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Frasi e citazioni di Dario Antiseri

Selezione di frasi e citazioni di Dario Antiseri (Foligno 1940), filosofo e accademico italiano. Le seguenti riflessioni sono tratte dai seguenti libri di Dario Antiseri: Cristiano perché relativista, relativista perché cristiano (2003); Introduzione alla metodologia della ricerca (2005); Relativismo, nichilismo, individualismo (2005); Più libertà per una scuola migliore (2020).
Foto di Dario Antiseri
L’uomo è e rimane un mendicante di senso. È questa una consapevolezza
che riapre lo spazio della fede. (Dario Antiseri)

Didattica della filosofia
Il mestiere del filosofo, 1999 © Armando Editore

Le metafisiche sono surrogati della fede.

Cristiano perché relativista, relativista perché cristiano
Per un razionalismo della contingenza © Rubbettino, 2003

I valori non si fondano sulla scienza: essi trovano fondamento sulle nostre scelte di coscienza.

La società aperta è [...] aperta al maggior numero possibile di portatori di idee, ideali e fedi diverse e magari contrastanti — è aperta al maggior numero possibile, ma non a tutti. Essa è chiusa, pena la sua autodissoluzione, solo agli intolleranti, e cioè a coloro che, credendosi in possesso di verità assolute e di valori esclusivi, tentano di imporre queste verità e questi valori, ad ogni costo, magari con lacrime di sangue.

In filosofia non tutto è arbitrario, ma niente è certo.

Nella scienza nulla vi è di certo: né le asserzioni generali né le asserzioni di osservazione. L'accettabilità di una teoria scientifica è relativa al patrimonio conoscitivo e tecnico disponibile in un dato tempo.

Introduzione alla metodologia della ricerca
© Rubbettino, 2005

La vita si capisce con la vita. La vita passata si comprende attraverso la vita presente: è l'"esperienza" presente a rendere attuali le esperienze del passato, a dare sangue alle ombre, a farle rivivere.

Avere a disposizione più teorie che permettano di farci vedere aspetti diversi di un evento che tentino di scartare le teorie vigenti, non è una miseria, ma una ricchezza.

La continua proposta di alternative e la critica incessante sono i due pilastri su cui si regge l'intera ricerca scientifica.

Relativismo, nichilismo, individualismo
Fisiologia o patologia dell'Europa? © Rubbettino, 2005 - Selezione Aforismario

Individualismo, relativismo e nichilismo, allorché siano ben intesi, rappresentano tratti dell’identità di un Occidente che affonda le propri radici nell’idea greca di razionalità come discussione critica e nel valore che il messaggio cristiano attribuisce alla persona umana.

L’Europa è la sua storia. E la storia d’Europa non è la storia di un’unica idea, di una tradizione monolitica. La storia dell’Europa è piuttosto la storia – certo punteggiata anche di errori, di soprusi e di massacri – di una tradizione in cui nascono, si sviluppano, si incontrano e via via si scontrano più idee filosofiche e più idee religiose, svariate proposte politiche e più visioni del mondo: buone e cattive.

L’Europa è la sua storia. E questa storia non è la storia di un’idea che permette una sola tradizione, ma è la storia di una tradizione che permette le idee più diverse ed azzardate. 

L’Europa deve molto alla Grecia: deve ad essa soprattutto l’idea di razionalità come discussione critica. 

È davvero incomprensibile, da una prospettiva puramente culturale e “per semplice osservanza della verità”, la posizione di quanti si sono ostinati a non voler inserire nella Costituzione europea il richiamo alle radici cristiane dell’Europa. Chi, quale cultura rappresentano costoro? In quale storia si sentono inseriti?

La nostra Europa è già plurietnica e multiculturale e sempre più lo sarà nei prossimi decenni. Ma perché simile realtà possa dare i frutti di un fecondo dialogo e magari di “felici contaminazioni”, è più che mai urgente non perdere la consapevolezza della nostra identità, la consapevolezza delle scelte che hanno creato l’Occidente.

I sistemi etici non sono affatto tutti uguali – anzi, essi sono diversi l’uno dall’altro. E non li rende uguali la loro non fondabilità razionale: una affermazione del genere equivarrebbe a sostenere che tutte le donne sono uguali perché nessuna di esse è perfetta.

I valori supremi sono oggetto di scelte di coscienza: non sono né teoremi "dimostrati" né assiomi "autoevidenti" e "autofondantisi".

È possibile una società aperta laddove ci si arroghi la pretesa di essere in possesso di Valori Esclusivi e dell’Unica Vera Fede? 

Il Cristianesimo è stato l'evento politico più importante dell'Occidente: per decreto religioso lo Stato non può essere tutto.

Il pluralismo non rende i sistemi etici uno uguale all’altro – ogni sistema etico è diverso dall’altro. Abbracciarne uno invece di un altro dipende dalla nostra intelligenza e accettazione delle conseguenze e dal nostro coraggio ovvero dalla nostra stupidità o vigliaccheria.

Le teorie scientifiche non poggiano sulla roccia, ma sulle palafitte. E ora ci si vorrebbe far creder che è l’etica a poggiare sulla roccia di una razionalità incontrovertibile e fondazionista, piuttosto che sulla scelta di una coscienza certamente fallibile ma inviolabile.

Pluralismo, dunque scelta; scelta, dunque libertà; libertà, dunque responsabilità.

Molto può fare la ragione in campo etico. Ma la cosa più importante cui essa può condurci sta nel farci comprendere che l’etica non è scienza.

La scelta in etica è inevitabile – una scelta che trova la sua base non nella scienza, ma nella coscienza di ogni uomo e di ogni donna.

Non il buon uso quanto piuttosto il sistematico abuso della ragione tipicizza il fondamentalismo pseudorazionalistico di tanti odierni neopredicatori di assoluti terrestri.

Per un cristiano solo Dio è assoluto, per cui tutto ciò che è umano non può essere che storico, contestabile, transeunte, non assoluto, relativo. Il cristiano, pena la sua metamorfosi in idolatra, non può predicare l’assolutezza di nessuna cosa umana. Dunque, potremmo dire: relativisti per grazia ricevuta.

Dietro ad ogni totalitarismo si annida sempre la presunzione fatale di Verità totali e definitive e di Valori esclusivi. Metafisiche della razza eletta o della classe destinata a redimere il mondo intero hanno inzuppato la terra di sangue innocente.

Non pochi dei neo–fondamentalisti che oggi si scagliano contro il relativismo e il nichilismo – Mali assoluti dell’Occidente – soltanto ieri erano abbarbicati come ostriche alla presunta Verità assoluta del materialismo dialettico che predicavano come “concezione vera perché giusta”, una concezione descrittiva dell’ineluttabile senso della storia umana.

In realtà, non è la scienza che nega lo spazio della fede. Questo spazio hanno preteso di cancellarlo filosofie – esiti di pensiero forte – nelle quali, con motivazioni differenti, si è creduto di poter divinizzare l’uomo e di eliminare Dio.

Non è la scienza a dirci quello che dobbiamo fare né ad insegnarci in che cosa possiamo sperare. È per principio che la scienza non risponde alle domande per noi più importanti. Il porro unum necessarium esula dalla ragione scientifica.

Se l’uomo fosse costruttore e padrone del ‘senso’, Dio sarebbe semplicemente un’illusione inutile, inopportuna o addirittura dannosa. Ma così non è.

L’uomo, in realtà, è e rimane un mendicante di senso. È questa una consapevolezza che riapre lo spazio della fede.

Se sapessimo, se avessimo fondamenti razionali per affermare che la nostra fede è l’unica vera, questa fede sarebbe ancora fede? La pretesa di trovare per essa fondamenti razionali non la distrugge come fede?

La fede non si basa sulla scienza, non ha a fondamento una filosofia. La filosofia non salva.

Più libertà per una scuola migliore
Lettera raccomandata ai politici italiani © Rubbettino, 2020

È tramite la competizione tra scuola e scuola che si può sperare di migliorare il nostro sistema formativo: la scuola statale e quella non statale.

In Italia la scuola libera è solo libera di morire.

Il monopolio statale dell’istruzione è la vera, acuta, pervasiva malattia della scuola italiana. 

Il monopolio statale nella gestione dell’istruzione è negazione di libertà; è in contrasto con la giustizia sociale; devasta l’efficienza della scuola. E favorisce l’irresponsabilità di studenti, talvolta anche quella di alcuni insegnanti e, oggi, pure quella di non pochi genitori.

Chi difende la scuola libera non è contrario alla scuola di Stato: è semplicemente contrario al monopolio statale nella gestione della scuola.

Note
Leggi anche le citazioni dei filosofi italiani: Giorgio Agamben - Remo BodeiEdoardo Boncinelli - Salvatore Natoli