Frasi e citazioni sul Femminicidio
Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sul femminicidio, omicidio in cui una donna viene uccisa da un individuo per motivi basati sul genere. Secondo la definizione del Vocabolario Treccani, il femminicidio è l'"omicidio di donne da parte di uomini, in particolare come conseguenza di mentalità e comportamenti di stampo sessista".
Spesso si definisce il femminicidio semplicemente come "l'uccisione di una donna in quanto donna", ma sarebbe preferibile definirlo più dettagliatamente come l'atto estremo compiuto da un uomo su una donna dopo una più o meno lunga serie di violenze fisiche e/o psicologiche, aventi come fine il mantenimento del possesso della donna stessa, del suo controllo e del suo dominio. [Aforismario].
Riguardo all'uso del termine "femminicidio", contestato da alcuni, scrive Gustavo Zagrebelsky in La lezione (2022):
"A partire dagli anni ’90 si è diffuso con grande rapidità il termine «femminicidio», ultimo effetto delle battaglie per il riconoscimento dei diritti delle donne nel mondo dominato da cultura, prassi e violenze patriarcali. In precedenza, le uccisioni di donne da parte di uomini erano ricomprese nel concetto di «omicidio», anche quando il maschio assassino era legato alla sua vittima femminile da rapporti affettivi e sessuali, poi degenerati. Non sembra che negli anni e secoli precedenti si sia mai dubitato che la norma del codice penale che punisce l’omicidio si applicasse indistintamente in tutti i casi di morte provocata a uomini e donne. Perché, allora, l’esigenza di una parola nuova? Precisamente per distinguere e dare risalto all’uccisione della donna «in quanto donna», cioè in quanto appartenente al genere femminile. Quando una donna in quanto donna è uccisa, in un certo senso tutte le donne avvertono di essere vittime della medesima violenza. Ucciderne una è come ucciderle tutte. Si tratta di un fenomeno che alla radice ha una modificazione culturale: il nudo fatto è sempre quello, ma la sua percezione cambia profondamente e ha bisogno che le si dia la nuova e giusta parola, conforme alla percezione che è venuta maturando".
Come ha detto in modo sintetico quanto efficace Adriana Cavarero: "Se non esistesse il vocabolo [femminicidio], il fenomeno sarebbe coperto, non nominato e quindi non compreso".
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sull'omicidio, la violenza sulle donne, lo stupro, le relazioni tossiche e il patriarcato. [I link sono in fondo alla pagina].
Gli uomini hanno paura che le donne ridano di loro. Le donne hanno paura che gli uomini le uccidano.
[Men are afraid that women will laugh at them. Women are afraid that men will kill them].
Margaret Atwood [1]
È un’ipotesi verosimile che potessero, paradossalmente, essere di meno i femminicidi quando il contesto sociale era completamente a favore della mentalità patriarcale e gli uomini non sentivano minacciato il loro potere sulle donne.
Cristina Barbieri e Aurelia Galletti, La violenza di genere, 2021
Non possiamo più restare a guardare mentre le donne vengono uccise per una sola ragione, perché sono donne. Il reato di femminicidio è in crescita in tutto il mondo e spesso resta impunito. Si tratta di una violazione dei diritti umani caratterizzata da incomprensioni e impunità.
Michelle Bachelet [1]
[Il terreno per un femminicidio si rende fertile] quando l’amore è vissuto in termini di paternalismo e identità fusionali, quando la separazione è vissuta come una perdita della propria continuità personale, quando l’identità maschile è definita dalla capacità di controllo e dal potere, e quando una rigida disposizione personale accompagna la pericolosa realizzazione del tema centrale dell’ideologia dell’amore romantico - ‘senza te non sono nessuno’»
Aaron Ben-Ze'ev e Ruhama Goussinsky, L'ideologia romantica e le sue vittime, 2008
L’andamento statistico del maltrattamento e del femminicidio, al contrario dell’economia, pare non conoscere momenti di crisi. Le cifre parlano chiaro: ogni anno nel mondo migliaia di donne vengono uccise dai propri compagni, ex compagni, sconosciuti, mentre altre migliaia subiscono violenza fisica e/o psicologica, molto spesso senza denunciare.
Monica Bonsangue, La violenza psicologica nella coppia, 2022
I giornali riportano continuamente di casi di omicidio passionale, perpetrato sull’onda di un sentimento d’amore, definendo con termini decisamente scorretti e fuorvianti quanto è successo: è chiaro, infatti, che chi uccide in realtà non ami.
Monica Bonsangue, ibidem
Omicidio passionale è un termine inadatto a descrivere un femminicidio, anche se il suo utilizzo suscita interesse, innalza gli ascolti e aumenta le vendite delle testate giornalistiche.
Monica Bonsangue, ibidem
Nessuno ucciderebbe chi ama davvero. Molti, invece, uccidono la persona che dicono di amare, perché hanno paura di essere abbandonati. E questa si chiama semplicemente gelosia. Se non mia, di nessun altro. Meglio morta e di nessuno, piuttosto che viva ma non mia.
Monica Bonsangue, ibidem
In molte delle relazioni che si concludono con l’omicidio della donna, la libertà di lei (fisica, ma anche mentale) è qualcosa che viene persa progressivamente, fino ad arrivare alla perdita della stessa vita. L’omicidio è solo l’atto finale della privazione della libertà dell’Altro, quando sono falliti tutti gli altri tentativi di possesso e di controllo.
Monica Bonsangue, ibidem
Gli omicidi commessi per improvvisa perdita di senno corrispondono a una percentuale minima; tutte le altre situazioni rientrano in quelle che chiamiamo relazioni maltrattanti, che si caratterizzano per comportamenti lucidi, coscienti, pianificati e reiterati, non certo caratterizzati da perdita di controllo.
Monica Bonsangue, ibidem
Il femminicidio è solo l’epilogo tragico di una storia costellata da violenza domestica, nella quale la componente psicologica è sempre presente, anche se non sempre visibile.
Monica Bonsangue, ibidem
Dei maltrattamenti psicologici, purtroppo, si contano gli effetti quando è troppo tardi. Spesso l’uccisione di una donna da parte del proprio compagno è solo l’ultimo gesto, il più eclatante e tragico, di una serie infinita di violenze fisiche e lunghi e numerosi maltrattamenti psicologici.
Monica Bonsangue, ibidem
I movimenti di indipendenza della donna possono portare all’inasprimento dei rapporti (inizio del conflitto), con nuovi tentativi di forzatura della complementarietà fino a fare sfociare la violenza psicologica in violenza fisica, o la violenza fisica in omicidio. L’omicidio si configurerebbe come la tentata soluzione estrema, da parte del maltrattante, di non perdere il possesso sull’Altro: se non mia, di nessuno.
Monica Bonsangue, ibidem
La nascita di un figlio è un evento critico, poiché l’orientamento dell’attenzione della donna verso il bambino (e della società verso la donna), viene spesso interpretato dall’uomo maltrattante come l’essere stato messo da parte, ignorato, abbandonato. Il bambino è percepito come un intruso, se non addirittura come un rivale. Nei casi di femminicidio, i figli possono essere uccisi, con la madre: lei, uccisa per vendetta o gelosia, loro uccisi per odio e sentimento di competizione.
Monica Bonsangue, ibidem
Nell’intero globo terrestre non esiste un fenomeno contrario [al femminicidio], ossia il maschicidio. Ciò non toglie che nell’immediato futuro sarà doveroso indagare anche sulla violenza delle donne nei confronti degli uomini, area che spesso viene sottovalutata e non tenuta in debita considerazione.
Monica Bonsangue, La violenza psicologica nella coppia, 2022
In Italia, in media ogni due giorni, una vita di donna viene spezzata dalla violenza di un uomo. Il suo uomo, nella stragrande maggioranza dei casi. Elemento centrale del movente che spinge questi soggetti all'escalation è quasi sempre lo stesso: l'abbandono, reale o presagito poco importa, da parte di una donna “colpevole” di voler liberarsi di loro, della loro immaturità, della loro incapacità di amare, della loro sete spietata di controllo, fondamentale per mettere a tacere tutte le loro molteplici fragilità.
Roberta Bruzzone, in AA. VV., Nessuna più, 2013
La donna viene uccisa per colpa di un "amore" che l'altro ha irrimediabilmente sciupato, proprio attraverso la pretesa di un legame esclusivo ed escludente, perché non è più innamorata del suo carnefice o più semplicemente perché è cresciuta.
Roberta Bruzzone, ibidem
Si uccide per l'incapacità di pensarsi da soli ad affrontare un futuro che improvvisamente non si è più sicuri di desiderare senza l'altra.
Roberta Bruzzone, ibidem
Ma davvero si può arrivare a uccidere "per amore"? In tutta onestà io non credo. O meglio, si può arrivare a uccidere per amore, sì, ma per amore di se stessi.
Roberta Bruzzone, ibidem
L'omicidio è solo l'ultimo atto del percorso cadenzato da passaggi ormai notissimi agli addetti ai lavori. Le fasi di questa discesa agli inferi ormai le conosciamo perfettamente. Questi "uomini" cominciano con l'isolare la vittima, in modo che sia molto più facile colpirla, umiliarla, assoggettarla a sé fino a trasformarla in una copia pesta di se stessa. Fino a convincerla di non avere scampo, che non esistono alternative e che, in fondo in fondo, lei se le cerca le botte, gli insulti, i soprusi.
Roberta Bruzzone, in AA. VV., Nessuna più, 2013
L’amore dell’io è un falso amore. L’amore vero libera e ci libera, mentre l’amore dell’io vuole possedere, non ammette l’altro se non come proiezione di sé stesso, come proprietà privata. Le tante donne uccise perché ribelli a quest’amore dispotico e possessivo sono vittime, oltre che di uomini violenti, del diffuso egocentrismo.
Luigi Ciotti, L'amore non basta, 2020
Il bisogno di essere amati crea dipendenza proprio come fanno l’alcol, il fumo e la droga e spinge a questi ultimi. Scatena una possessività ottusa che spesso finisce per essere pericolosa per deboli e indifesi. Troppe volte abbiamo udito, letto o appreso di fidanzati, mariti, amanti che hanno ucciso le loro donne per gelosia o perché lasciati. O, peggio, perché non sopportavano che la persona di cui s’ergevano a padroni fosse avvicinata, sbirciata o ammirata da altri.
Mauro Corona, Guida poco che devi bere, 2013
Ogni volta che, mestamente, con la sconfitta nel cuore, partecipiamo alle fiaccolate per Giulia, Carla, Eleonora, uccise da chi avevano amato solo perché avevano scelto di terminare una storia e di essere libere, ci diciamo che c'è un problema culturale. È esattamente così.
Sara Ferrari, intervento alla Camera dei Deputati, 2022
Il femminicidio è un fenomeno documentato in ogni società e riguarda molte relazioni. La sua diffusione è tale che, purtroppo, iniziamo ad abituarci. Sembra avere perso la forza di sconvolgere la nostra sensibilità.
Elisa Giomi e Sveva Magaraggia, Relazioni brutali, 2017
Le insubordinazioni, reato militare che allude alla decisione di non sottomettersi alle regole imposte dalla propria posizione di subordinato, si reprimono con il sangue, e così si dominano le donne che decidono di non sottostare più alle regole dettate da chi è convinto di detenere «per natura» una posizione di potere.
Elisa Giomi e Sveva Magaraggia, ibidem
Il femminicidio implica norme coercitive, politiche predatorie e modi di convivenza alienanti che, nel loro insieme, costituiscono l'oppressione di genere, e nella loro realizzazione radicale conducono alla eliminazione materiale e simbolica delle donne e al controllo del resto.
Marcela Lagarde [1]
Nelle ipotesi di femminicidio concorrono, in maniera criminale, il silenzio, l’omissione, la negligenza e la collisione parziale o totale delle autorità incaricate di prevenire e sradicare questo fenomeno.
Marcela Lagarde [1]
Le condizioni per il Femminicidio si hanno quando lo Stato (o qualche sua istituzione) non dà le sufficienti garanzie alle bambine e alle donne e non crea le condizioni di sicurezza che garantiscono le loro vite, nelle comunità, nelle case e negli ambiti lavorativi. A maggior ragione, quando le autorità non realizzano con efficienza le sue funzioni. Quando lo Stato è una parte strutturale del problema per il suo segno patriarcale e per la preservazione di quest’ordine, il femminicidio è un crimine di Stato.
Marcela Lagarde [1]
Le donne sottoposte continuamente a violenza e che vivono in condizioni di discriminazione e minaccia basate sul genere sono sempre nel braccio della morte, sempre nel timore di essere giustiziate.
[Women subjected to continuous violence and living under conditions ofgender-based discrimination and threat are always on death-row, always in fear of execution].
Rashida Manjoo [1]
Assistiamo a una torsione della realtà per cui diminuiscono gli omicidi e i reati violenti, ma non accennano a diminuire i reati di violenza contro le donne, in modo particolare i femminicidi, quasi sempre epiloghi drammatici di storie di violenze e abusi che avvengono quando la donna decide sulla sua autonomia e sulla sua libertà.
Patrizia Marrocco, intervento alla Camera dei Deputati, 2022
L’umiliazione del corpo delle donne sfocia in una reificazione così insistita e disumanizzante da costituire il contesto culturale in cui vanno letti e interpretati i dati mostruosi del femminicidio: se il corpo della donna è un oggetto da guardare e usare, si può anche rompere, gettare via, spegnere come un gioco elettronico.
Tomaso Montanari, Dalla parte del torto, 2020
In parte, le storie di femminicidio di cui ci parla la cronaca sono spesso il risultato di litigi che scoppiano, violenti e improvvisi, dopo che la donna ha dato l’annuncio di voler chiudere la relazione. L’uomo che riceve questa notizia si trova così nella posizione dell’abbandonato, esposto al suo destino di solitudine. Dovrebbe a questo punto essere attraversato dall’emozione della tristezza, ma questa è un’emozione che il genere maschile «maneggia» in modo molto maldestro, dalla quale tende a rifuggire e che in tempi velocissimi viene riconvertita perciò in rabbia. E la rabbia che esplode spesso è così travolgente da essere agita in modo violento sulla persona che ci lascia soli, vissuta come un nemico da eliminare.
Alberto Pellai, Accendere il buio, dominare il vulcano, 2021
Femminicidi e violenza sulle donne ci sono sempre stati. È che oggi viene data loro una rilevanza particolare. Il femminicidio c’è sempre stato perché gli uomini si avvalgono della loro forza fisica per sopraffare le donne. Sicuramente oggi gli uomini si sentono sotto assedio e reagiscono anche più duramente.
Maria Elena Petrilli, intervista, in Cristina Barbieri e Aurelia Galletti, La violenza di genere, 2021
Temo che il femminicidio stia diventando una categoria “alla moda” e che, per questo, perda di significato e di valore, che diventi uno stereotipo che copre anziché aprire al confronto.
Maria Elena Petrilli, ibidem
Un uomo può anche arrivare a uccidere la donna che non lo ama più; a una donna, per ammazzare l’uomo che non ama più, le bastano poche precise parole: “Ti voglio bene come a un fratello”.
Giovanni Soriano, L'inconveniente umano, 2022
L'amore non è un crimine, ma può trasformarti in un criminale.
[Liebe ist kein Verbrechen, aber sie kann einen zum Verbrecher machen].
Gerhard Uhlenbruck, Wortmeldungen, 2009
La fase finale della violenza di genere corrisponde alla cancellazione totale della donna e della sua vita: il femminicidio.
Carlotta Vagnoli, Maledetta sfortuna, 2021
Si usa il termine “femminicidio” per indicare l’uccisione di una donna in quanto tale, per ciò che essa simboleggia nella società. È l’atto di controllo finale esercitato da un uomo nei confronti di una donna, per eliminarla, impedirle per sempre autonomia.
Carlotta Vagnoli, ibidem
È assurdo, se non ingenuo, pensare che si debba creare il termine “maschicidio”: non ci sono trend sociologici e paradigmi culturali per cui un uomo viene ucciso in quanto tale, in base a ciò che rappresenta culturalmente.
Carlotta Vagnoli, ibidem
Nella narrazione del femminicidio divulgata dai quotidiani, il mondo e la cultura sessista di cui è impregnato sono spesso filtrati da lenti rosee, rassicuranti. Lenti che ci allontanano dal problema facendoci pensare che no, a noi non capiterà mai. E che gli uomini cosiddetti «normali» queste cose non le fanno.
Carlotta Vagnoli, Poverine, 2021
Ogni donna uccisa dal compagno viene uccisa in un femminicidio, non in un semplice omicidio. Non si tratta di un termine come un altro. Dare un nome a un fenomeno ci insegna a riconoscerlo e comprenderlo.
Carlotta Vagnoli, Poverine, 2021
La chiamano emergenza, strillando dalle pagine dei giornali, quando fa comodo o pare a loro. Ma la triste verità è che non c’è alcuna emergenza: le donne muoiono ammazzate da sempre nei femminicidi, in numero piuttosto costante.
Carlotta Vagnoli, Poverine, 2021
Non esiste il «troppo amore» e qualcuno ce lo dovrà pur insegnare, prima che altre centinaia di donne muoiano per questa colossale bugia. Non esistono incantesimi che fanno perdere la ragione, non c’è una mela stregata che renda le persone folli o tristi: ci sono uomini cresciuti nella cultura sessista fondata sul possesso e sulla prevaricazione.
Carlotta Vagnoli, Poverine, 2021
Ogni femminicidio avviene con l’identico movente. E non si tratta mai di un incantesimo, di un amore da favola, della bestialità o del gesto triste di un GGG [Grande Gigante Gentile]. Il movente è la cultura patriarcale che ci ha insegnato a possedere le donne come degli oggetti.
Carlotta Vagnoli, Poverine, 2021
Il maggior controllo di un uomo su una donna coincide proprio con la sua uccisione, con l’avere a disposizione la sua stessa vita.
Carlotta Vagnoli, Poverine, 2021
Un animale cattivo, cosí viene liquidata la figura del femminicida. Un animale cattivo che, in un momento di idrofobia, come i cani rabbiosi e incontrollabili narrati da Márquez, avrebbe ucciso Ugolini senza alcun motivo. Nessun accenno alla cultura dello stupro, alla parola «femminicidio» che non appare mai nel testo, nessun rimando al desiderio di possesso che gli uomini hanno sulle donne che invece non vogliono averli.
Carlotta Vagnoli, Poverine, 2021
La molla primaria di tante uccisioni di donne viene elusa, mai dichiarata: è la dipendenza. Come per la tossicodipendenza, c’è una dipendenza patologica ossessiva di molti uomini dalle donne. Non riescono a concepire la vita senza di loro, fuori da quel rapporto, non ammettono di essere abbandonati, come minori, dalla loro donna, madre e icona. Non accettano di esserne privati, prima che «spossessati». Il loro universo è dentro quel rapporto, inclusa la loro autostima e il loro narcisismo patologico.
Marcello Veneziani, La cappa, 2022
Dalla dinamica dei «femminicidi» si rileva ancora una volta che non sono affermazione estrema di supremazia maschile, ripristino di una superiorità o una maestà spodestata; ma più spesso il contrario, frutto di debolezza, di dipendenza patologica e assoluta dalla donna-moglie-madre-matrona, incapacità di concepirsi autonomi, indipendenti, sovrani della propria vita.
Marcello Veneziani, ibidem
Chi uccide le donne non è il padre padrone all’antica, ma il figlio disturbato del presente.
Marcello Veneziani, La cappa, 2022
Note
- Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
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