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Frasi e citazioni di Anna Oliverio Ferraris

Selezione di frasi e citazioni di Anna Oliverio Ferraris (Biella, 1940), psicologa, psicoterapeuta, scrittrice e saggista italiana, professoressa ordinaria di Psicologia dello sviluppo presso l'Università della Sapienza di Roma dal 1980 al 2010.
Foto di Anna Oliverio Ferraris
Superare il risentimento non significa far finta che non sia accaduto nulla,
ma lasciare alle spalle l’emotività e i sentimenti di allora. (Anna Oliverio Ferraris)

Psicologia della paura
© Boringhieri, 1980 - Selezione Aforismario

Rituali, magie, drammatizzazioni collettive, simbolismi e miti hanno rappresentato dagli albori dell’umanità e rappresentano tutt’ora il terreno di confronto e i modi con cui l’uomo ha cercato di canalizzare le sue paure domandole attraverso il conforto del soccorso collettivo, sviandole attraverso la sublimazione nel mito, alleviandole attraverso il ricorso a credenze soprannaturali.

Molte paure dell’animale così come dell’uomo rispondono a meccanismi inizialmente innati, a un tentativo di produrre risposte adattive di allarme e di salvaguardia di fronte a stimoli specifici che indicano la presenza o l’avvicinarsi di un pericolo.

Senza l’emozione della paura nessuna specie animale sarebbe sopravvissuta; si tratta di una reazione inerente alla nostra natura che consente all’individuo di sfuggire provvisoriamente alla morte.

La vita di ognuno è in realtà una continua sfida alla paura, uno sforzo di superare paure reali o immaginarie,

Le esperienze traumatiche, la mancanza di un valido tessuto di supporto sociale durante l’infanzia, la presenza di conflitti intrafamiliari possono avere un effetto estremamente negativo e innalzare la soglia della paura creando uno stato di attesa dolorosa e di insicurezza diffusa

Le profonde differenze che si notano tra le persone adulte nel modo di fronteggiare gli stimoli ansiogeni e le avversità sono il complesso risultato di fattori costituzionali, ontogenetici e storico-sociali.

Raramente le ansie insorgono improvvise, svincolate dall’ambiente in cui è immerso l’individuo: esse hanno quasi sempre un inizio subdolo nelle prime età, dove stati di paura ricorrenti si estinguono con sempre minore rapidità, quindi germogliano lentamente a nostra insaputa nell’intimo della nostra personalità.

L’uomo ha questa caratteristica: può rendersi conto della peculiarità del suo temperamento e dei condizionamenti subìti e in qualsiasi momento della vita può fare uno sforzo per sottrarsi al loro dominio.

Sono molte le persone che vengono a dei compromessi con le proprie paure inconfessate e che quotidianamente autolimitano il proprio raggio d’azione nel tentativo di sfuggire a situazioni altrimenti conflittuali.

Una delle paure più pericolose e disorganizzanti è quella che origina dall’essere o dal sentirsi solo.

Oltre alle paure ‘realistiche’ vi sono [...] anche paure e ansie immaginarie o ingigantite che proliferano nelle pieghe della soggettività individuale alterando la percezione della realtà e frenando l’azione.

In genere gli adulti sanno vivere con le loro paure e mascherarle abbastanza bene anche se a un fine osservatore non sfugge che, dietro a talune rigidezze comportamentali e di carattere, si nascondono delle insicurezze e dei timori che investono settori significativi della personalità.

La paura è stata una delle armi di cui il Potere si è sempre servito per controllare e dirigere le masse anche se ciò non esclude che, quando il gioco diventa troppo pericoloso, lo stesso Potere possa esserne travolto.

Soltanto l’ordine dà sicurezza all’uomo (in quanto gli consente di orientarsi nel tempo e nello spazio e di prevedere il comportamento degli altri). Perciò i demagoghi hanno sempre cercato di sfruttare la paura del caos. 

Dai figli non si divorzia
Separarsi e rimanere buoni genitori © Rizzoli, 2005 - Selezione Aforismario

Nella vita di coppia, oggi, molti giovani cercano, come un tempo, la stabilità e l’amore, ma anche stimoli per una crescita personale. A differenza di un tempo, però, tollerano meno le limitazioni e i sacrifici.

Nel consentire di interrompere un legame, il diritto riconosce che la libertà e il benessere personale siano valori universali; non prende però in considerazione, non ritenendoli inerenti alla propria specifica area di competenza, i risvolti emotivi che comporta l’istituto della separazione/divorzio.

Spesso si verificano situazioni in cui coloro che hanno sciolto il patto a livello ufficiale non riescono a fare altrettanto a livello intimo. L’intimità vissuta insieme ha creato un legame di attaccamento che non si interrompe a comando. 

Il divorzio dovrebbe mettere fine soltanto al matrimonio, non alla genitorialità; ma nella realtà molte coppie finiscono per divorziare anche dai figli.

La famiglia divisa continua ad avere una sua esistenza per il semplice motivo che i genitori non divorziano dai figli. Tranne casi estremi o particolari (che comunque si verificano), genitori si rimane per tutta la vita.

La maggior parte dei figli, soprattutto quando sono bambini, preferisce che i genitori continuino a stare insieme anche se tra loro non ci sono più l’amore o il trasporto iniziali e sono molti a ritenere che i litigi non siano un fattore che metta a rischio la stabilità familiare.

Assistere allo spettacolo di un’infelicità che giorno dopo giorno inghiotte il matrimonio dei propri genitori può essere un’esperienza logorante. 

Bambini e ragazzi che per anni hanno assistito impotenti a discordie e incomprensioni possono, come reazione, diventare ansiosi nei rapporti con gli altri, temere di fallire là dove altri invece non hanno il minimo dubbio di riuscire oppure sviluppare un bisogno nevrotico di possesso nei confronti del partner o degli amici.

Anche i figli possono comprendere i genitori. Rabbia e risentimento diminuiscono quando si incomincia a considerare papà e mamma come persone normali, con i loro punti di forza e le loro debolezze.

Superare il risentimento non significa far finta che non sia accaduto nulla, ma lasciare alle spalle l’emotività e i sentimenti di allora.

La vita si trasforma continuamente e offre nuove opportunità, a meno di restare per sempre legati al proprio passato. Non soltanto in età adulta, ma anche in precedenza, un figlio dovrebbe opporre resistenza al fatto che il divorzio di papà e mamma diventi il tema centrale della sua vita o il fulcro intorno a cui costruisce la sua identità.

Alcuni torti sono difficili da perdonare, in molti casi tuttavia ci sono le condizioni per concedere a se stessi e ai genitori la possibilità di vivere il rapporto nel presente: un rapporto adulto-adulto, attraverso il quale si esce definitivamente dal rapporto bambino-adulto, si accantona il passato e si riconosce che non è necessario punire loro (e di conseguenza punire anche se stessi) per l’imperdonabile “crimine” del divorzio.

Piccoli bulli crescono
Come impedire che la violenza rovini la vita ai nostri figli © Rizzoli, 2007

La violenza è connaturata agli esseri umani. La prima famiglia di cui parla la Bibbia è funestata da un fratricidio. Il primo poema della nostra cultura, l’Iliade, ruota tutto quanto intorno alla guerra. Nelle sue tragedie Eschilo parla di vendetta e di faide familiari.

La violenza affascina perché è l’espressione di impulsi che ognuno ha dentro di sé e perché è all’origine di iniziative coinvolgenti.

Anche i bambini, come gli adulti, sentono il fascino della violenza, dell’animazione che crea, e ogni volta che c’è una zuffa nella realtà o una scena di violenza sugli schermi corrono a vedere. Sono attratti da quell’energia primordiale che, manifestandosi, travolge le regole, se ne infischia della legge.

Osservare qualcuno che dà libero sfogo alla propria aggressività affascina perché offre l’opportunità di esprimere i propri impulsi per interposta persona.

Ritenere che si possa nascere privi di impulsi aggressivi, e che la violenza sia sempre e soltanto reattiva, è una semplificazione che non considera il lato oscuro dell’aggressività, quello inscritto nel patrimonio genetico.

Ogni generazione deve impegnarsi attivamente nel mantenere vivo il patrimonio di civiltà che le è stato trasmesso, non deve lasciar cadere quella tensione morale e quel rispetto che sono indispensabili alla convivenza, pena un’involuzione dei costumi che può avvenire in tempi rapidi.

La mente concreta dei bambini tende a valorizzare la forza fisica e la sua esibizione a scapito di altri tipi di forza (come la forza morale o quella intellettuale) che pur avendo una valenza superiore non possiedono però la stessa immediatezza e visibilità.

Il carisma di cui gode il prepotente non è tutto merito suo, ma è anche il frutto delle proiezioni dei suoi ammiratori e dei desideri di questi ultimi che lui in qualche modo riesce a esprimere.

Può capitare che le ragazze aggrediscano fisicamente altre ragazze. Ciò accade però con una frequenza inferiore a quella maschile. L’aggressività femminile si esprime più a livello verbale e psicologico che fisico, il che non significa che sia meno dolorosa per chi la subisce.

La banda trascina perché è come una seconda famiglia ma con una diversa organizzazione, questa volta creata dagli stessi ragazzi.

Chi manipola la tua mente?
Vecchi e nuovi persuasori. Riconoscerli per difendersi © Giunti, 2010

Nei paesi occidentali contemporanei i dittatori sono considerati obsoleti, un archetipo del passato, e in Europa come negli Stati Uniti, in Canada come in Australia, l’unica forma di governo ritenuta accettabile è la democrazia. Ciò non significa però che le tecniche di persuasione e di manipolazione siano state accantonate, come sarebbe logico, per l’appunto, in una democrazia. La verità è che se ne fa un uso continuo e martellante, più che nel passato anche se in forme diverse e in nuovi contesti.

Sottrarsi completamente alla manipolazione è impossibile, sapere però che la psiche umana obbedisce a certe regole e conoscerle rende più liberi.

Famiglia
© Boringhieri, 2020 - Selezione Aforismario

La famiglia continua a essere una aspirazione per la maggior parte delle persone, il simbolo dell’accoglienza e della stabilità.

Una peculiarità della famiglia è quella di collocarsi tra pubblico e privato: tra un mondo fatto di altre famiglie, di istituzioni statali, giuridiche, religiose, scolastiche, militari, commerciali, e di essere al tempo stesso il luogo della privacy per eccellenza. Il porto sicuro in cui riparare.

Come ogni sistema umano complesso, il buon funzionamento della famiglia e della parentela richiede sensibilità e diplomazia.

Quando si è soli, senza famiglia, senza affetto e protezione, ci si sente esposti alle minacce del mondo come un granchio privato del guscio. Ma se il guscio è esageratamente avvolgente, pesante o stretto ci si sente ugualmente minacciati. Troppa famiglia fa male!

La pubblicità ci ha abituati a immaginare la famiglia come una struttura fissa, formata da papà, mamma e dai loro figli bambini: generalmente due e sempre di un buon umore invidiabile. La realtà, ovviamente, non è né così lineare né così statica né così edulcorata.

La famiglia è, per chi vi nasce, il punto di partenza per collocarsi nel mondo, disporre di una identità (sia pure in fieri), di punti di riferimento per interpretare l’ambiente circostante, per relazionarsi con figure familiari ed estranei.

Di solito, tra le mura domestiche ci si sente al sicuro, ci si sente accettati per quello che si è. La gratuità dei rapporti crea un clima diverso rispetto a quanto avviene solitamente con gli estranei, con cui in genere ci si protegge con una maschera sociale.

Il rapporto fraterno è complesso e a tratti paradossale, fatto di legami e ambivalenze. I fratelli, in quanto bambini e figli, pur essendo di età diversa si percepiscono uguali in rapporto ai genitori; ma proprio perché «uguali» si scoprono rivali nel desiderio di differenziarsi e di primeggiare per ottenere l’amore di papà e mamma.

Tutti i bambini dovrebbero crescere in un ambiente protettivo e amorevole. Un contesto ideale per lo sviluppo dovrebbe promuovere l’espressione autentica dei bisogni e dei sentimenti individuali e favorire la costruzione o il mantenimento di personalità equilibrate, responsabili e capaci – in seguito – di navigare tra i marosi dell’esistenza.

Coloro che da piccoli hanno la possibilità di crescere in un contesto favorevole hanno maggiori probabilità di formare relazioni sane anche in età adulta: lo dice l’esperienza, lo dicono gli studi scientifici, lo dicono le analisi cliniche.

Un buon legame di attaccamento nei primi tre anni di vita è non soltanto una buona partenza, ma anche una specie di vaccino contro le avversità future. Si forma, giorno dopo giorno, tra il bambino e chi se ne prende cura.

La famiglia, come la cellula vivente, deve evitare di diventare un sistema rigido e bloccato, e cercare invece di mantenersi mobile e permeabile: un organismo che, per poter sopravvivere e consentire ai suoi membri di crescere e realizzarsi, necessita di buone relazioni al suo interno e di interscambi fruttuosi con l’esterno.

La costruzione dell’identità
© Boringhieri, 2022 - Selezione Aforismario

La costruzione dell’identità è simile alla costruzione della memoria con cui va di pari passo, un impegno che dura tutta la vita.

Le identità risolte sono quelle che, pur non rinnegando il passato, accettano e integrano nella propria personalità tutti quei cambiamenti che sono necessari per evolvere, crescere, adattarsi.

In una realtà in divenire anche l’identità è in divenire.

La condizione del narcisista indica uno dei modi, piuttosto diffuso nel nostro tipo di società, attraverso cui si cerca di ridefinire la propria identità, che, nel caso specifico, tende a escludere gli altri e ad affermare il proprio Io a tutti i costi.

Al di là dei meriti o delle qualità personali, il narcisista sente l’esigenza di imporre la sua «presenza», di mostrare la propria superiorità per contrastare un senso profondo di inadeguatezza personale.

Note
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