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Frasi e citazioni di Ermanno Bencivenga

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Ermanno Bencivenga (Reggio Calabria, 1950), filosofo e saggista italiano. Dopo la laurea in filosofia a Milano, si è trasferito prima in Canada per gli studi di dottorato e poi negli Stati Uniti, dove ha intrapreso la sua carriera accademica insegnando, dal 1979, all’Università della California a Irvine. 
Ci sono molte dimensioni e molti aspetti del coraggio; fra
questi, c’è l’atteggiamento fiducioso di chi agisce come
se il destino dovesse sorridergli. (Ermanno Bencivenga)
La scomparsa del pensiero
Perché non possiamo rinunciare a ragionare con la nostra testa © Feltrinelli, 2017

Se è vero che non siamo solo o in prima battuta razionali, è vero però che siamo anche razionali; il pensiero e il ragionamento non costituiscono il nostro modo originario di gestire l’ambiente vitale e sociale, ma a un certo punto li abbiamo acquisiti. Perché allora non ce ne serviamo?

Il ruolo che il logos può avere nel migliorare a lungo andare le nostre condizioni di vita tende a essere dimenticato e noi tendiamo a diventare stupidodipendenti.

C’è una naturale tendenza a trascurare il logos se non si è costretti a usarlo, e in modo solo in apparenza paradossale proprio le macchine logiche cui abbiamo esternalizzato il ragionamento impediscono di avvertirne il bisogno.

La stupidità fa comodo, ha sempre fatto comodo, a chi vuole controllarci, e ci controlla tanto meglio quanto più ci comportiamo come bruti (salvo quando i bruti si rivoltano brutalmente contro di lui); quindi riceve da persone e gruppi di potere ampi incoraggiamenti.

Filosofo anche tu
Siamo filosofi senza saperlo © Giunti, 2018

In quanto esseri umani non possiamo evitarci di pensare, di ragionare e di argomentare; e se rifiutiamo certe idee è solo nel nome di altre idee. 

Se un’opinione si forma nel vuoto, non viene vissuta come un’opinione; se una scelta non è compiuta con lucida consapevolezza delle alternative, non viene vissuta come una scelta. Entrambe si prospettano allora come necessarie: come l’unica verità e l’unica giustizia. E il loro incontro con altre opinioni e altre scelte, magari altrettanto inconsapevoli dello spazio in cui si situano, diventa una lotta senza quartiere.

Buona parte dell’etica ambientale è antropocentrica: definisce i presunti doveri che noi avremmo verso la natura non-umana come doveri che, in realtà, abbiamo verso altri esseri umani.

È nostro compito personale prenderci carico della nostra vita: dei passi che faremo, delle direzioni che prenderemo, degli amici con cui ci accompagneremo. Ed è compito della filosofia illuminare il nostro cammino: farci vedere dove stiamo andando, da dove viene una strada e quali altre strade sono disponibili.

L'arte della guerra per cavarsela nella vita
© BUR Rizzoli, 2019 - Selezione Aforismario

Durante la guerra non si dovrebbe mai perdere il rispetto umano del nemico – mai demonizzarlo, mai trattarlo in modo incivile e disumano – e, a conflitto concluso, andrebbe fatto del proprio meglio per ristabilire condizioni di normale convivenza.

Uno dei motivi per cui la guerra è un contesto (ahimè) tanto istruttivo è che in guerra si è sotto pressione, e quando si è sotto pressione non si può dormire sugli allori: si deve chiedere il meglio a sé stessi.

Sarebbe vantaggioso – oltre che giusto dal punto di vista morale, ammesso che la cosa abbia per noi un peso – renderci conto della natura in linea di principio passeggera delle ostilità anche dall’interno delle ostilità stesse, mentre avvengono.

Le informazioni sono potere, in senso letterale: più sappiamo, più possiamo.

Ciascuno di noi ha le sue doti, inclinazioni e preferenze. Ha anche le sue antipatie, i suoi difetti e vizi. È bene contrastare questi ultimi, cercare di limitarli, di spalancarci opportunità che una natura taccagna non ci ha offerto, supplire con una pratica disciplinata ai vuoti che la natura ha lasciato.

Ogni parere è una risorsa, proprio per la sua diversità.

La vita sovente scorre in fretta, e chi vuole vincerne il premio deve innanzitutto capire sé stesso.

I compiti quotidiani devono essere illuminati da un’idea che li coaguli e li nobiliti, li faccia apparire degni della nostra attenzione e del nostro zelo. 

Ciascuno di noi si comporta in modo moralmente corretto quando fa tacere dentro di sé gli impulsi irrazionali.

Per chi fra noi non si chiama Newton o Einstein, un risultato di pregio sarà ottenuto in questo modo, con un minimo di ispirazione e un massimo di traspirazione, per citare Thomas Alva Edison.

Ciascuno di noi è, almeno in potenza, una persona onorevole e deve a sua volta aspettarsi di essere onorato.

Libertà positiva e negativa, creazione di vincoli e rottura di vincoli possono accordarsi in una vita ricca come un’improvvisazione jazz: non incoerente e irresponsabile, e nemmeno accumulatrice di tesori che non vengono mai spesi. 

Quando le cose volgono al peggio, è bene mantenere l’equilibrio dandosi obiettivi limitati che possano essere conseguiti e avere un effetto rassicurante sul nostro stato d’animo. 

Il successo stesso è un’occasione e può essere usato – o non usato – come un’opportunità.

[Ci] sono persone che non meritano la propria fortuna, perché quando la incontrano non sanno che farsene. 

Se «tentare l’impossibile» significa «tentare l’intentato», allora si applica a tutti noi.

Ci sono battaglie che giova perdere, se il nostro scopo è vincere una vita più degna, realizzata e felice.

Vivere con coraggio significa vivere con gli occhi aperti.

La mitezza indiscriminata, la disponibilità a porgere sempre l’altra guancia sono vizi: siamo talvolta testimoni o vittime di ingiustizie e violenze per le quali sarebbe un vizio non indignarsi e reclamare, e se necessario venire alle mani.

La stupidità del male
Storie di uomini molto cattivi © Feltrinelli, 2019

Non c’è dubbio che gli atti malvagi siano reali, che ci sia una verità nel rappresentarli e nel renderne conto; ma si tratta di una verità banale, che essi condividono con ogni altro atto, anzi con ogni altro evento, in ambito umano e non. 

Compiere il male non è, in sé e per sé, più liberatorio del compiere il bene; il male non ha nei confronti della libertà nessun ruolo speciale o privilegiato. 

In ogni istinto, appetito, desiderio, sogno o comportamento umano, per quanto lontano dalla mia esperienza, dai miei progetti e dai miei valori, per quanto anche da me ripudiato, avverto un’eco di qualcosa di mio; da ciascuno di tali istinti, appetiti, desideri… sono in grado d’imparare qualcosa su me stesso.

Alcune convenzioni sociali sono ipocrite coperture e altre sono norme di vita virtuose e proficue; alcune dunque vanno smascherate e altre favorite.

100 idee di cui non sapevi di aver bisogno
© BUR Rizzoli, 2020 - Selezione Aforismario

Chi pretende di amare un altro per quanto di oggettivo l’altro ha da offrire – la sua bellezza, la sua intelligenza, la sua cultura, la sua condizione sociale o economica – sta trattandolo come un oggetto: il suo è un desiderio di possesso che, sebbene più intenso e profondo, non è diverso da quello di possedere un vestito o una lavatrice. E la sua convivenza con l’altro, su tali basi, sarà di natura strumentale e manipolativa, né più né meno che con un vestito o una lavatrice. Nonostante le pretese, niente di tutto ciò avrà a che fare con l’amore.

Si ama un altro quando lo si incontra come un soggetto, come un serbatoio di potenzialità pronte a sorprenderci, nel bene e nel male, e quando si consegnano le chiavi della propria esistenza a questo soggetto, che le imprimerà una direzione, un senso non prevedibili adesso, collocati in un futuro cui ci si abbandona.

Dovremmo imparare ad anticipare le curve, a prepararle, e preparare noi stessi, quando ancora non sono iniziate, quando le scorgiamo da lontano: rallentare nel nostro corso per riflettere su quale dovrà essere la prossima mossa, il comportamento da attuare in futuro, e poi, quando la curva è cominciata, percorrerla con foga, mordere il terreno, infilarci nella svolta che il destino ci ha riservato senza indugi o titubanze – perché indugi e titubanze li abbiamo attraversati e risolti prima, quando la curva era ancora all’orizzonte.

Una relazione può essere vista come il procedere asintotico verso un amore perfetto, che non verrà realizzato ma verso il quale ci sentiremo in costante marcia di avvicinamento, mentre impariamo a gestire meglio le difficoltà e a risolvere i problemi comunicativi.

Il bisogno, si sa, aguzza l’ingegno, o, se preferite, di necessità si fa virtù; e, a forza di demandare ad altri (o meglio, ad altro: a una macchina) le occasioni più elementari e quotidiane di ragionamento perché non ne abbiamo più bisogno, finiremo per perderne l’abitudine e anche l’abilità.

In un’epoca di sovraffollamento di ogni genere di offerte, il biglietto da visita con cui ci presentiamo in pubblico conta almeno quanto la «sostanza» di quel che abbiamo da proporre.

Ci sono molte dimensioni e molti aspetti del coraggio; fra questi, c’è l’atteggiamento fiducioso di chi agisce come se il destino dovesse sorridergli. È in questo senso, credo (da non credente), che nella religione cristiana la speranza è considerata una virtù.

Anche a improvvisare s’impara con l’esercizio. Chi costantemente adotti un contegno rigido e stereotipo troverà difficile improvvisare quando ne abbia la necessità; chi invece si sia abituato a farlo saprà reagire con duttilità e con naturalezza alle molteplici e disparate sfide del destino.

La distruzione è parte della vita, come lo è la morte: se periodicamente quel che c’è non venisse spazzato via, null’altro potrebbe attecchire.

Consideriamo tempo perso quello che trascorriamo davanti alla macchina del caffè, o al bar, o socializzando in altri modi con i nostri simili? Siamo fra coloro che viaggiano sempre immersi nei propri pensieri, troppo occupati per salutare qualcuno, per rispondere al telefono, per sprecare un istante del proprio tempo prezioso? Allora non impareremo nulla dal chiacchiericcio che ci circonda, dove circolano tutte le idee che potremmo usare, che potrebbero cambiare la nostra vita.

Come viviamo la nostra vita? Insistendo su un’assoluta uguaglianza di condizioni e di opportunità, e lamentandoci se le sorti si volgono a nostro sfavore? Oppure accettando con atteggiamento equanime qualunque onda la sorte spedisca verso di noi e cercando di cavalcarla al meglio?

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Giorgio Agamben - Maurizio FerrarisGiulio Giorello