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Frasi e citazioni di Edoardo Lombardi Vallauri

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Edoardo Lombardi Vallauri (Firenze, 1963), linguista e saggista italiano, professore ordinario di Linguistica Generale all'Università Roma Tre.
Siamo macchine imperfette. Ci sembra di funzionare
nel migliore dei modi possibili, ma è un’illusione soggettiva,
dovuta al fatto che siamo noi stessi a valutarci.
(Edoardo Lombardi Vallauri)
Parlare l'italiano
Come usare meglio la nostra lingua © Il Mulino, 1999 - Selezione Aforismario

«Ne uccide più la lingua che la spada», è stato detto. Ma anche senza essere così sanguinari, ogni giorno sperimentiamo l’estrema utilità di un buon maneggio delle armi linguistiche.

La qualità del nostro pensiero dipende in buona misura dalla qualità della lingua di cui ci serviamo.

Sono ben poche le persone che non fanno mai un errore di lingua. Si potrebbero citare miriadi di piccoli sbagli e grandi strafalcioni commessi da giornalisti, politici, uomini e donne di spettacolo e, ovviamente, anche da tutti noi privati cittadini. È la logica conseguenza della cultura di massa. Allargando la base, è diminuito lo spessore.

Viviamo in mezzo a una fiera permanente delle rozzezze linguistiche; e ci stiamo abituando. Se questo da un lato è un peccato, però dall’altro offre a chiunque parli in maniera corretta la possibilità di emergere e di segnalarsi positivamente. 

Esiste un rapporto molto stretto tra la forma e la sostanza. Non solo la sostanza si riflette nella forma, ma spesso la forma si riflette sulla sostanza, influenzandola. Questo è particolarmente vero per il linguaggio, come mostra ogni discorso e ogni discussione sia in pubblico sia in privato.

Oggi più che mai conviene essere a conoscenza dei meccanismi attraverso i quali avviene la persuasione, perché mai prima d’ora l’individuo è stato altrettanto sottoposto al rischio di essere plagiato, e condizionato nei suoi comportamenti. 

Gran parte della pubblicità attuale segue questa regola aurea: non dire esplicitamente la cosa che ti sta a cuore, ma falla passare nella mente del pubblico per via indiretta. A questo servono le immagini e i suoni. A questo servono le ragazze nude. Ma a questo può servire anche il linguaggio. Esistono infatti molti modi di «dire le cose» senza dirle esplicitamente.

Capire la mente cattolica
© Le Lettere, 2007 - Selezione Aforismario

I cattolici non si adeguano nella prassi ai dettami della chiesa, ma nemmeno li contestano. Non è esatto dire che non li condividano: piuttosto li ignorano senza discuterli.

Come figli adolescenti che invece di contestare disobbediscano di nascosto, [i cattolici] si fanno indisturbati gli affari loro, ma nel grembo rassicurante della solita mamma.

Negli ambienti cattolici si proclamano ad alta voce le cose su cui è facile essere tutti d'accordo, e quelle più scomode non solo non si dicono a bassa voce: non si pensano proprio. Ma d'altra parte, così facendo chi credono di ingannare? Sé stessi, appunto.

È molto difficile trovare in sé stessi le ragioni per sentirsi nel giusto, e per questo quasi tutti le cercano in una regione di ampio consenso, in una massa omogenea che la pensi uguale, da cui sentirsi sostenuti.

L'idea di Dio è irrappresentabile. Come dice sant'Agostino, si intelligis, non est Deus: se ti sembra di capirlo, non è Dio. E dunque nessuno, quando dice "io credo in Dio", sa che cosa sta dicendo.

È vero che sappiamo pronunciare parole come eterno, onnipotente, infinitamente buono, trinità-, ma poi non sappiamo che cosa significhino. Il fatto che i meccanismi della lingua permettano di creare queste parole non deve trarci in inganno: non è affatto detto che esse debbano avere un significato comprensibile.

Una volta che apparteniamo, ci riscalda e ci rassicura vedere tanti altri che "credono" le stesse "cose" che "crediamo" noi, Questo ci basta, ci appaga. E smettiamo di domandarci che cosa davvero crediamo, che cosa davvero credono loro, e in che senso queste cose siano vere.

La fede è lo sforzo di immaginare l'inimmaginabile, di intuire come potrebbe essere ciò che non abbiamo elementi per conoscere.

Maturità è sapere che non sappiamo che senso abbia il mondo e che senso abbiamo noi. In questo è compreso anche il non escludere che un "perché" non ci sia, che niente abbia senso, che quella di "senso" sia una categoria tutta umana, e che non si possa estenderla al Tutto.

Esiste un nome per i casi in cui una fede, anziché occuparsi dei fatti che non competono alla ragione, contraddice la ragione a proposito di cose su cui quest'ultima ha piena e infallibile giurisdizione. Questo atteggiamento si chiama superstizione, e non senza motivo nella storia ciascuna religione ha coltivato l'abitudine di chiamare così le altre.

Si asserisce che Dio sia infinitamente buono, ma anche che sia pronto a mandarci per sempre all'inferno;

Per quanto riguarda le verità di fede siamo abituati a mandare giù le contraddizioni più lampanti e spettacolari, perché da secoli ci vengono giustificate con l'esistenza del Mistero Inconoscibile, ove ciò che sfugge alla ragione o la contraddice è vero lo stesso.

Un errore atavico non è un semplice errore che si elimina dicendo le cose come stanno davvero: diventa un pilastro del modo in cui concepiamo la realtà, e non è facile accettare una realtà senza di esso.

La chiesa più di chiunque altro può permettersi di entrare in contraddizione, e quindi lo fa spesso e volentieri.

Cercare di asserire qualcosa di preciso a proposito di Dio è chiaramente presunzione. Se Dio esiste, la sua natura è di essere incomprensibile per noi.

La chiesa non è interessata a sapere se per caso sta sbagliando, non cerca di mettersi in discussione e di correggersi. Non è cambiata. Preferisce che il mondo accumuli nuovamente capi d'accusa, dei quali magari chiederà perdono fra qualche secolo. Il meccanismo ricorda quello dei condoni edilizi

La lingua disonesta
Contenuti impliciti e strategie di persuasione © Il Mulino, 2019 - Selezione Aforismario

Nella pubblicità musiche accattivanti, paesaggi da sogno, scene di armonia familiare, donne desiderabili e dall’aria disponibile, hanno tutti la stessa funzione: dire qualcosa senza dirlo. Trasmettere un messaggio estremamente positivo, così positivo che se asserito esplicitamente non sarebbe credibile.

C’è qualcosa che distingue la comunicazione linguistica da quella non linguistica, e questo qualcosa ha a che fare con il potere di persuadere di un contenuto discutibile: immagini e suoni non linguistici possono presentare un contenuto assai dubbio e trasferirlo nella mente del destinatario, mentre lo stesso contenuto presentato in forma linguistica viene riconosciuto come poco credibile, e rigettato.

Le immagini si presentano molto somiglianti al mondo neutrale delle cose e degli eventi, cioè a tutto ciò che non ha un autore intenzionale; e quindi siamo meno portati a riconoscere in esse l’intenzione di persuaderci o manipolarci.

La differenza tra stimoli linguistici e stimoli non linguistici è che i primi sono espliciti, mentre i secondi sono impliciti. Questo rende i secondi sempre preferibili a fini persuasivi, tanto che la tentazione del pubblicitario potrebbe essere quella di non adoperare per niente il linguaggio.

Per convincere di un contenuto discutibile non conviene asserirlo riconoscendo apertamente che si cerca di persuaderne il destinatario, ma conviene nasconderlo in un messaggio con cui si ha tutta l’aria di proporre un altro contenuto. 

I contenuti discutibili trasmessi in modo implicito hanno più possibilità di trasferirsi nelle menti dei destinatari rispetto a quando vengono asseriti;

Siamo macchine imperfette. Ci sembra di funzionare nel migliore dei modi possibili, ma è un’illusione soggettiva, dovuta al fatto che siamo noi stessi a valutarci.

Funzioniamo come ce lo permettono i nostri neuroni, con il loro specifico sistema per immagazzinare e trattare l’informazione, evolutosi rocambolescamente nei milioni di anni.

Crediamo di avere un perfetto potere di scelta, e invece siamo in parte manovrati dall’esterno, da chi ci fa scegliere quello che conviene a lui.

Occorre alzare il livello di consapevolezza della gente sulle cose che limitano il potere di scelta.

Dove non si può più abusare liberamente dello strumento linguistico, manipolare diventa molto più difficile.

Ancora bigotti
Gli italiani e la morale sessuale © Einaudi, 2020 - Selezione Aforismario

La morale sessuale, dall’antichità a oggi, ha fatto progressi minimi. Anzi, per diversi aspetti è avvenuto il contrario: si è andati indietro. E il sesso è probabilmente fra le attività fondamentali dell’uomo quella che è stata oggetto della piú intensa campagna di diffamazione, nei secoli della civiltà.

Poche cose come la vita sessuale, inestricabilmente avviluppata con quella sentimentale e affettiva, determinano la nostra felicità o infelicità. Quindi non conviene darla per scontata.

Ricordiamoci che il primo effetto di ogni condizionamento, l’essenza stessa dell’essere condizionati, è la convinzione di non esserlo affatto.

Forse fondarsi (piú o meno consapevolmente) su una presunta volontà di «Dio» per concluderne che il sesso è male e conviene limitarlo potrebbe non essere piú razionale che fondarsi sull’esistenza del nostro istinto naturale per concluderne che il sesso è bene, o comunque non male, e che conviene goderne secondo i propri gusti.

Spesso chi non ha il coraggio di mostrarsi apertamente retrogrado, e magari sfoggia anche dichiarazioni libertarie, in forma implicita continua a perpetuare l’idea sotterranea, e dura a morire, che chi fa molto sesso sia poco per bene.

Le persone sono costrette a nascondere la propria vita sessuale, perché sanno che rischierebbero varie forme di attacco. Basta un sorrisetto su chi (realmente o anche solo per nomea) ha una vita sessuale non conforme alla morale corrente, e l’immagine sociale di quella persona è piú o meno gravemente danneggiata.

La sessuofobia fa sí che qualsiasi imperfezione e rimproverabilità induca a pensare al sesso, perché per troppi secoli il sesso, sempre il sesso e soprattutto il sesso, è stato associato alla colpa, ed è stato la Colpa per antonomasia. E questo per le donne piú che per gli uomini.

Reprimere il sesso e la sua libera manifestazione nella mente e nelle azioni delle persone conviene ai sacerdoti per prosperare sul senso di colpa, e i capitalisti/governanti sono lieti di avere a che fare con masse sessualmente represse, perché questo genera la disponibilità alla sottomissione faticante su cui i capi prosperano.

Troveremmo forzato e nauseante mangiare tutti i giorni la stessa pietanza (anche se fosse quella che in assoluto ci piace di piú), ma riteniamo semplicemente naturale (anche se non lo è affatto) avere rapporti fisici, per lunghi periodi, o magari addirittura per tutta la vita, sempre con la stessa persona.

Fingere che l’altro possa e debba saturare ogni nostra esigenza è una brutta bugia, indotta dall’ideologia monogama, che carica ciascun partner (e ciascun rapporto) di responsabilità a cui non potrà mai essere adeguato, e sotto il cui peso rischia di soccombere.

Chi si astiene da alcune cose di sesso trova sollievo nel coltivare per esse una specie di orrore o di paura, o almeno di imbarazzo, di origine culturale, estremamente utile per addolcire la rinuncia a ciò che per natura sarebbe attraente. E dalla morale germoglia il moralismo.

Per non sentirsi da meno di chi ha molto fascino e molto seduce, l’idea che sedurre sia una colpa funziona a perfezione.

In molti casi, chi non ha le capacità, la forza o il coraggio per fare qualcosa che vorrebbe fare, ma al tempo stesso non vuole riconoscersi mediocre, ha bisogno che quella cosa non la faccia nessuno.

Note
Leggi anche le citazioni dei linguisti italiani: Gian Luigi BeccariaTullio De MauroLuca Serianni