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Frasi e citazioni di Otto Weininger

Selezione di frasi e citazioni di Otto Weininger (Vienna, 1880-1903), filosofo austriaco, morto suicida a soli ventitré anni. Le seguenti riflessioni di Otto Weininger sono tratte dalla sua opera più nota: Sesso e carattere, pubblicata nel 1903, pochi mesi prima della sua morte.
Ogni essere oscilla tra l'uomo e la donna che sono in lui; e
anche se tali oscillazioni possono essere anormalmente ampie
nell'uno, e nell'altro esigue fino a essere impercettibili,
esse ci sono sempre. (Otto Weininger)
Sesso e carattere
Geschlecht und Charakter, 1903

È davvero possibile che tutti gli «uomini» si distinguano così nettamente da tutte le «donne» e che, d'altra parte, ogni uomo sia assolutamente uguale a tutti gli altri e ogni donna a tutte le altre, sotto ogni riguardo? E proprio questo che si va sempre a presupporre, per lo più senza rendersene conto, quando si parla della differenza fra i sessi.

Coi nostri concetti ci difendiamo dal mondo. Solo a poco a poco noi riusciamo a riprenderlo in essi,

È soltanto per bisogno pratico di uno sguardo d'insieme che noi dividiamo e tracciamo rigide frontiere, quasi fissando in singoli motivi l'infinita melodia della natura.

Il detto che «troppo senno diviene insensatezza, troppa cura diviene flagello» vale però per le antiche norme del pensiero non meno che per le regole correnti del vivere sociale.

È assai improbabile che la natura abbia fatto un taglio netto fra tutto ciò che è femminile e tutto ciò che è maschile e che un essere vivente sia a tale riguardo tanto facilmente definibile da poterlo mettere senz'altro dall'una o dall'altra parte della linea di demarcazione sessuale.

La differenziazione sessuale non è mai completa. Tutte le particolarità del sesso maschile si possono in un qualche modo riscontrare, sia pure appena accennate, anche nel sesso femminile; del pari, tutti i caratteri sessuali della donna sussistono, in qualche modo, nell'uomo, anche se solo embrionalmente sviluppati.

Anche la donna più femminea ha al posto della barba maschile una fine peluria priva di pigmento, la «lanugo», e l'uomo più maschio ha dei complessi glandulari non sviluppati sotto ogni mammella.

Per la specie umana, vale incontestabilmente quanto segue: vi sono innumerevoli gradazioni fra l'uomo e la donna, con figura di «forme sessuali intermedie».

L'uomo e la donna sono come due sostanze che in dosi diverse sono presenti negli individui viventi, senza però che il coefficiente di una di esse sia mai zero. In pratica non esiste né l'uomo né la donna, ma, per così dire, la qualità maschile e quella femminile. Non si può dunque dire senz'altro, dell'individuo A o B , che esso è «uomo» o «donna», ma bisogna descriverlo secondo le componenti dell'uno e dell'altra che esso ha in sé.

Nel linguaggio corrente si dice: «Ha trovato il suo tipo», oppure che due persone «non sono fatte l'una per l'altra». Ciò riproduce l'oscura sensazione del fatto, che ognuno ha in sé date qualità, le quali fan sì che l'individuo dell'altro sesso atto ad unirsi sessualmente a lui non sia uno qualunque, che, a tale riguardo, un uomo non può esser sostituito indifferentemente da ogni altro e una donna da ogni altra.

Ognuno sa poi per propria esperienza che certe persone dell'altro sesso gli sono addirittura ripugnanti, che altre lo lasciano freddo, altre lo eccitano, finché appare − ma forse non sempre − un essere che gli suscita un tale desiderio di unirsi, da fargli spesso sembrare privo di valore tutto il resto del mondo e da farglielo quasi scomparire.

L'innamorato trova bello non solo quanto dal puro punto di vista estetico è indifferente, ma perfino il non-bello.

Esistendo infiniti gradi sessuali intermedi, vi saranno sempre due esseri che concordano l'uno con l'altro nel modo migliore. Da questo punto di vista la monogamia è perciò giustificata, e il «libero amore» è biologicamente da riprovarsi.

L'inversione sessuale non è un'eccezione alla legge naturale, bensì un caso speciale di essa.

A chi considera le «inversioni sessuali» come qualcosa di patologico, come una anomalia psichica di una ripugnante mostruosità (tale è la veduta sanzionata dal filisteo) o come un vizio acquisito, o addirittura come effetto di una qualche diabolica seduzione, va ricordato che una serie infinita di gradi intermedi conduce dal tipo del maschio perfetto all'uomo femminile, da questo all'invertito, all'ermafrodito spurio e genuino, e, più oltre ancora, alla tribade, per giungere infine, dopo esser passati per la virago, alla virgo femminile.

Ogni essere oscilla tra l'uomo e la donna che sono in lui; ed anche se tali oscillazioni possono essere anormalmente ampie nell'uno, e nell'altro esigue fino ad essere impercettibili, esse ci sono sempre.

Una donna è in grado di percepire tanto più facilmente il suo opposto, per quanto più essa è puramente femminile.

I cosiddetti «conoscitori delle donne», ossia coloro che non son altro che questo, sono perciò essi stessi in buona parte donna.

Gli uomini più femminili sanno spesso trattare le donne meglio che gli uomini completi, i quali lo apprendono solo dopo una lunga esperienza, e, salvo certe eccezioni, mai perfettamente.

Stretti nella morsa di una educazione livellatrice, ragazzi e ragazze ne soffrono, gli uni di più, per dover seguire tutti una stessa legge, le altre di più, per doversi uniformare ad uno stesso costume.

Dopo la pubertà la natura repressa dall'educazione riaffiora: le donne maschili si tagliano corti i capelli, prediligono vesti di foggia maschile, studiano, bevono, fumano, si arrampicano sui monti, divengono appassionate cacciatrici; gli uomini femminili si lasciano crescere i capelli lunghi, dimostrano molta comprensione per le preoccupazioni femminili e per la toletta, e con le donne sanno discorrere cameratescamente sugli stessi soggetti che ad esse interessano.

Tutte le donne che veramente tendono all'emancipazione, tutte quelle a buon diritto celebrate e in un qualche modo spiritualmente eminenti, presentano sempre numerosi tratti maschili.

Perfino attualmente non è la donna vera che domanda l'emancipazione, ma è generalmente la donna mascolina, la quale fraintende la propria natura e non sa riconoscere i motivi del suo agire quando crede di parlare senz'altro in nome della donna, di ogni donna.

In genere non una tra tutte le donne che sono apparse nella storia della civiltà (neppure le più maschili), può esser messa davvero al fianco dei geni maschili, neppure di quinto o di sesto ordine, quali possono essere, per esempio, un Rückert tra i poeti, un van Dyck tra i pittori, uno Schleiermacher tra i filosofi.

La vera liberazione dello spirito non la si può raggiungere con un esercito, per numeroso e combattivo che sia: è il singolo − la singola donna − che deve darsela da sé stessa, combattendo. Contro chi? Contro quanto le si oppone nel suo stesso animo. Il grande, l'unico nemico dell'emancipazione della donna, è la donna stessa.

Gli uomini grandi prendono sé stessi e il mondo troppo sul serio per essere «spiritosi» più di quel che non convenga. Quelli invece che sanno solo fare dello spirito son poveri di spiritualità.

Di talenti ve ne sono molti, ma di genialità ve ne è una sola, e questa può scegliere ed assumere un dato talento per con esso esplicarsi.

Il genio è, in genere, una forma superiore d'esistenza, non soltanto intellettualmente, ma anche moralmente. Il genio rivela in senso proprio l'idea dell'uomo. Egli annuncia ciò che l'uomo è: un soggetto il cui oggetto è l'intero universo e stabilisce ciò fermamente, per tutta l'eternità.

Se esistono uomini capaci di sposare una donna senza esserne particolarmente attratti, di tali matrimoni ve ne son anche fra molti uomini e i loro pensieri.

Nessuno può mai comprendere sé stesso, perché egli allora dovrebbe uscir da sé, e il soggetto del conoscere e del volere dovrebbero potergli divenire oggetto

Non c 'è uomo di genio che non sia anche stato un grande conoscitore di uomini: l'uomo superiore spesso al primo sguardo vede fino in fondo l'anima di un essere più semplice di lui, e non di rado sa subito perfettamente caratterizzarlo.

L'uomo superiore non è solo quello che è più fedele a sé stesso, colui che non dimentica nulla, cui l'errore e la menzogna sono le cose più odiose e insopportabili; egli è anche il più sociale. È l'essere più solitario e, in pari tempo, quello che più sa sentire l'altro.

Esistono sicuramente donne con tratti geniali, ma non esiste, non è esistito né potrà mai esistere un genio femminile.

Genialità equivale a profondità: tentate pure di connettere le parole «profondo» e «donna» come attributo a sostantivo: ognuno si accorgerà della contraddizione. Un genio femminile è pertanto contradictio in adiecto, giacché la genialità non è che la mascolinità potenziata, perfettamente dispiegata, è la virilità in senso superiore, universalmente cosciente.

La donna vuole che l'uomo abbia idee ben definite, che essa possa assumere: un uomo in preda al dubbio, lei non può assolutamente capirlo.

Le donne esigono che l'uomo sia virile e si sentono autorizzate a disprezzarlo e ad indignarsi se egli, a tale riguardo, le delude. Per quanto civetta e bugiarda, una donna si disgusterà e si allontanerà ove riscontri nell'uomo il bugiardo o il vanesio. Essa può esser vile, ma da lui pretenderà del coraggio. Generalmente non ci si accorge che questo non è che un egoismo sessuale, col quale si cerca di assicurarsi il pieno godimento del proprio complemento.

«La donna è una sfinge» − mai si pronunciò una maggiore sciocchezza, mai si inventò una più amena frottola. L'uomo è infinitamente più enigmatico, incomparabilmente più complesso della donna.

La donna è assai più furba, calcolatrice e accorta dell'uomo ogni volta che miri al conseguimento di qualche fine egoistico che la tocchi da vicino. Una donna non è mai tanto stupida quanto lo sa essere talvolta l'uomo.

Ogni uomo del tipo del conquistatore presenta sempre una certa affinità con l'etèra (ogni uomo politico, in un certo modo, è sempre un tribuno del popolo, e nel tribunato vi è sempre della prostituzione).

L'odio non sa essere giusto con ciò su cui s'indirizza.

Mente, o non ha mai saputo che sia l'amore, chi afferma di amare ancora la donna che egli desidera: tanto diversi sono l'amore e l'istinto sessuale. Perciò il parlar di amore nel matrimonio va considerato quasi sempre come una ipocrisia.

L'attrazione sessuale aumenta con la vicinanza corporale, mentre l'amore diviene più forte che mai quando la persona amata è assente, ed esso abbisogna della separazione e di una certa distanza per continuar a vivere.

La bellezza è soltanto una proiezione e una emanazione del bisogno di amare. Per cui, anche la bellezza della donna non è qualcosa di diverso dall'amore, non è l'oggetto a cui questo si volge: la bellezza della donna è l'amore dell'uomo, l'una e l'altro non sono due fatti distinti, ma un solo e medesimo fatto.

Bello non è ciò che piace; per corrente che sia, questa definizione è assurda. Ciò che piace è grazioso, vezzoso, carino; bello è ciò che si ama.

Amare vuol dire concentrare in un individuo tutto ciò che si vorrebbe essere ma che non si potrà mai perfettamente essere, far di lui l'oggetto di ogni valore.

Spesso si resta stupiti vedendo gente affatto comune, anzi volgare, non spaventarsi affatto al pensiero di morire. Ma da ciò si comprende bene che non è la paura della morte a far sorgere il bisogno di immortalità, ma viceversa.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Sigmund FreudPaul Julius MöbiusWilhelm Reich