Frasi e citazioni di Giorgio Celli
Selezione di frasi e citazioni animaliste di Giorgio Celli (Verona 1935 - Bologna 2011), entomologo, scrittore, etologo, docente universitario e conduttore televisivo italiano, autodefinitosi "l'avvocato degli animali".
Dal 1992 al 1998, Giorgio Celli ha diretto l'Istituto di entomologia Guido Grandi presso l'Università di Bologna. Tra gli animali che ha amato di più ci sono sicuramente i gatti.
"I gatti sono stati i miei maestri di etologia. Maestri senza parole ma con gesti trasparenti; ed io, a poco a poco, sono diventato un loro ammiratore e loro complice".
Non esiste il gatto, ma i gatti, nel senso che ogni micio ha la sua personalità, e un suo carattere. In altre parole, è un individuo! (Giorgio Celli) |
Etologia di un'amicizia © Muzzio, 1997 - Selezione Aforismario
I gatti non cessano mai di stupirmi per la loro intelligenza, e la loro capacità di percepire gli umori dell'uomo che pensa di essere il loro padrone, e di sicuro non viene riconosciuto come tale, o che crede di essere il loro amico, e di sicuro viene ricambiato con eguale amicizia.
Non esiste il gatto, ma i gatti, nel senso che ogni micio ha la sua personalità, e un suo carattere. In altre parole, è un individuo!
Il condominio dei gatti
© Piemme 2003 - Selezione Aforismario
Le gatte sono delle madri pronte a ogni sacrificio per difendere e salvare i loro piccoli. Una casa brucia e i gattini sono rimasti là dentro? Mamma gatta non esita un momento: penetra senza timore in quel braciere e se ne esce con i suoi gattini, l'uno dopo l'altro, in bocca.
Nel Medioevo ogni strega sembra che avesse il suo gatto, magari nero, con cui viveva in combutta. Era, si pensava, un emissario dell'inferno presso di lei. Molte volte è successo che il tribunale della Santa Inquisizione consegnasse al braccio secolare, destinati al rogo, non solo la strega, ma anche il suo gatto che, poveretto lui, posto alla tortura si era ostinatamente rifiutato di confessare la sua natura infernale.
I gatti non cessano mai di stupirmi per la loro intelligenza, e la loro capacità di percepire gli umori dell'uomo che pensa di essere il loro padrone, e di sicuro non viene riconosciuto come tale, o che crede di essere il loro amico, e di sicuro viene ricambiato con eguale amicizia.
Non esiste il gatto, ma i gatti, nel senso che ogni micio ha la sua personalità, e un suo carattere. In altre parole, è un individuo!
Il condominio dei gatti
© Piemme 2003 - Selezione Aforismario
Le gatte sono delle madri pronte a ogni sacrificio per difendere e salvare i loro piccoli. Una casa brucia e i gattini sono rimasti là dentro? Mamma gatta non esita un momento: penetra senza timore in quel braciere e se ne esce con i suoi gattini, l'uno dopo l'altro, in bocca.
Nel Medioevo ogni strega sembra che avesse il suo gatto, magari nero, con cui viveva in combutta. Era, si pensava, un emissario dell'inferno presso di lei. Molte volte è successo che il tribunale della Santa Inquisizione consegnasse al braccio secolare, destinati al rogo, non solo la strega, ma anche il suo gatto che, poveretto lui, posto alla tortura si era ostinatamente rifiutato di confessare la sua natura infernale.
L'avvocato degli animali... e del cane
© Perdisa 2004 - Selezione Aforismario
Che cosa c'è di male a supporre che gli scimpanzé, i gorilla o gli oranghi siano dei nostri cugini? Di che cosa dovremmo vergognarci? I campi di sterminio, la bomba su Hiroshima, e altre piacevolezze commesse dai miei simili nel corso della storia, mi fanno vergognare molto di più di appartenere alla specie umana!
Le scimmie, sopra tutto quelle antropomorfe, ci somigliano in modo tale da risultare per molti addirittura offensivo, per cui si è deciso che, se sono simili, è pura illusione, in quanto non possono certo essere dotate di quelle capacità cognitive riservate, (in esclusiva!), alla specie umana!
Come diceva una signora vittoriana pensando a Darwin [...]: "Deriviamo dalle scimmie? Se è vero, speriamo per lo meno che non si sappia in giro".
Esistono degli animali cattivi? Degli animali che noi uomini possiamo bollare di malvagità? No di certo, perché gli animali stanno al di là del bene e del male, né buoni né cattivi, esistono, e se sono dei predatori, beh, non fanno altro che obbedire al loro destino biologico, conformandosi a quello che l'evoluzione del loro gruppo, e della loro specie, ha deciso, nel corso di milioni di anni, che dovessero fare. Per esempio, gli squali.
Gli epuloni del Sol Levante, adorano le pietanze stravaganti, anche se di sapore pessimo. Si fanno così servire dei filetti di balena perché quel piatto, tanto cattivo quanto caro, li fa sentire all'altezza del loro prestigio sociale. In questo caso, il peccato di gola si coniuga con quello di superbia, e se esistesse l'inferno, è sicuro che quei commensali ci finirebbero tutti. Dal canto mio, spero che la carne di balena, grassa com'è, alzi il loro colesterolo, mettendoli a rischio d'infarto. Se non esiste una giustizia teologica, ho deciso di contare almeno su quella patologica.
Noi, ultimi arrivati, stiamo mettendo alla porta tutti gli inquilini legittimi del condominio Terra, o perché li sfrattiamo per insediare in casa loro le nostre attività, o perché li uccidiamo per impadronirci delle loro pellicce, destinate alle nostre donne, o dei loro corpi per i nostri barbecue, quando potremmo benissimo mettere in graticola delle verdure! Accuso l'uomo di prevaricazione, di sconfinamento, di esproprio, di assassinio!
Nuovo bestiario postmoderno
2011
C’è chi pensa che la natura sia buona / e finisce nelle fauci della tigre / c’è chi pensa che la natura sia malvagia / e abbatte a colpi di fucile la tigre / c’è chi pensa che la natura sia bella / e mette nella gabbia dello zoo la tigre / c’è chi pensa che la natura sia utile / e si fa una pelliccia con la tigre / c’è chi pensa che la natura pensi / e seziona il cervello della tigre / c’è chi pensa che la natura sia in pericolo / e fa un’oasi di protezione per la tigre / c’è chi pensa che la natura sia Dio / e trova l’uomo nella tigre / c’è chi pensa che la natura sia opera di Dio / e dissocia l’uomo dalla tigre / c’è chi pensa che la natura sia natura / e diventa parente della tigre / c’è chi pensa che la tigre sia la tigre / e lascia in pace la tigre.
Prefazioni
Anche gli animali vanno in Paradiso, 2001
di Stefano Apuzzo e Monica D’Ambrosio
Ammettere che gli animali hanno un’anima significherebbe dover rivedere molte delle nostre certezze antropocentriche e rimettere in discussione il nostro rapporto con il Creato. Significherebbe, probabilmente, non comportarsi più da padroni assoluti dell’universo, bensì da padri coscienziosi che difendono i propri figli e, si sa, la responsabilità paterna o materna non è facile da assumere consapevolmente.
Nella discussione se gli animali hanno un’anima o meno ci vedo la contraddizione tra chi ritiene di avere avuto la terra in prestito e in dono e chi ritiene di averla vinta o conquistata. Per questi ultimi, gli animali, la natura, le risorse della Terra, sono beni materiali di immediato consumo e non rappresentano invece un patrimonio inestimabile da proteggere e conservare.
Io credo che al di là delle convinzioni religiose, mistiche e spirituali di ognuno, il rispetto verso gli animali e la natura, madre di tutti noi, debba rappresentare un presupposto, un comune denominatore del convivere civile.
Se gli uomini si attribuiscono l’anima questa non può essere negata a tutti gli altri animali, cugini e fratelli del genere umano, coinquilini nel grembo di “Gaia”.
Se il Paradiso esiste è giusto che sia popolato di animali. Ve lo immaginate un Eden senza il canto degli uccelli, il garrire delle rondini, il belare delle caprette e l’apparire del buffo e curioso musetto di un coniglio? Di sicuro nel mio Paradiso ideale non possono non echeggiare miagolii da ogni angolo. Il festoso abbaiare di cani che giocano finalmente sereni. Vogliamo negare anche questo ai poveri animali?
Spesso i predatori del mondo hanno bisogno di supporti ideologici e religiosi per compiere le loro nefandezze: non offriamoglieli.
Fonte sconosciuta
Selezione Aforismario
Guardare un gatto è come guardare il fuoco: si rimane sempre incantati.
La biodiversità costituisce un segnale: se in un prato che state attraversando ci sono molti fiori, molte api e farfalle sulle loro corolle, se le bisce strisciano tra le erbe e le allodole cantano nel cielo, potete essere certi che quel luogo è salubre, e che, per sovrappiù, contribuisce alla nostra felicità suggerendoci che l'uomo non è ancora solo nel mondo.
Guardare un gatto è come guardare il fuoco: si rimane sempre incantati.
La biodiversità costituisce un segnale: se in un prato che state attraversando ci sono molti fiori, molte api e farfalle sulle loro corolle, se le bisce strisciano tra le erbe e le allodole cantano nel cielo, potete essere certi che quel luogo è salubre, e che, per sovrappiù, contribuisce alla nostra felicità suggerendoci che l'uomo non è ancora solo nel mondo.
Quando vendiamo per 30 denari una foresta, abbiamo venduto, con gli alberi abbattuti, parte della nostra eredità d’ossigeno.
Note