Frasi e citazioni di Viktor Frankl
Selezione delle frasi più belle e delle citazioni più significative di Viktor Frankl (Vienna 1905-1997), neurologo, psichiatra e filosofo austriaco, tra i fondatori dell'analisi esistenziale e della logoterapia.
Dal 1942 al 1945, Viktor Frankl fu prigioniero in vari campi di concentramento nazisti, e questa drammatica esperienza influenzò notevolmente il suo pensiero.
Viktor Frankl è noto anche per aver individuato uno specifico nevroticismo definito «nevrosi noogena»:
"Contrariamente alla nevrosi nella sua più stretta accezione, e che per definizione rappresenta un'affezione psicogena, una tale nevrosi non può essere ricondotta a complessi e conflitti nel senso classico: essa piuttosto deriva da conflitti morali, da problemi di coscienza, da collisioni di valori e − last but not least − da una frustrazione esistenziale la quale, una volta o l'altra, può ripercuotersi e manifestarsi in sintomi nevrotici".
La maggior parte delle seguenti riflessioni di Viktor Frankl sono tratte da: Uno psicologo nei lager (Ein Psychologe erlebt das Konzentrationslager, 1946), Alla ricerca di un significato della vita (Das Menschenbild der Seelenheilkunde, 1952), Logoterapia e Analisi esistenziale (Logotherapie und Existenzanalyse, 1959).
Uno psicologo nei lager
Ein Psychologe erlebt das Konzentrationslager, 1946 - Selezione Aforismario
Dal modo in cui un uomo accetta il suo ineluttabile destino e con questo destino tutta la sofferenza che gli viene inflitta, dal modo in cui un uomo prende su di sé la sofferenza come la «sua croce», sorgono infinite possibilità di attribuire un significato alla vita, anche nei momenti più difficili, fino all'ultimo atto di esistenza.
All'uomo nel Lager si può prendere tutto, eccetto una cosa: l’ultima libertà umana di affrontare spiritualmente, in un modo o nell'altro, la situazione imposta.
L'uomo può essere nel suo intimo più forte del destino che gli viene imposto dall'esterno.
La maggior parte degli uomini nel Lager credeva di aver perso la capacità di autentiche realizzazioni, mentre queste dipendevano da ciò che uno sapeva fare della vita nel Lager: vegetare, come migliaia di internati, o invece, come i pochi, i rari, vincere interiormente.
Soffrendo rettamente, si può realizzare qualcosa: una conquista interiore.
La vita conserva il suo senso anche quando si svolge in un campo di concentramento, quando non offre quasi più nessuna prospettiva di realizzare dei valori, creandoli o godendoli, ma lascia solamente un’ultima possibilità di comportamento moralmente valido, proprio nel modo in cui l’uomo si atteggia di fronte alla limitazione del suo essere, imposta con violenza dall'esterno.
Nel Lager un giorno dura più che una settimana.
Tutto ciò che accade all'anima dell’uomo, ciò che il Lager apparentemente «fa» di lui come uomo, è il frutto d’una decisione interna. In linea di principio dunque, ogni uomo, anche se condizionato da gravissime circostanze esterne, può in qualche modo decidere che cosa sarà di lui – spiritualmente – nel Lager: un internato tipico – o un uomo, che resta uomo anche qui e conserva intatta la dignità d’uomo.
Chi non sa credere più nel futuro, nel suo futuro, in un campo di concentramento è perduto.
L’essere indispensabile e insostituibile, tipici d’ogni individuo, fanno apparire nella giusta misura, non appena affiorano nella coscienza, la responsabilità che un uomo ha della sua vita, lo incitano a continuare a vivere. Un uomo pienamente consapevole di questa responsabilità nei confronti dell’opera che l’attende o della persona che lo ama e che l’aspetta, non potrà mai gettar via la sua esistenza. Egli sa bene il «perché» della sua vita – e quindi saprà sopportare quasi tutti i «come».
Tutto può essere tolto a un uomo a eccezione di una cosa: l’ultima delle libertà umane – poter scegliere il proprio atteggiamento in ogni determinata situazione, anche se solo per pochi secondi.
L’amore è, in un certo senso, il punto finale, il più alto, al quale l’essere umano possa innalzarsi.
Un uomo che, per anni, ha creduto di aver toccato il fondo di ogni possibile sofferenza, deve ora costatare che la sofferenza è un burrone senza fondo, che – a quanto pare – non esiste un ultimo grado assoluto: uno può scendere ancora più in fondo, sempre più in giù…
Nessuno ha il diritto di commettere un’ingiustizia, neppure chi ha subito un’ingiustizia.
Dappertutto l’uomo è messo a confronto con il proprio destino, deve cioè decidere se farà di una mera condizione di vita, una conquista interiore.
Guai a chi non si ritrova l'unico suo sostegno del tempo trascorso nel lager - la creatura amata. Guai a chi vive nella realtà l'attimo del quale ha sognato nei mille sogni della nostalgia, ma diverso, profondamente diverso da come se l'era dipinto. Sale sul tram, va verso la casa che per anni ha visto davanti a sé nei pensieri e solo nei pensieri, suona il campanello - proprio come lo ha desiderato ardentemente in mille sogni... ma non gli apre la persona che avrebbe dovuto aprirgli - e non gli aprirà mai più la porta.
Se la vita ha un significato in sé, allora deve avere un significato anche la sofferenza.
La sofferenza, in qualche modo, fa parte della vita – proprio come il destino e la morte. Solo con miseria e morte, l’esistenza umana è completa!
In un modo o nell'altro – viene il giorno in cui ogni ex internato, ripensando alle esperienze del Lager, prova una strana sensazione. Egli stesso non comprende come ha potuto superare tutto ciò che la vita del Lager ha preteso da lui. E se vi fu nella sua vita un giorno – il giorno della liberazione – nel quale tutto gli apparve come un bel sogno, certamente arriva anche il giorno in cui tutto ciò che ha vissuto nel Lager gli appare come un brutto sogno. Quest’esperienza dell’uomo tornato a casa, sarà coronata dalla splendida sensazione che, dopo quanto ha sofferto, non deve temere più nulla al mondo – tranne il suo Dio.
Vivere, in ultima analisi, non significa altro che avere la responsabilità di rispondere esattamente ai problemi vitali, di adempiere i compiti che la vita pone a ogni singolo, di far fronte all'esigenza dell’ora.
Alla ricerca di un significato della vita
Das Menschenbild der Seelenheilkunde, 1952 - Selezione Aforismario
Certamente: ogni malattia ha il suo significato. Ma il vero significato della malattia non risiede là dove la psicologia pretende di cercarlo: esso non consiste nel fatto che si soffre, ma nel come si soffre.
Le forme nevrotiche di oggi, in molti casi, sono da ricondurre ad una frustrazione esistenziale, ad una mancata realizzazione dell'aspirazione umana verso un'esistenza il più possibile significativa.
Contrariamente all'animale, l'uomo non ha impulsi e istinti che gli indicano automaticamente tutto ciò che deve fare, e, contrariamente all'uomo del passato, l'uomo di oggi non ha più valori e tradizioni che gli dicano ciò che dovrebbe fare. Assai spesso, dunque, egli non sa ciò che fondamentalmente vuole fare, ed è esposto ad un grave pericolo: o desidera lare ciò che fanno gli altri − è il conformismo −, oppure fa ciò che gli altri desiderano o comandano che faccia − è il totalitarismo.
Le nevrosi non si radicano necessariamente in un complesso d'Edipo o in un sentimento di inferiorità: esse possono anche avere la loro origine in un problema spirituale, in un conflitto morale e in una crisi esistenziale.
Ogni epoca ha la sua nevrosi e ogni epoca necessita di una psicoterapia.
Solo una psicoterapia riumanizzata è in grado di comprendere i segni dei tempi e di corrispondere alle necessità dei nostri giorni.
L'analisi esistenziale ha ben poco a che fare sia con il moralizzare che con il predicare, anche se si preoccupa del significato e dei valori: la logoterapia non è un'etica, e di fronte alla religione soprattutto occorre tracciare delle frontiere precise
La logoterapia non dà un significato alla vita del paziente, anzi vuole che il paziente trovi da se stesso il significato della sua vita.
Logoterapia e Analisi esistenziale
Logotherapie und Existenzanalyse, 1959 - Selezione Aforismario
Assunto specifico dell'analisi esistenziale è quello di condurre l'uomo là dove autonomamente e liberamente, partendo solo dalla propria responsabilità, consapevole egli giunge a cogliere i propri compiti, e vede nella vita un significato non anonimo, ma irripetibile e unico.
All'analisi esistenziale intesa come terapia basta e deve bastare il raggiungimento di questa meta: condurre il paziente al senso della propria responsabilità. Un passo avanti nella sfera personale delle decisioni concrete non è ammissibile, e quindi va proscritto. Agendo altrimenti il medico ritoglie la responsabilità al paziente e la fa ricadere su di sé.
Per quanto la tecnica e la scienza possano essere inserite nel campo clinico, è indubitabile che la psicoterapia si basi non tanto sulla tecnica quanto sull'arte, e non tanto sulla scienza, quanto su una sapientia.
Teoria e terapia della nevrosi
Theorie und Therapie der Neurosen. 1956
L'ansia realizza ciò che teme.
Fonte sconosciuta
Selezione Aforismario
Ciascuno ha la propria specifica vocazione o dichiarazione di missione nella vita... Di conseguenza non può essere sostituito, né la sua vita può essere replicata. Quindi il compito di ciascuno è unico, come è unica la sua specifica opportunità di realizzarlo.
Le decisioni, non le condizioni, determinano cosa sia un uomo.
Proprio una difficilissima situazione esterna dà all'uomo lo slancio necessario per superarsi interiormente.
Che cos'è, dunque, l'uomo? Noi l'abbiamo conosciuto come forse nessun'altra generazione precedente; l'abbiamo conosciuto nel campo di concentramento, in un luogo dove veniva perduto tutto ciò che si possedeva: denaro, potere, fama, felicità; un luogo dove restava non ciò che l'uomo può "avere", ma ciò che l'uomo deve essere; un luogo dove restava unicamente l'uomo nella sua essenza, consumato dal dolore e purificato dalla sofferenza. Cos'è, dunque, l'uomo? Domandiamocelo ancora. È un essere che decide sempre ciò che è.
L'uomo è responsabile di quello che fa, di quello che ama e di quello che soffre.
La disperazione è sofferenza senza senso.
L'uomo ha bisogno di un pezzo di deserto, in cui rifugiarsi e ritrovare sé stesso.
La distinzione di Maslow tra bisogni più alti e bisogni più bassi non ci dà la spiegazione del fatto che, quando quelli più bassi non vengano soddisfatti, un bisogno più alto, quale la volontà di significato, può diventare il più urgente di tutti. Poiché, dunque, sia il soddisfacimento come la frustrazione dei bisogni più bassi può provocare nell'uomo la ricerca di un significato, ne consegue che il bisogno di significato è indipendente da altri bisogni. Da ciò si deduce che esso non può essere ridotto a essi né ricavato da essi
Vivi come se vivessi una seconda volta e come se ti fossi comportato male la prima volta.
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