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Frasi e citazioni di Raymond Aron

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Raymond Aron  (Parigi 1905-1983), filosofo, sociologo, storico e politologo francese. Riguardo alla propria attività, ha detto Raymond Aron:
"Volevo essere l'osservatore della storia mentre si realizzava, preoccupandomi di essere, rispetto a questa storia che si realizzava, quanto più possibile oggettivo e insieme non del tutto distaccato, ma impegnato. Volevo unire insieme l'atteggiamento dell'attore con quello dell'osservatore".
Foto di Raymond Aron
Forse la virtù suprema nel nostro secolo sarebbe quella di guardare in faccia la disumanità
senza perdere la fiducia negli uomini. (Raymond Aron)

Introduzione alla filosofia della storia
Introduction à la philosophie de l'histoire. Essai sur les limites de l'objectivité historique, 1938

Obiettività non significa imparzialità ma universalità.
[Objectivité ne signifie pas impartialité mais universalité].

L’oppio degli intellettuali
L'Opium des intellectuels, 1955 - Selezione Aforismario

Nel tentativo di spiegare l’atteggiamento degli intellettuali, implacabili verso le debolezze delle democrazie ma indulgenti nei confronti dei più grandi crimini, purché perpetrati in nome delle buone dottrine, per prima cosa mi sono scontrato con le parole sacre: sinistra, rivoluzione, proletariato.

Quando si tratta delle questioni supreme, il dialogo ci lascia nella stessa incertezza nella quale ci lascia il monologo.

L’intellettuale, che non si sente più legato a nulla, non si accontenta di opinioni, ma vuole una certezza, un sistema. La rivoluzione gli dà il suo oppio.

L'intellettuale non fanatico, sia socialista, liberale, conservatore o progressista, non ignora le lacune del proprio sapere. Sa ciò che vuole, non sempre sa con quali mezzi o con quali collaboratori può ottenerlo. 

Chi denuncia la sorte riservata all'uomo da un universo privo di significato, si ricollega talvolta ai rivoluzionari, perché l'indignazione e l'odio prevalgono su ogni altra considerazione, e perché la distruzione è l'unica a consolare, al limite, una coscienza disperata.

Il concetto di rivoluzione, il concetto di sinistra, non cadrà mai in disuso. È l’espressione di una nostalgia che durerà quanto l’imperfezione intrinseca nella società umana e il desiderio degli uomini di riformarla.

L’intelligenza meno aderisce alla realtà e più sogna la rivoluzione. 
[Moins l'intelligence adhère au réel, plus elle rêve de révolution].

I rivoluzionari sono riconoscibili per il loro odio contro il mondo e per la loro mentalità catastrofica; piú spesso ancora peccano di ottimismo.

Le società libere dell’Occidente, in cui i poteri sono divisi e lo Stato è laico, costituiscono una singolarità della storia.

Si è così spesso instaurato il dispotismo invocando la libertà, che l’esperienza ci spinge a fare confronti sull’opera dei partiti più che sui loro programmi e a evitare gli atti di fede o le condanne sommarie, in questa guerra incerta in cui il linguaggio nasconde il pensiero e i valori sono a ogni istante traditi.

È sbagliato aspettarsi la salvezza dal trionfo della rivoluzione e non credere nella vittoria conseguita con lotte pacifiche. La violenza permette di bruciare le tappe, libera le energie, favorisce l’ascesa dei talenti, ma al contempo rovescia le tradizioni che limitavano l’autorità dello Stato e diffonde il gusto e l’abitudine alle soluzioni di forza.

Ci vuole tempo per guarire i mali trasmessi da una rivoluzione, anche quando quest’ultima è riuscita a guarire quelli del precedente sistema.

Attribuire al proletariato una missione unica è dimostrazione di ottimismo delirante; considerare indegne le altre classi è segno di pessimismo eccessivo. 

La nobiltà ha perduto posizioni politiche, prestigio e, in misura amplissima, il latifondo, base economica della sua posizione sociale. Ma la borghesia, con il pretesto della eguaglianza ha monopolizzato l'economia e lo Stato. Una minoranza privilegiata ha preso il posto di un'altra minoranza privilegiata. Che vantaggio ne ha ottenuto il popolo?

Se ci mancassero le possibilità di dialogo con l'altro non potremmo diventar coscienti di noi stessi.

Tutti i regimi politici offrono molte possibilità a coloro che posseggono il talento di manipolare parole e idee. Sale al potere non più il capo militare, forte del suo coraggio o della sua fortuna, ma l'oratore, colui che ha saputo convincere le folle, gli elettori e i congressi, il dottrinario che ha elaborato un sistema di pensiero.

Tutti i regimi sono condannabili, se vengono paragonati a un ideale astratto d’eguaglianza o di libertà.

Le rivoluzioni che fanno appello al proletariato, come tutte le rivoluzioni del passato, causano solo la sostituzione violenta di un'élite con un'altra. Non presentano alcun carattere che le autorizzi a salutarle come fine della preistoria.

Rivoluzione e democrazia sono nozioni in antitesi.

Si afferma che i valori della sinistra possono affermarsi senza la violenza: ma l'affermazione contraria è più vicina alla realtà. Un potere rivoluzionario è per definizione un potere tirannico.

Forse l'intellettuale si disinteresserà della politica, il giorno in cui ne scorgerà i limiti. Accogliamo con gioia quest'incerta promessa.

L'indifferenza non ci minaccia: gli uomini sono ancora lungi dall'aver eliminato ogni occasione e motivo d'uccidersi a vicenda. Se la tolleranza, nasce dal dubbio, s'insegni a dubitare dei modelli ideali e delle utopie, a scacciare i profeti di salvezza e nunzi di catastrofi. Invochiamo l'avvento degli scettici, se debbono abbattere il fanatismo.

Sono il dogmatismo della dottrina e l’adesione incondizionata dei militanti a costituire l’originalità del comunismo, inferiore, sul piano intellettuale, alle versioni aperte e liberali delle ideologie progressiste, superiore forse per chi è alla ricerca di una fede. 

Il comunismo, religione degli intellettuali, continua ad avere adepti tra gli intellettuali dell’Asia e dell’Africa, mentre la razionale democrazia dell’Occidente vince spesso le elezioni libere, ma non recluta certo militanti pronti a tutto pur di vedere trionfare la loro causa.

Il comunismo è la prima delle fedi essenzialmente europee che sia riuscita a convertire milioni di asiatici.

Il comunismo ha sedotto non perché sia un’eresia cristiana, ma perché è apparso come la forma estrema, la definitiva interpretazione della filosofia razionalista e ottimista. Esso dà una coerente espressione alla speranza politica dell’Occidente.

La politica è determinata dallo stato dell’economia e dalla realtà demografica di un paese, ma è anche influenzata dalle tradizioni caratteristiche di ogni nazione e di ogni sfera culturale.

Il progresso tecnico non ha deluso: anzi, nel nostro secolo si è accelerato. Forse, tra qualche anno o qualche decina di anni, riuscirà a supplire alla scarsità di beni necessari per sopravvivere. Ma oggi ne conosciamo il costo e i limiti. Le società tecnologiche non sono pacifiche: liberano l’uomo dalle servitù della povertà e del bisogno, ma costringono milioni di lavoratori a piegarsi alla logica della produzione in serie, finendo con il trattare gli esseri umani come se fossero oggetti.

Ciò che io credo
Ce que je crois, 1955

Ogni nuova fede comincia con un'eresia.
[Toute foi nouvelle commence par une hérésie].

Dimensioni della coscienza storica
Dimensions de la conscience historique, 1961

Conoscere il passato è un modo per liberarsene.
[Connaître le passé est une manière de s'en libérer].

Gli uomini non hanno mai avuto tante ragioni per non uccidersi più a vicenda.

La coscienza del passato è costitutiva dell'esistenza storica. L'uomo ha davvero un passato solo se è consapevole di averlo.

Pace e guerra tra le nazioni
Paix et guerre entre les nations, 1962

Il nemico di ieri è l'amico di oggi. Non c'è politica ragionevole senza la capacità di dimenticare.

Saggio sulle libertà
Essai sur les libertés, 1965

L'occidentale autentico è colui che della nostra civiltà accetta totalmente soltanto la libertà che gli viene data di criticarla e la possibilità che gli viene offerta di migliorarla. 

Nell'economia capitalistica il denaro è re: l'uomo riprenderà un contatto diretto e autentico con l'uomo solo sopprimendo la mediazione alienante del denaro.

Le tappe del pensiero sociologico
Les étapes de la pensée sociologique, 1967

La storia dell'umanità è disseminata di culture morte, a volte anche sbiadite dalla memoria dei vivi.

Buon storico è chi conserva il senso della specificità di ogni età, della successione delle epoche e, infine, delle costanti che, sole, ci permettono di parlare di un'unica e medesima storia. 

La conoscenza scientifica dovrebbe dare agli uomini il dominio della società o della storia umana proprio come la fisica e la chimica hanno dato loro il dominio delle forze naturali.

La rivoluzione introvabile
La Révolution introuvable. Réflexions sur les événements de mai, 1968

Forse la virtù suprema nel nostro secolo sarebbe quella di guardare in faccia la disumanità senza perdere la fiducia negli uomini.
[Peut-être la suprême vertu en notre siècle serait-elle de regarder en face l'inhumanité sans perdre la foi dans les hommes].

Studi politici
1972

L'ordine liberale lascia a ciascuno il compito di trovare, nella libertà, il senso della propria vita.

Il liberalismo teme la tirannia della maggioranza così come teme la tirannia dello Stato, dal momento che esso aspira alle libertà dell'individuo.

Fonte sconosciuta
Traduzione dal francese a cura di Aforismario

Ciò che passa per ottimismo è spesso l'effetto di un errore intellettuale.

Gli uomini scrivono la storia, ma non conoscono la storia che stanno scrivendo.

L'uomo è un essere ragionevole, ma lo sono gli uomini?
[L'homme est un être raisonnable, mais les hommes le sont-ils?].

L'ignoranza e la stupidità sono dei fattori considerevoli della storia.
[L'ignorance et la bêtise sont des facteurs considérables de l'Histoire].

L'ultimo libro che vorrei scrivere un giorno tratterebbe il ruolo della stupidità nella storia.

In politica non possiamo dimostrare la verità, ma possiamo provare, da ciò che sappiamo, a prendere decisioni ragionevoli.

La scelta in politica non è tra il bene e il male, ma tra il preferibile e il detestabile.

Se si vuole pensare o agire in campo politico, bisogna soprattutto prendere il mondo così com'è e non chiudersi l'accesso alla riflessione concreta − e magari efficace − con ideologie preconfezionate.

Il tiranno è un demagogo di successo.

Quanto più si vuole essere obiettivi [...] tanto più è necessario sapere da quale punto di vista, da quale posizione ci si esprime e si considera il mondo.

Una cultura esige della memoria.

Se gli unici alleati accettabili fossero quelli che rispettano i diritti dell'uomo, penso che le democrazie occidentali non avrebbero altre alleate all'infuori di se stesse.

Uomini o popoli che all'inizio si combattono senza odiarsi, finiscono per odiarsi a forza di combattersi.

Note
Leggi anche le citazioni dei filosofi francesi: Albert Camus - Gilbert CesbronJean-Paul Sartre