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Aforismi, frasi e citazioni di Julius Evola

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Julius Evola, pseudonimo di Giulio Cesare Andrea Evola (Roma 1898-1974), filosofo, pittore, poeta, scrittore ed esoterista italiano. Come nota Fausto Gianfranceschi: "Julius Evola è l'ultimo erede dello stoicismo romano. Lo testimonia questo consiglio: 'Fai che ciò su cui nulla puoi nulla possa su di te'". Le seguenti riflessioni di Julius Evola sono tratte da alcune delle sue opere più note, tra cui: Rivolta contro il mondo moderno (1934), Orientamenti (1950), Gli uomini e le rovine (1953), Metafisica del sesso (1958), Cavalcare la tigre (1961), Il fascismo (1964), L'arco e la clava (1968).
Far che ciò su cui non si può far nulla, nulla possa su di noi.
(Julius Evola)
Imperialismo pagano
© Atanòr 1928

Il tramonto dell'occidente procede irrepugnabilmente dal tramonto dell'individuo come tale.

L'infinità degli uomini sulla terra deserta di luce, ridotti a pura quantità - soltanto a quantità - resi uguali nella identità materiale di parti dipendenti di un meccanismo lasciato a sé stesso, lasciato a vuoto senza nessuno che possa più nulla - ecco quale è la prospettiva che sta in fondo alla direzione economico-industrialistica che intona tutto l'Occidente

La tradizione ermetica
© Laterza 1931

La vita deve esser volontà diretta da un pensiero.

Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo
© Bocca 1932

Il bisogno del sovrannaturale sta nel profondo della natura umana e non si può negarlo senza mutilare questa natura stessa.

Rivolta contro il mondo moderno
© Hoepli 1934 - Selezione Aforismario

Se vi è mai stata una civiltà di schiavi in grande, questa è esattamente la civiltà moderna. Nessuna civiltà tradizionale vide mai masse: così grandi condannate ad un lavoro buio, disanimato, automatico: schiavitù, che non ha nemmeno per controparte l'alta statura e la realtà tangibile di figure di signori e di dominatori, ma che viene imposta anodinamente attraverso la tirannia del fattore economico e delle strutture di una società più o meno collettivizzata. 

Poiché la visione moderna della vita, nel suo materialismo, ha tolto al singolo ogni possibilità di conferire al proprio destino qualcosa di trasfigurante, di vedervi un segno e un simbolo, così la schiavitù di oggi è la più tetra e la più disperata di quante mai se ne siano conosciute.

Si lascino pure gli uomini del tempo nostro parlare, con maggiore o minore sufficienza e improntitudine, di anacronismo e di antistoria. [...] Li si lascino alle loro "verità" e ad un'unica cosa si badi: a tenersi in piedi in un mondo di rovine. [...] Rendere ben visibili i valori della verità, della realtà e della Tradizione a chi, oggi, non vuole il "questo" e cerca confusamente "l'altro" significa dare sostegni a che non in tutti la grande tentazione prevalga, là dove la materia sembra essere ormai più forte dello spirito.

Sintesi di dottrina della razza
© Hoepli 1941

Le qualità di carattere stanno per noi più in alto di quelle di un astratto intelletto o di una vana creatività artistica. Un uomo che, semi-illetterato ha vivo il sentimento di onore e di fedeltà, per noi vale di più di un accademico laureato narcisista pronto ad ogni cortigianeria pur di farsi avanti o di uno scienziato vigliacco: e più in alto di tutto, stanno per noi i valori eroici ed ascetici, unici a giustificare la vita con qualcosa, che è «più che vita».

La dottrina del Risveglio
© Laterza 1943

Compito essenziale che oggi si pone all'uomo differenziato: "Far che ciò su cui non si può far nulla, nulla possa su di noi".

Orientamenti
© Imperium 1950 - Selezione Aforismario

Di fronte ad un mondo in poltiglia il cui principio è: «Chi te lo fa fare», oppure «Prima vien lo stomaco, la pelle (la malapartiana «pelle»!) e poi la morale» o ancora: «Questi non son tempi in cui ci si possa permettere il lusso di avere un carattere», o infine: «Ho famiglia», sappia opporre un chiaro e fermo: «Noi, non possiamo fare altrimenti, questa è la nostra via, questo il nostro essere.»

Nell'idea va riconosciuta la nostra vera patria. Non l'essere di una stessa terra o di una stessa lingua, ma l'essere della stessa idea è quel che oggi conta.

Lo «stile» che deve guadagnar risalto è quello di chi si tiene sulle posizioni in fedeltà a sé stesso e ad un'idea, in una raccolta intensità, in una repulsione per ogni compromesso, in un impegno totale che si deve manifestare non solo nella lotta politica, ma anche in ogni espressione dell'esistenza: nelle officine, nei laboratori, nelle università. nelle strade, nella stessa vita personale degli affetti.

Non esiste la Storia, entità misteriosa scritta con la lettera maiuscola. Sono gli uomini, finché essi sono davvero uomini, che fanno e disfanno la storia.

Gli uomini e le rovine
© Edizioni dell'Ascia 1953 - Selezione Aforismario

Tutti gli aspetti esteriori di potenza e di progresso tecnico-industriale della civiltà contemporanea non mutano nulla nel carattere involutivo di essa. Diciamo di più, essi ne dipendono, perché tutto questo apparente  «progresso» è stato realizzato quasi esclusivamente in funzione dell'interesse economico in quanto ha preso la mano su ogni altro.

Oggi si può parlare senz'altro di una demonio dell'economia, la base della quale è l'idea che nella vita sia individuale, sia collettiva, il fattore economico è quello importante, reale, decisivo, che la concentrazione di ogni valore e interesse sul piano economico e produttivo non e l'aberrazione senza precedenti dell'uomo occidentale moderno, bensì qualcosa di normale e di naturale, non una eventuale bruta necessità, ma qualcosa che va accettato, voluto ed esaltato.

Ognuno ha la libertà che gli spetta, misurata dalla statura e dalla dignità della sua persona.

È innegabile la caduta di livello della Chiesa moderna pel fatto che essa a preoccupazioni di carattere sociale e moralistico dà assai più peso che non a quanto ha attinenza con la vera vita sovrannaturale, con l'ascesi e con la contemplazione, punti essenziali di riferimento di ogni superiore forma di religiosità.

Di fatto, oggi le preoccupazioni principali del cattolicesimo sembrano essere un piccolo moralismo virtuista sessuale borghese e un inacquato paternalismo assistenzialistico: mentre a ben altri compiti sarebbe chiamata la fede in questi tempi di crisi e di emergenza di forze elementari.

Il peggior male dell'Italia di oggi è il borghese: borghese-prete, borghese-contadino, borghese-operaio. borghese-«signore», borghese-intellettuale: quasi segatura, sostanza senza forma, nella quale non esiste più né un «alto» né un «basso». Via con tutto ciò, dovrebbe essere la parola d'ordine.

L'avvenire non sarà di chi indulge alle idee ibride e sfaldate oggi predominanti, negli stessi ambienti che non si dicono proprio di sinistra, bensì di chi avrà, appunto, il coraggio del radicalismo - quello delle «negazioni assolute» e delle «affermazioni sovrane».

In genere, bisogna sentire in evidenza che di là da questa vita terrestre vi è una vita più alta, perché solo chi cosi si sente dispone di una forza infrangibile e intravolgibile, solo costui sarà capace, ove occorra, di una prontezza al sacrificio attivo e di uno slancio assoluto

La misura di ciò che si può esigere dagli altri è data da ciò che si sa esigere da sé stessi; non saprebbe dominare secondo giustizia gli altri e dare ad essi una legge chi non abbia capacità di dominare anzitutto sé stesso e di dare a sé stesso una legge.

Introduzione alla Magia quale scienza dell'Io
© Bocca 1955/56 - Gruppo di Ur - a cura di Julius Evola - Selezione Aforismario

A partir da un dato punto, non è più per il sangue, non più per gli affetti, non più per la patria, non più per un umano destino potrai an- « ora sentirti unito a qualcuno. Unito ti potrai sentire solo con chi è mila tua stessa via.

Il mondo è libero: scopi e ragioni, «evoluzione», fato o provvidenza, tutto ciò è nebbia, è cosa inventata da esseri che non sapevano ancora andare da sé e abbisognavano di dande ed appoggi.

Odiare degrada. Se vuoi, se giustizia lo vuole in te, abbatti, stronca, senza che il tuo animo si alteri.

Metafisica del sesso
© Atanòr 1958 - Selezione Aforismario

È evidente che oggi, per regressione, si vive in una civiltà nella quale l'interesse predominante non è più quello intellettuale o spirituale. non è più nemmeno quello eroico o comunque riferentesi a manifestazioni superiori dell'affettività, ma è quello, sub-personale, determinato da ventre e sesso.

La parte che il sesso ha nella civiltà attuale è nota ad ognuno, tanto che oggi si potrebbe ben parlare di una specie di ossessività del sesso.

Evocazione e «feticismo» sono fatti costanti di ogni passione e di ogni amore profondo. A ciò va riportato l'impulso dell'amante a «idealizzare» la donna amata quasi nei termini di un essere divino, a fame l'oggetto di un culto, di una venerazione: l'impulso spontaneo a «adorarla», a mettersi in ginocchio dinanzi a lei anche quando si tratta di persona che nella sua umanità non giustifica affatto .tutto questo, che anzi, secondo ogni giudizio oggettivo, è senz'altro inferiore all'amante per intelletto, rango, linea di vita.

La formula di ogni etica si riassume nel «sii te stesso» o «sii fedele a te stesso», nel «sé stesso» dovendo intendersi la propria natura più profonda, la propria «idea» o tipicità.

Per l'umanità comune soltanto il sesso procura, anche se nel rapimento, nel miraggio o nell'oscuro trauma di un istante, delle aperture di là dalle condizionalità dell'esistenza puramente individuale. Questo è il vero fondamento dell'importanza, da nessun altro impulso eguagliata, che amore e sesso hanno avuto e sempre avranno nella vita umana.

Se la disponibilità sessuale femminile fosse pari alla provocazione, tutte le città si trasformerebbero in grandi bordelli.

Cavalcare la tigre
© Scheiwiller 1961 - Selezione Aforismario

L'attività scientifica ha per ideale la chiarezza, l'impersonalità, l'oggettività, il rigore, l'esclusione dei sentimenti, degli impulsi e delle preferenze del singolo. Lo scienziato pensa di escludere sé stesso, di far parlare «le cose»; si interessa a leggi «oggettive» che non hanno riguardo per quel che piace o non piace all'individuo e che non hanno a che fare con la morale. Ora, questi sono anche tratti del realismo da noi incluso fra gli elementi validi per l'atteggiamento dell'uomo integrato.

Da un certo tempo buona parte dell'umanità occidentale considera come cosa naturale che l'esistenza sia priva di ogni vero significato e non debba essere ordinata a nessun principio superiore, per cui si è acconciata a viverla nel modo più sopportabile, meno spiacevole possibile. Ciò ha tuttavia come controparte e conseguenza inevitabili una vita interiore sempre più ridotta, informe, labile e sfuggente, una crescente dissoluzione di ogni dirittura e di ogni qualità di carattere. 

Nel complesso, per via sia della concessione della sessualità, sia del matrimonio-rito profanato nei termini di cosa messa alla portata di tutti ed anzi resa obbligatoria per qualsiasi coppia cattolica, lo stesso matrimonio religioso si riduce alla semplice sanzione religiosa di un contratto profano non assolutizzabile, presso la quale i precetti cattolici circa i rapporti fra i sessi tendono a condurre ogni cosa sul piano di una infrenata, borghese mediocrità.

Agire senza guardare ai frutti, senza che sia determinante la prospettiva del successo e dell'insuccesso, della vittoria e della sconfitta, del guadagno o della perdita, e nemmeno quella del piacere e del dolore, dell'approvazione e della disapprovazione altrui.

Non bisogna fissarsi al presente e alle cose vicine, ma aver anche in vista le condizioni che potranno delinearsi in un tempo futuro. Allora il principio da seguire può essere quello di lasciar libero corso alle forze e ai processi dell'epoca, mantenendosi però saldi e pronti ad intervenire quando «la tigre, che non può avventarsi contro chi la cavalca, sarà stanca di correre».

Portarsi non là dove ci si difende, ma là dove si attacca.

Può anche essere seguita l'antica, ben nota massima di considerare ogni giorno come l'ultimo giorno della propria esistenza individuale: appunto come una prospettiva da cui non solo la propria calma non deve essere scossa, ma che non dovrebbe nemmeno cambiare qualcosa nel proprio pensare e nel proprio agire.

Il fascismo
© Volpe 1964

Il merito del fascista è stato anzitutto di aver rialzato in Italia l'idea di Stato, di aver creato le basi per un go verno energico, affermando il puro principio dell'autorità e della sovranità politica.

La formula «politicizzare le masse» deve essere respinta. La gran parte di una nazione sana e ordinata non deve occuparsi di politica. Il trinomio fascista «autorità, ordine e giustizia» mantiene, pel vero Stato, una inconcussa validità.
  
L'arco e la clava
© Scheiwiller 1968 - Selezione Aforismario

Il posto dove dovrebbe trovarsi il «sovrano interiore», magari per opporre la pura legge del proprio essere ad ogni legge esterna, ad ogni ipocrisia o menzogna (Stirner, Nietzsche, Ibsen), è vuoto. Si vive alla giornata, in modo, tutto sommato, stupido.

Quanto ad anticonformismo, il primo requisito è una tenuta recisamente antiborghese di vita. Nel suo primo periodo Ernst Jünger non temette di scrivere: «Meglio essere un delinquente che un borghese»: non diciamo di prendere alla lettera questa formula, tuttavia un orientamento generale è indicato. 

Nella vita spicciola ci si deve guardare dalle trappole costituite dalle faccende sentimentali con matrimonio, famiglia e quanto altro appartiene alle sussistenti strutture di una società che si riconosce essere assurda. Questa è una pietra basilare di prova.

Articoli
La via dello spirito è tale, che essa non esiste per chi non vuole camminare.

Una quantità di cose ci sono impossibili soltanto perché noi crediamo che siano tali.

Vivi come se tu dovessi morire subito. Pensa come se tu non dovessi morire mai.
[Attribuita - vedi "Citazioni errate" su Aforismario]

Libro di Julius Evola consigliato
Cavalcare la tigre
Editore Edizioni Mediterranee, 2009
Julius Evola tratta in quest'opera del problema dei comportamenti che per un tipo umano differenziato si addicono in un'epoca di dissoluzione, come l'attuale. E "Orientamenti esistenziali per un'epoca della dissoluzione" è il sottotitolo esplicativo che l'autore stesso dettava per la prima edizione del 1961. "Cavalcare la tigre" illustra la "via secca", cioè quella intellettuale, interiore, personale. Partendo da una decisa opposizione a tutto ciò che è residuale civiltà e cultura borghese, viene cercato un senso dell'esistenza di là del punto-zero dei valori, del nichilismo, del mondo dove "Dio è morto".