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Frasi e citazioni di Raimon Panikkar

Selezione di frasi e citazioni di Raimon Panikkar (Barcellona, 1918 - Tavertet, 2010), filosofo, teologo, presbitero e saggista spagnolo. Nato da madre spagnola e cattolica e da padre indiano e hindu, la filosofia di Panikkar integra una pluralità di tradizioni: indiana ed europea, hindu e cristiana, scientifica e umanistica.
Foto di Raimon Panikkar
Non credo che la ricerca di una religione unica possa rappresentare un ideale.
Penso al contrario  che la diversità delle religioni, esattamente come quella delle lingue,
delle razze, dei costumi e delle culture, sia essenziale per dare la misura
della grandissima ricchezza dell’essere umano. (Raimon Panikkar)

Gli inni cosmici dei Veda
The Vedic Experience, 1977

Così come l'intero universo procede lungo il proprio percorso, anche tutta la nostra esistenza segue il suo corso e descrive un ciclo che corrisponde a quelli divini e cosmici.

Non possiamo abbracciare in un unico atto la nostra vita, e tanto meno l’intera realtà. Entrambe devono andare per la loro strada.

La coscienza non si limita a riflettere ciò che è, ma modifica, a dir poco, la cosa che «riflette». L’esistenza conscia dell’Uomo non è una semplice copia o una semplice immagine riflessa di ciò che è, ma rappresenta un fattore costitutivo della realtà stessa.

La nuova innocenza
La nova innocència, 1991

"Purificazione del cuore": non avere paura né di sé né degli altri. In questo sta la nuova innocenza. Questo è ciò che conta: non perdiamo tempo in teorie. 

Il mistero della vita è che il male esiste, che le tensioni non possono essere soppresse e che noi ci siamo dentro; che si deve fare il possibile, senza lasciarsi dominare e senza mai ritenere di possedere la verità assoluta.

Bisogna accettare la condizione umana, sapere che un certo dubitare non si oppone alla fede; sapere che il senso di contingenza è necessario alla nostra vita. 

Non possiamo identificarci con le nostre idee. Le idee hanno importanza, ma una importanza relativa. Chi non sa superare la dicotomia tra l'essere e il pensare, tra ciò che uno è e ciò che uno pensa, diventa schiavo del proprio pensiero e in ultimo termine perde il senso cristiano dell'esistenza.

Scoprire il senso della vita nella gioia, nella sofferenza, nelle passioni; invece di lamentare la difficoltà del vivere, rimandando ad un giorno che non arriva mai il momento di godere profondamente di questa vita, trovare questo senso in ogni istante.

Ecosofia
Ökosophie, 1993

Il mondo è anche una categoria di tipo religioso, a patto che non trasformiamo la religione in una setta.

La modernità si esaurisce in se stessa, e noi non possiamo continuare per questa strada che porta alla morte.

Accettiamo semplicemente la condizione umana. E in essa scopriremo la Verità, la Bellezza e la Pace.

Tra Dio e il cosmo
Entre Dieu et le cosmos, 1998 (dialogo con Gwendoline Jarczyk) - Selezione Aforismario

Se la religione, il religioso, non costituisce la dimensione più intima della realtà stessa, allora non è che una sovrastruttura aggiunta a ciò che è – ossia niente più, tutto sommato, che un’istituzione messa lì per aiutarti nel caso migliore, per inquietarti o annoiarti nel caso peggiore.

Quando la parola cessa di essere l’estasi del silenzio, essa diviene inautentica. 

Il silenzio autentico, certamente, non è assenza di parola.

Allorché separo la parola dal silenzio, non ho più altro che quella che si chiama chiacchiera.

L’uomo dovrà rispondere di ogni parola che non sia un sacramento, che non sia una incarnazione del silenzio, poiché tali parole non hanno alcun valore.

Fino a quando chi parla non ha incarnato personalmente in se stesso quello che dice, le parole non hanno forza. 

La parola, quando è veramente parola, è rivelazione. Ed è per questo che, viceversa, la prostituzione della parola è uno dei più grandi peccati culturali dell’umanità.

Il silenzio non va confuso con il mutismo; non è semplice «assenza di parola», ma è il luogo della gestazione della parola.

Oggi ci troviamo in una situazione di inflazione verbale in tutti i campi, che favorisce la superficialità di cui siamo vittime.

L’ossessione dei giorni nostri, per la quale è importante aumentare la longevità umana, ci fa dimenticare di considerare la vita nei termini della sua densità.

La religione attiene alla persona, non dico all’individuo. E siccome la realtà non è monocroma, non è di un unico colore, in effetti ci sono tante religioni quante sono le persone.

Grazie a Dio, gli uomini non sono fatti tutti alla stessa maniera né vedono le cose in maniera uniforme. In realtà, ogni persona è rivelazione, nel movimento stesso della sua autocomprensione.

Le religioni sono diverse, ma pretendono di «toccare» l’infinito, il mistero. E questo fa sì che, nella mia piccola visione particolare, posso avere la pretesa di vedere il tutto.

Le scritture sono utili alle credenze; sono superflue per la fede.

Se la ricerca della verità non si accompagna a una messa in gioco di quello che io stesso sono, di me che la cerco, allora non è una vera ricerca della verità; è la ricerca di una concettualizzazione o di una dottrina.

Quando la verità cessa di essere personale, viva, soggettiva altrettanto che oggettiva, cessa di essere verità.

Nessuno ha il monopolio della verità, poiché la verità è pluralista, e non plurale.

La verità, come oggetto, non esiste; poiché la verità di una cosa, quando mi sforzo di dirla, è inseparabile dagli interlocutori.

Se tu non credi quello che io credo, non ho il diritto di decretare che a causa di ciò tu sei perverso.

Nel corso della storia, ci si è piegati a identificare la fede in quanto tale con la particolare credenza abbracciata dall’uno o dall’altro; questo fa sì che, se io sono cristiano e tu musulmano, tendo inevitabilmente a considerare te come cieco o perverso.

Pretendere di appartenere al partito dei buoni significa mettersi già in un falso rapporto con il vangelo, il quale raccomanda di non separare il buon grano dalla zizzania.

Per me, la fede non è la fede nella fede degli altri.

La religione, per me, è una realtà essenzialmente personale, e non ha se non poco a che fare con l’ideologia, mentre troppo spesso è stata confusa con essa.

Chi non conosce che la propria religione non ne conosce alcuna, nemmeno la propria.

Non credo che la ricerca di una religione unica possa rappresentare un ideale. Penso al contrario che la diversità delle religioni, esattamente come quella delle lingue, delle razze, dei costumi e delle culture, sia essenziale per dare la misura della grandissima ricchezza dell’essere umano.

Se sono davvero un essere umano, non posso pretendere di conformare tutta l’umanità al mio sistema ideologico o al mio sistema religioso.

Senza amore non si fa niente di valido.

Una scienza senza coscienza distrugge l’uomo e la natura. Ma una coscienza senza scienza resta impotente a salvare sia l’uomo sia la natura.

Senza una trasformazione globale, che tocchi la coscienza come la religione, e la filosofia come la nostra visione del mondo, non può esserci speranza di salvezza per questa civiltà.

L’avventura umana, è un destino di libertà. È questo che dà gioia all’artefice.

Per me, il male è una realtà, e come tale sfugge a ogni spiegazione. La mia incapacità di spiegarlo è la cifra della mia contingenza. E aggiungerei anche: esso è una rivelazione della realtà.

Si è proclamato, come se si trattasse di una realtà universale ed evidente: Homo homini lupus, «L’uomo è un lupo per l’uomo». Mentre, nello stesso Platone, leggiamo una frase meravigliosa troppo poco citata: Homo homini deus, «L’uomo è un dio per l’uomo».

La pienezza dell'uomo
1999

C'è nell'uomo un desiderio di pienezza e di vita, di felicità e di infinito, di verità e di bellezza, che va al di là delle contingenze religiose e culturali.

Pace e interculturalità
2002

Il problema della pace è complesso quanto difficile. Non basta la buona volontà. Con la buona volontà si sono fatte guerre cruente.

Non è possibile valutare correttamente il punto di vista dell'altro senza una conoscenza della sua cultura − conoscenza cui non si può giungere senza amore o almeno simpatia: da qui l'importanza dell'interculturalità.

Pochi desiderano "imporre" la pace, ma pochi anche sono coloro che si dicono pronti a cercarla, recando come pretesto il fatto che gli "altri" non sono disposti a far e altrettanto, né nella prassi né nella teoria. 

Il logos rappresenta la grande dignità dell'uomo, ma c'è anche lo "spirito" − che non è subordinato al primo. Per questo tutte le culture, dal buddhismo al cristianesimo all'induismo, insistono sulla purezza di cuore che porta l'uomo all'azione giusta.

L'uomo non è solamente individuo: è persona, cioè un centro di relazioni che si estendono fino ai limiti raggiungibili dalla sua anima.

Voler instaurare un "modo di pensare unico" o una civiltà unica è un peccato di lesa umanità che deriva dal fatto di avere confuso il pensiero con l'astrazione.

Il rispetto dell'uomo esige il rispetto di ogni cultura umana.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Hans KüngJiddu KrishnamurtiOsho Rajneesh

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