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Frasi e citazioni sulla Massima e sui Moralisti

Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sulla massima e sui moralisti. Il termine "massima" deriva dal latino maxĭma, "sentenza di carattere generale", e indica un detto, una "pillola di saggezza" che esprime un giudizio morale tratto dall'esperienza pratica, che si assume come norma generale dell’agire. Esistono massime latine, greche, cinesi, ecc., tuttavia nella cultura occidentale sono note soprattutto le massime dei moralisti francesi del XVII e XVIII secolo, come La Rochefoucauld, La Bruyère, Chamfort, Vauvenargues, ecc. Da notare che qui il termine "moralista" non è inteso secondo l'accezione comune di chi si erge a difensore della moralità, magari con ipocrita perbenismo, ma di pensatore che, attraverso saggi, massime e riflessioni, si occupa prevalentemente di problemi morali, dei costumi, del carattere e della condotta degli esseri umani. [Per frasi sui moralisti considerati secondo la prima accezione, vedi il relativo link riportato in fondo a questa pagina].

Come scrive Adriano Marchetti: "Montaigne denomina per primo, con l’espressione di «scienza morale», i suoi tentativi di conoscere la varietà, la diversità della natura intima dell’uomo. Ma nessuno dei cosiddetti moralisti classici si è attribuito l’appellativo di «moralista». Il Dictionnaire di Furetière introduce il termine nella lingua francese nel 1690 per denominare un osservatore dei costumi che non offre precetti generali e teorici, ma applica il proprio sguardo sulla sfera sociale, istruendo il lettore". [...] "Il moralista non è un teologo, né un metafisico. Nella linea di Montaigne, è «terra a terra» e si occupa della natura umana: La Rochefoucauld proclama la sua ambizione di fare «l’anatomia di tutte le pieghe del cuore»; Pascal si propone di dipingere il «profondo» dell’uomo; La Bruyère dichiara nella prefazione ai Caractères di voler restituire «la materia di quel lavoro» al pubblico cui l’ha presa in prestito; La Fontaine parla «a misura d’uomo»". [...] "Se la definizione di «moralista» è complessa e dibattuta, la letteratura di questo variegato corteo di scrittori presenta una costante stilistica: la forma breve e discontinua che accomuna la massima, il carattere, il frammento, l’aforisma, la riflessione, la nota". [Moralisti francesi © BUR Rizzoli, 2008].

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I grandi uomini vivono le grandi massime. I piccoli le scrivono.
(Max Jacob)
La vita è fatta di sfumature, e le massime generali dei solitari, nelle circostanze delicate, non servono più di quanto le pesanti tenaglie d'un fabbro possano servire a contare gli stami d'un fiorellino.
Henri-Frédéric Amiel, Diario intimo, 1839/81 (postumo, 1976/94)

La massima è un oggetto duro, lucido - e fragile - come il corsaletto degli insetti; inoltre, proprio come certi insetti, la massima è munita di un aculeo, costituito da quel raffio di parole che la conchiudono, la coronano - la chiudono armandola.
Roland Barthes, Nuovi saggi critici, 1972

La massima si digerisce meglio con una giardiniera di minime.
Dino Basili, I violini di Chagall, 1991

La massima più difficile da applicare è quella del Pirké Aboth [1]: «Non disprezzare nessuno».
Guido Ceronetti, Il silenzio del corpo, 1979

Le massime generali sono, nella disciplina della vita, ciò che le vie comuni sono per l'arte.
Nicolas de Chamfort, Massime e pensieri, 1795/1953 (postumo)

La massima, che appartiene a un genere discutibile, costituisce pur sempre un esercizio di pudore, perché permette di sottrarsi alla sconvenienza della pletora verbale.
Emil Cioran, Squartamento, 1979

Un giorno i Sette Savi si recarono all'oracolo di Delfi. Il Gran Sacerdote, non appena li vide, chiese loro di scolpire una massima sulle mura del tempio. Tutti ubbidirono a eccezione di Biante da Priene che si rifiutò di scrivere. Poi, dopo molte insistenze, Biante scrisse: "La maggior parte degli uomini è stupida". Secondo altri, invece, scrisse: "La maggior parte degli uomini è cattiva".
Luciano De Crescenzo, I pensieri di Bellavista, 2005

I pensieri morali sono chiodi di ottone che si ficcano nell'anima e che non possono essere estratti.
[Les pensées morales sont des clous d'airain qui s'enfoncent dans l'âme, et qu'on n'en arrache point]. 
Denis Diderot [1]

Una massima non è mai nuova; però è sempre consolante.
Gustave Flaubert, Dizionario dei luoghi comuni, 1913 (postumo)

L'oscurità di certe massime è solo relativa: non si può rendere chiaro per chi ascolta tutto ciò che è chiaro per colui che parla.
Johann Wolfgang Goethe, Massime e riflessioni, 1833 (postumo)

Una raccolta di aneddoti e massime è per l'uomo di mondo un grande tesoro, se saprà disseminare opportunamente i primi nella conversazione e ricordarsi delle seconde nelle circostanze convenienti.
Johann Wolfgang Goethe, Massime e riflessioni, 1833 (postumo)

I grandi uomini vivono le grandi massime. I piccoli le scrivono.
[Les grands hommes vivent les grandes maximes. Les petits les écrivent].
Max Jacob, Arte poetica, 1922

Che disaccordo fra la mente e il cuore! Il filosofo vive male con tutti i suoi precetti; e il politico, infarcito di idee e di massime, non sa guidare se stesso.
Jean de La Bruyère, I caratteri, 1688

A sollevare tante questioni contro le massime che svelano il cuore dell'uomo, è la paura di esserne smascherati.
[Ce qui fait tant disputer contre les maximes qui découvrent le coeur de l'homme, c'est que l'on craint d'y être découvert].
François de La Rochefoucauld, Massime, 1678

Quel che spesso ci impedisce di approvare le massime che provano la falsità delle virtù è la nostra cieca fiducia che in noi siano vere.
François de La Rochefoucauld, Massime, 1678

Chi non vuole ascoltare la verità in massime raffinate, la conoscerà in modo meno elegante.
Stanisław Jerzy Lec, Nuovi pensieri spettinati, 1964

Non c'è niente di più inutile di una massima.
Thomas Babington Macaulay, Saggi letterari

Sogno proibito della minima: diventare massima.
Alessandro Morandotti, Minime, 1979/80

Neanche la testa più fine è in grado di apprezzare come si deve l'arte di affilare massime, se non vi è stato egli stesso educato e non ha in essa egli stesso gareggiato. Senza tale tirocinio pratico, si prende questo creare e formare per più facile di quanto non sia, non si sente con sufficiente acutezza ciò che vi è di riuscito e affascinante.
Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano, 1878

Gli odierni lettori di massime traggono da queste un diletto relativamente insignificante, anzi poco più di un gradevole sapore in bocca, cosicché fanno come le persone comuni che si trovano a esaminare dei cammei: esse lodano perché non possono amare e sono subito pronte ad ammirare, ma ancor più pronte a scappar via.
Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano, 1878

Nel mondo si possono trovare tutte le buone massime; non c'è che da applicarle.
Blaise Pascal, Pensieri, 1670 (postumo)

Le massime sono concentrati di pensiero che ognuno può diluire a proprio piacimento. Un simile stile di scrittura è da consigliare. Innanzitutto, infatti, non è del tutto facile dire una vera stupidaggine in modo breve e pregnante. Questa, alle lunghe, non può nascondersi sotto poche parole così bene come sotto le molte. Inoltre, la grande mole della letteratura rende auspicabile un modo di esprimersi breve.
Paul Rée, Osservazioni psicologiche, 1875

Un libro di massime rassomiglia sempre un po' a un mea culpa.
Charles Régismanset, Nuove contraddizioni, 1939

Uno dei rischi di scrivere delle massime è che ci si mette nella condizione di essere citati.
Jean Rostand, Pensieri di un biologo, 1954

Le massime degli uomini scoprono il loro cuore.
Luc de Clapiers de Vauvenargues, Riflessioni e massime, 1746

Poche sono le massime vere sotto ogni aspetto.
Luc de Clapiers de Vauvenargues, ibidem

Una massima che ha bisogno di prove non è espressa bene.
Luc de Clapiers de Vauvenargues, Riflessioni e massime, 1746
Un moralista è il contrario di un predicatore di morale; è un pensatore
che vede la morale come sospetta, dubbiosa,
insomma come un problema. (Friedrich Nietzsche)
L'osservazione del moralista diventa facilmente fastidiosa; giacché i vizi, le pecche e i difetti sui quali ruota la vita universale sono sempre gli stessi. La molteplice varietà delle circostanze ne nasconde solo imperfettamente la segreta monotonia.
Henri-Frédéric Amiel, Diario intimo, 1839/81 (postumo, 1976/94)

I moralisti che raccomandano agli uomini di soffocare le passioni e di dominare i desideri per essere felici, non conoscono affatto il cammino della felicità.
Émilie du Châtelet, Discorso sulla felicità, 1779

Tragicommedia del discepolo: ho ridotto il mio pensiero in polvere, per battere i moralisti che mi avevano insegnato soltanto a sbriciolarlo...
Emil Cioran, Sillogismi dell'amarezza, 1952

Dovere primordiale del moralista è di spoetizzare la sua prosa; solo più tardi osserverà gli uomini.
Emil Cioran, Il funesto demiurgo, 1969

Non c'è un solo moralista che non possa essere convertito in un precursore di Freud.
Emil Cioran, L'inconveniente di essere nati, 1973

Siccome non alza mai la voce né esagera il tono, il moralista è naturalmente bene educato e lo prova esecrando i suoi simili con eleganza e, particolare più importante, scrivendo poco... C'è un segno migliore di «civiltà» del laconismo?
Emil Cioran, Squartamento, 1979

Detesto tirare in lungo, non mi piace descrivere un processo, ma presentarne il risultato. Ciò che mi interessa è l'esito di un pensiero. Di qui la mia simpatia per i moralisti e per gli scrittori «sterili».
Emil Cioran, Quaderni, 1957/72 (postumo 1997)

Il primo dovere di un moralista è quello di spoetizzare la sua prosa.
Emil Cioran, ibidem

Se di qualcosa sono debitore ai moralisti francesi è il culto della concisione, l’orrore del vaniloquio, la percezione che ho dell’impostura nelle lettere, in filosofia e nel commercio quotidiano.
Emil Cioran, Quaderni, 1957/72 (postumo 1997)

La grande arte è saper parlare di sé in tono impersonale. (Il segreto dei moralisti).
Emil Cioran, ibidem

La Rochefoucauld è il moralista che preferisco. Amo in lui quell'amarezza che deve essere stata costante, quotidiana, se ha impregnato così tanto il suo pensiero. E poi, che delicatezza di stile, che cura nel nobilitare con la forma una bile così estensibile! Non c’è niente che io apprezzi di più dell’amarezza elegante.
Emil Cioran, Quaderni, 1957/72 (postumo 1997)

Per dare un giudizio sul nostro tempo è sufficiente ricordare che i suoi moralisti sono i sociologi.
Nicolás Gómez Dávila, In margine a un testo implicito, 1977/92

Il moralista distingue e chiarisce quel che il sociologo confonde.
Nicolás Gómez Dávila, ibidem

I moralisti non si riducono a una tipologia unica poiché originalità e indipendenza sono costitutive della loro natura. Tuttavia la loro diversità non impedisce di discernere tratti, intonazioni, accenti e modulazioni intorno cui raggrupparli. Tutti appaiono attestati nelle loro trincee retoriche inespugnabili e, nello stesso tempo, sembrano volere affermare la loro ambiguità o meglio una certa anomalia. La sconfitta nel mondo di molti di loro sembra essere la condizione del successo indefinito nell'impresa letteraria. In gran numero hanno convertito la loro marginalità intellettuale in una riserva etica e in un’invenzione poetica tra le più inclassificabili.
Adriano Marchetti (a cura di), Moralisti francesi, 2008

Il «moralista» [...] non è un moralizzatore che stabilisce norme; semmai contesta la possibilità di affermarne e, più che pronunciare condanne, favorisce la pluralità interpretativa.
Adriano Marchetti (a cura di), Moralisti francesi, 2008

Più che il radicalismo del rivoluzionario, il «moralista» pratica la pazienza temperata del saggio, accompagnando l’uomo a decifrare il precetto delfico «conosci te stesso» e a comprendere il mondo attraverso la poetica lampeggiante della riflessione morale.
Adriano Marchetti (a cura di), Moralisti francesi, 2008

I moralisti ammettono l’insufficienza del discorso di verità, ma non rinunciano all'indagine sulla verità, a costo di ritrovarla plurima, dispersa e da interpretare.
Adriano Marchetti (a cura di), Moralisti francesi, 2008

Ciò che fa del moralista un essere a parte è proprio la scrittura che egli deposita con caparbietà nelle forme prevalentemente concise e attraverso cui si forgia lo statuto di scrittore raro e sofisticato, di spirito brillante e disinvolto.
Adriano Marchetti (a cura di), Moralisti francesi, 2008

I moralisti devono oggi sopportare di sentirsi tacciare di immoralisti, perché sezionano la morale. Ma chi vuoi sezionare deve uccidere : solo però perché si sappia meglio, si giudichi meglio e si viva meglio, non perché tutti quanti sezionino. Ma purtroppo gli uomini credono ancora che ogni moralista debba anche essere, con tutto il suo agire, un modello che gli altri debbono imitare : essi lo confondono col predicatore di morale. I moralisti antichi non sezionavano abbastanza e predicavano troppo spesso : da ciò deriva quella confusione e quella spiacevole conseguenza per i moralisti odierni.
Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano II, 1879/80

La Rochefoucauld e quegli altri maestri francesi dell'esame psicologico (a cui si è di recente accompagnato anche un tedesco, l'autore delle Osservazioni psicologiche) [1] somigliano a tiratori dalla mira infallibile, che colgono ogni volta immancabilmente nel nero centro, che è il nero della natura umana. La loro abilità desta stupore, ma lo spettatore che non è guidato dallo spirito della scienza, bensì dall'amore per l'umanità, maledice alla fine un'arte che sembra piantare nelle anime degli uomini il senso della denigrazione e del sospetto.
Friedrich Nietzsche, Umano troppo umano, 1878

Un moralista è il contrario di un predicatore di morale; è un pensatore che vede la morale come sospetta, dubbiosa, insomma come un problema. Mi spiace di dover aggiungere che il moralista, per questa stessa ragione, è lui stesso una persona sospetta.
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi, 1869/89

Per dipingere i cuori degli altri, un moralista fa posare il proprio.
[Pour peindre le coeur des autres, un moraliste fait poser le sien].
Jean Petit-Senn, Bluettes et boutades, 1856

Certe massime di moralisti sembrano false; invece sono vere: ma per un caso particolare. Mentre altre massime generali possono parere false per un caso particolare.
Pierre Reverdy, Il guanto di crine, 1927

Sapersi limitare all'essenziale; centocinquanta pagine sono bastate a rendere immortali vari moralisti. Le stesse idee giuste espresse in centocinquanta romanzi brutti o mediocri non li avrebbero fatti uscire dal nulla. È il talento di saper prendere le proprie misure e di attenervisi.
Pierre Reverdy, Il guanto di crine, 1927

Se la maggior parte dei libri di morale sono così insipidi, e i loro autori per nulla sinceri, è perché, deboli echi gli uni degli altri, non ardirebbero mai metter fuori le loro proprie massime e i loro segreti sentimenti. Così, non soltanto nella morale, ma in qualsivoglia argomento, tutti gli uomini passano la vita a dire e a scrivere ciò che essi non pensano; e quelli che conservano ancora un qualche amore alla verità si tirano addosso l'ira e la mala prevenzione del pubblico.
Luc de Clapiers de Vauvenargues, Riflessioni e massime, 1746

Note
  1. Pirké Aboth (o Pirkei Avot, in italiano: Capitoli dei Padri), è una raccolta di insegnamenti etici e di massime di saggezza che si trova nel Talmud, uno dei testi sacri dell'ebraismo.
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