Cerca Autori o Argomenti in Aforismario

Frasi e aforismi di Alain de Benoist

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Alain de Benoist (Saint-Symphorien, 1943), filosofo, giornalista e saggista francese, fondatore del movimento culturale denominato Nouvelle Droite (Nuova Destra):
"La Nuova Destra è nata nel 1968. Non è un movimento politico ma una scuola di pensiero. [...] La storia è certamente il risultato della volontà e dell’azione degli uomini, ma questa volontà e questa azione si esercitano sempre nel contesto di un certo numero di convinzioni, di credenze, di rappresentazioni che conferiscono loro un senso e le orientano. La Nuova Destra ha l’ambizione di contribuire al rinnovamento di queste rappresentazioni socio-storiche".
Le seguenti riflessioni di Alain de Benoist sono tratte dai libri: Ultimo anno (2001), che comprende anche numerosi aforismi; I demoni del bene (2015), Populismo (2017).
Foto di Alain de Benoist
La libertà, oggi, è soltanto la facoltà di scegliere il tipo di schiavitù che si preferisce.
(Alain de Benoist)

Ultimo anno
Dernière année. Notes pour conclure le siècle, 2001 - Selezione Aforismario

Ogni volta che si è voluto cambiare il mondo, lo si è reso peggiore. Siccome il risultato non era soddisfacente, lo si è voluto cambiare ancora, e lo si è reso ancora peggiore. La storia degli ultimi due millenni è percorsa da tutto ciò: un rifiuto del mondo così come è, una volontà di cambiarlo, una corsa verso il peggio.

Non è perché si trovi bella la vita, che ci si tiene. Semmai, è perché ci si tiene (in generale), che si crede di poter dire che è bella. Ogni forma vivente vuole persistere nel suo essere. Niente di più.

È davvero necessario capire quelli che amiamo? O amare quelli che comprendiamo?

Piuttosto che a destra o a sinistra, ho sempre cercato di essere a valle. In ascolto di ciò che viene.

Oggi, con ogni evidenza, c’è più intelligenza a sinistra che a destra. Ma c’è anche più intolleranza. L’intelligenza non protegge da nulla, soprattutto non dalla stupidità.

A destra, la nostalgia. A sinistra, l’utopia. Sempre l’impolitico.

Il comunismo c’è stato sempre e soltanto là dove la sinistra era debole, non c’è mai stato fascismo là dove la destra era forte.

La libertà, oggi, è soltanto la facoltà di scegliere il tipo di schiavitù che si preferisce.

Le due stelle del nostro tempo: il pubblicitario e il tecnocrate. Ovvero il creativo che non è mai diventato adulto e l’intelligente senza carattere.

Il passato non esiste. È soltanto presente divenuto invisibile. Il futuro, poi, è soltanto un argomento per chiacchierare.

Essere adulti è saper dare torto a chi ci è vicino.

I bambini non sono mai ridicoli. Possono commettere gesti stupidi o cattivi, ma non ridicoli. Probabilmente è questo che li distingue dagli adulti che un giorno diventeranno.

È bello aver sognato, anche i sogni che non si sono mai avverati.

L’intelligenza già ti emargina. Ma se poi si aggiunge la sensibilità, allora è la solitudine assoluta.

In fondo, se c’è una cosa in cui gli uomini si assomigliano, è nel loro desiderio di non assomigliarsi.

Il colmo del pessimismo è arrivare a dubitare del proprio stesso pessimismo.

Se c’è una cosa che la storia degli ultimi due secoli ci mostra, è che Dio non può essere sostituito. In compenso, se ne può benissimo fare a meno.

Sarebbe bello poter guidare la propria vita. Ma accade di rado: di solito, ci si limita a seguire la propria natura.

Cercare di vivere l’attimo presente in funzione del ricordo che se ne conserverà.

Purtroppo l’intelligenza non è una malattia contagiosa. Qualche volta, però, è mortale.

Una donna superiore è una donna che si continua ad ammirare anche quando si è smesso di amarla.

La prima saggezza: non accettarsi mai così come si è. La seconda saggezza: accettare gli altri così come sono.

Spesso si scambia per carattere ciò che è soltanto energia – e per saggezza, quella che è solo stanchezza.

Ci si abitua a tutto – tranne che a se stessi.

I vecchi perdono il loro passato, i giovani perdono il loro avvenire. Non ci resta più gran che.

Ogni uomo autentico ha la sua Kehre, la sua svolta. Compiango colui che nella propria esistenza non ha conosciuto alcun tornante abbastanza decisivo da sentirsi all’inizio di una seconda vita.

I demoni del bene
Les démons du Bien, 2015 - Selezione Aforismario

Molta gente malinconica si lamenta del fatto che oggi non c’è «più morale». Curiosa solfa. Non c’è più morale? In realtà, vi siamo più che mai immersi! Ai giorni nostri, la morale invade tutto. Ma non è più la stessa.

L’antica morale prescriveva regole di comportamento individuali: si riteneva che la società stesse meglio se gli individui che la componevano agivano bene. La nuova morale vuole moralizzare la società stessa, senza imporre regole agli individui.

L’antica morale diceva alle persone ciò che dovevano fare, la nuova morale descrive ciò che la società deve diventare. Non sono più gli individui a doversi comportare in modo retto, ma la società a dover essere resa più «giusta».

L’Antichità viveva nella comunione dell’Essere, la modernità fa appello al dover-essere. Detto semplicemente: il mondo deve divenire qualcosa di diverso da ciò che è stato finora.

Oggi domina la visione morale. E così questa società, che molti giudicano priva di ogni morale, può in realtà ritrovarsi portatrice di una morale di altro genere, di un moralismo onnipresente propagato dai suoi devoti, i suoi missionari, le sue leghe della virtù. Abbiamo bisogno di libertini.

Nel corso degli ultimi decenni, le passioni «debilitanti» hanno continuato a gonfiarsi e che la crescente ondata dell’ideologia dei diritti dell’uomo vi ha potentemente contribuito. L’egoismo non è meno presente, ma è ormai avvolto in ghingheri «umanitari», mascherandosi in un discorso il cui tratto dominante è l’idiozia.

Questo «istupidimento contemporaneo» ha molteplici fonti, una delle quali è un’incultura, anch’essa crescente, che si dispiega a tutti i livelli e in tutti gli ambienti.

La scuola ha da molto tempo smesso di educare, fa sempre più fatica a istruire. Dal momento che si diffonde l’idea che è in fondo inutile imparare cose di cui non si può fare un immediato uso pratico, la sete di conoscenza si spegne subito. 

Non c’è più curiosità o interesse per ciò che accadeva «quando non ero ancora nato». D’altronde, poiché adesso tutto è su internet, a cosa serve sapere? 

La televisione, sempre tra due programmi di pubblicità menzognere (lo sono tutte), prosegue la sua impresa di istupidimento e infantilizzazione programmata, sotto la direzione di presentatori tanto spregevoli quanto chiassosi e pretenziosi, volgari e pieni di sé.

Per non essere da meno nell’ipocrisia dominante, tutte le grandi società si dotano di «codici di condotta etica» la cui comicità involontaria rivaleggia con la stupidità.

L’uomo compassionevole non è necessariamente un uomo compassionevole, così come la moralina non è la morale o l’ipersensibilità, la sensibilità.

Quando si vuole avere amore per tutti (agape), in realtà non se ne ha per nessuno: ciò che si guadagna in intensità si perde in estensione.

Il problema è che oggi, nel clima compassionevole alimentato nell’impero del Bene, tutti vogliono essere vittime.

È più alla moda essere una «vittima» che essere un proletario o un lavoratore sfruttato dal proprio datore di lavoro).

Poiché l’individuo sofferente ha preso il posto dell’individuo che agisce, la vittima diventa il vero eroe del nostro tempo.

Populismo
Le Moment populiste. Droite-Gauche c’est fini!, 2017 - Selezione Aforismario

La gente ha la sensazione che i partiti di destra facciano una politica di sinistra e i partiti di sinistra facciano una politica di destra o, più in generale, che portino avanti politiche convergenti (e intercambiabili) quando arrivano al potere.

La destra ha abbandonato la nazione, la sinistra il popolo.

Il popolo ha a lungo creduto che le cose sarebbero migliorate se fosse cambiato il governo, ma dopo aver constatato che niente ormai distingue i grandi partiti che ancora ieri sostenevano di opporsi frontalmente, non ci crede più. È sempre lo stesso risultato, dunque la stessa delusione.

La classe politica si ritrova delegittimata perché non risolve più alcun problema e non offre alcun mezzo per superare la crisi generalizzata del sistema; al contrario, sembra contribuirvi.

È evidente che sinistra e destra non significano più niente, dal momento in cui l’opinione più diffusa è che tutti i grandi partiti, di sinistra e di destra, dicono più o meno la medesima cosa, e al massimo si scontrano solo sui mezzi per realizzare le stesse politiche.

La democrazia non è l’estinzione del conflitto, ma il conflitto padroneggiato.

La divisione destra-sinistra non ha in realtà più valore operativo per analizzare i fenomeni politici nuovi, a cominciare dalla crescita del populismo. Lo dimostra il fatto che i programmi dei partiti populisti associano frequentemente tematiche di sinistra e tematiche di destra.

Siamo nell’era dello zapping e della precarietà. Niente più si inscrive nella durata, né cerca di inscrivervisi. Il legame sociale si disfa, e questo dis-farsi sociale aumenta la vulnerabilità degli individui in un clima di pressione concorrenziale, che equivale a una nuova “guerra di tutti contro tutti”.

Una formidabile crisi di fiducia investe al contempo gli uomini, le istituzioni e i mezzi di informazione. Non si crede più a nessuno, non si crede più in niente. 

La caratteristica fondamentale del populismo è questa: è strutturato intorno a un’opposizione non più orizzontale (destra-sinistra), ma verticale: il popolo contro le élite, le persone comuni “in basso” contro i privilegiati “in alto”.

In poche parole, la democrazia attuale – incastrata fra l’economia e la morale, l’ideologia della merce e quella dei diritti dell’uomo – è sempre meno democratica perché è sempre meno politica.

Nata dalla modernità, la divisione destra/sinistra si cancella con essa. Vi restano ancora abbarbicati soltanto coloro i quali – per ragioni di abitudine, comodità, pigrizia o interesse – non hanno compreso che il mondo è cambiato e che degli strumenti concettuali obsoleti non permettono di farne l’analisi.

Nel mondo politico, la teatralizzazione dell’opposizione destra/sinistra mira, in effetti, soprattutto a mascherare la convergenza di campi le cui identità si sono diluite. 

Essendo assimilati la vita politica stessa a un mercato e il voto dei cittadini a un atto di acquisto, la democrazia diventa del tutto naturalmente il regno del consumatore che fa zapping tra i programmi dei partiti proprio come fa con i prodotti commerciali o le catene televisive.

Chi parla del popolo si espone, per questa sola ragione, al rimprovero di “populismo”, che consisterebbe essenzialmente nello «adulare i bassi istinti del popolo», essendo implicitamente ammesso che la classe dirigente ha soltanto istinti particolarmente elevati.

La diversità degli uomini politici che sono stati tacciati di “populismo” e la polisemia del termine mostrano che il populismo non solo non costituisce un’ideologia, ma può anche combinarsi con qualunque ideologia.

In politica, la competenza non risiede nel sapere tecnico, ma nella capacità di decidere tra diversi possibili, ossia nell’attitudine alla decisione. La competenza degli esperti riguarda il come fare qualcosa, ma essi non ne hanno alcuna quando si tratta di stabilire ciò che si deve fare. 

La scomparsa dell’identità
L’identité sans fantasmes, 2023

Nell’identità c’è, come sempre, ciò che non cambia e ciò che si trasforma, entrambe sono indissolubilmente legate. L’essere diviene: siamo sempre noi stessi e non siamo mai gli stessi. 

Note
Leggi anche le citazioni degli autori francesi: Serge LatoucheDavid Le Breton - Michel Onfray