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Aforismi, frasi e citazioni sulla Gioconda

Raccolta di frasi, opinioni e giudizi critici sulla Gioconda (o Monna Lisa), dipinto a olio su tavola di legno (di 77×53 cm), di Leonardo da Vinci, databile tra il 1503 e il 1506, e conservato nel Museo del Louvre di Parigi. La Gioconda, oltre a essere il ritratto più celebre della storia, è anche una delle opere d'arte più note del mondo. Un particolare di quest'opera che ha affascinato e continua ad affascinare milioni di ammiratori, è il sorriso di Monna Lisa, un sorriso appena accennato, impercettibile, misterioso ed enigmatico, sul quale, nel corso dei secoli, si sono moltiplicate le interpretazioni da parte di critici d'arte, filosofi, intellettuali, psicoanalisti, ecc.

La donna rappresentata nel quadro della Gioconda è probabilmente Lisa Gherardini, moglie di Francesco del Giocondo (da cui il nome "Gioconda"), chiamata "Monna Lisa", dove "monna" è un diminutivo di "Madonna", dalla parola latina "Mea domina", che oggi avrebbe lo stesso significato di "signora". Ciò sarebbe confermato da Giorgio Vasari, che ne Le vite (XVI secolo) scrive: "Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie, e quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto, la quale opera oggi è appresso il re Francesco di Francia in Fontanableo". Tuttavia, secondo altre interpretazioni, la donna rappresentata nel quadro della Gioconda potrebbe essere: Caterina Buti del Vacca, madre di Leonardo; Caterina Sforza, Isabella d'Aragona, duchessa di Milano; o Bianca Giovanna Sforza, figlia legittimata di Ludovico il Moro.

Su Aforismario trovi anche una grande raccolta di aforismi di Leonardo da Vinci e una serie di opinioni sulla figura di questo grande artista e scienziato. [I link sono in fondo alla pagina].
Si possono scrivere pagine e pagine di descrizione del sorriso della Gioconda,
ma il sorriso stesso quale è stato dipinto da Leonardo non potrà mai
essere tradotto in parole. (Erich Fromm)
Un capolavoro assoluto come la Gioconda non è solo un quadro da ammirare affascinati dagli occhi che sembrano vivi e dalla magia del sorriso. In realtà è un viaggio nella mente e nelle emozioni di Leonardo.
Alberto Angela, Gli occhi della Gioconda, 2016

La famosa espressione enigmatica di Monna Lisa nasce soprattutto dagli occhi e dal sorriso, quel sorriso che Vasari definisce «così affascinante da apparire più divino che umano».
Alberto Angela, ibidem

Nella Gioconda Leonardo utilizzò una piccola astuzia: applicò lo sfumato soprattutto agli angoli degli occhi e della bocca di Monna Lisa, ossia – se ci pensate – nei punti in cui si concentra l’espressione del volto. È certamente questa vaghezza indeterminata che conferisce a Monna Lisa la sua espressione sfuggente e indecifrabile.
Alberto Angela, Gli occhi della Gioconda, 2016

Sono in molti a copiare la Gioconda, ma la gente continua a fare la fila per vedere l'originale.
Louis Armstrong [1]

Dovete assolutamente visitare il Louvre, celeberrimo museo d'arte dove potrete vedere, a distanza ravvicinata, il dorso di altre migliaia di turisti che cercano di vedere la Gioconda.
Dave Barry [1]

Leonardo per nascondere il suo pensiero usava rovesciare le parole: osseg, emar ecc., in modo che si potesse leggere nello specchio il loro reale significato. Si suppone che in Monna Lisa abbia raffigurato un giovane uomo. Forse se stesso allo specchio.
Francesco Burdin, Un milione di giorni, 2001

La prima cosa che verrebbe in mente a un bambino di quattro anni lasciato solo per quattro minuti con un pennello davanti alla Gioconda di Leonardo sarebbe di dipingerle i baffi.
Francesco Burdin, ibidem

Molte persone se la sono presa con la Gioconda, anche lapidandola come qualche anno fa, caso tipico di flagrante aggressione contro la propria madre. [...] Leonardo, inconsciamente, ha dipinto un essere che riveste tutti gli attributi materni. Ha due grandi seni e posa su chi la contempla uno sguardo totalmente materno. Però sorride in modo equivoco. [...] Ora cosa succede al povero infelice che è posseduto dal complesso di Edipo [...]? Egli entra in un museo. Un museo è una casa pubblica. Nel suo subcosciente, è un bordello. E in questo bordello vede il prototipo dell'immagine di tutte le madri. La presenza angosciante di sua madre che gli lancia uno sguardo dolce e gli rivolge un sorriso equivoco, lo spinge a un atto criminale. Commette un matricidio, prendendo la prima cosa che gli capita fra le mani, un ciottolo, e rovinando con esso il quadro. È una tipica aggressione da paranoico.
Salvador Dalí, Diario di un genio, 1964

Eccola la folla davanti alla Gioconda. Guai a essere un po’ più bassi della media, perché allora la si può vedere solo quando la coda avanza. Nella coda tante mani sono alzate perché protendono i telefonini per la foto d’obbligo. Infine per alcuni secondi si può vedere l’icona, dietro uno spesso vetro protettivo verde che la fa apparire come un’ostrica nel suo sugo. Cinque secondi per non vedere il capolavoro che Napoleone teneva in camera da letto e guardava prima di cadere nel suo breve sonno.
Philippe Daverio, Il museo immaginato, 2011

Le donne se non sorridono più, in compenso ridono. E il riso è rumoroso, diretto, esplicito, quasi brutale, laddove il sorriso è silenzioso, sfumato, ambiguo, indefinibile, profondo, misterioso e quindi stuzzicante, quanto l'altro è dichiarato, sguaiato, superficiale e pertanto poco interessante. È curioso come le donne, da sempre maestre in queste cose, abbiano dimenticato il fascino del sorriso (il "desiato riso" di Dante e il "dolce riso" di Petrarca sono in realtà dei sorrisi). Il fatto che generazioni di uomini si siano affaticati sul sorriso della Gioconda, il sorriso per eccellenza appunto perché indefinibile, dovrebbe farle riflettere.
Massimo Fini, Dizionario erotico, 2000

Detesto chi fa i baffi alla Gioconda, ma non ho niente da dire a chi la prende a pugnalate.
Ennio Flaiano, Salomè di Carmelo Bene, 1964

A chi pensi ai quadri di Leonardo, la memoria richiamerà un singolare, seducente e misterioso sorriso che l’artista ha evocato sulle labbra delle sue figure femminili. Uno statico sorriso su labbra allungate, arcuate; esso è diventato una caratteristica dell’artista e per esso è stato scelto il nome di “leonardesco”. Nel viso di singolare bellezza della fiorentina Monna Lisa del Giocondo esso ha straordinariamente colpito e turbato gli osservatori. Questo sorriso esigeva un’interpretazione ed è stato spiegato nei modi più vari, nessuno dei quali soddisfacente.
Sigmund Freud, Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci, 1910

Il sospetto che nel sorriso di Monna Lisa si congiungano due elementi diversi si è destato in parecchi critici. Essi scorgono perciò nell'espressione mimica della bella fiorentina la più compiuta raffigurazione dei contrasti che governano la vita amorosa femminile, il riserbo e la seduzione, la tenerezza colma di dedizione e la sensualità esigente, spregiudicata, che consuma l’uomo come qualcosa di estraneo.
Sigmund Freud, ibidem

Lasciamo irrisolto l’enigma fisionomico di Monna Lisa e notiamo il fatto indubitabile che il suo sorriso affascinò l’artista non meno intensamente di tutti gli ammiratori da quattrocento anni in qua. Questo seducente sorriso ritorna da allora in tutti i suoi quadri e in quelli dei suoi allievi. Dato che la Monna Lisa di Leonardo è un ritratto, non possiamo supporre che egli abbia di propria iniziativa imprestato al suo viso un tratto, così difficile da rendere, ch’essa stessa non possedeva. Sembra proprio necessario credere che egli scoprì questo sorriso nel suo modello e soggiacque a tal punto al suo incanto da dotarne d’allora in poi le libere creazioni della sua fantasia.
Sigmund Freud, Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci, 1910

Saremmo giunti a confermare il nostro sospetto che il sorriso di Monna Lisa del Giocondo risvegliasse nel Leonardo della maturità il ricordo della madre dei suoi primi anni.
Sigmund Freud, ibidem

Riuscendo a restituire nel volto di Monna Lisa il duplice significato di quel sorriso, la promessa di un’illimitata tenerezza al pari di un sinistro presagio [...], Leonardo restava ancora una volta fedele al contenuto del suo precocissimo ricordo. Infatti la tenerezza della madre fu fatale per lui, determinò il suo destino e le rinunce che lo aspettavano.
Sigmund Freud, Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci, 1910

Se le belle teste di bambini riproducevano lui stesso com'era nell'infanzia, allora le donne che ridono non sono altro che repliche di sua madre, Caterina, e noi cominciamo a intravedere la possibilità che sua madre avesse posseduto quel misterioso sorriso, che egli aveva perduto e che tanto lo avvinse quando lo ritrovò nella dama fiorentina.
Sigmund Freud, Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci, 1910

Si possono scrivere pagine e pagine di descrizione del sorriso della Gioconda, ma il sorriso stesso quale è stato dipinto da Leonardo non potrà mai essere tradotto in parole, e ciò non perché il sorriso della Gioconda sia così «misterioso». In realtà, il sorriso di chiunque è misterioso (a meno che non si tratti del sorriso frutto di apprendimento, per così dire sintetico, che serve agli scambi commerciali).
Erich Fromm, Avere o essere?, 1976

Ciò che ci colpisce in primo luogo è l’intensa vitalità con cui Lisa ci appare: essa sembra veramente guardarci e pensare. Come un essere vivente, sembra mutare sotto i nostri occhi e risultare un po’ diversa ogni volta che torniamo a guardarla.
Ernst Gombrich, XX sec. [1]

A volte Lisa sembra beffarsi di noi, ma ecco che di nuovo ci sembra di cogliere un’ombra di tristezza nel suo sorriso.
Ernst Gombrich, ibidem

Sono quasi quattro secoli che Monna Lisa fa perdere la testa a tutti quelli che parlano di lei, dopo averla guardata a lungo.
[Voilà quatre siècles bientôt que Mona Lisa fait perdre la tête à tous ceux qui parlent d’elle, après l’avoir longtemps regardée].
François Anatole Gruyer, Voyage autour du Salon carré au Musée du Louvre, 1891

Durante il lungo periodo in cui si occupò del ritratto di Monna Lisa del Giocondo, il maestro s’immedesimò con tale partecipazione sentimentale nelle finezze fisionomiche di questo volto di donna da trasferirne i tratti – in particolare il misterioso sorriso e lo strano sguardo – in tutti i visi che dipinse o disegnò in seguito. La peculiarità mimica della Gioconda si può avvertire persino nel quadro di San Giovanni Battista al Louvre; ma soprattutto è chiaramente riconoscibile nei tratti di Maria del quadro di Sant'Anna, la Vergine e il Bambino.
Alexandra Konstantinowa, Die Entwicklung des Madonnentypus bei Leonardo da Vinci, 1907

La Gioconda, certo non titolare di diritti, è meglio tutelata di quasi tutti gli esseri umani.
Luigi Lombardi Vallauri, Diritti animali e rovesci umani, in AA. VV., Emotività animali, 2013

Come mai la tua serenità / è indecifrabile come la verità / ma chi c'è? / dietro quel sorriso enigmatico / capir di più vorrei.
Mango, Come Monna Lisa, 1990

Tutti sanno quale enigma indecifrabile e appassionante Monna Lisa del Giocondo abbia proposto ininterrottamente per quasi quattro secoli agli ammiratori che si affollano dinanzi a lei. Nessun artista (e mi rifaccio alle parole del delicato scrittore che si cela sotto lo pseudonimo di Pierre de Corlay) "ha mai espresso in tal modo l’essenza stessa della femminilità: tenerezza e civetteria, pudore e dissimulata voluttà, tutto il mistero di un cuore che si riserba, di un cervello che riflette, di una personalità che sfugge e non concede, di sé stessa, che il suo splendore".
Eugène Müntz, Leonardo Da Vinci, 1899

Ciò che soprattutto avvince l’osservatore è il demonico incanto di questo sorriso. Centinaia di poeti e scrittori hanno scritto su questa donna, che ora pare sorriderci seducentemente, ora pare fissare il vuoto fredda e senz'anima, e nessuno ha risolto il suo sorriso, nessuno ha chiarito i suoi pensieri. Tutto, anche il paesaggio, è misteriosamente irreale, come vibrante di una tempestosa sensualità.
Richard Muther, Storia della pittura, 1893/94

Con me le donne sorridono come la Gioconda.
Al Pacino, in Taylor Hackford, L'avvocato del diavolo, 1997

Che cosa sta pensando Gioconda? Niente, naturalmente. La sua vacuità è la sua minaccia e la nostra paura.
Camille Paglia [1]

Non c'è niente di statico. Persino la Gioconda se ne va a pezzi.
Chuck Palahniuk, Fight Club, 1996

Brucia il Louvre e pulisciti il culo con la Gioconda. Almeno così Dio saprà come ci chiamiamo.
Chuck Palahniuk, Fight Club, 1996

La Gioconda di Leonardo non è altro che un migliaio di migliaia di toc-chi di colore. Il David di Michelangelo non è altro che un milione di colpi di scalpello. Noi tutti siamo un milione di pezzetti assemblati nel modo giusto.
Chuck Palahniuk, Diary, 2003

Quanto più bella la Gioconda se non la potessimo vedere! E se chi la rubasse la bruciasse, che grande artista sarebbe, più grande di colui che l’ha dipinta!
Fernando Pessoa, Il libro dell'inquietudine, 1982 (postumo)

Monna Lisa è la sola bellezza che ha attraversato la storia e ha mantenuto la sua reputazione.
[Mona Lisa is the only beauty who went through history and retained her reputation].
Will Rogers [1]

In tram. − Vedo scritto su un muro a grandi lettere bianche su fondo blu: «GIOCONDA» ACQUA PURGATIVA ITALIANA. E più giù la faccia melensa di Monna Lisa. Finalmente! Ecco che si comincia anche da noi a far della buona critica artistica.
Ardengo Soffici, Giornale di bordo, 1915

[La Gioconda]. Lo specchio di tutto il fìlisteismo artistico. La pietra di paragone del feticismo estetico. La cuccagna delle letterature. La calamita degli snobismi. L'icona del passatismo. Il paradigma del luogo comune. La cloaca dell' imbecillità internazionale.
Ardengo Soffici, Giornale di bordo, 1915

La Gioconda è ormai mitizzata. Opera pittorica insuperabile è sottoposta agli assalti di curiosità e interessi morbosi, è un vero e proprio idolo di consumo.
Antonio Spinosa, La Gioconda sono io, su La Fiera letteraria, 1971

Leonardo ha creato con la Gioconda una formula nuova, più monumentale e al tempo stesso più animata, più concreta, e tuttavia più poetica di quella dei suoi predecessori. Prima di lui, nei ritratti manca il mistero; gli artisti non hanno raffigurato che forme esteriori senza l'anima o, quando hanno caratterizzato l'anima stessa, essa cercava di giungere allo spettatore mediante gesti, oggetti simbolici, scritte. Solo nella Gioconda emana un enigma: l'anima è presente, ma inaccessibile.
Charles de Tolnay, Remarques sur la Joconde, 1951

Nella Gioconda, l'individuo – una sorta di miracolosa creazione della natura – rappresenta al tempo stesso la specie: il ritratto, superati i limiti sociali, acquisisce un valore universale.
Charles de Tolnay, ibidem

Dovrei andare a Parigi a copiare la Gioconda? Ma che, che in fronte c'ho scritto Giocondo? Io copio a orecchio e il sorriso della Gioconda ce l'ho nella scatola cranica.
Totò (Antonio De Curtis), in Steno, Totò, Eva e il pennello proibito, 1959

Prese Leonardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie, e quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto, la quale opera oggi è appresso il re Francesco di Francia in Fontanableò; nella qual testa chi voleva veder quanto l'arte potesse imitar la natura, agevolmente si poteva comprendere, perché quivi erano contraffatte tutte le minuzie che si possono con sottigliezza dipingere. Avvenga che gli occhi avevano quei lustri e quelle acquitrine, che di continuo si veggono nel vivo; e intorno a essi erano tutti quei rossigni lividi e i peli, che non senza grandissima sottigliezza si possono fare. Le ciglia per avervi fatto il modo del nascere i peli nella carne, dove più folti e dove più radi, e girare secondo i pori della carne, non potevano essere più naturali. Il naso, con tutte quelle belle aperture rossette e tenere, si vedeva essere vivo. La bocca, con quella sua sfenditura con le sue fini unite dal rosso della bocca con l'incarnazione del viso, che non colori, ma carne pareva veramente. Nella fontanella della gola, chi intentissimamente la guardava, vedeva battere i polsi: e nel vero si può dire che questa fussi dipinta d'una maniera da far tremare e temere ogni gagliardo artefice e sia qual si vuole. Usovvi ancora questa arte, che essendo Monna Lisa bellissima, teneva mentre che la ritraeva, chi sonasse o cantasse, e di continuo buffoni che cessino stare allegra, per levar via quel malinconico, che suol dar spesso la pittura ai ritratti che si fanno. E in questo di Leonardo vi era un ghigno tanto piacevole che era cosa più divina che umana a vederlo, ed era tenuta cosa meravigliosa, per non essere il vivo altrimenti.
Giorgio Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori, 1550/68 [2]

Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
  2. Alcuni vocaboli del brano di Giorgio Vasari tratto da Le vite, sono stati resi in italiano moderno.
  3. Vedi anche: Aforismi di Leonardo da Vinci - Opinioni su Leonardo da Vinci - Quadri e Dipinti - Capolavoro