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Frasi e "cassanate" di Antonio Cassano

Selezione di frasi e "cassanate" di Antonio Cassano (Bari 1982), calciatore italiano, soprannominato Peter Pan da giovane, Il Pibe di Bari Vecchia ai tempi della Roma e Fantantonio con la maglia della Sampdoria. Dotato di un'ottima tecnica, Cassano ha giocato nel Bari, nella Roma, nel Real Madrid, nella Sampdoria, nel Milan, nell'Inter e nel Parma, ma ha condizionato negativamente la propria carriera a causa di comportamenti un po' sopra le righe, noti come "cassanate": 
"Le cassanate non le amavo del tutto, un po' mi piacevano e un po' le subivo. Le vivevo con paura, come un lato oscuro di me, misterioso, imprevedibile".
Antonio Cassano acquista grande popolarità tra gli appassionati di calcio nel 1999, quando, giocando col Bari, segna contro l'Inter il gol decisivo del 2-1 all'88º minuto. Così Cassano commenta quella rete: 
"Il lancio di Perrotta, l’unico che gli è riuscito in carriera tra l’altro, ancora lo prendo in giro, cinquanta metri perfetti, l’aggancio di tacco, avevo preso in velocità Blanc che stava rientrando, Panucci veniva in diagonale, ho fatto passare la palla tra i due, sono andati dritti al bar, ho chiuso sul palo corto, poi ho visto la curva sempre più vicina, e il boato. Ero nato. Tutto da quel giorno sarebbe stato diverso". [...] "Se quel Bari-Inter non ci fosse stato sarei diventato un rapinatore, o uno scippatore, comunque un delinquente. Molte persone che conosco sono state arruolate dai clan. Quella partita e il mio talento mi hanno portato via dalla prospettiva di una vita di merda. Ero povero, ma tengo a precisare che nella mia vita non ho mai lavorato anche perché non so fare nulla".
Scrive il giornalista Pierluigi Pardo: 
"Se tutti fossero come lui, il mondo sarebbe un casino. Più rumoroso, confuso e anarchico. Certamente divertente. Comunque, un casino. Niente paura, non succederà. In pochi nascono come Antonio Cassano. Peter Pan eterni, assolutamente indisponibili all'idea di crescere, contrari per principio a ogni possibilità di compromesso, sempre pronti a buttar via la maglia urlando «allora gioca tu», appena qualcosa non gli piace".
Le seguenti citazioni di Cassano sono tratte da varie interviste e dai suoi libri scritti in collaborazione con l'amico giornalista Pierluigi Pardo: Dico Tutto (Rizzoli, 2008) e Le mattine non servono a niente, (Rizzoli, 2009).

Foto di Antonio Cassano
Il talento non va ingabbiato dagli schemi, dai maestri delle scuole calcio:
i più grandi calciatori arrivano dal calcio della strada. (Antonio Cassano)

Dico Tutto
E se fa caldo gioco all'ombra... © Rizzoli 2008 - Selezione Aforismario

Il mio primo allenatore, Filippo Addabbo, che ho avuto fino ai Giovanissimi, mi diede la numero 10, con una raccomandazione precisa: «Fai quello che vuoi». Il sogno di qualsiasi giocatore, l'anarchia che diventa regola, l'ideale per un matto come me.

A me non piace la gente già «fatta», quella che nella vita deve solo difendere il proprio benessere, le ville e le piscine. A me non piace difendere. Io sono un attaccante.

Mi piacciono i deboli, gli indifesi, quelli che provano a sovvertire.

Lo so che è qualunquista, ma i politici mi stanno tutti sulle palle. Non ci capisco nulla, ma li vedo litigare e mi sembra illogico. Perché stanno sempre a parlare male degli altri? Possibile che non ci sia mai una volta che un tuo avversario politico fa bene? E allora almeno quella volta dovresti dargli ragione. Non succede mai.

Per me onestamente il Sud vince 10 a 0 con il Nord. Si vive in posti più belli, il rapporto umano generalmente è più vero. Da noi quasi sempre le cose si dicono in faccia anche a costo di ferirsi. Il problema è che nessuno è diplomatico, tutti facciamo casino, pensiamo solo a noi stessi, mentre lì sono furbi, organizzati e le cose funzionano meglio. Ma io sono comunque fiero delle mie origini.

Io ho sempre salutato tutti alla stessa maniera, a Bari Vecchia come a Trigoria, dal presidente ai camerieri. I tipi snob non li reggo.

Datemi affetto e io darò il 110 per cento.

Nel calcio non ci si deve emozionare ma divertire. E se hai personalità non puoi temere nulla.

Se, per assurdo, mi trovassi a gestire uno forte e matto come me, lo lascerei libero di esprimersi, perché è diverso dagli altri. Lo accoglierei a casa mia, per farlo crescere come dico io. Lo proteggerei per evitare che il caratteraccio si mangi pian piano tutta la classe.

La prima macchina è come il primo amore, non si scorda mai.

Le droghe mi fanno schifo. Tutte. Non fumo e non bevo. Al massimo un dito di vino bianco, annacquato. Lo so che non è il massimo per uno che dovrebbe essere il ribelle del calcio italiano. Ma le cose stanno così. Spero davvero di non avervi deluso.

Io, con le donne, non recito mai. Non ho mai finto di essere qualcuno che non sono, non ho mai dovuto tirar fuori effetti speciali. Non ho mai avuto bisogno di sembrare elegante. Me ne fotto della classe. Anzi la classe non esiste. Per me contano simpatia e semplicità, e ovviamente la fama.

Se una donna ti piace, le rompi le palle. Se ci sta, bene, se non ci sta, bene lo stesso la vita va avanti.

Spesso ho giocato grandi partite dopo aver fatto sesso.

Io ho sempre bisogno delle donne. Ne ho trombate molte, anche in ritiro.

Le strafighe sono un motivo per cui vivere.

Cosa c'è di meglio di un gol decisivo al derby, all'ultimo minuto, sotto la Sud, in una partita che non dovevi nemmeno giocare, dopo che hai passato la notte con una strafiga?

Il sesso piace a tutti, si sa, ma a qualcuno di più. Ecco, io sono quel qualcuno lì.

Io, lo sapete, la mattina dormo. Se mi svegliate alle nove mi offendo proprio, alle dieci mi incazzo, alle undici mi girano, a mezzogiorno si comincia a ragionare. All'una va bene.

Nel mondo del calcio, e non solo, quello che si dice oggi spesso si nega domani. Io sono uno che cerca di essere coerente. Ma io sono io.

Un giorno sarò grassissimo. È sicuro. Non so dire esattamente quando sarà ma, statene certi, andrà a finire così. Già adesso appena smetto di giocare in un mese prendo cinque chili. Che succederà tra dieci anni quando avrò smesso del tutto? Una botte.

Sono Antonio Cassano, io. Le cose facili non mi sono mai piaciute.

È la vita che decide, è il destino che ti porta in giro dove vuole, tu sei lì e ti illudi di contare qualcosa.

Non ho mai creduto in Dio, ma nel destino sì.

Si vive per divertirsi, per ridere, per scherzare, io almeno la penso così. Per questo oggi sorrido, perché so di essere un uomo felice. Uomo non lo so ancora, felice certamente sì. Un Peter Pan fortunato che ha vicino le poche persone che contano.

Non sono le vittorie che rendono felice un uomo e nemmeno i soldi, ma gli affetti veri.

Se volevo vincere rimanevo a Madrid, facevo sacrifici, davo il 100 per cento di quello che avevo. Io non sono mai andato oltre il 60. Tra dieci anni magari penserò di essere stato un cretino. Ma per ora non è così. Questo vale per tutti, non solo per i calciatori. Non bisogna esagerare nella corsa. Ti devi fare domande. Chiediti continuamente se sei felice. E pieno di gente che si ammazza di lavoro e non si gode mai la vita.

Io non potrò mai misurare la mia felicità con il numero degli scudetti che mi porto a casa, non posso legare la mia allegria al risultato di una partita, al colpo di vento, e magari di culo, di un campionato. La misura di tutto è un'altra. Certo, se perdo sto male, ma alla fine le cose che contano davvero sono altre. L'ambizione deve esserci, ma fino a un certo punto.

L'unico rimpianto che a volte mi prende è la rinuncia alla normalità, i fotografi che rompono le scatole, i giornalisti che inventano dichiarazioni, ma sono dettagli, piccoli contrattempi di una vita bellissima.

Le mattine non servono a niente
© Rizzoli 2009 - Selezione Aforismario

Gli altri si allenano per vincere gli scudetti, io gioco per essere felice.

Ebbene sì, sono il primo che ha scritto più libri di quanti ne abbia letti. 

La buona volontà è fondamentale. Ho fatto decisamente prima a fare pace con Delneri che a capire che cazzo stesse dicendo. 

Non essere impulsivo. Fai come me. Prima di esplodere, conta sempre almeno fino a 1… 

Mia madre si è talmente abituata a essere insultata dai tifosi avversari che, se non lo fanno, quasi ci rimane male. Si sente trascurata… 

Essere terrone significa essere perfetto, saper vivere nella ricchezza e nella povertà, parlare con la brava persona e il delinquente: in pratica vivere tante vite, come me.

I giornalisti non devono avere il tuo numero di telefono. Chiamassero il 12. 

Una ragazza fidanzata con un altro che sta con te la prima sera… è meglio che non diventi la tua fidanzata.

Se vuoi fare colpo su una donna, regalale 500 rose.

Se non hai i soldi per comprare le rose, diventa amico di un fioraio.

Nel calcio nessuno dice la verità. Solo io e pochi altri. Non conviene mai, ma chissenefrega! 

Frasi e Cassanate
Selezione Aforismario

Ho combinato dei disastri. Non ero cattivo, ma pigro. Il mister mi chiedeva di allenarmi, io facevo il contrario. Ho approfittato troppo del mio talento. Avrei potuto fare una carriera clamorosa, ma non vivo di rimpianti.

Errori? Nella mia vita ne ho fatti un paio... Al minuto però.

Io ho bisogno di affetto, se lo ricevo do il 100%.

Non contano i moduli, possiamo giocare con il 3-3-3, il 4-4-4 o il 5-5-5 di Oronzo Canà: quando ci sono giocatori di qualità puoi giocare in qualsiasi modo.

Il talento non va ingabbiato dagli schemi, dai maestri delle scuole calcio: i più grandi calciatori arrivano dal calcio della strada.

Sono ancora convinto che sia meglio un assist di un gol.

Mi diverto a giocare a calcio [...], anche se la passione degli inizi è un'altra cosa. Il massimo era giocare in piazza a torso nudo.

Quando tifi per una squadra e poi ci arrivi vuol dire raggiungere il massimo.

La Sampdoria l'ho detto, lo dico e lo continuerò a dire: è stata l'esperienza che mi ha cambiato la vita, resterà sempre nel mio cuore.

Qui [a Genova] si sono abituati troppo bene. Si sono abituati a mangiare la Nutella e appena devono mangiare un po' di merda si comportano in questa maniera. Sono già tre o quattro partite che qualcuno mi ha puntato e mi fischia. Mi è successa la stessa cosa a Roma e me ne sono andato, mi è accaduto a Madrid e me ne sono andato... Lancio un messaggio, a buon intenditor poche parole.

Ho sempre detto che mi piacerebbe tornare un giorno alla Samp [...]. Il mio rapporto con quella città è particolare ed esula dal calcio. È come la nutella: quando uno l'assaggia, un cucchiaio non può bastare.

Vince la dignità per me, prima dei soldi.

Messi è dieci spanne su tutti gli altri.

Mourinho... Questo c'ha due coglioni grandi come una casa.

Quando finirò di giocare io a calcio, diventerò grassissimo.

Il calcio mi ha dato tanto, popolarità, ricchezza. Io invece gli ho dato poco: gol, emozioni, ma in realtà solo il 40-50% di quello che avrei potuto fare.

Note
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