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Frasi e citazioni di Mario Rigoni Stern

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Mario Rigoni Stern (Asiago, 1921-2008), militare e scrittore italiano. "Chi lo avrebbe mai detto che lo sarei diventato anch'io, un autore? Ma forse, in fondo in fondo, quando scrivevo in segreto il mio diario lo speravo". [Il sergente nella neve, Einaudi, 1953].
Foto di Mario Rigoni Stern
Il tempo, nella vita di un uomo, non si misura con il calendario ma con i fatti che accadono;
come la strada che si percorre non è segnata dal contachilometri
ma dalla difficoltà del percorso. (Mario Rigoni Stern)

Il sergente nella neve
© Einaudi, 1953

Il fiume era gelato, le stelle erano fredde, la neve era vetro che si rompeva sotto le scarpe, la morte fredda e verde aspettava sul fiume, ma io avevo dentro di me un calore che scioglieva tutte queste cose.

Vi era un bel sole: tutto era chiaro e trasparente, solo nel cuore degli uomini era buio.

Questi i risultati della pace e della libertà: lavorare e costruire per il bene degli uomini, di tutti gli uomini; non uccidere, distruggere e conquistare con la forza delle armi, ma vivere con il lavoro per la fratellanza e l'aiuto reciproco.

Una mela guasta può far marcire una mela sana, ma una mela sana non può sanare una mela guasta.

Il bosco degli urogalli
© Einaudi, 1962

Il tempo, nella vita di un uomo, non si misura con il calendario ma con i fatti che accadono; come la strada che si percorre non è segnata dal contachilometri ma dalla difficoltà del percorso. 

Al mondo siamo tutti paesani.

Lavorare bisogna. Lavorare se si vuole essere contenti nella vita.

Uomini, boschi e api
© Einaudi, 1980 - Selezione Aforismario

Mai come oggi l'uomo che vive in Paesi industrializzati sente la mancanza di «natura» e la necessità di luoghi: montagne, pianure, fiumi, laghi, mari dove ritrovare serenità ed equilibrio; al punto che viene da pensare che la violenza, l'angoscia, il malvivere, l'apatia e la solitudine, siano da imputare in buona parte all'ambiente generato dalla nostra civiltà.

La natura ha un limite, e quando anche la natura sarà consumata scomparirà la vita; l’aria, l’acqua, la terra, non sono risorse illimitate. E allora, finché siamo in tempo, comportiamoci con un po’ di saggezza e non da stolti.

Sfortunatamente questa grande necessità di ritorno alla natura che l’uomo moderno sente, molte volte si manifesta in maniera sconsiderata e spiacevole non per malvagità ma per mancanza di educazione naturalistica e di conoscenza pratica: non si tagliano i virgulti di un rimboschimento per sostenere i teli delle tende, non si rompono le bottiglie sui pascoli né altrove, non si fa motocross per le mulattiere tra i boschi, non si provocano incendi e, peggio ancora, non si dovrebbe scaricare nafta in mare, acidi mortali nei fiumi, solfuri nell’aria, veleni sulla terra. 

Vorrei che tutti voi e i figli dei vostri figli potessero sentire il canto delle coturnici al sorgere del sole, vedere i caprioli sui pascoli primaverili, i larici arrossati dall’autunno sui cigli delle rocce, il guizzare dei pesci tra le acque chiare e le api raccogliere nettare dai ciliegi in fiore.

Arboreto salvatico
© Einaudi, 1991 - Selezione Aforismario

I nostri alberi sono qui, dal Paleozoico; quando gli uomini comparvero sulla terra loro c’erano da milioni di anni per prepararci la coabitazione.

Con il popolo degli alberi i nostri antenati avevano un rapporto piú diretto ma anche piú conoscitivo e rispettoso in forza di religione e per sensibilità. Quando gli uomini vivevano dentro la natura, gli alberi erano un tramite di comunicazione della terra con il cielo e del cielo con la terra.

Da sempre l’albero ha esercitato sugli uomini sensazioni di mistero e di sacro e il bosco è stato il primo luogo di preghiera.

Se incontro un albero sradicato dal vento, o schiantato dalla neve, o roso dal ghiro, o morso dal cervo provo dispiacere, ma quando vedo una corteccia incisa da un barbaro coltello o un albero tagliato da una scure di frodo provo amarezza e rabbia perché se coltivare boschi è segno di civiltà, danneggiarli e distruggerli è inciviltà e regresso.

Oggi, dopo migliaia d’anni, il fenomeno della distruzione forestale si va ripetendo in altri luoghi della Terra; e se poco valgono gli allarmi degli scienziati, se leggi non vengono emanate o rispettate, quali miti, quale forza di religione si dovrebbero ideare, quale nuova dea Atena dovrebbe intervenire per fermare il novello Egido ignivomo che devasta la grande foresta dell’Amazzonia?

Forse l’ergastolo richiesto per un uomo colpevole di aver ferito gravemente un albero storico era una condanna troppo severa, ma dieci anni di lavori silvocolturali, pensavo, ci starebbero bene. Anticamente, per chi profanava un bosco sacro in certi casi c’era la pena di morte perché dagli alberi erano nati gli dèi e gli uomini…

Le stagioni di Giacomo
© Einaudi, 1995

E con l'inverno venne la fame. «Andate a dormire» dicevano le madri ai bambini, «così non ci pensate.»

Sentieri sotto la neve
© Einaudi, 1998

I ricordi sono come il vino che decanta dentro la bottiglia: rimangono limpidi e il torbido resta sul fondo. Non bisogna agitarla, la bottiglia

La neve che in questi giorni è caduta abbondante ha cancellato i sentieri dei pastori, le aie dei carbonai, le trincee della Grande guerra, le avventure dei cacciatori. E sotto quella neve vivono i miei ricordi.

Stagioni
© Einaudi, 2006 - Selezione Aforismario

A segnalare l'arrivo dell'inverno, da sempre, è per primo lo scricciolo che si avvicina alle case degli uomini. È il più piccolo degli uccelli europei, un batuffolo raccolto di piume brune con fini striature più scure e una piccola e breve coda sempre portata all'insù. Il suo richiamo è come un leggero tocco su un campanellino d'argento: è con questo che chiama la neve.

È profondo il silenzio della neve; quando cade, anche la notte diventa più silenziosa e dolcissimo il sonno.

Anche se l'inverno sembra tutto mortificare, nella nuova luce del bosco si riprende a vivere. Camminando immersi in quel bianco di luce propria, tra gli alti tronchi muschiati d'argento, pure il tempo diventa irreale e vivi in un mondo metafisico come dentro un sogno: non ha più peso il tuo corpo, non è faticoso il passo e cammini vagando da pensiero a pensiero. In un infinito tra gli alberi innevati anche le cose della vita appaiono più chiare.

Il freddo di gennaio ha riunito in cristalli i fiocchi di neve. Luci e ombre rivelano il cuore dell'inverno; le nuvole tirate dal vento lo spazio del cielo. Ma quell'aereo dove andrà? A Roma o a Venezia. Da dove verrà? E pure piccola la Terra, ma è pure immenso un cristallo di neve.

Una rondine non fa primavera ma due upupe innamorate, due leprotti in un cespuglio, una cutrettola che corre sulla strada, due scoiattoli che si arrampicano tra i rami di un abete, sì.

Non sempre al 21 di marzo arrivano le rondini, ormai sono poche anche loro, ma di certo è una grande data perché la durata del giorno e della notte è uguale in ogni punto della Terra: potrebbe essere un'idea per affratellare tutti gli uomini almeno in quel giorno.

Se la prima neve che senti scendere in una notte di novembre è un invito a raccogliersi nei ricordi o nella lettura, la prima pioggia d'aprile che ascolti battere sul tetto ti dà ristoro e distensione, ritrovi un amabile sonno e poi, al mattino, il desiderio di andare, di uscire fuori a camminare in libertà e senza una meta perché la primavera non ha confini.

Fare una passeggiata per il Cimitero in un giorno di primavera non è greve; è invece ritrovare memorie e dolce malinconia. Non memorie cattive o fastidiose, o sensi di rabbia, o di rammarico per eventuali torti subiti, ma nomi e immagini di parenti, amici, coetanei, conoscenti, compaesani, e risalire le storie anche lontane nel tempo per averle sentite raccontare, o lette. Ogni volta mi ripeto che conosco più le persone che sono qui che non quelle che vivono nel paese.

Quando si era ragazzi pareva che con lo sciogliersi della neve fosse già arrivata l'estate e alla sera, dopo aver tanto giocato lungo il torrente con l'acqua del disgelo, ci si coricava stanchi e accaldati. Godendo il fresco delle lenzuola si piombava in un sonno ristoratore che durava dieci ore. Che bel dormire! Senza affanni, senza dolori, senza sogni. Se cosí è la morte, non è brutto morire.

Non assistito dagli interventi degli esperti, il bosco si inselvaticherebbe tanto da diventare ostile e impraticabile a noi e agli stessi animali silvestri. Questo dovrebbero ricordare coloro che guardano ai nostri boschi con occhio di cittadini senza avere conoscenza del buon governo con la natura.

Da tutti dipende il delicato equilibrio della nostra foresta montana: occorre essere prudentissimi nel fumare una sigaretta, non si devono provocare rumori, né insistere nella raccolta di funghi e non scalciarli, non tagliare rami o bastoni. Nessuna traccia dovrebbe restare dopo il nostro passaggio: le persone civili non lasciano tracce.

A sera, ritornati alle vostre case o nella vostra città dopo aver camminato per ore lungo i sentieri o attraversato pascoli e radure, riposato all'ombra di alberi maestosi, ammirato una pianticella appena uscita dal seme, o i tanti fiori colorati e profumati, ascoltato in silenzio le voci della foresta, incontrato una mandria di vacche al pascolo, o il gregge dei pastori lassù dove il bosco finisce, allora vi sarà caro il ricordo di questa giornata e piacevole all'animo il riposo.

Sono uomo di montagna ma pure amo molto il mare; quelle rive povere e solitarie dove non si sentono altoparlanti e musiche ma dove unico rumore sono le onde che s'infrangono sulla riva e i richiami dei gabbiani.

Le prime piogge di fine settembre lavano i residui dell'estate e ogni foglia d'erba, ogni ramoscello ha la sua perla.

Tante cose nel corso delle stagioni la natura può insegnare a chi osserva; ma è nell'autunno che il bosco si fa leggere con chiarezza: lo sviluppo delle crescite annuali degli alberi, la maturazione dei frutti e delle drupe nel sottobosco e, magari, le brutte tracce del passaggio degli uomini incivili.

Tra i possibili modi di cacciare, questo d'autunno - con la pioggia e con un cane in luoghi che ben conosci, con un fucile che senti tua continuazione, e l'ora e la stagione, e i ricordi che ti accompagnano - ti fa intensamente partecipare a un mondo che senti esclusivamente tuo, che ti aiuta a capire le stagioni della tua vita che nessuno mai potrà rubarti.

Racconti di caccia
© Einaudi, 2011

No, non sogno carnieri abbondanti, ma un andare lento nel bosco d’autunno con lui che sarà il mio ultimo cane da caccia, che ancora una volta mi porterà una beccaccia che rinchiuderà in sé foreste, spazi, cieli lontani e misteri della vita. Paesi e sogni di giovinezza per me, ora che il mio tempo scende al tramonto.

Ritratti
Documentario di Carlo Mazzacurati, 1999

Domando tante volte alla gente: avete mai assistito a un'alba sulle montagne? Salire la montagna quando è ancora buio e aspettare il sorgere del sole. È uno spettacolo che nessun altro mezzo creato dall'uomo vi può dare, questo spettacolo della natura.

Il coraggio di dire no
Conversazioni e interviste 1963-2007 (a cura di Giuseppe Mendicino © Einaudi, 2013

Ragionate con la vostra testa e imparate a dire dei no. Siate ribelli per giusta causa e difendete la natura e i più deboli. Non siate conformisti e non accodatevi al carro del vincitore. Siate forti e siate liberi, altrimenti quando sarete vecchi e deboli rimpiangerete le montagne che non avete salito e le battaglie che non avete combattuto.

Note
Leggi anche le citazioni degli scrittori italiani: Mauro CoronaPrimo Levi - Mario Andrea Rigoni

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