Frasi e aforismi di Franco Arminio

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Franco Arminio (Bisaccia, 1960), poeta, scrittore, aforista e regista italiano, autodefinitosi «paesologo»: 
"La paesologia è una via di mezzo tra l’etnologia e la poesia. Non è una scienza umana, è una scienza arresa, utile a restare inermi, immaturi. Ma è anche un dolore che combatte, aggirandosi senza fine nelle proprie rovine e in quelle degli altri, e lasciando agli adulti i miraggi della vita riuscita". "Parlo dei paesi perché a un certo punto mi sono reso conto che erano un po’ al mio stesso punto: creature in bilico, col buco in mezzo".
Foto di Franco Arminio
Quello che sembra avere forza è solo ciò che ci sfugge, gli appuntamenti che manchiamo,
i baci che non riceviamo, il paese in cui non viviamo. (Franco Arminio)

Vento forte tra Lacedonia e Candela
Esercizi di paesologia © Laterza, 2008 - Selezione Aforismario

Almeno un quarto dei paesi italiani è gravemente malato. Soffre di desolazione.

Va di moda assegnare le bandiere ai luoghi. C’è chi assegna la bandiera blu alle migliori località di mare e chi quella arancione ai paesi più belli. La scuola di paesologia potrebbe assegnare la bandiera bianca ai paesi più sperduti e affranti, i paesi della resa, quelli sulla soglia dell’estinzione.

I paesi della bandiera bianca sono quelli che vengono visitati solo quando succede qualche disgrazia: il terremoto da questo punto di vista è la disgrazia ideale. Per il resto dell’anno, questi paesi che non hanno il mare e non hanno la montagna, che non hanno le fabbriche e le discoteche, che non hanno santi né delinquenti, stanno al loro posto, concavi o convessi, allungati, acciambellati, frammentati, appesi al paesaggio.

Certi a furia di stare sempre nel proprio paese si scordano di stare nel mondo, nell’universo.

La prigione che è il paese fa sentire il suo peso proprio nel momento in cui si torna dall’evasione.

Ci sono paesi accresciuti, deformati dalla spinta a diventare come le città, e ci sono i paesi sperduti, affranti, quelli che non bastano mille curve per toccarli e quando arrivi senti che resterai per poco.

Nei paesi ci sono quelli che d’estate tornano e si aspettano ancora che la gente si metta intorno a loro, invece si limitano a chiedere quando sei arrivato e quando te ne vai.

Quelli di città quando arrivano chiedono sempre: ma qui di cosa si vive?

Il paese rimpicciolisce anche il narcisismo. Se uno si crede un genio non ci crede mai fino in fondo.

La paesologia ha due fili: uno di pietas e l’altro di necrofilia.

Un paese è sempre sottilmente snervante per chi lo abita.

Un paese non è un luogo adatto a far transitare il tempo in maniera divertente. Qui si crea quasi naturalmente un gorgo, un peso intenso di smania o inerzia. E allora il tuo peso s’incontra con quello degli altri e ti preme addosso.

La paesologia non si occupa di chi parte ma di chi resta. È la disciplina che segue chi non avanza a vele spiegate, ma chi inciampa, chi sente la vita che si guasta giorno per giorno, paese per paese.

Quello che sembra avere forza è solo ciò che ci sfugge, gli appuntamenti che manchiamo, i baci che non riceviamo, il paese in cui non viviamo.

Nevica e ho le prove
Cronache dal paese della cicuta © Laterza, 2009 - Selezione Aforismario

Io non so bene cosa sia una coppia. Le coppie pare siano formate da un uomo e una donna che dicono di amarsi e che passano quasi tutto il loro tempo a dimostrare il contrario.

La parola amore, come la parola poesia, gode di un singolare e a mio parere equivoco prestigio, legato più che altro alla molteplicità di accezioni che le si possono dare.

Mi sembra di avvertire una quasi impossibilità di stare al mondo, in questo mondo che non sa più raccontarsi, che pensando solo ad arricchirsi inesorabilmente si impoverisce.

Gli uomini sono degli animali e non si può pretendere troppo, ma allora perché non la smettono di darsi tante arie?

Terracarne
© Mondadori, 2011 - Selezione Aforismario

Per vivere in un paese devi dismettere ogni arroganza. Non importa se la nascondi o la fai fluire. L’arroganza si sente, agisce come un acido che corrode i tuoi legami con gli altri.

Il paese è una creatura che ti chiede misericordia. Devi sentirti come un cane bastonato. Non devi sentirti uno che ha qualcosa da insegnare, uno che vuole cambiare la sua vita e quella degli altri. Il paese ti chiede di amare quello che sei e quello che il paese è. Non devi fare altro.

La paesologia è semplicemente la scrittura che viene dopo aver bagnato il corpo nella luce di un luogo.

Il metabolismo di un luogo in cui ci sono mille individui in trenta chilometri quadrati è assai diverso dal metabolismo di un luogo in cui ci sono trentamila individui in un chilometro quadrato. Bisogna sempre essere attenti alla geografia. 

La vita di ognuno dipende da dove è piantata la propria casa.

Si va nei luoghi più sperduti e affranti e sempre si trova qualcosa, ci si riempie perché il mondo ha più senso dov’è più vuoto, il mondo è sopportabile solo nelle sue fessure, negli spazi trascurati, nei luoghi dove il rullo del consumare e del produrre ha trovato qualche sasso che non si lascia sbriciolare.

I paesi stanno sparendo, sta sparendo un mondo e da questa sparizione noi che abitiamo i paesi siamo attraversati come da una slavina silenziosa.

Il paese non riesce a trattenerti nel suo pugno, è una mano morta su cui puoi vagare come una formica in cerca dello zucchero di una comunità finita. 

Il problema dei paesi non è la loro morte, è la vita che li abbiamo costretti a condurre adesso, senza speranza e senza fede, una vita che spesso è guidata dalle persone più spente.

La vita è essenzialmente una trivella. Vivere è provare a fare un foro. Provare a passare da un’altra parte perché in qualunque posto ci troviamo siamo sempre nel posto sbagliato, sia esso un paese o una città. 

La società è basata su un diluvio di bugie, si rimane insieme per diplomazia. 

Le vicinanze sono sempre precarie, un colpo di vento le fa saltare. Si parla tanto di comunità, ma a malapena riusciamo a contenerci in noi stessi.

Quello che noi chiamiamo io in realtà è un dispositivo che ci nuoce rendendoci avari, egoisti, preoccupati. Abbiamo bisogno di stare al mondo sfasciando questo presidio, questa sentinella truffaldina che ci annuncia nemici anche dove non ci sono. Forse sono tutte occasioni le persone e le cose che ci stanno di fronte, sono semplicemente occasioni che siamo abilissimi a mancare.

I libri spesso sono una sconfitta per chi li scrive. Chi pensa di aver aggiunto qualcosa è un illuso. I libri migliori non aggiungono nulla, solo in pochi casi miracolosi sottraggono qualcosa al mondo e il mondo più tardi se ne accorge.

Geografia commossa dell'Italia interna
© Bruno Mondadori, 2013

Si parla tanto di crescita A me l'unica crescita che interessa è quella degli alberi. Voglio che ci siano meno macchine, meno telefonini, meno tutto, tranne gli alberi. L'Italia salvata dagli alberi. Gli alberi sono buoni per tutto, anche per impiccarsi.

Nei paesi ci sono espressioni di grande eleganza. Tipo: Anna e Michele si sono messi insieme.

Un paese essenzialmente è un luogo in cui circolano brutte notizie.

Cedi la strada agli alberi
Poesie d'amore e di terra © Chiarelettere, 2017 - Selezione Aforismario

Ho due problemi. Il primo è che potrei morire da un momento all’altro. Il secondo è che prima o poi morirò.

C’è una sola notizia di noi che può un po’ sorprendere, un po’ emozionare gli altri: è la notizia del nostro decesso, ma è una carta che possiamo giocarci una sola volta e, una volta che ce la siamo giocata, non abbiamo modo di verificare la risposta.

Un dolore antico è sempre un dolore fresco di giornata.

Oggi tra gli scrittori regna una pacata indifferenza e lo spazio vuoto che c’è tra quelli che scrivono accresce lo spazio tra chi scrive e chi legge. 

La letteratura è una barca che ha fatto naufragio e ognuno coi suoi libri lancia segnali di avvistamento che nessuno raccoglie perché ognuno è impegnato a farsi avvistare.

Il poeta è una creatura patologicamente bisognosa di amore. Una creatura in subbuglio con cui non si può mantenere un’amicizia generica e blanda. Col poeta non ci possono essere pratiche attendistiche e interlocutorie, bisogna gettargli in faccia il nostro amore o il nostro odio.

Il poeta è quella creatura che non può stare in questo mondo ed è la persona che più ha bisogno delle cose del mondo. La sua è una bulimia spirituale e, proprio perché è spirituale, non conosce limiti e confini.

È molto grave che il mondo abbia dichiarato un vero e proprio embargo verso i poeti. Il mondo dei disperati che vogliono distrarsi odia i disperati che invece cantano la loro disperazione.

Il poeta è fuori dall’umano e come tale è un pericolo. Gli uomini non possono tollerare che esistano creature che hanno gli occhi, il cuore e le parole, ma che nulla hanno da spartire con loro.

La letteratura non può ridursi a un ballo in maschera. Gli scrittori devono mettere la propria faccia in ogni riga che scrivono. Scrivere è un martirio oppure non è niente.

Quando scrivi ti devi impaurire, altrimenti non stai facendo niente.

Per anni abbiamo pensato alla poesia come a una realtà marginale, un lavoro per animi eletti, per animi disposti a lavorare ossessivamente sulla lingua. Adesso le poesie le fanno tutti. Il problema non è scrivere cose belle, ma far circolare quello che scriviamo.

La vita, se la riempi tutta con la vita, diventa una cosa terribile. E pure l’amore, se lo riempi tutto con l’amore, diventa terribile. E pure il soffrire, se lo riempi tutto col soffrire, diventa terribile.

Resteranno i canti
© Bompiani, 2018

Sento una radicale insicurezza. È la mia dannazione e forse la mia fortuna. Nessun attimo è al sicuro. Appena prendo una postura più salda mi bastano due passi per sgretolarmi. 

Forse così è la vita di tanti, così è la vita delle persone che mi piace incontrare. Quelli che sanno che l’attimo terribile può arrivare in qualunque momento, quelli che non hanno mai preso dimora nel mondo, semplicemente si aggirano per capire dove sono capitati, cosa possiamo combinare su questa piccola terra tonda.

Siamo creature dell’urgenza. Siamo istigati a lottare ogni giorno per raggiungere cose a cui abbiamo già rinunciato. Lottiamo pur essendoci già convinti che l’unica cura è la resa. 

Non possiamo educarla questa inquietudine, sarebbe uno spreco. Non possiamo affondarla in una pace falsa, in una bontà vuota. E allora confidiamo di diventare ogni giorno più fragili, più indifesi, la nostra forza è non volere nessuna sicurezza, nessun privilegio.

L'infinito senza farci caso
© Bompiani, 2019 - Selezione Aforismario

Nella vita privata delle persone accade questa cosa singolare: ci si continua a sposare pur sapendo che il matrimonio spesso è il prologo alla separazione. Sono cambiate le nostre esigenze di natura sentimentale, ma restiamo dentro le stesse formule.

La poesia, cioè l’arte di cantare la bellezza e il terrore di essere al mondo, parteggia per la ricerca di nuovi modi di percepire noi stessi e gli altri.

L’amore per essere nuovamente vivo deve portare dentro l’infimo e l’immenso, non può stazionare nelle righe dell’uomo intermedio. 

L’amore è la religione che ha per altare i nostri corpi, è il nostro contributo alla festa di essere al mondo.

L’amore è l’unico modo per uscire dalla galera dell’attualità. Se non amiamo non solo restiamo reclusi, ma contribuiamo ad alzare i muri della nostra galera.

In amore non bisogna mai aspettare le mosse degli altri. Dobbiamo fare tutto noi e dobbiamo farlo subito.

Amare non è altro che incontrare e farsi incontrare. Poi può essere per un’ora o per mezzo secolo, poco importa.

Bisogna lasciar correre tutta la vita dove vuole, seguire solo il volo imprevedibile dell’amore. 

La cura dello sguardo
Piccola farmacia poetica © Bompiani, 2020 - Selezione Aforismario

Dobbiamo considerare che nell’errore c’è l’energia della riparazione. E va usata tutta. Senza l’errore non avresti avuto quell’energia. 

Quando moriamo diamo il cambio, non ci assentiamo, partecipiamo al gioco in una forma che non sappiamo, ma il gioco non finisce per nessuno.

Vivere non è un affare privato. E se lo è ha poco senso.

Mi piacciono i luoghi scartati, le zone del paese abbandonate. Mi piace la catasta di legna che nessuno ha più acceso, le tegole messe a terra che non saliranno più sul tetto. Davanti alle porte in certe strade ci sono scarti di tutti i tipi: è il lido della desolazione, la mareggiata dello spopolamento.

I luoghi famosi perdono sangue, diventano pura scenografia. Se ancora volete trovare qualcosa da guardare, andate dove non va nessuno. 

La bellezza è di chi non sa di averla, non c’è scampo per chi commercia con la sua bellezza. Nessun monumento ci può emozionare quanto la gioia di un luogo vero. 

Ognuno di noi sa che sta scivolando in un imbuto. Cambiano le situazioni, c’è chi deve gestire successi e chi fallimenti, ma la condizione di fondo è la stessa: siamo dentro una solitudine irrimediabile.

Un essere umano deve essere uno spazio senza confini, capace di confidenza con una farfalla e un buco nero. 

Fino a quando hai qualcosa di decisivo per la tua vita è molto difficile che tu possa morire. La morte tende a entrare in gioco quando già le hai spianato la strada in qualche modo.

Resta imperfetto. Non preoccuparti se ti opprimono. Peggio per loro. Resta pronto a cambiare. Fatti a pezzi, ma non troppo piccoli, non ti puoi riattaccare. Tieni conto dei tuoi difetti, non di quelli degli altri. Cerca di conoscere bene il luogo in cui ti trovi. Bada all’attimo e all’impressione. Non trattenerti troppo, non farti il nido. Fai molto sesso, specialmente quando non ti sembra il caso. Non confidare troppo nella medicina: ci sono malattie che sono pericolose solo quando sai di averle.

Studi sull'amore
© Einaudi, 2022

Il sesso non può stare su una striscia stretta, ma in mare aperto, la musica deve salire da violini profondi, la carezza tocca la pelle e tocca abissi, bisogna toccare ogni luogo del corpo e della mente, giocare con tutte le donne e tutti gli uomini che abbiamo in noi.

Il sesso è l’amore quando è veramente sano, innamorato. 

La tenerezza estrema è una delle tante perversioni che ci dobbiamo concedere. 

Dentro il sesso che vogliamo c’è un nuovo modo di percepire l’essere umano, c’è un modo di allargare, di tenere insieme la morte e la letizia, la lunga pena del tempo che passa e lo splendore dell’attimo in cui ci amiamo.

Libro di Arminio consigliato da Aforismario
Libro di Franco Arminio
La cura dello sguardo
Nuova farmacia poetica
Editore: Bompiani, 2020

Le pagine di questo nuovo libro di Arminio sono fitte come gli scaffali di un antico speziale, allineano racconti visionari accanto a vere e proprie orazioni civili, che pongono domande e chiedono risposte con vibrante ostinazione. La cura invocata passa sempre attraverso una lingua che si fa strumento di conoscenza, alla ricerca di una comunicazione, di un senso condiviso, di quella intima vicinanza della quale abbiamo tutti più che mai bisogno. E se non ci sono certezze, se tutti siamo un po’ più fragili, a curarci sopraggiunge la fiducia nella capacità delle parole di unire i nostri sguardi “per fare comunità, per dare coraggio al bene”.

Note
Leggi anche gli aforismi degli autori italiani: Diego De SilvaGiovanni Soriano - Alter Spirito

Post popolari in questo blog

Brindisi - Frasi per Brindare in Compagnia

Frasi per i Biscotti della Fortuna

Aforismi, frasi e proverbi su Dicembre

Aforismi, frasi e proverbi su Novembre

Poesie Brevi ma Intense (Autori M-Z)

Frasi e citazioni sui 50 Anni e sui Cinquantenni

Aforismi, frasi e proverbi sulle Scale

Frasi sul farsi i Fatti propri o i Fatti altrui

Frasi e citazioni sui 40 Anni e sui Quarantenni

Frasi e citazioni di Eugenio Borgna