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Aforismi, frasi e citazioni su Venezia

Raccolta di aforismi, frasi e citazioni su Venezia (detta la Serenissima o la Regina dell'Adriatico) e sui Veneziani. Per il suo patrimonio artistico e architettonico, per il suo fascino e la sua unicità, Venezia è universalmente considerata una delle più belle città del mondo, tant'è che ogni anno è "invasa" da milioni di turisti italiani e stranieri, ed è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
Venezia è un'opera d'arte, il capolavoro più grande
che la nostra specie abbia prodotto. (Iosif Brodskij)
[Venezia] è il posto più romantico del mondo – ma ancora meglio quando non c'è nessuno. 
Woody Allen, citato su Corrieredelveneto.it, 2010

Com'è triste Venezia se non si ama più / si cercano parole che nessuno dirà / e si vorrebbe piangere e non si può più.
Charles Aznavour (testo di Françoise Dorin), Com'è triste Venezia, 1964

Com'è triste a Venezia di sera la laguna / se si cerca una mano che non si trova più / si fa dell'ironia davanti a quella luna / che un dì ti ha vista mia e non ti vede più
Charles Aznavour (testo di Françoise Dorin), Com'è triste Venezia, 1964

Vivere a Venezia vuol dire, prima di tutto, avere pazienza con se stessi, abituarsi ad altre velocità.
Paolo Barbaro, intervista di Enzo Biagi, su Corriere della Sera, 1998

Lontana dal mondo e dal tempo, staccata. Immobile e imperitura, Venezia bisogna rispettarla fin dove è possibile. Noli me tangere dice. 
Bruno Barilli, Lo Stivale, 1952

Venezia soffre soprattutto delle conseguenze di una cultura che tende ad estrapolarla, a farne qualcosa che non appartiene più alla vita, ma soltanto ai sogni dei poeti (dei cattivi poeti, tuttavia, giacché i poeti veri hanno, e come!, il senso del rapporto tra l'arte e la vita).
Giorgio Bassani, Un Paese sacro, 1978

Venezia ha un suo ritmo da sempre: e bisogna scoprirlo passeggiando per le viuzze o girando per i canali, meglio su una barca silenziosa.
Enzo Biagi, su Corriere della Sera, 1998

Venezia, le voglie di una città che non vuole affondare.
Enzo Biagi, ibidem

Dire Venezia vuol dire piazza San Marco: anzi, la basilica che, come scriveva Stendhal, è la prima moschea che si incontra andando verso Oriente.
Enzo Biagi, su Corriere della Sera, 1998

“Questa sera godetevi una romantica gita in gondola tra i canali di Venezia.” Ecco il sogno che tormenta e seduce tutti coloro che la mattina vanno in ufficio in macchina mentre, in coda, bevono caffè dal coperchio di plastica del thermos. Fantastichiamo di essere in gondola tra le braccia del marito (che al buio dimostra vent'anni di meno), mentre un gondoliere con la voce di Placido Domingo ci canta una dolce serenata. Non consideriamo il fatto che è estate e i turisti, non meno dei gondolieri, portano maschere antigas per filtrare i miasmi che si levano dalla laguna e l’odore delle alghe marce che uccidono i pesci, capace di raffreddare anche i bollenti spiriti di una ninfomane.
Erma Bombeck, Quando in vacanza la tua faccia comincia a somigliare alla foto sul passaporto, è ora di tornare a casa, 1991

Venezia è quel tipo di città dove lo straniero e l'indigeno sanno in anticipo di essere in mostra.
Iosif Brodskij, Fondamenta degli Incurabili, 1989

[Venezia] dispensa ai bipedi in arrivo la nozione di una superiorità estetica, una nozione che manca nelle loro tane d'origine, nel loro ambiente abituale.
Iosif Brodskij, ibidem

[Venezia] è un'opera d'arte, il capolavoro più grande che la nostra specie abbia prodotto.
Iosif Brodskij, ibidem

C'è l'apprensione crescente - per non chiamarla paura - che per [Venezia] possa essere in serbo il destino di Atlantide. La paura non è infondata, se non altro perché la città è talmente unica da rappresentare di per sé tutta una civiltà.
Joseph Brodsky, Fondamenta degli Incurabili, 1989

Venezia è una città incompatibile con il moderno.
Massimo Cacciari, intervista di Enzo Biagi, su Corriere della Sera, 1998

Venezia è come mangiare tutta in una volta una scatola di cioccolatini al liquore.
Truman Capote, su Observer, 1961

Sognava l'Italia, e in particolare Venezia. Aveva visto una volta Venezia e il Ponte dei Sospiri, e quando pronunciava la parola sospiri lo faceva a voce così alta e insistente che si capiva come si struggesse per l'Italia.
Bruce Chatwin, In Patagonia, 1977

Venezia, metà donna, metà pesce, è una sirena che si disfà di una palude dell'Adriatico.
Jean Cocteau, Il mio primo viaggio, 1937

A Venezia, quando c'è la luna, par di passeggiare in una acquaforte.
Carlo Dossi, Note azzurre, 1870/1907 (postumo 1912/64)

A Venezia l'architettura dà le emozioni della musica.
Carlo Dossi, ibidem
  
Dite: "Com'è triste Venezia?". Si vede che non avete mai visto Monfalcone.
Dario Fo [1]

Venezia, in tutta la sua storia, è stata un coacervo di popolazioni, esempio per secoli di un multiculturalismo ante litteram.
Umberto Galimberti, I miti del nostro tempo, 2009

La laguna è opera antica della natura. Dapprima la marea, il riflusso e la terra in azione reciproca, quindi il progressivo abbassamento delle acque preistoriche, fecero sì che all'estremità superiore dell'Adriatico si formasse una considerevole zona paludosa, che, dopo esser stata sommersa dall'alta marea, viene parzialmente lasciata libera dal riflusso. L'arte umana s'impadronì dei punti più eminenti, e così nacque Venezia, collegando in sé cento isole, circondata da cento altre.
Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia, 1816/17

Venezia non può esser paragonata che a sé stessa.
Johann Wolfgang Goethe, ibidem

Il Canal Grande, con le sue svolte serpentine, non la cede in bellezza ad alcuna strada del mondo, né vi è spazio che regga il confronto con quello antistante piazza San Marco.
Johann Wolfgang Goethe, ibidem

Tanto più è imperdonabile la sporcizia della città, che per le sue caratteristiche potrebbe esser tenuta pulita come lo è qualunque città olandese.
Johann Wolfgang Goethe, ibidem

Tutto ciò che mi circonda [a Venezia] è pieno di nobiltà, è l'opera grande e rispettabile d'una forza umana concorde, il monumento magnifico non già d'un sovrano, ma d'un popolo.
Johann Wolfgang Goethe, ibidem

Murano, questa Venezia in piccolo.
Johann Wolfgang Goethe, ibidem

E pur se queste lagune si colmano via via, e dalle paludi salgono perfidi miasmi, se il commercio langue e la potenza della Repubblica declina, nondimeno la sua struttura grandiosa e il suo carattere non cesseranno un istante di apparire all'osservatore degni di venerazione.
Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia, 1816/17

Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare, / la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi, Venezia, la vende ai turisti, / che cercano in mezzo alla gente l'Europa o l'Oriente, / che guardano alzarsi alla sera il fumo - o la rabbia - di Porto Marghera.
Francesco Guccini, Venezia, 1981

Si è sempre dato per scontato che Venezia è la città ideale per una luna di miele, ma è un grave errore. Vivere a Venezia, o semplicemente visitarla, significa innamorarsene e nel cuore non resta più posto per altro.
Peggy Guggenheim, in Anton Gill, Peggy Guggenheim, 2001

Se qualcosa può rivaleggiare con la bellezza di Venezia, è certamente il suo riflesso al tramonto sul Canal Grande.
Peggy Guggenheim [1]

La gondola nera, slanciata, e il modo in cui si muove, lieve, senza rumore alcuno, ha qualcosa di strano, una bellezza da sogno, ed è parte integrante della città dell'ozio, dell'amore e della musica.
Hermann Hesse [1]

In nessun'altra città come a Venezia, ho trovato una tale unità della vita odierna con la vita che ci parla dalle opere d'arte della sua età aurea e nella quale sole e mare sono più essenziali di tutta la storia.
Hermann Hesse [1]

L'amore presta il suo nome a un infinito numero di relazioni che gli si attribuiscono, e nelle quali non ha maggior parte di quanta ne abbia il Doge in ciò che accade a Venezia.
François de La Rochefoucauld, Massime, 1678

Chi non deve reprimere un brivido fugace, una segreta timidezza e angoscia, quando sale per la prima volta o dopo lunga dissuetudine su una gondola veneziana? La singolare imbarcazione, tramandata tale e quale dai tempi delle ballate e così inusitatamente nera come di tutti gli oggetti di questo mondo sono soltanto le bare, fa pensare a tacite e criminose avventure fra lo sciacquio notturno dei canali, e ancor più alla morte stessa, a feretri, a tenebrose esequie, all'ultimo silenzioso viaggio.
Thomas Mann, La morte a Venezia, 1912

Venezia; beltà lusingatrice e ambigua – racconto di fate e insieme trappola per i forestieri.
Thomas Mann, ibidem

Venezia! Esiste una città più ammirata, più celebrata, più cantata dai poeti, più desiderata dagli innamorati, più visitata e più illustre? Venezia! Esiste un nome nelle lingue umane che abbia fatto sognare più di questo?
Guy de Maupassant, Venezia, 1885

Venezia! Questa parola da sola sembra far scoppiare nell'anima un’esaltazione, eccita tutto ciò che vi è di poetico in noi, scatena tutte le nostre facoltà di ammirazione. E quando arriviamo in questa città inusitata, la contempliamo immancabilmente con occhi prevenuti e rapiti, la guardiamo coi nostri sogni.
Guy de Maupassant, ibidem

Venezia non è che un ninnolo, un vecchio ninnolo d’arte affascinante, povero, rovinato, ma fiero d’una bella fierezza di gloria antica.
Guy de Maupassant, Venezia, 1885

Se dovessi cercare una parola che sostituisce "musica" potrei pensare soltanto a Venezia.
Friedrich Nietzsche, Ecce Homo, 1888

Quelle grandi serre destinate a una forte, la più forte specie di uomini che mai sia esistita fino a oggi, le comunità aristocratiche sul tipo di Roma e di Venezia, intesero la libertà in quello stesso preciso significato da me attribuito alla parola libertà: come qualcosa che si ha e non si ha, qualcosa che si vuole, che si conquista.
Friedrich Nietzsche, Il crepuscolo degli idoli, 1888

Quando dico al di là delle Alpi è solo Venezia che intendo veramente. Se cerco un'altra parola per dire musica, trovo sempre e solamente la parola Venezia.
Friedrich Nietzsche, ibidem

Cento profonde solitudini formano insieme la città di Venezia - questo è il suo incanto. Un'immagine per gli uomini del futuro.
Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi, 1869/89

Firenze è una città per sposi; Venezia, per amanti; Torino, per i vecchi coniugi che non hanno più nulla da dirsi.
Pitigrilli (Dino Segre) [1]

Il visitatore sensibile o è respinto da Venezia oppure, di buon grado, le si assoggetta per poi godere della propria resa. È impossibile l’indifferenza verso una città che, in maniera così violenta, assale i sensi
John D. Rosenberg, Ruskin a Venezia, 1972

[Venezia]. Grazie a Dio sono qui! È il paradiso delle città, e una luna sufficiente a fare impazzire metà dei savi della terra batte con i suoi puri sprazzi di luce sull'acqua grigia davanti alla finestra
John Ruskin, Diario Italiano, 1840/41

Venezia, simile a Tiro per perfezione di bellezza, ma inferiore per durata di dominio, giace ancora dinanzi ai nostri sguardi come era nel periodo finale della sua decadenza: un fantasma sulle sabbie del mare, così debole, così silenziosa, così spoglia di tutto all'infuori della sua bellezza,
John Ruskin, Le pietre di Venezia, 1852

C’è un romanzo di Bohumil Hrabal dove un bambino ha l’ossessione dei chiodi. Li pianta solo sui pavimenti: a casa, in albergo, dagli ospiti. Tutti i parquet di legno che gli capitano a tiro vengono martellati dalla mattina alla sera. Come se il bambino volesse fissare le case al terreno, per sentirsi più sicuro. Venezia è fatta così; solo che i chiodi non sono di ferro ma di legno, e sono enormi, da due a dieci metri di lunghezza, con un diametro di venti, trenta centimetri. Sono piantati nella melma del fondale. Questi palazzi che vedi, le architetture di marmo, le case di mattoni non si potevano costruire sull'acqua, sarebbero sprofondate nel fango.
Tiziano Scarpa, Venezia è un pesce, 2010

Venezia è un pesce. Guardala su una carta geografica. Assomiglia a una sogliola colossale distesa sul fondo.
Tiziano Scarpa, ibidem

Anche a Venezia, basta che alzi gli occhi e vedrai molti cartelli gialli, con le frecce che ti dicono: devi andare per di là, non confonderti, Alla ferrovia, Per san Marco, All'Accademia. Lasciali perdere, snobbali pure. Perché vuoi combattere contro il labirinto? Assecondalo, per una volta. Non preoccuparti, lascia che sia la strada a decidere da sola il tuo percorso, e non il percorso a farti scegliere le strade. Impara a vagare, a vagabondare. Disorientati. Bighellona.
Tiziano Scarpa, Venezia è un pesce, 2010

Venezia è piccola, puoi permetterti di perderti senza mai uscirne davvero. Male che ti vada, finirai sempre su un orlo, una riva davanti all'acqua, di faccia alla laguna.
Tiziano Scarpa, ibidem

A Venezia si gira portandosi addosso la propria faccia per ciò che essa è veramente: un luogo pubblico. È una città dove non esiste la privacy. Ci si incontra in continuazione, ci si saluta sette volte al giorno, si continua a parlare allontanandosi, a venti metri uno dall'altro, alzando la voce in mezzo ai passanti. Le finestre dirimpettaie sono dall'altra parte della calle: a un metro di distanza. È molto difficile fare le cose di nascosto, avere una doppia vita, nascondere le proprie frequentazioni, le tresche, gli adulteri.
Tiziano Scarpa, Venezia è un pesce, 2010

Per la strada, ogni cinquanta, cento metri salta fuori un ponte: almeno una ventina di gradini da salire e scendere. Poche malattie di cuore, a Venezia. Tanti acciacchi alle ossa, reumatismi provocati dall'umidità.
Tiziano Scarpa, ibidem

Ci si innamora più facilmente, a Venezia? Il cuore batte più forte? Conviene venirci con la fidanzata? Si ottengono risultati concreti alleandosi a Venezia per fare fessa una ragazza? Indubbiamente sì.
Tiziano Scarpa, ibidem

Indossa occhiali da sole molto scuri: proteggiti. Venezia può essere letale. In centro storico la radioattività estetica è altissima. Ogni scorcio irradia bellezza; apparentemente dimessa: profondamente subdola, inesorabile. Il sublime gronda a secchiate dalle chiese, ma anche le calli senza monumenti, i ponticelli sui rii sono come minimo pittoreschi.
Tiziano Scarpa, Venezia è un pesce, 2010

A Venezia per i vostri bisogni servitevi delle toilette pubbliche. Ce ne sono ben due: una a Mestre e una sull'autostrada per Padova, dove, tra l’altro, potrete ammirare il fenomeno dell’acqua alta in pieno autogrill.
Michele Serra [1]

Andare in giro per calli e campi, senza un itinerario prestabilito, è forse il più bel piacere che a Venezia uno possa prendersi. Beati i poveri di topografia, beati quelli che non sanno quel che si fanno, ossia dove vanno, perché a loro è serbato il regno di tutte le sorprese, di tutte le scoperte straordinarie.
Diego Valeri, Guida sentimentale di Venezia, 1994

Infilare una calletta, cacciarsi nella gola nera di un sottoportico, sbucare in una corte che pare un culdísacco, trovarvi il pertugio di un'altra calletta, uscire da quel dedalo soffocato in un campo arioso, luminoso, pieno di gente, oppure sulle soglie di un palazzone principesco, oppure su una fondamenta aperta al sole e al vento, oppure su un rio largo, popolato di barche e barconi: questo è un girare nell'inaspettato, nell'impreveduto, e quasi nell'inverosimile, che può ricordarci addirittura le nostre stupende e stupite scorribande per il chimerico paese di Fanciullezza.
Diego Valeri, Guida sentimentale di Venezia, 1994

A Venezia, far pipì in un gabinetto pubblico costerà, in alta stagione, tre euro! Non resta che sperare nell’acqua alta, così te la puoi fare addosso gratis.
Dario Vergassola, Un annetto buono, 2009

Non c'è luogo che non contenga qualche cosa di romantico; ma Venezia, come Oxford, ha conservato lo sfondo per il romanzo; e per chi è veramente romantico lo sfondo è tutto, o quasi tutto.
Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, 1891

Venezia, la figlia primogenita della libertà.
William Wordsworth, Sull'estinzione della Repubblica Veneta, 1802

Venezia: la seconda delusione della sposa durante il viaggio di nozze.
Anonimo
Venezia non può esser paragonata che a sé stessa. (Goethe)
Non è fragile il carattere dei veneziani, li affascinano l'avventura, le scoperte e i schei. Mollano le fragili gondole, e partono con uno scopo: gli affari. Ovunque c'è un loro fondaco: un magazzino, una bottega, dove alloggiano e smerciano.
Enzo Biagi, su Corriere della Sera, 1998

Rovani [2] si trovava ad una rappresentazione della “Fenice” di Venezia. Cantava una buona artista. Due veneziani discorrevano in platea e l'uno dicea all'altro “senti che cagnazza” - Perdoni - entrò a dire Rovani - Scusi se metto parola in quanto Ella dice... ma quella cantante non mi pare poi tanto cattiva - Za, dice uno di quei veneziani, no l'è poi tanto cattiva - Sentano, continua Rovani quel portamento di voce, non pare loro di buona scuola? - Zerto, risponde l'altro, lè veramente coreto, no te par? - E quella cadenza? - Ma l'è bonissima - fà uno de' Veneziani - Co l'è brava! esclama l'altro, e si mette a battere le mani. Quindi, strette di mano e grandi proteste di amicizia con Rovani che si allontana. Ma non era Rovani a quattro passi da loro che ode uno de' due rivolgersi all'altro dicendo: chi xelo quel mona? - In questo aneddoto sta tutto dipinto il carattere dei veneziani.
Carlo Dossi, Note azzurre, 1870/1907 (postumo 1912/64)

Non per capriccio la popolazione veneziano si rifugiò su quest'isole, né per libera scelta altri vennero a unirsi ai primi; fu la necessità che insegnò loro a cercar sicurezza in una posizione così sfavorita, la quale si mutò poi in vantaggio e li rese ingegnosi, quando tutto il mondo a settentrione era ancora prigioniero delle tenebre; e che si moltiplicassero e si arricchissero ne fu logica conseguenza.
Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia, 1816/17

I veneziani debbono preservare ad ogni costo il Lido, sì che il mare non aggredisca ciecamente e metta a soqquadro ciò che l'uomo ha preso in suo potere e che ha foggiato e diretto in conformità d'un determinato fine. In casi straordinari, allorché il mare cresce a dismisura, è una fortuna che possa penetrare in due soli punti e che trovi il resto sbarrato; così non riesce a irrompere con tutta la sua violenza e in alcune ore deve sottostare alle leggi della marea, moderando la sua furia. A ogni modo Venezia non ha motivo di preoccuparsi: la lentezza dell'erosione marina le lascia tempo per millenni, e gli abitanti, assecondando saggiamente il lavoro dei canali, si sforzeranno certo di conservare le loro conquiste.
Johann Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia, 1816/17

Piace la sveltezza e la rapidità anche nel discorso, nella pronunzia, ec. Le donne Veneziane piacciono molto a sentirle parlare anche per la rapidità materiale del loro discorso, per la copia inesauribile che hanno di parole, perché la rapidità non le conduce a verun intoppo.
Giacomo Leopardi, Zibaldone, 1817/32 (postumo 1898/1900)

I Veneziani non sono affatto socievoli. Quando andate a trovarli, non sapete se entrare dalla porta o dalla finestra, se gli fate piacere o meno: la dissolutezza là si chiama libertà.
Charles-Louis de Montesquieu, I miei pensieri, 1716/55 (postumo 1899/01)

In talune regioni, come per esempio nel Tirolo, essere abbindolati nel commercio al minuto è così spiacevole, poiché per soprammercato al cattivo acquisto ci tocca la brutta faccia, e la grossolana ingordigia con essa, che s'accompagnano alla cattiva coscienza e alla sguaiata ostilità insorta contro di noi nel venditore truffaldino. A Venezia, invece, chi ci mette nel sacco gode di cuore della riuscita bricconata e non nutre alcuna ostilità per il gabbato, anzi è propenso e usargli una gentilezza e specialmente a fare quattro risate con lui, nel caso che quest'ultimo dovesse averne voglia. Insomma, anche per la birbanteria bisogna aver spirito e buona coscienza : è quasi una conciliazione del truffato con la truffa subita.
Friedrich Nietzsche, Aurora, 1881

Proverbi su Venezia
  • A Venezia tanti Corneri, molti Barbari e pochi Giusti.
  • A Vinegia chi vi nasce mal vi pasce, chi vi viene trova bene.
  • Chi vede Venezia e non vede l’Arsenale vede il manico e non vede il boccale.
  • Cuocere un uovo, far il letto a un cane, insegnar a fiorentino, servire un veneziano son cose difficili.
  • I veneziani alla mattina una mezzetta, dopo desinare una bassetta e la sera una donnetta.
  • Il bianco e il nero hanno fatto ricca Venezia.
  • Legge veneziana non dura una settimana.
  • Non ha Vinegia tanti gondolieri quanti Vicenza conti e cavalieri.
  • Non sono in Arno tanti pesciolini quant’in Venezia zazzere e camini.
  • Pane padovano, vino vicentino, trippe trevisane e donne veneziane.
  • Più rara cosa il mondo non possiede che la città dove il Leon risiede.
  • Prima veneziani e poi cristiani.
  • Roma caput mundi Venezia secundi.
  • Venezia bella, fabbricata sul mare; chi non la vede non la può stimare.
  • Venezia la bella, e Padova sua sorella.
  • Vinegia chi non la vede non la pregia.
Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
  2. Giuseppe Rovani (Milano 1818 -1874) scrittore e giornalista italiano (cfr. citazione di Carlo Dossi).
  3. Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: VeronaMilano - Torino - Firenze - Capri