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Frasi e citazioni di René Guénon

Selezione di frasi e citazioni di René Guénon  (Blois, 1886 - Il Cairo, 1951), filosofo, saggista ed esoterista francese. 
Foto di René Guénon
Invece di cercare di innalzarsi fino alla verità, l'uomo moderno pretende
di farla scendere fino al proprio livello. (René Guénon)

Oriente e Occidente
Orient et Occident, 1924

Tutte le superiorità di cui gli occidentali si vantano sono puramente immaginarie, con la sola eccezione della superiorità materiale; che è fin troppo reale, nessuno glielo contesta e, in fondo, nemmeno gli invidia; ma il peggio è che ne abusano.

La crisi del mondo moderno
La Crise du monde moderne, 1927 - Selezione Aforismario

Questa civiltà, di cui i moderni sono cosi infatuati, non occupa un posto privilegiato nella storia del mondo: essa può aver la stessa sorte di tante altre già scomparse in epoche piú o meno lontane, alcune delle quali non hanno lasciato che tracce minime, vestigia appena percettibili o difficilmente riconoscibili.

Invece di cercare di innalzarsi fino alla verità, l'uomo moderno pretende di farla scendere fino al proprio livello.
[L'homme moderne, au lieu de chercher à s'élever à la vérité, prétend la faire descendre à son niveau].

I pretesi «benefici» di quel che si è convenuto chiamare il «progresso» e che effettivamente così si potrebbe denominare una volta specificato che si tratta solo di un progresso materiale, questi «benefici» tanto vantati non son forse in gran parte illusori?

Forse che gli uomini sono felici oggi più di prima per il fatto di disporre di mezzi di comunicazione più rapidi o di altre cose del genere, e per avere una vita più agitata e complicata? Proprio il contrario ci sembra vero: lo squilibrio non può esser la base di una vera felicità. D'altronde, più un uomo ha bisogni, più rischia di mancare di qualche cosa e quindi di essere infelice.

Si ha l'impressione assai generale che allo stato attuale non esista più alcuna stabilità. Ma mentre alcuni sentono il pericolo e cercano di reagire, la gran parte dei nostri contemporanei si compiacciono di questo disordine ove vedono una specie di immagine esteriorizzata della loro stessa mentalità.

Si potrebbe dire che allo stato attuale delle cose l'antitesi fra Oriente e Occidente consiste nel fatto che l'Oriente ha tutelato la superiorità della contemplazione sull'azione, mentre l'Occidente moderno ha affermato la superiorità del l'azione sulla contemplazione.

Un male inevitabile non cessa per questo di essere un male.

Gli uomini non riconoscono piú alcuna autorità effettiva nell'ordine spirituale, alcun potere legittimo in senso superiore e sacro nell'ordine temporale. I «profani» si permettono di discutere su cose sacre, di esse disconoscendo il carattere se non pure l'esistenza. È l'inferiore che giudica il superiore, è l'ignoranza che impone limiti alla sapienza, è l'errore che scalza la verità, è l'umano che si sostituisce al divino, è la terra che va a predominare sul cielo, l'individuo facendosi la misura di tutte le cose e pretendendo di dettare all'universo leggi tratte tutte dalla sua ragione relativa e defettibile.

Il parere della maggioranza non può essere che l'espressione dell'incompetenza, la quale poi risulta dalla mancanza d'intelletto o dall'ignoranza pura e semplice.

In una folla l'insieme delle reazioni mentali producentisi negli individui che ne fanno parte forma una risultante che non corrisponde nemmeno al livello medio, bensì a quello degli elementi più bassi.

La competenza è sempre una superiorità, anche se relativa, e può esser solo di pertinenza di una minoranza.

La maggioranza, quale si sia la materia su cui è chiamata a pronunciarsi, sarà sempre costituita dagli incompetenti, il cui numero è incomparabilmente piú grande di quello degli uomini capaci di decidere con piena cognizione di causa.

Gli impulsi emotivi inibiscono la riflessione, e una delle abilità più volgari della politica demagogica moderna è quella che consiste nel trar partito da tale incompatibilità.

Per la reputazione di un filosofo vale assai più inventare un errore nuovo che ripetere una verità già espressa da altri.

La religione per molti è semplicemente una faccenda di « pratica », di abitudine, per non dire di routine, e ci si astiene accuratamente dal cercare di comprendervi alcunché, si giunge perfino a pensare che è inutile comprendere, o forse che non c'è nulla da comprendere. Del resto, se si capisse davvero la religione, sarebbe possibile accordarle un posto cosi meschino nell'insieme dei propri interessi?

Fuor da ciò che si può vedere e toccare, per i moderni sembra non esistere più nulla o, almeno, anche se essi teoricamente ammettono l'esistenza di altro, ci si affretta a dichiararlo non solo sconosciuto, ma altresì «inconoscibile», cosa che esime dall'occuparsene.

Una idea vera non può essere «nuova», poiché la verità non è un prodotto dello spirito umano, essa esiste indipendentemente da noi, e noi abbiamo solo da conoscerla.

In fondo l'Occidente solo mercé la sua forza bruta è riuscito ad imporsi dappertutto. Né poteva essere altrimenti: solo su tale linea risiedendo la sola reale superiorità della sua civiltà, cosí inferiore da qualunque altro punto di vista. L'invasione occidentale è l'invasione del materialismo in tutte le sue forme e può esser soltanto questo.

Quando si vede una scienza esclusivamente materiale presentarsi come la sola scienza possibile; quando gli uomini si abituano a considerare come una verità indiscutibile che, al di fuori di quella, non può esserci altra conoscenza valida; quando tutta l'educazione ad essi impartita tende ad inculcare la superstizione di questa scienza, il che costituisce propriamente lo «scientismo» - in che modo questi uomini potrebbero non esser praticamente materialisti, cioè non aver tutte le loro preoccupazioni rivolte verso il solo lato della materia?

Non bisogna aspettare che la discesa sia finita per preparare la risalita.

Se tutti capissero che cosa veramente sia il mondo moderno, questo stesso mondo cesserebbe subito di esistere, la sua esistenza, come quella dell'ignoranza e di tutto quel che è limitazione, essendo puramente negativa; essa deriva solo dalla negazione della verità tradizionale e super-umana.

Il regno della quantità e i segni dei tempi
Le Règne de la Quantité et les Signes des Temps, 1945

Circondando costantemente l’uomo con i prodotti dell'industria, non permettendogli per così dire più di vedere altro (se non, per esempio, nei musei, come semplici «curiosità» non aventi alcun rapporto con le circostanze «reali» della sua vita, né per conseguenza alcuna influenza effettiva su quest’ultima), lo si costringe veramente a chiudersi nel cerchio ristretto della «vita ordinaria», come in una prigione senza uscita. 

Iniziazione e realizzazione spirituale
Initiation et réalisation spitituelle, 1952 (postumo) - Selezione Aforismario

La follia è una delle maschere più impenetrabili di cui può rivestirsi la saggezza, proprio per il fatto di esserne l’estremo opposto.
[La folie est en définitive un des masques les plus impénétrables dont la sagesse puisse se couvrir par là même qu’elle en est l’extrême opposé].

È naturale che qualsiasi forma d’ascesi, e qualsiasi regola di vita avente uno scopo spirituale, rivesta agli occhi della “gente di mondo” un’apparenza di austerità, pur non implicando affatto l’idea di sofferenza, semplicemente perché, per forza di cose, lascia da parte o trascura quelle cose che invece essi considerano più importanti o addirittura essenziali alla vita umana, e la ricerca delle quali occupa tutt’intera la loro esistenza.

La stupidità che si riscontra oggi in tanti uomini, e diremmo anzi nella maggior parte di essi, via via che si generalizza e si accentua la decadenza intellettuale propria dell’ultimo periodo del ciclo, è forse una delle cose che troviamo più difficilmente sopportabili. A questa bisogna aggiungere l’ignoranza, o meglio un certo tipo di ignoranza strettamente legata ad essa, quella che, nell’assoluta incoscienza di essere tale, si permette affermazioni tanto più audaci quanto meno sa e concepisce, e che, appunto per ciò, rappresenta un male irrimediabile per chi la manifesta.

Si può dire che il rispetto della consuetudine come tale, non è in fondo nient’altro che il rispetto della stupidità umana, perché è questa, in casi del genere, ad esprimersi naturalmente nell’opinione.

“Fare come tutti” secondo l’espressione corrente a questo proposito e che per certuni pare avere il valore di ragion sufficiente di tutte le loro azioni, significa necessariamente assimilarsi alla massa e cercare di non distinguersene in alcun modo; è certamente difficile immaginare qualcosa di più basso e anche di più contrario all’attitudine tradizionale: questa implica infatti che ciascuno debba fare costantemente ogni sforzo per elevarsi nella misura delle proprie possibilità, e non ridursi a quel tipo di nullità intellettuale che traduce una vita interamente assorbita dall’osservanza delle consuetudini più insulse e dal timore puerile d’esser sfavorevolmente giudicato dai primi venuti, cioè in definitiva dagli stupidi e dagli ignoranti.

Spesso si ha l’intenzione nettamente antitradizionale di disprezzare la contemplazione, che si tenta di assimilare al "dolce far niente" quando, al contrario, essa è proprio l’attività più elevata che si possa concepire, mentre l’azione, separata dalla contemplazione, non può essere che cieca e disordinata.

Contrariamente a quel che ci si compiace di affermare ai giorni nostri, il popolo non agisce spontaneamente e non produce nulla per conto suo; ma è come una “riserva” da cui si può ricavare tutto, il meglio come il peggio, a seconda delle influenze che si esercitano su di esso.

Simboli della Scienza sacra
Symboles de la Science sacrée, 1962 (postumo)

La civiltà moderna appare nella storia come una vera e propria anomalia: fra tutte quelle che conosciamo essa è la sola che si sia sviluppata in un senso puramente materiale, la sola altresì che non si fondi su alcun principio d'ordine superiore. 

Di fatto, si considera ora la religione un semplice fenomeno sociale; invece di ricollegare l'intero ordine sociale alla religione, quest'ultima, quando ancora si consenta a conservarle un posto, è considerata ormai soltanto come uno qualsiasi degli elementi che costituiscono l'ordine sociale; e quanti cattolici, ahimè, accettano questo modo di vedere senza la minima difficoltà!

Coloro stessi che credono di essere sinceramente religiosi non hanno per lo più, della religione, che un'idea assai indebolita; essa non ha nessuna influenza effettiva sul loro pensiero né sul loro modo d'agire; è come separata da tutto il resto della loro esistenza.

Per i più, la religione è soltanto una faccenda di sentimento senza nessuna portata intellettuale; si confonde la religione con una vaga religiosità, la si riduce a una morale; si riduce il più possibile lo spazio della dottrina, che invece è proprio l'essenziale, ciò di cui tutto il resto dev'essere soltanto una conseguenza logica. 

La nozione di verità, dopo essere stata abbassata ormai a una semplice rappresentazione della realtà sensibile, è infine identificata dal pragmatismo con l'utilità, il che equivale alla sua soppressione pura e semplice; che importa infatti la verità in un mondo le cui aspirazioni sono unicamente materiali e sentimentali?

Tutto ciò che è, sotto qualsiasi modalità si trovi, avendo il suo principio nell'Intelletto divino, traduce o rappresenta questo principio secondo la sua maniera e secondo il suo ordine d'esistenza; e, così, da un ordine all'altro, tutte le cose si concatenano e si corrispondono per concorrere all'armonia universale e totale, che è come un riflesso dell'Unità divina stessa.

Note
Vedi anche frasi e citazioni di: Julius Evola