Frasi e citazioni di Emanuele Severino
Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Emanuele Severino (Brescia 1929-2020), filosofo, accademico e compositore italiano.
Emanuele Severino, Accademico dei Lincei, è stato professore emerito di Filosofia teoretica all'Università Ca' Foscari di Venezia e ha insegnato Ontologia fondamentale all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Le sue opere filosofiche sono state tradotte in varie lingue.
A mo' d'introduzione, riportiamo una riflessione di Emanuele Severino sul fondamento della filosofia:
A mo' d'introduzione, riportiamo una riflessione di Emanuele Severino sul fondamento della filosofia:
"Riprendendo uno spunto di Platone, Aristotele dice che gli uomini sono spinti a filosofare dalla “meraviglia”: dalla “meraviglia” che essi provano quando, di fronte agli accadimenti del mondo, ne ignorano le “cause”. Cercano quindi la filosofia per sé stessa, perché vogliono conoscere; non perché intendano servirsi della filosofia in vista di qualche vantaggio. Tuttavia la parola greca thàuma, che traduciamo con “meraviglia”, ha un significato molto più intenso: indica anche lo stupore attonito di fronte a ciò che è strano, imprevedibile, orrendo, mostruoso. Se infatti non si conoscono le “cause” di ciò che accade – se ciò che accade non rientra nella spiegazione del mondo della quale l’uomo di volta in volta si trova in possesso –, allora l’accadimento delle cose è l’inquietante e diventa la fonte di ogni terrore e di ogni angoscia. E anche di ogni dolore, perché la sofferenza è insopportabile quando non è spiegabile e si avventa sull'uomo, imprevedibile e senza ragioni. Affermando che la filosofia nasce dalla meraviglia, Aristotele intende dire (anche se evita di sottolinearlo) che la filosofia nasce dal terrore provocato dall'imprevedibilità del divenire della vita. Conoscendo le “cause” del divenire, la filosofia rende prevedibile l’imprevedibile, lo inserisce nella spiegazione stabile del senso del mondo, e quindi appronta il rimedio contro il terrore della vita". [La filosofia contemporanea, Rizzoli, 1986].
Nascere vuole dire uscire dal niente; morire vuol dire tornare nel niente: il vivente è ciò che esce dal niente e torna nel niente. (Emanuele Severino) |
Essenza del nichilismo
© 1972 © Adelphi 1982 - Selezione Aforismario
"Nichilismo" significa affermare che le cose sono niente, ossia che il non-niente è niente.
Il nichilismo, colto nella sua autentica essenza, è la persuasione che ciò che non è mai stato e non potrà mai essere sia.
Il nichilismo è il senso della storia dell’Occidente.
Sin da Platone, la metafisica ha identificato le cose al niente: affermando che escono e ritornano nel niente, afferma che sono state e tornano ad essere niente. Il ‘mondo’ è la dimensione in cui il non-niente è niente, e ove Dio o l’Uomo hanno la capacità di operare l’identificazione del non-niente e del niente.
L’affermazione della nientità del non-niente è il nichilismo, e il nichilismo è il dio ignoto e supremamente potente della civiltà occidentale.
La filosofia e la cultura moderne sono anche il tentativo, continuamente rinnovato, di eliminare l’eterno salvaguardando l’autonomia del divenire storico. Il nichilismo (cui per essenza compete di non sapersi tale) tenta così di realizzarsi nella sua forma più pura. Da un lato, tutto diventa oggetto dell’attività umana, che, oggi, si determina come produzione-distruzione scientifico-tecnologica; dall'altro lato la scienza rinuncia a porsi come verità assoluta e incontrovertibile.
Il nichilismo è così dominante, che ormai si presenta come denuncia dei modi inautentici di intendere l’essenza del nichilismo. Le parole dell’alienazione suonano identiche alle parole della verità.
"Nichilismo" significa affermare che le cose sono niente, ossia che il non-niente è niente.
Il nichilismo, colto nella sua autentica essenza, è la persuasione che ciò che non è mai stato e non potrà mai essere sia.
Il nichilismo è il senso della storia dell’Occidente.
Sin da Platone, la metafisica ha identificato le cose al niente: affermando che escono e ritornano nel niente, afferma che sono state e tornano ad essere niente. Il ‘mondo’ è la dimensione in cui il non-niente è niente, e ove Dio o l’Uomo hanno la capacità di operare l’identificazione del non-niente e del niente.
L’affermazione della nientità del non-niente è il nichilismo, e il nichilismo è il dio ignoto e supremamente potente della civiltà occidentale.
La filosofia e la cultura moderne sono anche il tentativo, continuamente rinnovato, di eliminare l’eterno salvaguardando l’autonomia del divenire storico. Il nichilismo (cui per essenza compete di non sapersi tale) tenta così di realizzarsi nella sua forma più pura. Da un lato, tutto diventa oggetto dell’attività umana, che, oggi, si determina come produzione-distruzione scientifico-tecnologica; dall'altro lato la scienza rinuncia a porsi come verità assoluta e incontrovertibile.
Il nichilismo è così dominante, che ormai si presenta come denuncia dei modi inautentici di intendere l’essenza del nichilismo. Le parole dell’alienazione suonano identiche alle parole della verità.
Che cosa fanno oggi i filosofi?
Bompiani 1982
La filosofia va necessariamente verso il proprio tramonto, cioè verso la scienza, che tuttavia è il modo in cui oggi la filosofia vive.
La scienza è una elaborazione di tecniche per raggiungere in modo ottimale certi scopi. [...] Dati certi scopi la scienza indica i mezzi relativamente più idonei per realizzarli; ma non indica quali scopi debbano essere perseguiti.
Nascere vuole dire [...] uscire dal niente; morire vuol dire tornare nel niente: il vivente è ciò che esce dal niente e torna nel niente.
La strada
© Rizzoli 1983 - Selezione Aforismario
Che cos’è la filosofia? Le risposte son così numerose e disparate che passa la voglia di saperlo.
Sin dall'inizio, la filosofia ha voluto scoprire la verità del mondo. Certamente, il mondo era già noto prima della filosofia, ma essa gli conferisce un senso inaudito. Per la prima volta, infatti, essa esprime la contrapposizione estrema, quella tra l’essere e il niente, e concepisce il mondo come il luogo in cui le cose escono dal niente, approdano alla sponda dell’essere e ritornano nell'abisso del niente.
Oggi tutti sono capaci di parlare della morte della filosofia. E in effetti le grandi forze che hanno guidato la storia europea – il cristianesimo, l’economia borghese, l’organizzazione democratica dello Stato, la scienza moderna e la sua applicazione alla grande industria – alla filosofia hanno finito col togliere ogni spazio, l’hanno vanificata. Ma queste forze conoscono veramente il senso di ciò che esse hanno compiuto?
La scienza è dominio del mondo prima ancora di essere tecnica.
La vanificazione e la morte della filosofia non sono la conseguenza della comparsa di una logica più vera di quella filosofica, ma esprimono semplicemente il fatto che il consenso delle masse è rivolto altrove.
L’unico avversario temibile del potere è un potere più forte.
La parabola breve della filosofia è stata il tentativo di uscire dal mito, stabilendo la verità del senso del mondo.
Il parricidio mancato
© Adelphi 1985
Ogni civiltà, e soprattutto quella occidentale, non è stata altro che edificante – anche e proprio quando ha prodotto l'estremo della distruzione e dell'orrore. Potrà mai accadere all'uomo di non essere edificante?
La bilancia
Pensieri sul nostro tempo © Rizzoli 1992
La scienza è divenuta la sorgente primaria del potere, ma la ricerca scientifica è opera di una élite ristrettissima che lavora alle dipendenze delle grandi macchine private e statali.
Il potere della scienza sta sotto gli occhi ed è riconosciuto da tutti, ma le chiavi del potere – la competenza scientifica e la sua utilizzazione – rimangono lontanissime dalle masse e dagli individui per i quali resta un mistero come la scienza e la tecnica raggiungano i risultati che fanno sbalordire e rabbrividire il mondo.
Il declino del capitalismo
© Rizzoli 1993
Il capitalismo dovrà rendersi conto che distruggendo la Terra distrugge se stesso. E sarà questa coscienza, non la coscienza morale o religiosa, a spingere il capitalismo al tramonto.
Il capitalismo tramonta, perché è costretto, prendendo coscienza del proprio carattere autodistruttivo, a darsi un fine diverso dal profitto, cioè la salvaguardia della base naturale della produzione economica, e la salvaguardia della tecnica.
Il nemico più implacabile e più pericoloso del capitalismo è il capitalismo stesso.
Pensieri sul Cristianesimo
© Rizzoli 1995 - Selezione Aforismario
Dio, l'uomo, la tecnica sono i grandi creatori e annientatoli delle cose, le grandi forme in cui si incarna l'estrema follia della violenza e l'alienazione estrema della verità.
Lungo la storia della cultura occidentale, la negazione della libertà ha ricevuto molti nomi. "Destino" è uno dei più noti.
La Chiesa cattolica è rimasta l'unica istituzione al mondo (l'altra, l'Unione Sovietica, ormai non lo è più) a sostenere l'esistenza e la conoscibilità della verità.
Se la verità non esiste - o non è conoscibile - anche la fede cristiana diventa una pura volontà: la volontà che il mondo abbia un certo senso piuttosto che un altro.
La follia dell'angelo
© Rizzoli 1997 - Selezione Aforismario
L'etica è una delle forme estreme della violenza, perché è l'amministrazione del divenire, in vista della realizzazione degli scopi che sono ritenuti adatti alla piena realizzazione dell'uomo.
La democrazia è una fede.
La costruzione e la distruzione hanno la stessa anima
L'orgoglio è una qualità di chi è impotente. È dal punto di vista di Dio che Lucifero pecca di orgoglio. Ma la vittoria di Dio su Lucifero è un'illusione di Dio.
La legna e la cenere
Discussioni sul significato dell'esistenza © Rizzoli 2000
La morte è l'assentarsi dell'eterno.
Immortalità e destino
© Rizzoli 2000
La mente è il luogo dove vengono trattenuti e fatti permanere gli eventi del mondo.
Al fondamento di tutto ciò che oggi si pensa e si compie sta la persuasione che ogni cosa, in quanto soggetta a nascita e morte, è effimera. A sua volta questa persuasione si fonda sul tratto centrale della filosofia del nostro tempo, cioè sul pensiero che nessuna «cosa» esiste necessariamente.
L'intima mano
© Adelphi 2010 - Selezione Aforismario
"Filo-sofia" significa, alla lettera, "cura per ciò che è luminoso (saphés)"; e la verità è per essenza ciò che si mantiene nella luce.
Il rapporto con la verità divide gli uomini perché di fronte ad essa ogni individuo deve essere solo e perdere in qualche modo di vista quel che fanno gli altri. Non guardava in questa direzione Gesù, quando diceva di esser venuto a portare la spada?
Il capitalismo nasce quando non è più lo scambio di merci a servirsi del denaro, ma il denaro a servirsi della merce, quando cioè l'incremento del denaro in quanto profitto privato è lo scopo della produzione di merci.
L'Europa può avere un'identità solo in quanto è unita; e può essere qualcosa di unito solo in quanto ha un'identità.
Il mio ricordo degli eterni
© Rizzoli 2011
Ricordare è errare, sognare.
La sincerità rende impossibile la convivenza.
Il tramonto della politica
© Rizzoli 2017 - Selezione Aforismario
Il destino della tecnica, intesa nel suo senso autentico, è porsi alla guida dei popoli: diventare tecnocrazia.
Il capitalismo non è la «legge naturale eterna» dei rapporti economici. Nonostante la crisi attuale, esso è l’ideologia vincente in grandi aree del Pianeta, ma non per questo i suoi principi (ad esempio autonomia e libertà dell’individuo, proprietà privata, uso della merce per aumentare il profitto, dipendenza dei consumi della gente e della ricchezza delle nazioni dall'iniziativa privata) sono verità assolute.
Sta in cima ai sentimenti e ai pensieri dell’uomo. La morte. La vita minacciata sin dall'inizio e infine strappata via dalla morte. La religione è tra le più antiche difese contro di essa.
Dispute sulla verità e la morte
© Rizzoli 2018
Il rapporto alla morte non è uno dei tanti che l’uomo si trova a instaurare, ma è l’essenza stessa della vita umana. Questo, nonostante il tentativo del nostro tempo, come si suol dire, di nascondere il più possibile la morte.
L’uomo teme soprattutto la morte. È così da sempre. La paura viene da lontano, dall'inizio. Se la morte è l’estrema minaccia che il Dio veterotestamentario rivolge ad Adamo, qualora egli abbia a mangiare dall'albero della conoscenza, ciò significa che Dio sa che la morte è quel che Adamo teme di più.
Note
Leggi anche le citazioni dei filosofi italiani: Nicola Abbagnano - Giorgio Agamben - Giulio Giorello
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