Frasi e citazioni su Trieste
Raccolta di aforismi, frasi e citazioni su Trieste e sui triestini. Capoluogo del Friuli-Venezia Giulia, Trieste è una città italiana con oltre 198.000 abitanti. Nella guida del Touring Club Italiano si legge:
"Il segreto delle fortune e delle sfortune di Trieste sta nella sua posizione: capolinea settentrionale del Mediterraneo, approdo naturale per una vasta area centroeuropea. Lo si vede in maniera quasi didascalica affacciandosi sulla città dal ciglione carsico, per esempio lungo la vecchia strada per Vienna in un luogo detto Obelisco. Generazioni di viaggiatori sono rimasti incantati da quella visione e ne hanno scritto: per quelli di lingua tedesca e di matrice continentale, in particolare, era il sogno del Mezzogiorno, l’incontro con il mare, l’abbraccio al calore sognato. La città distesa in riva all’Adriatico e, dietro, la costa che fugge verso sud. [...] La Trieste del terzo millennio è più che mai una città internazionale, grazie ai suoi centri scientifici (Ictp e Sissa) nei quali studiano e fanno ricerca migliaia di scienziati di ogni parte del mondo, e grazie anche a una notevole riscoperta in chiave turistica. Per le sue bellezze architettoniche, la ricchezza culturale, la rivalutazione enogastronomica e naturalistica del Carso, la città è diventata una meta internazionale".
Trieste non è una città. Si ha l’impressione di non essere in alcun posto. Ho provato la sensazione di essere sospeso nell’irrealtà. (Hermann Bahr) |
Trieste è stata e rimane ricca di contrasti, ma soprattutto ha cercato e cerca la propria ragione d’essere in quei contrasti e nella loro insolubilità.
Angelo Ara e Claudio Magris, Trieste, 1982
Trieste – come l’impero absburgico di cui faceva parte – era un modello dell’eterogeneità e della contraddittorietà di tutta la civiltà moderna, priva d’un fondamento centrale e d’una unità di valori.
Angelo Ara e Claudio Magris, ibidem
Trieste, forse piú di altre città, è letteratura, è la sua letteratura; Svevo, Saba e Slataper non sono tanto scrittori che nascono in essa e da essa, quanto scrittori che la generano e la creano, che le dànno un volto, il quale altrimenti, in sé, come tale forse non esisterebbe.
Angelo Ara e Claudio Magris, ibidem
Svevo e Saba hanno fatto di Trieste una stazione sismografica dei terremoti spirituali che si apprestavano a sconvolgere il mondo
Angelo Ara e Claudio Magris, ibidem
Il triestino stenta a definirsi in termini positivi; gli è piú facile proclamare ciò che egli non è, ciò che lo differenzia da ogni altra realtà, piuttosto che declinare la sua identità.
Angelo Ara e Claudio Magris, ibidem
A Trieste si parla troppo di Trieste
Angelo Ara e Claudio Magris, ibidem
L’immagine stereotipa di Trieste è falsa, anche perché identifica la cultura triestina con la letteratura piú frusta, quella ripiegata sulla triestinità, sul particolarismo triestino. La realtà piú viva di Trieste non è affatto affidata soltanto alla letteratura o ai letterati: i fisici e gli psicologi, i pediatri e gli storici avrebbero cose piú interessanti e piú vive da dire
Angelo Ara e Claudio Magris, ibidem
La diversità di Trieste si afferma soprattutto, dopo il ritorno all’Italia nel ’54, quale diversità dall’italianità, quale scoperta – attuata, all’inizio, soprattutto dagli ex irredentisti d’un tempo – della propria «austriacità», della propria anima mitteleuropea.
Angelo Ara e Claudio Magris, ibidem
Trieste è un intérieur, stimolante per chi sappia cogliere nella sua aura i segni della crisi generale d’identità e per chi sappia sfruttare la libertà che offre l’intérieur: libertà di vagabondare e di sostare, di riflettere e di tacere.
Angelo Ara e Claudio Magris, ibidem
Se Trieste è una frontiera, quest’ultima diviene, in alcune opere letterarie, un modo di vivere e di sentire, una struttura psicologica e poetica. La frontiera è una striscia che divide e collega, un taglio aspro come una ferita che stenta a rimarginarsi, una zona di nessuno, un territorio misto, i cui abitanti sentono spesso di non appartenere veramente ad alcuna patria ben definita o almeno di non appartenerle con quella ovvia certezza con la quale ci si identifica, di solito, col proprio paese.
Angelo Ara e Claudio Magris, Trieste, 1982
Trieste non è una città. Si ha l’impressione di non essere in alcun posto. Ho provato la sensazione di essere sospeso nell’irrealtà.
Hermann Bahr, Viaggio in Dalmazia, 1909
Trieste, questo non-luogo.
Hermann Bahr, ibidem
Vecchia signora in disarmo, abituata ai tempi morbidi dei suoi caffè, ora Trieste ha però ripreso a guardare in faccia il futuro, a tentare la riscossa.
Gianni Barbacetto, su Il Fatto Quotidiano, 2016
[Trieste]: vecchia città asburgica, porto dell’impero, piccola Vienna senza reggia ma con il mare.
Gianni Barbacetto, ibidem
Trieste è un sussulto verticalizzato tra il Carso e il mare, una caduta libera quando il treno sbuca dalle gallerie, uno scossone dopo la noia padana se si inforca con l’auto la strada costiera. Niente è mediocre a Trieste, non la gente, miscuglio slavo ingentilito dai tratti latini, per dirla con Bobi Bazlen; non il dialetto che a forza di contrarre e tradurre fa precipitare qualunque cosa in un iperrealismo spesso sboccato; non l’aspetto da Vienna bianca, austera e a tratti popolana. Chi ci vive ne rimane segnato,
Cristina Battocletti, su il Sole 24ore, 2017
Il colore di Trieste è latte, caffè e latte, cappuccino, cacao, panna, pane e burro.
Anselmo Bucci, Il pittore volante, 1930
Sono nato a Trieste e non vi son vissuto che per nove anni e cinque mesi. Tuttavia ho l'impressione di non averla mai lasciata: Trieste è la lingua che i miei non hanno cessato di parlare con me e che io ho sempre parlato con i miei. Ho addirittura l'impressione di essere vissuto io a Trieste in tutti questi anni, e che i miei cittadini siano vissuti altrove. Questa deve essere la prospettiva giusta, perché la città dei miei sogni e delle mie intuizioni è una musica che solo io posso interpretare.
Francesco Burdin, Un milione di giorni, 2001
Accanto alla Trieste austroungarica è sempre esistita un'altra Trieste. Accanto alla città dei caffè letterari, della composta amicizia di Svevo e Joyce, c'è sempre stata un'altra città, morbida, disinvolta, picaresca, dai connotati quasi carioca. C'è il lungomare di Barcola, ad esempio, dove la gente prende il sole sei mesi all'anno e fa il bagno anche in ottobre.
Mauro Covacich, Trieste sottosopra, 2006
L'identità autentica di Trieste passa attraverso la sua natura contraddittoria.
Mauro Covacich, ibidem
C'è un edonismo antico, morale, nei triestini. E anche un vitalismo moderno un po' easy-going, alla californiana. Un amore per la vita che veneti e udinesi considerano erroneamente come godereccio, solo perché non si confà agli standard della produzione e del profitto nordestini. Non a caso molti di loro indicano Trieste come la Napoli del Nord.
Mauro Covacich, ibidem
Tenete presente che Trieste è una città meridionale, la città più meridionale dell'Europa del Nord.
Mauro Covacich, ibidem
Abitando qui [a Trieste] oggi, nei primi anni del Ventunesimo secolo, la sensazione è che la cultura mitteleuropea e quindi la «triestinità» abbiano trovato nell'autorappresentazione letteraria non solo il proprio tratto distintivo, ma anche la propria prigione.
Mauro Covacich, ibidem
L'eterogeneità di Trieste segue oggi una declinazione più prossima all'eclettismo kitsch della provincia occidentale che non alla nobile multietnicità della tradizione mitteleuropea.
Mauro Covacich, ibidem
I triestini ai mondiali fanno il tifo per gli azzurri e si commuovono quando sentono la fanfara dei bersaglieri, ma sanno, magari in modo inconscio, che la loro storia è molto più complessa di quello che dice la loro carta d'identità. Sanno che basta andare indietro di tre-quattro generazioni per scoprirsi greci, austriaci, sloveni, croati, ungheresi. Sanno che questa città è stata teresiana, napoleonica, austroungarica, fascista, per un attimo anche titina, e poi, per un bel po', americana.
Mauro Covacich, ibidem
Se, come spero, è la letteratura a nutrirsi della vita e non viceversa, allora sarà meglio osservare quanto è più varia, più ambigua e forse anche più interessante la vita di Trieste rispetto allo stereotipo pur lusinghiero nel quale è ingabbiata.
Mauro Covacich, ibidem
Trieste è a tutti gli effetti la metonimia perfetta della Mitteleuropa - eredità asburgica, crogiuolo di razze, pluriglottismo e soprattutto una tradizione letteraria di grande respiro e fortemente connotata in senso europeo - dici Trieste e pensi a tutto questo.
Mauro Covacich, ibidem
La bora è forse la cosa più nota di Trieste, almeno dal punto di vista mediatico. Ogni volta che si verifica un cambiamento sensibile di clima partono i servizi dei tg sull'«emergenza freddo», e nella rapida rassegna delle città più colpite entra immancabile un rvm con il Molo Audace sferzato dalle raffiche, sul quale altrettanto immancabilmente il giornalista annuncia «a Trieste bora».
Mauro Covacich, ibidem
C'è, nel senso comune dei triestini, tutta una retorica sulla salubrità della bora. L'idea che dia tono e fortifichi non solo il fisico ma anche il carattere. L'idea che porti via le malattie. L'idea che sia una ninfa del Carso, in qualche modo protettiva. L'idea che sia la voce ed il respiro possente della città.
Mauro Covacich, ibidem
Un'educazione trasmessa per generazioni e generazioni al di fuori di qualsiasi influenza ecclesiastica, un doposcuola (e una scuola) dove non si prega se non per scelta personale, ha favorito l'emergere di una mentalità libera da pregiudizi, tendenzialmente aperta, sempre pronta ad amare la vita senza inibizioni e falsi pudori. Se parlate con un triestino vi accorgete subito di questa cosa, non conosco eccezioni al riguardo.
Mauro Covacich, ibidem
Trieste è celebre per i suoi caffè, sia per quelli che si bevono sia per quelli in cui si sta seduti. Passeggiando per il centro, una persona mediamente curiosa ha modo di apprezzare entrambe le specie.
Mauro Covacich, ibidem
Trieste è destinata a rimanere terra di passaggio, corridoio, dove i flussi continuano a transitare, a mescolarsi, a confliggere. Anche di recente questi paesi del Carso, popolati dalla minoranza slovena, vicinissimi alla città eppure già esotici, già lontani, sono stati il filtro di transumanze disperate.
Mauro Covacich, ibidem
Il mare a Trieste è un lato della stanza, ti alzi al mattino e sai dov'è, stai dove stai e sai che c'è.
Mauro Covacich, ibidem
A Trieste, a differenza di molte altre città, la dote di sapersi godere ciò che la vita ti regala, di saper stare sul tuo bravo seggiolino da picnic a mangiarti l'insalata di riso mentre il sole tramonta, questa dote è rimasta pressoché intatta.
Mauro Covacich, Trieste sottosopra, 2006
I triestini, soprattutto agli occhi degli altri settentrionali, sono considerati dei goderecci perdigiorno. Opinione peraltro condivisa in loco: “Sempre alegri e mai passiòn / viva l'A e po’ bon’.
Mauro Covacich, La città interiore, 2017
Trieste è la città dei venti. All'estremità del Molo Audace, da cui si gode una splendida vista sulla città, c'è una bitta con una rosa dei venti: maestrale, scirocco, libeccio, grecale e, in caratteri più grandi degli altri, la bora, che tutto domina.
Veit Heinichen e Ami Scabar, Trieste, la città dei venti, 2005
Trieste è la città delle contraddizioni, dei contrasti e dei ponti tra culture diverse.
Veit Heinichen e Ami Scabar, ibidem
Nessun'altra città italiana vanta una così alta densità di bar. Chi va a zonzo per le vie di Trieste e si perde in centro o in uno dei quartieri collinari non deve certo temere di girovagare con la gola secca.
Veit Heinichen e Ami Scabar, Trieste, la città dei venti, 2005
La mia anima è a Trieste.
[My soul is in Trieste].
James Joyce, lettera a Nora Barnacle, 1909
Tutti gli italiani, a qualunque partito appartengano, sono e saranno sempre strettamente uniti e solidali, con il nome di Trieste scolpito indelebilmente nel cuore.
Cesare Merzagora, discorso di insediamento alla presidenza del Senato della Repubblica, 1953
Non sempre riesco a vedere Trieste con gli occhi della mente. Chi può? Non è una di quelle città-icona immediatamente visibili nel ricordo o nell'immaginazione. Non offre vedute indimenticabili, né melodie note, né una cucina inconfondibile, né cognomi tipici che tutti conoscano. È un porto italiano di media grandezza e ormai in là con gli anni, etnicamente ambivalente, storicamente confuso, prospero solo a fasi alterne.
Jan Morris, Trieste o Del nessun luogo, 2001
Trieste induce a porsi tristi interrogativi. Perché sono qui? Dove sto andando?
Jan Morris, ibidem
Ci sono momenti della mia vita in cui si fa strada nella mia coscienza un'evocazione di Trieste talmente nitida che, dovunque mi trovi, mi sento trasportata lì. La sensazione è molto simile a quei misteriosi momenti che a volte interrompono una normale conversazione e che, si dice, segnalano il passaggio di un angelo.
Jan Morris, Trieste o Del nessun luogo, 2001
Trieste | non sei più una città della terra | non son di pietra le tue case | i tuoi cittadini non son di carne | per ognuno di essi | due italiani hanno versato il sangue | sublime riscatto | per essi ancora | i cittadini d'Italia vogliono morire. Il tuo dolore | turba sul guanciale | la testa folta dell'adolescente | e fa pesare | la testa insonne del vecchio. | Come una città del sogno | sei permeata d'amore | e come una città del Paradiso | sei fabbricata di luce. | La prepotenza teutone | non ti piegò | né la torbida invadenza slava | giunse a lambirti la fronte | un tenero sorrise inglese | non vi affinerà le penne.
Aldo Palazzeschi, Cuor mio, 1968
Ecco Trieste ed il suo porto; il meglio costruito dei nostri porti, una macchina perfetta e lucida, nata per il commercio vasto e la cospicua ricchezza, che tocca ora a noi rimettere in moto.
Guido Piovene, Viaggio in Italia, 1957
Amo Trieste di una amore speciale che non è solo patriottico, ma come città in se stessa, fatta di persone e di case tra cui si è contenti di vivere anche se non sono l’oggetto di una passione nazionale o la sede di un dramma.
Guido Piovene, ibidem
Trieste è italiana, non però eguale alle altre città italiane. Non si può amministrare con mentalità ordinaria ciò che la natura e la storia rendono eccezionale. Un metro speciale occorre per misurare situazioni, bisogni ed animi speciali.
Guido Piovene, ibidem
Idillio, tragedia: porto con me queste parole per le vie di Trieste. È una città bellissima, in modo libero, creativo, forse anche perché non è oppressa dalla bellezza artistica e non ha monumenti eccezionali.
Guido Piovene, ibidem
È questa la più pazza costa dei nostri mari, mediterranea e insieme nordica, i colori smorzati come sulla costa del Baltico ma d’improvviso sfavillanti più che nel sud, con sfoghi e accensioni inattese, luci crude bianche o d’argento, scogliosa, ventosa, selvatica.
Guido Piovene, ibidem
La luna di Trieste, sentimentale, ottocentesca; si accorda con il grigio dell’incrociatore, con il bianco del molo e con il moderato neoclassico della città. È amica del viale XX Settembre, che sa di musica viennese, canzonette e ballabili, con la sfilata dei caffè, delle birrerie, dei bar, dei ristoranti riparati dagli alberi.
Guido Piovene, ibidem
Quale grazia ha Trieste!
Guido Piovene, ibidem
In nessuna città come Trieste ho sentito magnificare come grandi i piccoli beni e le piccole cifre. Vi è una spontanea divisione di ceti, non classismo, ma orrore dell’insincerità economica.
Guido Piovene, ibidem
Emanano da Trieste un bisogno di felicità, una fiducia che essa esista, che possono diventare nevrastenia e anche disperazione. La vera vocazione di questa città, così laica e così poco mistica, sarebbe la felicità, non ardente ma media, non joie ma bonheur. La felicità, ed il benessere, la decenza civile, la moderata letizia dei conti che tornano.
Guido Piovene, ibidem
L’italianità di Trieste certo viene dal sangue; ma è anche, ed in parte notevole, un ideale di cultura.
Guido Piovene, ibidem
Trieste si assicura all’Italia mantenendola nel suo ufficio di città cosmopolita e di grande porto. Più che altrove l’economia ha qui un valore anche morale; ed il destino economico di Trieste non può essere pensato trascurando il carattere morale della città.
Guido Piovene, ibidem
Trieste conserva la funzione economica (e ancora più la vocazione, ch’è anche morale e psicologica) di tramite fra il Centro Europa danubiano, il Mediterraneo e gli Oceani.
Guido Piovene, ibidem
Per quanto sembri un paradosso, l’italianità di Trieste si difende anche mantenendole il suo carattere di metropoli borghese cosmopolita, per la cultura, il costume e l’economia; non certo facendola decadere al livello di città ordinaria, chiusa negli interessi e nelle miserie locali.
Guido Piovene, Viaggio in Italia, 1957
Trieste, a detta di tanti, è una città malinconica, come lo sono tutte le grandi città portuali. Lei, però, a differenza delle altre, se ne sta lassù, accucciata in quell’angolo in cui è stata relegata, dimenticata, quasi ignorata, e guarda tutti dall’alto verso il basso. Ma se ti fermi a osservare le persone che camminano sui suoi marciapiedi, i più belli d’Europa, ti sembra che nessuno sia triste. Trieste è schiva, magari diffidente, però è sempre di buon umore.
Gianmarco Pozzecco, Clamoroso, 2020
Non so perché, ma è così: a Trieste vai sempre di fretta e hai questa costante sensazione di voler fuggire lontano.
Gianmarco Pozzecco, ibidem
Forse è quella sua “scontrosa grazia”, come l’ha definita Umberto Saba, uno dei suoi figli più illustri, a renderla così. Esattamente come “un amore venato di gelosia”, Trieste la brami con sofferenza, al punto da volerla lasciare una volta per tutte. Ma proprio per questo, la desideri come se fosse la più affascinante, l’unica per cui poter stare male. E se te ne sei andato, pensi ancora a lei.
Gianmarco Pozzecco, Clamoroso, 2020
Ho attraversata tutta la città. / Poi ho salita un’erta, / popolosa in principio, in là deserta, / chiusa da un muricciolo: / un cantuccio in cui solo / siedo; e mi pare che dove esso termina / termini la città. / Trieste ha una scontrosa / grazia. Se piace, / è come un ragazzaccio aspro e vorace, / con gli occhi azzurri e mani troppo grandi / per regalare un fiore; / come un amore / con gelosia. / Da quest’erta ogni chiesa, ogni sua via / scopro, se mena all’ingombrata spiaggia, / o alla collina cui, sulla sassosa cima, una casa, l’ultima, s’aggrappa. / Intorno / circola ad ogni cosa / un’aria strana, un’aria tormentosa, / l’aria natia. / La mia città che in ogni parte è viva, / ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita / pensosa e schiva.
Umberto Saba, Canzoniere, 1921
Noi vogliamo bene a Trieste per l'anima in tormento che ci ha data. Essa ci strappa dai nostri piccoli dolori, e ci fa suoi, e ci fa fratelli di tutte le patrie combattute.
Scipio Slataper, Il mio Carso, 1912
Trieste è benedetta d'averci fatto vivere senza pace né gloria. Noi ti vogliamo bene e ti benediciamo, perché siamo contenti di magari morire nel tuo fuoco.
Scipio Slataper, ibidem
Trieste è città di esploratori e viaggiatori, gente che ama spingersi oltre l’orizzonte del golfo, e con i due poli estremi del globo è legata da un’antica consuetudine.
Pietro Spirito, Gente di Trieste, 2021
Trieste ha un rapporto un po’ complicato con il suo mare, se ne avvicina e se ne allontana a seconda delle maree della Storia.
Pietro Spirito, ibidem
Oggi Trieste guarda al mare con crescente simpatia, lo considera un luogo di salvifica ricreazione e un possibile trampolino di crescita economica sulla scia dei nuovi traffici transeuropei.
Pietro Spirito, Gente di Trieste, 2021
Trieste è una città bellissima, meravigliosa; tutte le città di mare sono belle, ma Trieste lo è in particolare perché è diritta sul mare.
Ornella Vanoni, intervista, 2015
Trieste: un luogo che coniuga la suggestione mediterranea con l'atmosfera di forme tipicamente nordiche.
Anonimo [citato in Mauro Covacich, Trieste sottosopra, 2006].