Frasi e citazioni di Laura Pigozzi

Selezione di frasi e citazioni di Laura Pigozzi, psicoanalista e saggista italiana, dott.ssa in filosofia morale, docente di canto e vocalità e membro del Bureau e Rappresentante italiana della Fondation Européenne pour la Psychanalyse. Laura Pigozzi si occupa soprattutto delle questioni che riguardano le famiglie, il femminile e la voce alla luce della teoria analitica lacaniana. Lei stessa si definisce "appassionata di umanità": 
"Sono appassionata di umanità perché ne vedo la ricchezza ogni giorno e il mio lavoro di psicoanalista conferma che questa umanità esiste, si può dispiegare ed evolvere". 
Le seguenti citazioni di Laura Pigozzi sono tratte dai libri: Troppa famiglia fa male (2020), Sorelle (2021), Amori tossici (2023).
Foto di Laura Pigozzi
La dipendenza che si manifesta negli amori tossici adulti non è molto diversa da quella
di un neonato verso la madre: si pensa di avere bisogno dell’altro per sopravvivere.
(Laura Pigozzi)

Troppa famiglia fa male
Come la dipendenza materna crea adulti bambini (e pessimi cittadini)
© Rizzoli, 2020 - Selezione Aforismario

Abbiamo da tempo introiettato che la carenza di affetto produce disturbi, ma non è ancora dentro di noi il fatto che l’eccesso di affetto, la presenza e il controllo ne producono forse di più gravi.

L’infanzia, che abbiamo reso troppo sonnolenta nelle nostre case-bambagia, è diventata ciò da cui si fatica a distaccarsi. 

Nel passaggio dall’infanzia all’età adulta tanti non ce la fanno. Noi sosteniamo moltissimo i nostri ragazzi, ma li sosteniamo dalla parte sbagliata. Loro devono fare un viaggio nella vita e noi li guidiamo nella preparazione dei bagagli, quelli che contengono le conoscenze e i diplomi che li abbiamo aiutati a prendere, ma poi non li spingiamo veramente ad andare, li tratteniamo.

La nostra è una finta cura, perché curare un figlio è spingerlo a dirci ciao.

Viene da pensare che teniamo i figli in una profonda incapacità per controllarli e dominarli. 

Ciò che vediamo più di frequente, oggi, non è la gioia dei genitori per i figli che si allontanano per costruirsi un futuro, ma piuttosto un trattenerli presso di sé.

Tolleriamo la pigrizia dei ragazzi perché, in fondo, ci fa piacere che abbiano bisogno di noi. 

Se il destino del mondo è appeso a un filo, lo è – e prendo un calcolato rischio di esagerazione – anche a causa del fatto che un bambino non sa apparecchiare, né stendere, non sa giocare con altri bambini, non mette in moto un’affettività con i suoi pari. 

Un figlio dipendente presenta le stesse caratteristiche strutturali del tossicomane. Il plusmaterno produce generazioni intossicate dalla dipendenza.

La dipendenza è un ingrediente essenziale nella genesi del dispotismo, ed è il motore occulto di ogni processo di imbarbarimento. Dipendenza è il nome oggi più diffuso della pulsione di morte.

I figli sono in un godimento narcotico: passivi, docili e obbedienti, si cullano nel sonno della civiltà. Un sonno da cui nascono mostri.

Da qualche parte, ogni figlio odia: o odia un po’ la madre e il padre, o finisce per odiare se stesso.

Il cittadino-bambino è il frutto più corrotto di un’educazione plusmaterna, quella che non prevede il sacrificio delle pulsioni, requisito minimo per entrare nel collettivo. È il bambino tiranno, a cui nessuno ha detto no.

Il cittadino infantile è il sogno di ogni tiranno.

La mancanza di funzione paterna nel nostro sociale, e nella politica che dovrebbe regolarlo, non ha portato a una femminilizzazione del collettivo, nel senso di una maggior attenzione alla pace e alla dimensione dialogica, bensì, piuttosto, a un aumento della quota dispotica.

Sorelle
Il mistero di un legame tra conflitto e amore © Rizzoli, 2021 - Selezione Aforismario

La relazione con una sorella ci accompagna per tutta l’esistenza: la conosciamo da sempre e la vita con le amiche, con i gruppi femminili, ma anche con il partner, eredita molto da questo rapporto di odio-amore.

La sorella rappresenta per ognuna un limite ma anche la possibilità di capire cos’è un legame: ci spodesta dal trono dell’unicità, fa argine al nostro narcisismo.

Anche quando il rapporto con una sorella si è dolorosamente reciso, lei resta in noi, come ricordo inconscio di una relazione fondativa.

A riprova del fatto che una sorella è in noi anche quando non esiste, ci sono gli innumerevoli sogni delle figlie uniche che non solo fantasticano a occhi aperti di avere sorelle, ma arrivano a sognarle con vividi dettagli.

Amori tossici
Alle radici delle dipendenze affettive in coppia e in famiglia
© Rizzoli, 2023 - Selezione Aforismario

L’amore ha bisogno di confini perché è un ballo a due. Nella danza di coppia il confine non è rigido ma è chiara la linea di rispetto, bordo invisibile eppure preciso: la giusta distanza permette di danzare senza soffocarsi né schiacciarsi i piedi, ma anche di essere abbastanza prossimi per poter andare allo stesso ritmo.

Le relazioni di dipendenza sono tutte relazioni d’amore che celano uno spaventoso nucleo d’odio.

La dipendenza che si manifesta negli amori tossici adulti non è molto diversa da quella di un neonato verso la madre: si pensa di avere bisogno dell’altro per sopravvivere.

L’amore tossico che si vive da adulti nasce in famiglia: sono gli attaccamenti morbosi infantili che mantengono nella confusione l’amare dell’adulto.

Alcuni pensano che sia preferibile la solitudine, anche gelida, piuttosto che rischiare di soffrire in una relazione; altri subiscono le ferite pur di evitare l’inverno di un’esistenza solitaria.

Una delle più temibili e oscure forme d’odio è quella che comincia con l’esaltazione dell’altro: i fan si trasformano prima o poi in persecutori.

Idealizzare una donna equivale a odiarla, è toglierle l’umanità: è amarne l’immaginetta, la figurina, è innalzarla su un altare per meglio buttarla giù.

In ogni amore c’è sempre una quota d’odio, come risulta molto esplicito in alcune turbolente passioni, anche non patologiche, tra amanti.

Il bene, anche se sembra paradossale, è un odio impastato con l’amore.

Come mai il ghosting è oggi una modalità così diffusa? Il lasciar cadere l’altro senza una parola, come un resto, come uno scarto che non merita nulla, è un effetto del fatto che ognuno è cosa dell’altro. Un figlio lo è del genitore, un partner lo è dell’altro, nel perfetto stile dello sfruttamento capitalista.

L’amante manipolatore si presenta come colui che adora l’amata, che la porterà all’empireo dell’amore, colui che la salverà. Salviamoci dai salvatori.

Può essere molto difficile riconoscere il ghoster in un soggetto affascinante. Non si nota subito che alla radice è un bambino poco evoluto, ancora sottomesso ai propri bisogni infantili centrati sulla pretesa che l’altro, con il suo seno sempre a disposizione, lo nutra, che sia pronto a obbedire ai suoi capricci, a farlo sentire importante e indispensabile.

Perché le ragazze hanno bisogno di sognare la figura del seduttore? Perché la sessualità femminile è complicata e una donna non è mai sicura di essere tale: ma se sei scelta dal principe nero, che può avere le più belle, vuol dire che allora lo sei! 

Come il serial killer, il serial lover dipende dalla eccitabilità che gli procurano le sensazioni di controllo sull’altro, di manipolazione psichica e fisica su di lui.

L’amore assoluto è anche quello per il quale si arriva a uccidere: «La amavo così tanto che non potevo vivere senza». 

Quando si ama troppo, senza limite, inconsapevolmente si vuole distruggere l’altro. L’amore può amare l’odio.

L’assoluto è sempre il male dell’amore: l’amore che si crede puro e perfetto, infatti, quasi sempre si rivela quello più intriso d’odio.

Ci sono genitori che non abbracciano mai, freddi congelatori ipercontrollati. Ricordano cosa c’è al fondo dell’inferno di Dante: il ghiaccio, non il fuoco.

L’amore avviene proprio quando si riesce a tollerare l’imperfezione e a sostenere la cifra dell’umano che essa reca con sé. L’amore c’è quando si riesce a tollerare l’impossibile che l’amore è.

L’analfabetismo affettivo è non parlare di ciò che ci «tocca», ma sempre e solo di riconoscimenti e successi: è quello che alla fine facciamo sui social, una socialità priva di intimità.

Le persone sembrano oggi a bagno nell’«alessitimia», vale a dire nell’incapacità di trovare parole per ciò che si prova.

Siamo in un’epoca in cui si è sospesa l’indagine sulle cause delle azioni umane: troppo antieconomico, meglio trattare con pillole e inquadrare con test, piuttosto che conoscere.

Nel bel mezzo dell’amore c’è una quota di odio, un cuore di ostilità che deve restare invincibile per umanizzare l’amore, perché non diventi un pericoloso assoluto dell’amore: cioè un odio totale.

L’amore è saperci fare con una certa ambivalenza, invece in amore l’uomo diventa tiranno o religioso, vuole credere all’assoluto. 

Abbiamo bisogno di una teoria dell’amore possibile, cioè quella in cui la quota d’odio sia riconosciuta, quella che non pretende infantilmente che l’altro sia perfetto come il genitore idealizzato, quella che, avendo fatto il lutto della bontà del papà o della mamma, acconsenta a un amore meno idealistico, senza per questo pensare che sia un amore di cui accontentarsi, un amore «in bemolle». Lasciare le illusioni infantili è il primo passo per salvarsi da un amore tossico.

Note
Leggi anche le citazioni delle psicologhe italiane: Anna Oliverio FerrarisMaria Rita Parsi - Chiara Volpato

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