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Frasi e citazioni di Alberto Pellai

Selezione di frasi e citazioni di Alberto Pellai (Somma Lombardo, 1964), medico, psicoterapeuta, ricercatore e saggista italiano. Specializzato in psicologia dell’età evolutiva, Alberto Pellai è ricercatore presso il Dipartimento di Scienze biomediche dell’Università degli Studi di Milano. Nel 2004 il Ministero della Salute gli ha conferito la medaglia d’argento al merito in Sanità pubblica. 
Alberto Pellai è autore di numerosi saggi, alcuni dei quali scritti in collaborazione con la moglie, psicopedagogista, Barbara Tamborini.
Foto di Alberto Pellai
Il passato non si cambia. Ciò che però possiamo cambiare è il nostro  presente e il nostro
futuro. Se prendiamo consapevolezza del buio che ha abitato una parte della nostra vita,
allora potremo trasformare questa consapevolezza in luce.(Alberto Pellai)

E ora basta
I consigli e le regole per affrontare le sfide e i rischi dell’adolescenza © Feltrinelli, 2013

Quando un figlio cresce è abbastanza normale che, con lui, cresca anche l’ansia dei suoi genitori.

La conquista di autonomia e indipendenza da parte di un adolescente mette a dura prova la pazienza e la tolleranza, oltre che le coronarie dei genitori.

Per un adolescente, un genitore spesso non è che un rompiscatole, qualcuno di cui fare volentieri a meno, ma la verità è che mamma e papà sono le due uniche persone, quando “funzionano” bene, in grado di aiutarlo a diventare un adulto realizzato e competente.

Un genitore nasce quando nasce suo figlio e poi lo deve accompagnare, sostenere, proteggere e rendere un buon esploratore della vita sin dal primo giorno. 

Una mamma solitamente dà a un figlio radici che gli conferiscono un senso di protezione e accoglienza nella vita, mentre un papà gli regala un paio d’ali che lo rendono un buon esploratore del mondo.

L’educazione non è mai un processo veloce né istantaneo. Richiede pazienza, tolleranza, buona volontà, affetto e fermezza.

L’età dello tsunami
Come sopravvivere a un figlio preadolescente (con Barbara Tamborini) © DeAgostini, 2017

Sostenere la crescita di un preadolescente a volte è davvero estenuante. Ma è anche bellissimo. I nostri figli sono diventati decisamente più interessanti, hanno portato in casa tanti nuovi discorsi, nuovi amici e nuovi stimoli.

Le fatiche, le sfide, le ansie della genitorialità sono solo un lato della medaglia; sull’altro lato ci sono divertimento, piacere e orgoglio nel constatare quanto i nostri cuccioli si aprono alla vita e al mondo e quanto, in questa apertura, ci sono sempre tante tracce di ciò che abbiamo seminato, passo dopo passo, camminando al loro fianco.

Il più grande amico dell’educazione si chiama sorriso. E di sorridere, di prendere le cose con leggerezza, di metterci quel pizzico di ironia che permette di “alleggerire” tutto a volte i ragazzi hanno un grandissimo bisogno.

L’educazione emotiva
Come educare al meglio i nostri figli grazie alle neuroscienze © BUR, 2018

Conoscere le proprie emozioni e saper ascoltare quelle dei nostri figli è la migliore risorsa per crescere bambini felici.

Gli amori possono finire, gli amici possono cambiare direzione: un figlio è invece per sempre nostro figlio, e noi saremo per sempre il suo papà e la sua mamma.

Far crescere un figlio significa permettergli di diventare chi è realmente, accompagnarlo lungo un sentiero che gli consenta di realizzare il proprio progetto di vita, di conoscersi e comprendersi a fondo così da trasformare il proprio potenziale in risorsa per la sua esistenza e per coloro che gli stanno accanto.

Quello della genitorialità è per la maggior parte di noi un viaggio bellissimo al quale non mancano imprevisti, ostacoli e fatiche inaspettate.

A fare i genitori si impara sul campo.

Per essere brave mamme e bravi papà occorre riprendere contatto con il figlio che si è stati.

Amare e curare ma anche contenere e saper gestire: ecco cosa serve per potenziare e rendere efficace il progetto educativo all’interno della relazione genitore-figlio.

Un bambino, oltre a essere curato, deve anche essere molto amato.

Diventare emotivamente competenti è un bisogno fondamentale di ogni essere umano.

Mamma e papà sono fin dal primo istante gli allenatori emotivi dei propri figli.

Piccolo genio
Scopri il talento che c’è in te (con Barbara Tamborini) © DeAgostini, 2018

Per diventare un genio, il talento non basta! Servono anche duro lavoro e caparbietà. C’è chi nasce con un buon orecchio per la musica, un magico tocco col pallone, una grande passione per i numeri... ma senza tanta buona volontà, impegno e ottimi insegnanti, il talento non è sufficiente.

Per scoprire le tue vere passioni prova a sperimentare prima tante cose diverse fra loro. E ricordati che quando si è giovani, si può cambiare idea facilmente!

Zitta! 
Le parole per fare pace con la storia da cui veniamo (con Barbara Tamborini) © Mondadori, 2018

Noi siamo relazioni. È nelle relazioni che costruiamo il senso di noi. È nelle relazioni che cresciamo, cambiamo, diventiamo.

Una relazione d’amore dovrebbe metaforicamente diventare la nostra casa: l’abbraccio che ci contiene, lo sguardo che ci dà valore e ci fa sentire unici e speciali, le parole che danno conforto e spiegano ciò che altrimenti rischia di rimanere incomprensibile.

Quando si è piccoli, ricevere cure è molto importante. Ricevere amore, però, lo è molto di più.

Spesso, chi entra nella stanza del terapeuta, se potesse farlo, cambierebbe i genitori da cui è nato. 

Il mondo è pieno di uomini e donne che sono diventati persone ben diverse da ciò che avrebbero voluto essere.

Non a tutti è successo di essere amati, curati e accuditi in modo generoso e disponibile, quando eravamo bambini. E purtroppo questo fatto non è modificabile. Il passato non si cambia. Ciò che però possiamo cambiare è il nostro presente e il nostro futuro. Se prendiamo consapevolezza del buio che ha abitato una parte della nostra vita, allora potremo trasformare questa consapevolezza in luce.

La bussola delle emozioni
Dalla rabbia alla felicità, le emozioni raccontate ai ragazzi
(con Barbara Tamborini) © Mondadori, 2019

Il nostro dentro è ciò che non sempre gli altri possono vedere. Eppure è la parte più vera e speciale di noi. È ciò che definisce la nostra unicità.

Non si può lasciare che la vita rimanga un film da guardare stando seduti in poltrona.

Essere capaci di gestire le proprie emozioni e saper chiedere aiuto quando ne hai bisogno è il più importante “souvenir” che puoi portare a casa da questo lungo viaggio che è la vita. 

Accendere il buio, dominare il vulcano
Come trasformare le emozioni negative in preziose alleate
(con Barbara Tamborini) © Mondadori, 2021 - Selezione Aforismario

Trovarsi controllati dal nostro cervello emotivo ci può esporre a pericolo e dolore, perché le emozioni da sole e senza il supporto della parte razionale della nostra mente possono spingerci in un territorio dove si sta molto male. Oppure dove rischiamo di fare male.

L’età evolutiva, in fin dei conti, è la palestra dove ci alleniamo alla vita. Poi la vita ci viene incontro con tutto il suo carico di bello e di brutto. E dobbiamo essere pronti a viverla, gestirla, attraversarla, prenderla per mano e a volte anche prenderla a calci.

Essere adulti significa abitare quel tempo in cui, giorno dopo giorno, ci diamo da fare per essere davvero noi stessi, senza più le incertezze dell’adolescente che sta ancora decidendo a quale modello desidera ispirarsi.

L’adultità è quel tempo in cui abbiamo individuato noi stessi, non siamo più alla ricerca di chi avremmo voluto essere, perché lo siamo diventati.

In un’accezione psicologica, una «bella persona» è quella che ha acquisito una sana consapevolezza di sé e dei suoi punti di forza, ma anche delle sue fragilità e vulnerabilità. 

Una volta adulti, il modello ideale di noi stessi dovrebbe essere sempre più vicino e coincidente con il modello reale che ci portiamo addosso, con la persona che siamo.

Affrontare la tristezza significa toglierla dal territorio del non detto e del non espresso. Vuol dire cercare conforto in chi è in grado di sintonizzarsi con il nostro stato emotivo e permettere ad altri di starci a fianco quando noi per primi non siamo in grado di stare accanto a noi stessi.

Tutto ciò che entra dentro di noi nel corso dell’età evolutiva costruisce la nostra personale grammatica della sicurezza e della fiducia. 

La fiducia è un tema fondamentale per attraversare il territorio della paura. Solo affidandosi a un’altra persona si può correre il rischio di affrontare qualcosa che ci spaventa. In fin dei conti, la vita è proprio tutta una questione di fiducia.

Tutto troppo presto
L'educazione sessuale dei nostri figli nell'era di internet © DeAgostini, 2021

Per le ragazze è un dato di fatto: fin da molto piccole, il mercato le spinge a vivere nel proprio corpo, più che a vivere il proprio corpo. 

Perché le ragazze percepiscano che il loro valore non dipende esclusivamente dall’aspetto fisico, è bene che si sentano apprezzate dagli adulti, nutrite e sostenute in tutto ciò che non ha a che fare con la sola bellezza: l’intelligenza, la capacità di espressione creativa ed artistica, la voglia di stare in compagnia.

In tempi in cui il mercato sembra molto più potente di genitori ed educatori, dobbiamo dotarci di autorevolezza e competenza.

La vita accade
Una storia che fa luce sulle emozioni maschili © Mondadori, 2022

Siamo storie sbilenche, piene di lacrime, a volte sporche di sangue. Siamo tracce di luce, gallerie piene di buio. Siamo abissi che risucchiano, cieli che si aprono. Siamo nulla da soli, e infinite possibilità con un altro accanto.

Le relazioni in cui dovremmo sperimentare il massimo dell’amore sono a volte quelle che ci fanno toccare l’abisso del dolore più cupo. 

Non è solo il non sentirsi amati, ciò che ci uccide. È non comprendere il motivo per cui questo succede.

Si rincorre l’amore con una fame che ci obbliga a ingoiare qualsiasi cosa, pur di provare a sentire una sensazione di sazietà. Ma non si è mai sazi. Perché quasi sempre ci si sente soltanto riempiti. Da qualcosa che è diverso dall’amore che ci saremmo meritati.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Paolo Crepet - Stefania AndreoliMaria Rita Parsi