Cerca Autori o Argomenti in Aforismario

Frasi e citazioni di Philip Zimbardo

Selezione di frasi e citazioni di Philip Zimbardo (New York, 1933), psicologo statunitense, docente di psicologia alla New York University, alla Columbia University e alla Stanford University, noto soprattutto per l'esperimento carcerario di Stanford realizzato nel 1971, in cui confuta la fondatezza di una credenza assai diffusa, secondo la quale i comportamenti degradati e violenti osservabili all'interno di un'istituzione come il carcere sono soprattutto dovuti a disfunzioni della personalità, innate o apprese, dei carcerati e delle guardie, dimostrando piuttosto come tali condotte dipendano dalle specifiche caratteristiche della situazione contestuale, fenomeno da lui chiamato: Effetto Lucifero

Bisogna dire, però, che nel corso degli anni la validità dei risultati dell'esperimento è stata criticata per via di diversi errori metodologici commessi da Zimbardo nella progettazione dello studio. [Wikipedia]. Ha affermato Zimbardo:
"Riflettendo sulle ragioni che mi hanno spinto a dedicare gran parte della mia carriera professionale a studiare la psicologia del male – violenza, anonimato, aggressione, vandalismo, tortura e terrorismo –, devo anche considerare la forza situazionale formativa che ha agito su di me. Crescere povero nel ghetto del South Bronx, a New York, ha condizionato gran parte della mia visione della vita e delle mie priorità. Vivere in un ghetto urbano significa più o meno sopravvivere sviluppando strategie utili per cavarsela". 
Foto di Philip Zimbardo
La gente comune – anche i “buoni” – può essere sedotta, reclutata e indotta a comportarsi
in modi “maligni” sotto l’influenza di potenti forze sistematiche e situazionali.
(Philip Zimbardo)

L'effetto Lucifero. Cattivi si diventa?
The Lucifer Effect. How Good People Turn Evil, 2007
Traduzione italiana di Margherita Botto © Raffaello Cortina, 2008 - Selezione Aforismario

Per comprendere appieno le dinamiche del comportamento umano è necessario riconoscere la portata e i limiti del potere personale, del potere situazionale e del potere sistemico.

Un ampio corpus di prove fornite dalla psicologia sociale suffraga il concetto che in determinati contesti il potere situazionale trionfa su quello individuale. 

La deumanizzazione è uno dei processi centrali nella trasformazione di persone normali, comuni, in perpetratori di male indifferenti, o persino gratuiti. La deumanizzazione è come una cataratta corticale che obnubila il pensiero di un individuo e gli fa percepire altri individui come subumani. Fa sì che alcune persone giungano a vedere queste altre persone come nemici che meritano di essere tormentati, torturati, annientati.

In contrapposizione alla “banalità del male”, basata sull’assunto che dei più spregevoli atti di crudeltà e degradazione possano essere responsabili persone comuni, io sostengo l’assunto della “banalità dell’eroismo”, che dispiega il vessillo dell’eroico uomo comune pronto a rispondere all’appello dell’umanità quando è il suo momento di agire. 

Anzitutto, il mondo è pieno di bene e di male – lo è stato, lo è e lo sarà sempre. In secondo luogo, la barriera tra il bene e il male è permeabile e sfumata. E in terzo luogo, gli angeli possono diventare diavoli e, cosa forse più difficile da concepire, i diavoli possono diventare angeli.

Temiamo il male, ma ne siamo affascinati.

Il male consiste nel comportarsi intenzionalmente in modi che danneggiano, oltraggiano, umiliano, deumanizzano o distruggono altre persone innocenti – nell’usare la propria autorità e il proprio potere sistemico per spingere altri a farlo per noi. In breve, è sapere ciò che è meglio ma fare il peggio.

Sostenere che esiste una dicotomia Bene-Male assolve “le persone buone” dalla responsabilità. Le libera dal dover prendere anche soltanto in considerazione il loro possibile ruolo nel creare, difendere, perpetuare o ammettere le condizioni che contribuiscono alla delinquenza, al crimine, al vandalismo, alle molestie, al bullismo, allo stupro, alla tortura, al terrore e alla violenza.

La maggior parte di noi tende a sopravvalutare l’importanza delle qualità disposizionali e a sottovalutare quella delle qualità situazionali nel cercare di comprendere le cause del comportamento altrui.

Per comprendere schemi comportamentali complessi si devono prendere in considerazione sistemi, e non semplicemente disposizioni individuali e situazioni.

L’immagine di un nemico temuto che minaccia il benessere individuale di una persona e la sicurezza nazionale della società spinge madri e padri a mandare i loro figli in guerra e autorizza i governi a cambiare l’ordine delle priorità per trasformare i vomeri degli aratri in spade di distruzione.

Una volta create la paura pubblica e la minaccia incombente del nemico, le persone ragionevoli si comportano irrazionalmente, le persone autonome si comportano in modo stupidamente conformista e le persone pacifiche si comportano come guerrieri.

Le testimonianze storiche e letterarie ci hanno insegnato per almeno tremila anni che non esistono persone o Stati incapaci di compiere il male.

L’impulso a commettere il male e l’impulso a fare il bene costituiscono, insieme, la dualità fondamentale della natura umana.

La deumanizzazione è il costrutto fondamentale per comprendere la “disumanità umana nei confronti dell’uomo”. La deumanizzazione si verifica ogniqualvolta degli esseri umani ritengono che altri esseri umani vadano esclusi dall’ordine morale di essere una persona umana. Gli oggetti di questo processo psicologico perdono il loro status umano agli occhi dei loro deumanizzatori.

Uno dei contributi al male più cruciali, e meno riconosciuti, viene dal silenzioso coro di coloro che guardano ma non vedono, sentono ma non ascoltano. 

In psicologia, è un truismo affermare che la personalità e le situazioni interagiscono per produrre il comportamento; le persone agiscono sempre all’interno di vari contesti comportamentali. Sono il prodotto dei loro diversi ambienti e i produttori degli ambienti che incontrano.

Invece di arroccarsi immediatamente nell’elevata sfera morale che stabilisce una distanza tra noi, le brave persone, e le persone cattive e dà ben poco credito alle analisi dei fattori causali in una certa situazione, l’approccio situazionale concede agli “altri” il beneficio della “carità attribuzionale”, impartendo la lezione che nessun atto, buono o cattivo, compiuto da un essere umano, date le stesse forze situazionali potremmo compierlo anche voi e io.

La gente comune – anche i “buoni” – può venir sedotta, reclutata e indotta a comportarsi in modi “maligni” sotto l’influenza di potenti forze sistematiche e situazionali.

È tempo che il sistema giudiziario penale tenga conto dell’importante complesso di evidenze fornite dalle scienze comportamentali sul potere del contesto sociale di influenzare il comportamento, le azioni criminali così come le azioni morali.

Le differenze individuali dovrebbero essere tenute in gran conto, ma di fronte a forze situazionali potenti, comuni, esse si riducono e si comprimono.

Dobbiamo ricordarci di non vivere la nostra vita con il pilota automatico, ma di concederci sempre un momento zen per riflettere sul significato della situazione attuale, per pensare prima di agire. Mai gettarsi senza riflettere in situazioni in cui gli angeli e le persone perspicaci temono di avventurarsi. 

Rifiutate le soluzioni semplici per risolvere rapidamente problemi personali o sociali complessi.

Si diventa più resistenti all’influenza sociale indesiderabile se si mantiene sempre un senso di responsabilità personale e se si è disposti a essere ritenuti responsabili delle nostre azioni. 

L’obbedienza all’autorità è meno cieca nella misura in cui siamo consapevoli che la diffusione della responsabilità maschera semplicemente la nostra complicità collettiva in azioni discutibili.

La vostra conformità alle norme antisociali del gruppo viene meno nella misura in cui non ammettete una dislocazione di responsabilità, quando rifiutate di diffondere la responsabilità nella banda, nella confraternita studentesca, nel battaglione o nell’azienda.

Non permettete agli altri di deindividuarvi, di collocarvi in una categoria, in uno scomparto, in una casella, di trasformarvi in un oggetto. Affermate la vostra individualità; declinate cortesemente il vostro nome e le vostre credenziali, a voce alta e chiara.

L’anonimato e il segreto occultano il cattivo comportamento e minano l’interrelazione umana. Possono diventare il terreno di coltura che produce la deumanizzazione e, come ora sappiamo, la deumanizzazione fornisce il campo in cui bulli, stupratori, torturatori, terroristi e tiranni mietono vittime.

Non permettete né praticate stereotipie negative: parole, etichette e battute che possono essere distruttive, se sbeffeggiano altre persone.

In ogni situazione, fate in modo di distinguere fra quelli che detengono l’autorità che, per la loro competenza, saggezza, anzianità o per il loro status speciale, meritano rispetto, e le figure di autorità ingiusta che esigono obbedienza pur essendo prive di sostanza. 

Molti che si ammantano dell’autorità sono pseudo-leader, falsi profeti, imbroglioni, promotori di se stessi che non dovrebbero essere rispettati ma disobbediti e apertamente additati alla critica.

Alcune persone sono disposte a fare quasi qualunque cosa per essere accettate e anche di più per evitare di essere respinte dal Gruppo.

Non sacrificate mai le libertà personali fondamentali in cambio della promessa di sicurezza perché i sacrifici sono effettivi e immediati e la sicurezza è una remota illusione.

Astenetevi da peccati veniali e piccole trasgressioni, come barare, mentire, fare pettegolezzi, diffondere voci, ridere di barzellette razziste o sessiste, fare dispetti o prepotenze. Possono diventare il trampolino per peccati ben più gravi. 

Le grosse cattive azioni nascono sempre da piccoli episodi che sembrano banali, ma ricordate che il male è una china scivolosa. Una volta avviati su quel sentiero, è facile scendere sempre più in basso.

Le storie di eroismo ci interessano perché ci ricordano efficacemente che le persone sono capaci di resistere al male, di non cedere alle tentazioni, di innalzarsi al di sopra della mediocrità e di rispondere all’appello di agire e rendersi utili quando altri non lo fanno.

Alla nozione tradizionalmente accettata che gli eroi sono persone eccezionali, possiamo affiancare una prospettiva opposta: che alcuni eroi sono persone comuni che hanno fatto qualcosa di straordinario.

Credo che ognuno di noi sia un eroe potenziale, che aspetta il giusto momento situazionale per decidere di fare qualcosa per aiutare gli altri, nonostante il rischio e il sacrificio personale. 

Chiunque di noi potrebbe facilmente diventare tanto un eroe quanto un perpetratore di male, a seconda di come sia influenzato da forze situazionali.

Il male che persiste fra noi deve essere contrastato, e infine sopraffatto, da un più grande bene nel cuore collettivo e nell’eroica determinazione di ciascuno.

Il paradosso del tempo
The Time Paradox, 2008 (con John Boyd) - Selezione Aforismario

Nulla di ciò che possiamo fare in questa vita ci procurerà un attimo di tempo in più, nulla ci restituirà il tempo speso male. Il tempo che passa non torna più. 

Quando sentenziò che il tempo è denaro, Franklin aveva torto (anche se aveva ragione in molte altre cose). Il tempo, la più scarsa delle nostre risorse, è in realtà molto più prezioso del denaro.

Il tempo ha valore perché siamo limitati, perché il tempo è l’ambiente in cui viviamo e perché investire il nostro tempo poco saggiamente è costoso (in termini di opportunità perdute).

Ogni giorno prendiamo centinaia di decisioni: come vestirci, che cosa mangiare, che cosa fare nel tempo libero, chi frequentare, da chi tenersi alla larga. Queste decisioni, prese singolarmente, appaiono poco o per nulla significative. Ma, nell’insieme, esse definiscono chi siamo stati, chi siamo, chi diventeremo.

Se sapete perché il tempo che avete vissuto ha valore, rallegratevi e pensate al senso che potete conferire alla vostra vita futura. Se oggi è vuota di senso, non disperate: le cose possono cambiare.

Come il successo e la felicità, il senso si dà nel presente, e siamo costantemente impegnati a estenderlo nel futuro. Per che cosa impegnarci sta a noi deciderlo; l’importante è che vi sia qualcosa per cui impegnarci.

Su che cosa contate per dare senso, chiarezza e direzione alla vostra vita? Mentre aspettate il vostro Godot, il tempo passa. Non lasciate che scorra via come se nulla fosse, vivetelo fino in fondo.

Il tempo è quello che ne fate. La vita è quello che ne fate. Voi potete far sì che il vostro tempo abbia valore.

È il momento di agire. È il momento di trarre il massimo dal tempo che state vivendo. Ieri era troppo presto. Domani sarà troppo tardi. Oggi è il giorno della resa dei conti per ognuno di noi.

Ovunque troviate la felicità, dovete concedervi tempo per assaporarla. La ricerca di senso richiede tempo e ci vuole tempo per essere felici. Prendetevi tutto il tempo che vi occorre per la felicità. Se non lo fate voi, non lo farà nessun altro per voi.

Il dono più grande che potete fare agli altri e a voi stessi è il tempo. Il tempo è un dono prezioso, che lo facciate o lo riceviate.

Fate in modo di vivere con pienezza il presente e di scegliere la felicità. Il passato è stato, il futuro non sarà mai. Il presente è tutto quel che c’è. Concedetevi l’opportunità di godere del presente e di ricercare la felicità nel futuro.

Il nostro tempo è breve e passerà qualunque cosa facciamo. Perciò conviene non spenderlo vanamente. Impieghiamolo in modo che abbia valore per ciascuno di noi e per tutti coloro la cui strada s’incrocia con la nostra.
[Our time is brief, and it will pass no matter what we do. So let us have purpose in spending it. Let us spend it so that our time matters to each of us, and matters to all those whose lives we touch].

Note
Leggi anche lee citazioni degli psicologi statunitensi: Albert EllisDaniel GolemanIrvin Yalom

Nessun commento: