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Frasi e citazioni sull'Etnocentrismo

Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sull'etnocentrismo, "tendenza a giudicare i membri, la struttura, la cultura, la storia e il comportamento di altri gruppi etnici con riferimento ai valori, alle norme e ai costumi del gruppo a cui si appartiene, per acritica presunzione di una propria superiorità culturale". [Vocabolario Treccani].
Il termine è stato introdotto nel 1906 dal sociologo e antropologo americano William Graham Sumner, che in Costumi di gruppo, scrive: "Etnocentrismo è il termine tecnico che designa una concezione per la quale il proprio gruppo è considerato il centro di ogni cosa, e tutti gli altri sono classificati e valutati in rapporto a esso".
Per Marco Aime l'etnocentrismo è: "Un atteggiamento valutativo, che può esprimersi sia in giudizi sia in azioni, secondo il quale i criteri, i principî, i valori, le norme della cultura di un determinato gruppo sociale, etnicamente connotato, sono considerati dai suoi membri come qualitativamente piú appropriati e umanamente piú autentici rispetto a quelli di altri gruppi". [Classificare, separare, escludere, 2020].
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sul razzismo, il pregiudizio, gli stereotipi, la discriminazione e l'antropologia. [I link sono in fondo alla pagina].
Volto composto da diverse etnie
Etnocentrismo e xenofobia sono certamente dei punti di partenza, delle fondamenta
su cui si può costruire un’idea di razzismo. (Marco Aime)

Credere che ciò che ci è consueto sia naturale può indurre a pensare che tutto ciò che differisce non lo sia. Un’idea che è spesso madre dell’etnocentrismo e che porta e vedere nel diverso una condizione inferiore, di barbarie.
Marco Aime, Antropologia, 2016

L’etnocentrismo è un tratto che accomuna la maggior parte dei gruppi umani del presente e del passato. Gli antichi greci chiamavano «barbari» i non greci, i lugbara dell’Uganda definiscono gli stranieri gente che cammina a testa in giù e il nome di moltissime popolazioni significa «gli uomini», il che indica che gli altri sono un po’ meno uomini se non, addirittura, non uomini. Insomma, ogni società tende a pensarsi fondamentalmente buona e circondata da gruppi e persone tendenzialmente non buoni.
Marco Aime, Antropologia, 2016

La tolleranza e il rispetto delle differenze culturali sono valori indispensabili per una forma di tutela dei diritti che non sia etnocentrica o di matrice assimilazionista.
Marco Aime, Antropologia, 2016

Liberandoci da una visione esclusivamente etnocentrica, potremmo, con un po’ di sorpresa scoprire come, in fondo, credenze che solitamente siamo abituati a pensare come irrazionali, per esempio la magia o la stregoneria, non siano poi così diverse dal giocare in borsa sperando di guadagnare affidandosi a personaggi che manipolano «cose» a noi sconosciute.
Marco Aime, Antropologia, 2016

L’etnocentrismo porta a guardare il mondo da un centro, che è sempre il luogo dove siamo noi e pertanto la stessa idea di appartenenza diminuisce di intensità via via che va ampliandosi il contesto di elementi che include. Si tratta comunque di un sentimento piú o meno condiviso, che poggia sul piano emotivo, piú che su quello razionale.
Marco Aime, Classificare, separare, escludere, 2020

L’etnocentrismo propone una divisione tra Noi e gli Altri (dove entrambi i fattori in gioco sono spesso frutto di costruzione) accomunando questi ultimi in una sorta di “non-Noi” generale. Non crea una vera e propria gerarchia della diversità. Semplicemente definisce ciò che è “giusto” per i Noi in questione.
Marco Aime, ibidem

Etnocentrismo, malattia diffusa che colpisce ogni gruppo umano, facendolo sentire superiore agli altri.
Marco Aime, ibidem

Ogni forma di etnocentrismo esprime una volontà, quasi un bisogno, di autodefinirsi. È su questo principio che si innesta l’idea scientifica di razza, con tutte le conseguenze storiche che si porterà dietro.
Marco Aime, ibidem

Etnocentrismo e xenofobia sono certamente dei punti di partenza, delle fondamenta su cui si può costruire un’idea di razzismo.
Marco Aime, ibidem

Si può dire che ci sia differenza di modalità e di base teorica tra etnocentrismo e razzismo, ma allo stesso tempo è innegabile che ci sia una continuità di intenti.
Marco Aime, ibidem

L’etnocentrismo è un atteggiamento antico, basti pensare alla divisione tra greci e barbari. Non è neppure una “malattia” esclusiva dell’Occidente: la maggior parte degli etnonimi, i nomi che ogni popolazione si attribuisce, esprime una superiorità intrinseca.
Marco Aime, ibidem

Risulta difficile per i primi studiosi [di antropologia] abbandonare quell’etnocentrismo che fa sì che il punto di osservazione non sia solo un centro, ma un vertice, collocato in un punto superiore rispetto agli altri, con la conseguenza che lo sguardo risulta sempre rivolto dall’alto in basso.
Marco Aime, Classificare, separare, escludere, 2020

L’abbandono del punto di vista etnocentrico, che si traduceva nella classificazione di razze, poi di etnie o di società, secondo criteri che consacravano la superiorità della civiltà occidentale, ha permesso di riabilitare il termine di «etnologia».
Marc Augé e Jean-Paul Colleyn, L’antropologia del mondo contemporaneo, 2004

Fintanto che non riusciamo ad accettare che altri gruppi di persone siano veramente differenti - cioè che stanno agendo con successo in base a valori e principi di realtà diversi - allora non potremo mostrare la sensibilità né accordare il rispetto a quelle differenze che renderanno possibili la comunicazione e la comprensione interculturali.
Milton J. Bennett, Principi di comunicazione interculturale, 2015

L'etnocentrismo nel social work può essere considerato come l'espressione invisibile e gentile, più tollerabile e meno feroce, del razzismo.
Elena Cabiati, Intercultura e social work, 2020

Il linguaggio etnocentrico non sa uscire dalla rigida distinzione «noi» vs. «loro». Per raggiungere il suo intento questa pratica comunicativa è ossessionata dalla preoccupazione di presentare la propria «storia» come assoluta, di considerare le proprie pratiche ed i propri interessi come giusti ed irrinunciabili. 
Domenico Cravero, Ritornare in strada, 2009

Ogni conversazione etnocentrica contiene sempre almeno due passaggi: quello che mette in evidenza la differenza tra il proprio gruppo e il resto del mondo, e la dimostrazione della validità esclusiva della propria storia (identità).
Domenico Cravero, ibidem

Solo l’occidente ha prodotto un vero e proprio interesse etnologico, nel senso largo di una esigenza di confrontare sistematicamente la propria cultura con le altre sincroniche e aliene: ma questo confronto non può esser condotto che nella prospettiva di un etnocentrismo critico, nel quale l’etnologo occidentale (o occidentalizzato) assume la storia della propria cultura come unità di misura delle storie culturali aliene, ma, al tempo stesso, nell’atto del misurare guadagna coscienza della prigione storica e dei limiti di impiego del proprio sistema di misura e si apre al compito di una riforma, di una riforma delle stesse categorie di osservazione di cui dispone all’inizio della ricerca.
Ernesto De Martino, La fine del mondo, 1977

Solo ponendo in modo critico e deliberato la storia dell’occidente al centro della ricerca confrontante, l’etnologo potrà concorrere a inaugurare una consapevolezza antropologica piú ampia di quella racchiusa nell’etnocentrismo dogmatico.
Ernesto De Martino, ibidem

Il ricercatore, in quanto cresciuto ed educato nel seno della civiltà occidentale può soltanto essere disposto a mettere deliberatamente in causa i corporativismi e i feticismi che può aver assorbito da questa educazione, e ciò può e deve fare secondo le linee di sviluppo di un etnocentrismo critico, aperto, che trae alimento dall’ethos del confronto della storia culturale dell’occidente con le altre sinora irrelate, divergenti e disperse.
Ernesto De Martino, La fine del mondo, 1977

L’etnocentrismo, cioè la tendenza istintiva e irrazionale (spesso sfociante nel razzismo) che consiste nel ritenere i propri comportamenti e i propri valori migliori di quelli degli altri, è un dato che accomuna senza distinzione tutti i popoli della Terra.
Ugo Fabietti, Elementi di antropologia culturale, 2010

L’antropologia stessa non è libera dall’etnocentrismo, nel senso che spesso anche gli antropologi interpretano la vita degli altri popoli attraverso il filtro delle proprie categorie culturali. Tuttavia, l’antropologia è anche un sapere che si è applicato in maniera sistematica alla revisione delle categorie che essa stessa impiega, e si sforza di produrre modelli di analisi e di interpretazione che siano in grado di rendere conto tanto dell’unità quanto della diversità dei fenomeni che essa studia.
Ugo Fabietti, Elementi di antropologia culturale, 2010

L'etnocentrismo consiste in un atteggiamento che porta a giudicare i modi di comportarsi, le credenze e le idee sul mondo, il sapere degli altri nei termini dei propri valori e della propria tradizione culturale. Da questo punto di vista è il principale fattore che blocca la comprensione degli altri (e che fa sì che i rapporti tra differenti gruppi umani siano di diffidenza, incomprensione, conflittualità, scontro, dominazione ecc.).
Ugo Fabietti, ‎Roberto Malighetti e ‎Vincenzo Matera, Dal tribale al globale, 2012

L'etnocentrismo è un tratto comune a tutte le società umane: ognuno di noi fin dall'infanzia impara il modo giusto di agire e di pensare. Il processo di inculturazione, attraverso il quale si apprendono i valori della propria cultura, dura per tutta la vita. I valori di base della nostra cultura sono continuamente sottolineati nelle cerimonie religiose, a scuola, in televisione, in ogni avvenimento sportivo ecc.
Ugo Fabietti, ‎Roberto Malighetti e ‎Vincenzo Matera, ibidem

Non essere etnocentrici − applicare, in una certa misura, il relativismo culturale − non significa, però, diventare "altri". Ciò che non dovrebbe essere consentito è l'ignoranza delle differenze, da cui derivano tutti gli atteggiamenti di stupidità, prevaricazione, razzismo che caratterizzano le dinamiche del contatto fra individui appartenenti a tradizioni culturali diverse.
Ugo Fabietti, ‎Roberto Malighetti e ‎Vincenzo Matera, Dal tribale al globale, 2012

Il paradosso del relativismo culturale: proprio nella misura in cui pretendiamo di stabilire una discriminazione fra le culture e fra i costumi ci identifichiamo nel modo piú completo con quelle che cerchiamo di negare. Contestando l’umanità di coloro che appaiono i piú «selvaggi» o «barbari» fra i suoi rappresentanti, non facciamo altro che assumere un loro atteggiamento tipico. Il barbaro è anzitutto l’uomo che crede nella barbarie.
Claude Lévi-Strauss, Razza e storia, 1952

Sembra che la diversità delle culture sia raramente apparsa agli uomini per quello che è: un fenomeno naturale, risultante dai rapporti diretti o indiretti fra le società; si è visto piuttosto in essa una sorta di mostruosità o di scandalo; in tali materie, il progresso della conoscenza non è consistito tanto nel dissipare questa illusione a beneficio di una visione piú esatta, quanto nell’accettarla o nel trovare il modo di rassegnarvisi.
Claude Lévi-Strauss, ibidem

L’atteggiamento piú antico, che probabilmente poggia su fondamenti psicologici solidi, poiché tende a riapparire in ognuno di noi quando siamo posti in una situazione inattesa, consiste nel ripudiare puramente e semplicemente le forme culturali – morali, religiose, sociali, estetiche – che sono piú lontane da quelle con cui ci identifichiamo.
Claude Lévi-Strauss, ibidem

«Abitudini di selvaggi», «da noi non si fa cosí», «non si dovrebbe permettere questo», ecc., sono altrettante reazioni grossolane che esprimono lo stesso fremito, la stessa repulsione, di fronte a modi di vivere, di pensare o di credere che ci sono estranei.
Claude Lévi-Strauss, Razza e storia, 1952

Etnocentrismo e relativismo culturale sono le due facce della stessa medaglia sbagliata. Sul tradizionale vizio etnocentrico della cultura europea è inutile insistere: ben nota è la funzione ideologica che l'etnocentrismo ha assolto al tempo delle conquiste coloniali, che avrebbero dovuto esportare "civiltà" e "vera religione". Ma il relativismo culturale non è una soluzione, ma la rinuncia a ogni soluzione, un atteggiamento non meno sbagliato e non meno pericoloso.
Umberto Melotti, Marx passato, presente, futuro, 2021

Un contributo che l'antropologia porta allo studio delle relazioni interculturali è il superamento dell'etnocentrismo. Tale concetto esplicita un atteggiamento (per alcuni una visione del mondo) in base al quale un determinato gruppo di individui si ritiene come centro dell'intero universo, e tutti gli altri sono classificati e valutati in rapporto ad esso, spesso in modo dequalificante e in termini di esclusione.
Fabrizio Pizzi, Educare al bene comune, 2006

L'etnocentrismo europeo si è espresso attraverso la Storia e attraverso gli atteggiamenti degli scienziati, che partendo da presupposti etnocentrici producevano teorie che sancivano l'inferiorità delle altre culture. Tutto quello che divergeva dal modo di essere degli europei veniva bollato come "primitivo" o "selvaggio".
Antonella Randazzo, Bambini psico-programmati, 2007

La Storia offre innumerevoli esempi della ferocia associata all'etnocentrismo europeo: l'occupazione delle Americhe, lo sterminio dei nativi americani, l'imperialismo coloniale in Africa e in Asia e la tratta dei neri. Molti studiosi ritengono che l'etnocentrismo equivalga alle forme più estreme di razzismo, che producono gravi discriminazioni e crimini.
Antonella Randazzo, ibidem

Anche l'Occidente di oggi, esattamente come ieri, possiede convinzioni a proposito dell'indiscussa superiorità occidentale. Si tratta spesso di convinzioni non espresse ma date per scontate, che vengono associate ai dati di fatto: alla superiorità tecnologica, alla superiorità economica e al modello liberale, considerato il migliore. 
Antonella Randazzo, ibidem

La società attuale, martellata da messaggi mediatici che invitano all'egoismo e che rendono insicuri ed emotivamente instabili, promuove l'etnocentrismo, come palliativo per chi si sente insicuro e ha poca stima di sé.
Antonella Randazzo, Bambini psico-programmati, 2007

Il fatto che l’etnicità sia un artefatto, un modello, una «finzione» o un criterio di classificazione non significa che le categorie che definisce siano caselle vuote. Al contrario, sono categorie investite di una grande carica affettiva ed emotiva, e percepite come dati reali da coloro che in esse si riconoscono
Anna Maria Rivera, L'imbroglio etnico, 2001

Nessuno può non essere in qualche misura etnocentrico, perché l'etnocentrismo in sostanza è quella attitudine per la quale ciascuno di noi conferisce senso e valore al mondo in cui vive a partire dai significati e dai valori della cultura cui appartiene: non possiamo guardare il mondo con gli occhi chiusi, ma nel momento stesso in cui apriamo gli occhi, il nostro sguardo è già orientato. 
AA. VV., Immigrazioni internazionali e democrazia partecipativa, 2005

Paure identitarie e bisogno di legittimazione di politiche aggressive di sottomissione, conquista e colonizzazione, possono spingere uno o entrambi i gruppi a trasformare l'etnocentrismo attitudinale in etnocentrismo ideologico, vale a dire nell'intransigente e totalitaria affermazione della superiorità della propria cultura rispetto a una o a tutte le altre, considerate inferiori.
AA. VV., ibidem

Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
  2. Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Razzismo - Pregiudizio - Stereotipi - Discriminazione - Antropologia

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