del numero e della buona voglia de' commensali: e ognun d'essi, fissando, con uno sguardo bieco d'amor rabbioso, la vivanda comune, pareva pensare alla porzione d'appetito che le doveva sopravvivere. Mentre Renzo barattava i saluti con la famiglia, Tonio scodellò la polenta sulla tafferia di faggio, che stava apparecchiata a riceverla: e parve una piccola luna, in un gran cerchio di vapori
Alessandro Manzoni, I promessi sposi, 1827/42

L'amore è come il risotto, se è scotto diventa polenta!
Giancarlo Modarelli [1]

Splendono le pannocchie al sol d’autunno, / tutte certezza; ed ai fanciulli parlano / della polenta che la madre al fuoco / del nel paiolo rimesta, e d’un sol colpo / sul tagliere arrovescia, e, nel buon fumo / ravvolta, suddivide in tante fette / quante le bocche.
Ada Negri, Le pannocchie, Poesie, XX sec.

Giunto poi che sia / gennaio con la sizza come frusta / che scocchi su la pelle e con la neve / alta sino ai polpacci, oh, benedetta / la polenta che scalda mani, gola / e sangue, mentre sugli alari avvampano / secchi rami di pino intorno al ceppo, / e dalle travi del soffitto in strane / ombre discende, adagio adagio, il sonno.
Ada Negri, Le pannocchie, Poesie, XX sec.

Oggi, la vera polenta non esiste più, perché sono venute a mancare le premesse, dalla coltura del mais al trattamento della farina nei mulini, dove i cilindri hanno sostituito la pietra, fino alle qualità organolettiche del mais, modificate dagli ogm. Ormai, più che di farina da polenta bisogna parlare di un' approssimazione. Il reperimento della materia prima originaria non è più possibile, tranne pochissime eccezioni.
Ermanno Olmi, Fuoco di legna, paiolo, farina ruvida quel rito sacro e gioioso fatto in famiglia, su la Repubblica, 2005

Fare la polenta in casa è un rito sacro, sacro e gioioso: il modo con cui, un tempo, la famiglia celebrava la propria unione. Ne sentiamo la mancanza, come di tutti i riti che affermano la gioia di stare insieme.
Ermanno Olmi, ibidem

La polenta non è la somma aritmetica di due ingredienti, ma un rito sacro.
Ermanno Olmi, ibidem

Oggi si usa come contorno, una volta la polenta era la sostanza. Se ne faceva in abbondanza, quella che avanzava andava nella minestra della sera. Il lusso era una noce di burro e un assaggio di gorgonzola, condimento antesignano delle polente "conciate".
Ermanno Olmi, ibidem

Nei ristoranti ormai si trovano solo polentine che vanno bene a fare gli impacchi.
Ermanno Olmi, ibidem

Il calore degli affetti può essere ritrovato, insieme all'occasione di celebrare la polenta come merita. Siccome nutro questa speranza, non mi piego al succedaneo della polenta precotta. Lo trovo umiliante. Preferisco aspettare il momento giusto per condividere degnamente il rito di un tempo.
Ermanno Olmi, ibidem

Se penso al mio ricordo più profumato, non ho dubbi: quello della polenta appena rovesciata sul tagliere, messa nella scodella con il latte freddo. Quel salire di un filo di fumo che deriva dalla cottura a legna, misto all'odore del buon latte era fantastico.
Ermanno Olmi, ibidem

Tra il latte materno e la polenta per me non c'è stata differenza: la vedevo fare da mia nonna quand'ero piccolo così... Del resto, allora le mamme allattavano a lungo, e nel momento del passaggio al latte di mucca, i bambini ancora in fasce cominciavano a gustarlo insieme ai bocconcini di polenta, morbidi e gustosi.
Ermanno Olmi, Fuoco di legna, paiolo, farina ruvida quel rito sacro e gioioso fatto in famiglia, su la Repubblica, 2005

Noi piemontesi siamo cresciuti a latte nel biberon e polenta concia! Cos'è la seconda? È la polenta condita con i formaggi e meravigliosamente saporita che scalda gli inverni freddi del Nord.
Benedetta ParodiMettiamoci a cucinare, 2014

Che cos’è questa valle per una famiglia che venga dal mare, che non sappia niente della luna e dei falò? Bisogna averci fatto le ossa, averla nelle ossa come il vino e la polenta, allora la conosci senza bisogno di parlarne.
Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

Sono i giorni più belli dell’anno. Vendemmiare, sfogliare, torchiare non sono neanche lavori; caldo non fa più, freddo non ancora; c’è qualche nuvola chiara, si mangia il coniglio con la polenta e si va per funghi.
Cesare Pavese, La luna e i falò, 1950

È noto che i Romani vissero per lungo tempo non di pane ma di polenta.
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, I sec.

A chi nei campi sul lavoro stenta, son manna le cipolle e la polenta. 
Cristoforo Poggiali, Proverbi, motti e sentenze ad uso ed istruzione del popolo, 1821

La pizza è un pasto completo. Costa poco, è nutriente, genuina. È un ricordo d'amore. Tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo detto: «Teso', andiamoci a mangiare 'na bella pizza». Non ho mai sentito dire: «Andiamoci a mangiare 'na bella polenta».
Alessandro Siani, Non si direbbe che sei napoletano, 2011

Per fare una buona polenta occorrono solo poche cose: acqua, farina e sale e un paiolo, meglio se di rame. Il fuoco di legna è sostituito dal fornello e il lungo lavoro di mescolatura può essere svolto dall'apposito attrezzo elettrico. Certo, 1 puristi diranno che così la polenta si snatura, ma bisogna conciliare tradizione e comodità, non trovate?
Gian Paolo Spaliviero, Dolci, biscotti, pane e polenta con la farina di mais, 2016

Fare la polenta è un gesto antico, che scalda il cuore, prima ancora di saziare la fame.
Gian Paolo Spaliviero, ibidem

C'è chi dice che non bisogna tornare con gli ex perché la minestra riscaldata non è buona... Beh, non hanno mai assaggiato Francesca. A parte il fatto che a me il cibo riscaldato piace da matti. La pasta al forno, la polenta, il minestrone, perfino la pizza... sarà questione di gusti.
Fabio Volo, Un posto nel mondo, 2006

Polenta di farina gialla colle salsicce. Fate una polenta piuttosto tenera di farina di granturco, distendetela sulla spianatoia alla grossezza di un dito e tagliatela a mandorle. Ponete in un tegamino diverse salsicce intere con un gocciolo d'acqua e quando saranno cotte spellatele, sbriciolatele ed aggiungete sugo o conserva di pomodoro. Collocate la polenta in una teglia o in un vassoio che regga al fuoco, conditela a suoli col parmigiano, queste salsicce e qualche pezzetto di burro sparso qua e là, poi mettetela fra due fuochi e quando sarà ben calda servitela, specialmente per primo piatto di una colazione alla forchetta. La detta polenta si può fare anche dura per tagliarla a fette.
Pellegrino Artusi, La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene, 1891

Polenta pasticciata. Fate una polenta soda di farina di granturco cotta nel latte. Salatela quando siete per ritirarla dal fuoco e versatela sopra la spianatoia, alta due dita circa. Diaccia che sia, tagliatela a mandorle grosse mezzo centimetro, che disporrete nella seguente maniera in un vassoio di metallo o di porcellana che regga al fuoco. Fate un intingolo come quello per condire i maccheroni alla bolognese n. 87 o consimile, e fate un poco di balsamella n. 137, spolverizzare il fondo del vassoio con parmigiano grattato e distendete un suolo di polenta; conditela con parmigiano, l'intingolo e la balsamella; poi sopra a questo ponete un altro suolo di polenta e conditela egualmente; e così di seguito finché avrete roba. Anche qualche pezzettino di burro qua e là non ci farà male: però mettetene poco se non volete che stucchi per soverchio condimento. Preparato così il vassoio colla sua colma, ponetelo nel forno da campagna per rosolare la polenta e servitela calda per tramesso in un pranzo durante l'autunno e l'inverno. Se viene bene sarà lodata per la sua delicatezza. Nel tempo della cacciagione un abile cuoco può metterla in forma riempiendola di uccelletti cotti in umido.
Pellegrino Artusi, La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene, 1891

Proverbi sulla Polenta
  • A chi mangia sempre polli vien voglia di polenta.
  • Ai cinque d’aprile il cuccù [2] deve venire; se non viene ai sette e agli otto o ch'è preso o ch'è morto; se non viene ai dieci egli è perso per le siepi; se non viene ai venti egli è perso tra i frumenti; se non viene ai trenta il pastor l’ha mangiato con la polenta.
  • Beato chi si contenta di una fetta di polenta.
  • Chi dopo la polenta beve acqua, alza la gamba e la polenta scappa.
  • Chi non zappa il granturco convien che si penta d’inverno quando dimena la polenta.
  • Chi troppo studia matto diventa, e chi non studia mangia polenta.
  • Con la polenta è un triste mangiare: la pancia è piena senza desinare.
  • Due polente insieme non furon mai viste.
  • Gialla, gialla, gialla non voglio morir senz’assaggiarla.
  • Granturco rado e polenta serrata. [3]
  • I tordi non covano nella polenta.
  • La miglior polenta è quella condita con la fame.
  • La polenta fa la tavola contenta.
  • La polenta ha quattro virtù: fa da minestra, serve da pane, scalda le mani, leva la fame.
  • La polenta mi sazia e non mi contenta.
  • La polenta non merita alloro.
  • La polenta non merita rosari.
  • La polenta prima ti gonfia e poi t’allenta.
  • La polenta sazia e non contenta; il pane leva la fame; il vino consola.
  • La polenta un po’ sazia e un po’ contenta.
  • Loda la polenta e tieniti al pane.
  • Mangiar polenta e frittata è fare colla moglie una ballata. [4]
  • Meglio polenta in casa propria, che arrosto in casa altrui.
  • Moglie e polenta povertà contenta.
  • Più ungi la polenta, e più va giù contenta.
  • Polenta e latte bollito, in quattro salti è digerito.
  • Polenta e pan pasto da villan.
  • Polenta gialla: il corpo stenta e la lingua balla.
  • Quando fiocca polenta coll'oca.
  • Quando l’attacca sì, l’è cotta no: quando l’attacca no, l’è cotta sì. [5]
  • Quando si ha fame la polenta pare salame.
  • San Martin ti tenta: castagna, oca e polenta.
  • Si conosce una donna dal fumo della polenta.
  • Tutto il mondo si lamenta quando è cara la polenta.
Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
  2. Cuccù: cuculo.
  3. Granturco rado e polenta serrata: il granturco va seminato lasciando spazio tra pianta e pianta, la polenta, invece, deve essere soda, consistente. Per essere buona, la polenta deve essere fatta di farina tratta da granturco ben sviluppato e granito, quindi seminato rado. I contadini un tempo misuravano un passo tra seme e seme. [Carlo Lapucci, Dizionario dei proverbi italiani, 2007].
  4. Mangiar polenta e frittata è fare colla moglie una ballata: polenta e frittata erano cibi tra i più consueti che non stuzzicavano certo l’appetito di chi se li trovava in tavola. Così ballare con la moglie non costituisce un grande avvenimento. [Carlo Lapucci, ibidem].
  5. Quando l’attacca sì, l’è cotta no: quando l’attacca no, l’è cotta sì: sistema per controllare quando la farina della polenta è cotta: finché l’impasto s’attacca al mestolo la polenta non è cotta, quando tende a non rimanere sul legno del mestolo è cotta.  [Carlo Lapucci, ibidem].
  6. Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Minestra e Minestrone - Frittata e OmeletteLenticchie - Pane - Zucca

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