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Frasi e citazioni di Stefano Rodotà

Selezione di frasi e citazioni di Stefano Rodotà (Cosenza,  1933 - Roma, 2017), giurista e politico italiano, ordinario di Diritto civile all'Università La Sapienza di Roma e, dal 1997 al 2005,  presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali. "Non sono mai stato intrinseco a nessun partito. L'unico mio punto fermo sono stati i diritti".
Foto di Stefano Rodotà
Come per la democrazia, così per le libertà e i diritti non vi sono esiti o confini
segnati una volta per tutte. (Stefano Rodotà)

La vita e le regole
Tra diritto e non diritto © Feltrinelli, 2006

Il diritto è un apparato simbolico che struttura un'organizzazione sociale anche quando si sa che alcune sue norme sono destinate a rimanere inapplicate. 

I diritti fondamentali si pongono a presidio della vita, che in nessuna sua manifestazione può essere attratta nel mondo delle merci. 

L'intimità dovrebbe designare un modo d'essere del vivere che non è solitudine, né semplice riservatezza. Non un allontanamento, non una opacità della vita, ma la possibilità di coglierla nella sua pienezza, fuori d'ogni controllo o interferenza.

Meglio sarebbe se il legislatore, spogliandosi della pretesa d'onnipotenza e scoprendo il proprio limite, si astenesse dall'intervenire dove più forti e giustificate sono le ragioni della coscienza individuale, che qui davvero assume i caratteri della libertà.

Diritti e libertà nella storia d'Italia
Conquiste e conflitti 1861-2011 © Donzelli, 2011

Libertà e diritti accompagnano la nascita del cittadino moderno, definiscono un ordine politico e simbolico interamente nuovo.

L'esperienza del Novecento ci ha mostrato come la sola proclamazione costituzionale di libertà e diritti possa risolversi in un inganno, in un'inesistente barriera contro l'oppressione.

La lotta per i diritti non può mai concedersi appagamenti, pause o distrazioni.

Serve una grande fede per affermare i diritti nei tempi difficili. E di questo la vicenda delle libertà, che è poi vicenda concretissima di donne e di uomini, è testimonianza continua.

Come per la democrazia, così per le libertà e i diritti non vi sono esiti o confini segnati una volta per tutte.

Paura e insicurezza sono eccellenti argomenti per introdurre politiche pubbliche di controllo delle persone, ben al di là delle effettive esigenze di garantire a tutti una vita sicura.

L'«altro» è comparso nell'ultimo quindicennio sempre meno con i tratti del legame sociale e della solidarietà e sempre più con l'immagine dell'inaccettabile diverso, del soggetto pericoloso, della persona da respingere. Questo ha portato a una legislazione fatta più per dividere che per unire, più per rifiutare che per accettare.

Le innovazioni scientifiche e tecnologiche, il mutare dei costumi e delle sensibilità culturali unificano il mondo, nel senso che ovunque devono essere affrontati gli stessi problemi. 

La fase più recente ha visto emergere un insieme di questioni che, definite inizialmente con il termine «bioetica» e poi più propriamente come «biodiritto», riguardano l'intero arco della vita delle persone. L'innovazione scientifica e tecnologica è all'origine di questa nuova situazione. Là dove prima vi era solo caso o necessità, dove governavano le leggi di natura, compaiono sempre più ampiamente possibilità di scelta.

Si manifestano dinamiche sociali che riguardano più direttamente scelte personali, come quelle riguardanti i rapporti di coppia (riconoscere o no, e in quale forma, le unioni di fatto?) e le scelte sessuali (riconoscere o no, e come, i diritti di gay, lesbiche, transessuali, transgender?). Attraverso l'evidenza delle situazioni concrete emerge il tema ineludibile del governo della vita, della sovranità sul corpo, dell'autodeterminazione come diritto fondamentale d'ogni persona.

Il conflitto su libertà e diritti accompagna ormai la quotidianità in tutto il mondo. Ma in Italia presenta caratteri particolari per il peso assunto dalla pretesa di mutare la tavola dei valori di riferimento, la Costituzione, fuori da ogni regola condivisa, ora facendo prevalere interessi particolari se non personali, ora lasciando spazio a pressioni di matrice ideologico-religiosa che vogliono agire in presa diretta sul funzionamento del sistema politico.

Tra il nascere e il morire vi è un lungo tempo di vita, che le persone devono poter governare seguendo le proprie sensibilità, compiendo le scelte che sentono più congeniali.

Seguendo il percorso costituzionale e liberandosi dalla tirannia dei valori non negoziabili, è possibile dare il giusto rilievo alle questioni che riguardano libertà e diritti del vivere.

Il mercato, le libertà economiche che l'accompagnano, la moneta unica non sono stati ritenuti sufficienti per attribuire legittimità a una costruzione difficile, e sempre a rischio, qual è quella europea. Il passaggio dall'«Europa dei mercati» all'«Europa dei diritti» diviene così ineludibile, condizione necessaria perché l'Unione possa raggiungere piena legittimazione democratica.

La Carta dei diritti non ha dato soltanto evidenza al tema capitale della compatibilità tra logiche economiche e rispetto dei diritti fondamentali della persona, indicando criteri per stabilire che cosa possa legittimamente essere collocato nel mercato e che cosa debba rimanerne fuori. Ha individuato un insieme di principi fondativi del sistema costituzionale europeo, indicati in dignità, libertà, eguaglianza, solidarietà, cittadinanza, giustizia, con una innovazione significativa rispetto ai precedenti trattati, che non nominavano l'eguaglianza e la solidarietà.

Il mondo nella rete
Quali i diritti, quali i vincoli © Laterza, 2014

È indubbio che le piazze, luogo storico della comunicazione politica – svuotate dalla televisione – siano state di nuovo riempite grazie al ruolo giocato dalle reti sociali, infatti sempre più spesso l’attivismo in rete promuove delle riunioni «fisiche».

Gli effetti politici delle iniziative in rete sono ancora fortemente dipendenti dal modo in cui esse si concretizzano nel mondo reale. 

La narrazione dei diritti descrive, attraverso i loro riconoscimenti e le loro negazioni, le condizioni della libertà delle persone e della democraticità delle istituzioni.

Ogni diritto introduce un vincolo. E il potere, ogni potere, soffre i vincoli, vuole liberarsene. 

Poiché dai governi nazionali arrivano continue insidie per Internet e la sua libertà, è venuto il tempo non di regole costrittive, ma dell’opposto, di garanzie costituzionali per i diritti della rete e in rete.

La parola «privacy» evoca non solo un bisogno d’intimità, ma sintetizza le libertà che ci appartengono nel mondo nuovo dove ormai viviamo.

Al tempo della (presunta) fine delle ideologie e del tramonto di ogni grande narrazione, proprio i diritti fondamentali si palesano come una narrazione capace di unificare, di produrre relazioni, di rivelare la radice comune di iniziative che si manifestano nei più diversi luoghi del mondo. 

Discorsi, articoli e interviste
Selezione Aforismario

Se la politica trascura la condizione e le convinzioni di quelli che sono i destinatari delle sue decisioni, può accadere ed accade che una legge non risolva un conflitto, non lo chiuda, ma lo renda ancora più acuto.
 
La politica è selezione degli obiettivi. E questo vuol dire che non tutto deve essere tradotto in regole
vincolanti.

Nelle materie che riguardano la vita e il suo governo, la coscienza da rispettare è prima di tutto quella degli interessati, la cui autonomia non può essere espropriata o sequestrata da una decisione politica che finisce così con l’assumere caratteri autoritari.
 
Le strategie istituzionali devono essere concepite e attuate in modo da rispettare autonomia e responsabilità delle persone.
 
Una cosa è attribuire rilevanza alla religione nella sfera pubblica, altro è la pretesa di riconoscere ad essa una sorta di monopolio dei valori.
 
È una sciocchezza il dire che alla cultura laica non appartengano valori forti.

Il tanto deprecato Illuminismo aveva avuto la capacità di guardare al di là delle identità. La rivoluzione dei diritti ha fatto uscire le persone dalle identità obbligate nelle quali le aveva chiuse la società feudale, per affermare appunto eguaglianza e universalità.

Sono cose assai diverse il guardare alla molteplicità, diversità, multiculturalismo come se questo significhi identità necessariamente separate o, invece, riconoscere il diritto alla diversità in un quadro di riferimenti universali e comuni. Questo è il grande risultato del pensiero laico: non aver chiuso nessuno nel ghetto delle identità.

La persona è irriducibile alla logica di mercato.
 
L’accesso alla conoscenza va garantito nella maniera più larga. Qui le grandi opportunità offerte dalla tecnologia, dalla creazione di quell’immenso spazio pubblico che è Internet, rappresentano una risorsa grande per la crescita della persona, e in relazione a ciò devono trovare la loro misura.
 
Il rispetto della persona, e dei valori che l’accompagnano, rischia di scomparire quando ogni momento della sua vita viene implacabilmente scrutato e registrato. Di fronte a questa nuova realtà l’attenzione della politica deve essere massima.
 
I valori devono vivere in spazi liberi e pubblici di confronto.
 
Una delle virtù della democrazia, ineliminabile, consiste nel fatto che ciascuno deve essere esposto alla maggior quantità possibile di opinioni diverse.

La conoscenza è la via non solo per acquisire valore aggiunto sul mercato, è in primo luogo la libera costruzione della personalità di ciascuno di noi.

Penso che parlare di Rete libera sia una vera stupidaggine.

Chiunque metta nelle condizioni una persona, non solo un lavoratore, di non essere libero ma di essere impaurito, attenta alla democrazia, e noi in questo momento questa democrazia ce la dobbiamo sentire stretta.

Senza il diritto al lavoro la persona perde la sua dignità.

Un principio inaccettabile per la sinistra è la riduzione della persona a homo oeconomicus, che si accompagna all'idea di mercato naturalizzato: è il mercato che vota, decide, governa le nostre vite.

Note
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