Cerca autori o argomenti in Aforismario

Frasi su Coronavirus e Pandemia di COVID-19

Raccolta di aforismi, frasi e citazioni sul Coronavirus SARS-CoV-2 (sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus 2), e sulla Pandemia di COVID-19, iniziata nel 2019 a Wuhan, in Cina, e poi diffusasi in tutto il mondo.
Su Aforismario trovi altre raccolte di citazioni correlate a questa sui virus, il contagio, l'epidemia e il vaccino. [I link sono in fondo alla pagina].

Lenzuolo al balcone con scritto Andrà tutto bene
Ho girato il mondo, ma credo che soltanto in Italia poteva venire un'idea come questa:
suonare dai balconi, aprire le finestre e intonare una canzone
durante la crisi del Coronavirus. (Renzo Arbore)

Il virus non deve essere associato a un Paese o a una nazionalità. In una comunità globale, ciascuno di noi deve essere il custode dell'altro. Non permettiamo alla paura di derubarci della nostra umanità.
Abiy Ahmed Ali [1]

Proprio come il virus non conosce confini, anche le nostre risposte non dovrebbero averne. 
Abiy Ahmed Ali [1]

Questo è un virus mortale. Non si può dover chiedere "per favore, mettete le mascherine". Quelli che non le usano sono degli untori, soprattutto se sono stati ben informati.
Piero Angela, su Il Messaggero, 2020

Ho girato il mondo, ma credo che soltanto in Italia poteva venire un'idea come questa: suonare dai balconi, aprire le finestre e intonare una canzone durante la crisi del Coronavirus. 
Renzo Arbore, su la Repubblica, 2020

Il SARS-CoV-2 fa parte della famiglia dei coronavirus, una vasta famiglia che causa malattie che vanno dal comune raffreddore alla sindrome respiratoria acuta grave. È un organismo a base Rna. Significa che, all’interno, ogni virus ha un filamento Rna simile al nostro Dna: quello è il genoma, il suo stampo. Che si compone di 29.000 mattoncini, 29.000 lettere diverse che parlano di lui. Si traduce in catene di lettere dell’alfabeto colorate. Il fatto che sia un organismo a base Rna non indica nulla di buono: muta e si moltiplica velocemente, oltre ad avere un’ottima adattabilità.
Matteo Bassetti, Una lezione da non dimenticare, 2020

Il SARS-CoV-2 è un nemico pubblico ancora per molti versi misterioso. Ed è questa la sua vera forza.
Matteo Bassetti, ibidem

Il SARS-CoV-2 ha un temperamento dispotico e imprevedibile. Sappiamo che non gli piacciono rame e cartone, che sembra percepire come i materiali più inospitali. Sui quali mantiene comunque una carica virale: due ore sul primo, e cinque sul secondo. Ma il corpo umano è una dimora ben più confortevole. Almeno quanto la paglia per il coniglio.
Matteo Bassetti, ibidem

Il Covid-19, il nostro nemico, è una malattia che può degenerare fino ad arrivare alle sindromi respiratorie più acute. La famosa «fame d’aria», tre parole che solo a pronunciarle tolgono il fiato.
Matteo Bassetti, ibidem

Il Covid-19 è una lezione da non dimenticare
Matteo Bassetti, ibidem

Il SARS-CoV-2 è un virus infido. Ma si può affrontare. Non credo che il mondo finirà per il Covid-19 né che sia la più terribile delle malattie.
Matteo Bassetti, ibidem

Il SARS-CoV-2 entra nell’organismo, si diffonde velocemente e, se provoca una polmonite interstiziale, si traduce in un quadro clinico molto impegnativo, in alcuni casi devastante.
Matteo Bassetti, ibidem

Il SARSCoV-2 è un gran bastardo, perché camaleontico, decisamente veloce, e spesso si camuffa, rendendo difficile individuarlo. Ma anche lui si è trovato davanti una variabile impazzita con cui fare i conti: la nostra forza di volontà, impagabile e incalcolabile.
Matteo Bassetti, ibidem

Soprattutto se si hanno patologie pregresse, il SARS-CoV-2 divora il corpo di chi lo ospita. Per questo ha la fama del mostro. Quando si guarda una lastra al torace, ha l’aspetto di una nuvoletta nel polmone, come un vetro smerigliato. Ma ogni volta che si respira, diventa pesante come piombo.
Matteo Bassetti, ibidem

Il SARS-CoV-2 potrebbe diventare un nostro compagno di viaggio, un parente stretto del comune virus dell’influenza.
Matteo Bassetti, ibidem

Cosa rappresenta il Covid-19 nella medicina? Da una parte c’è quello che abbiamo imparato, dall’altra c’è quello che abbiamo perso. A partire da tutti coloro che ci hanno lasciato, i caduti di questa guerra.
Matteo Bassetti, ibidem

Il Covid-19 ci ha fulminati perché ci ha colpiti alle spalle. Ha fatto irruzione in un mondo dove nessuno parlava mai di malattie infettive. 
Matteo Bassetti, ibidem

Il SARS-CoV-2 non ci deve spaventare. Era in un certo senso qualcosa di atteso. Questa epidemia non è la prima e non sarà nemmeno l’ultima. Ne arriveranno altre. Sono corsi e ricorsi storici che io chiamo never ending , «senza fine».
Matteo Bassetti, Una lezione da non dimenticare, 2020

L’avvento di un virus sconosciuto diffuso su scala globale viene accolto quasi come fosse un segnale messianico, tanto che alcuni parlano addirittura dell’inizio di una nuova era, con l’adozione di un calendario che prenda come anno zero quello della diffusione del coronavirus.
Ilaria Bifarini, Il Grande Reset. Dalla pandemia alla nuova normalità, 2020

Di fronte all’atavica paura della morte, materializzata da un virus nuovo che rappresenta l’ignoto, l’umanità si è dimostrata pronta a rinunciare a tutto, alla vita così come l’avevamo conosciuta sinora.
Ilaria Bifarini, ibidem

Il coronavirus sembra aver colto tutti di sorpresa, eppure lo sapevamo già, era un disastro annunciato. Ricerche pubblicate nei mesi precedenti la sua diffusione annunciavano chiaramente quello che sarebbe successo: il propagarsi di un’epidemia su scala globale e l’inadeguatezza della risposta dei vari sistemi sanitari nazionali.
Ilaria Bifarini, ibidem

Il concetto di salute è stato ridotto al mero evitamento del contagio dal Covid-19, mettendo da parte la prevenzione e le misure di screening per patologie ben più letali, e soppiantando ogni altro valore della vita umana.
Ilaria Bifarini, ibidem

Il paradigma securitario in chiave sanitaria è divenuto improvvisamente un dogma indiscusso su scala universale. Da sempre l’uomo è disposto a barattare un po’ di libertà in cambio della promessa di sicurezza, ma mai si era assistito, in assenza di un conflitto bellico, a tanta remissiva accondiscendenza da parte dell’intero mondo occidentale a una tale erosione del concetto stesso di democrazia.
Ilaria Bifarini, ibidem

Intere popolazioni sono state soggiogate da una promessa vaga di protezione dal virus, non comprovata scientificamente in alcun modo, ma perseguita attraverso l’imposizione dell’isolamento, un metodo arcaico e grossolano, capace però di sollecitare quell’innato spirito di sacrificio umano che tanto condiziona le nostre vite.
Ilaria Bifarini, ibidem

Il benessere psico-fisico dell’individuo dipende da un insieme articolato di fattori, in cui l’aspetto relazionale, che durante il lockdown è stato troncato, e quello della stabilità economica e lavorativa rivestono un ruolo fondamentale. È sconvolgente come, a dimostrazione della ristrettezza di vedute e della mancanza di una visione olistica d’insieme, i virologi della vulgata dominante e i politici che hanno imposto simili restrizioni abbiano manifestato una totale incapacità di afferrare tale aspetto, trattando la popolazione come se non fosse costituita da essere umani, con bisogni e comportamenti che vanno oltre la pura sopravvivenza biologica, bensì da automi.
Ilaria Bifarini, ibidem

Il lockdown ovunque applicato è stato uno tsunami, che si è abbattuto sulle economie dei Paesi, spazzando via tutte quelle attività produttive e lavorative che non avessero la stazza dei giganti.
Ilaria Bifarini, ibidem

La corrente predominante di virologi, opinionisti, vip, giornalisti e politici, sotto l’egida a più tratti contradditoria dell’OMS, ha sposato una linea ortodossa e inflessibile, che durante il lockdown è stata sintetizzata nel perentorio slogan “restate a casa”. Non che ci volesse un concistoro di luminari della scienza per arrivare a una simile e spartana risoluzione!
Ilaria Bifarini, ibidem

L’adozione di misure di confinamento e di restrizione stanno producendo effetti così devastanti sulla salute pubblica – dovuti ad esempio alla riduzione degli screening per il cancro, agli interventi per i problemi cardiovascolari, al peggioramento della salute mentale – che negli anni a venire si registrerà un aumento della mortalità, con la classe operaia e i membri più giovani della società come principali vittime.
Ilaria Bifarini, ibidem

Non è certo la prima pandemia di cui abbiamo conoscenza, senza scomodare la peste del XIV secolo o la terribile Spagnola, alla fine degli anni Cinquanta l’influenza asiatica ha ucciso circa due milioni di persone, eppure non si è mai reagito con un simile allarmismo biosicuritario. Nessuno in passato di fronte ad epidemie ben più gravi aveva mai dichiarato uno stato di emergenza come quello proclamato per il coronavirus.
Ilaria Bifarini, ibidem

Con un atteggiamento fobico di tipo ipocondriaco, la protezione dal virus e dal suo rischio di mortalità, sebbene i dati ufficiali confermino essere molto contenuto, è divenuta l’unica ragione di vita di milioni di cittadini, indifferenti all’attentato alla democrazia e all’economicidio in corso, i cui effetti saranno devastanti per il presente e ancor più per il futuro delle nuove generazioni, le più danneggiate da questa dissennata gestione epidemica.
Ilaria Bifarini, ibidem

I risvolti sociali e antropologici della gestione del coronavirus sono del tutto inediti nella storia moderna. A differenza di un conflitto bellico, il nemico non è più identificabile e tangibile, ma invisibile e ubiquo, occorre dunque diffidare dell’Altro, ognuno è un potenziale nemico.
Ilaria Bifarini, Il Grande Reset. Dalla pandemia alla nuova normalità, 2020

Sembra possibile l'esistenza di pazienti asintomatici, che stanno bene, non hanno febbre, ma possono diffondere il coronavirus. Il che significa che la misurazione della temperatura agli aeroporti potrebbe non essere sufficiente per bloccare la diffusione della malattia. La lotta contro quest'infezione sarà più difficile del previsto.
Roberto Burioni, su MedicalFacts.it, 2020

Qualcuno, da tempo, ripete una scemenza di dimensioni gigantesche: la malattia causata dal coronavirus sarebbe poco più di un'influenza. Ebbene, questo purtroppo non è vero.
Roberto Burioni, ibidem

L'origine del coronavirus da un errore di laboratorio è da dimostrare, ma deve essere esclusa da una rigorosa investigazione da parte di scienziati indipendenti e con la piena collaborazione della Cina. Omettere questa indagine potrebbe indirettamente causare un'altra pandemia.
Roberto Burioni, su Twitter, 2021

In questa guerra chi non si vaccina non è neutrale: sta dalla parte del virus. È un fatto, non un’opinione.
Roberto Burioni, su Twitter, 2021

Vedo in continuazione previsioni funebri sul futuro. Per valutarne l'affidabilità quando le leggete andate a controllare se chi le sta scrivendo ha mai avuto a che fare con i virus nella sua vita professionale. Se non ha ci mai avuto a che fare (99% dei casi) state tranquilli.
Roberto Burioni, su Twitter, 2021

Non siamo una specie privilegiata. L'uomo è un animale tra gli altri. Questo coronavirus ci arriva forse dai pangolini, Il Mers dai dromedrari, la Sars dagli zibeti. Il problema della salute minacciata è globale. Tante componenti vanno considerate fattori di un quadro d'insieme: l'essere umano, gli animali appunto, l'ambiente, le esportazioni, i viaggi. E quindi medici, veterinari, sociologi, economisti: soltanto attraverso l'incrocio di competenze, lo sforzo collettivo di tutti questi saperi, potremo sperare di sconfiggere quest'ultima pandemia e di garantire una vera salute al mondo.
Maria Rosaria Capobianchi, su Corriere della Sera, 2020

Il Paese ha bisogno della responsabilità di ognuno di voi, ha bisogno di 60 milioni di piccoli grandi sacrifici. Rimaniamo distanti oggi per abbracciarci con più calore e per correre insieme più veloci domani. Tutti insieme ce la faremo
Giuseppe Conte, su Twitter, 2020

L'epidemia da Coronavirus non si sarebbe mai diffusa se 17 anni fa, dopo la SARS, i cinesi avessero chiuso i mercati di animali selvatici vivi. Le soluzioni migliori sono quelle sociali.
Jared Diamond [1]

In un certo modo, il Covid-19 assomiglia alla peste, ma oggi popoli e genti diverse soffrono in maniera diversa non perché hanno geni ed anticorpi diversi, bensì perché hanno diverse condizioni generali di salute e diversi sistemi sanitari.
Jared Diamond [1]

Il pianeta è grande e se controlleremo il virus qui, ma non in altri Paesi, quando abrogheremo le misure restrittive il rischio di una ripresa della pandemia sarà concreto.
Anthony Fauci [1]

Non tutti i mali vengono per nuocere. Il Coronavirus se dilaga in Africa finalmente sarà possibile in Italia chiudere i porti per motivi sanitari senza scomodare il razzismo. 
Vittorio Feltri, su Twitter, 2020

Causa Coronavirus la stretta di mano è abolita. Torniamo al saluto romano.
Vittorio Feltri, su Twitter, 2020

La trama del Malato immaginario di Molière risulta addirittura meno paradossale rispetto all’emergenza sanitaria del SARS-CoV-2, se si considera che il protagonista, Argante, credeva di essere malato senza esserlo: gli abitatori del nuovo capitalismo pandemico, per parte loro, si illudono di non essere malati, ma invece debbono essere trattati come se lo fossero.
Diego Fusaro, Golpe globale, 2021

Ci sono stati due errori gravi e ripetuti nella gestione italiana della pandemia: la mancanza di una comunicazione scientifica governativa e l’aver abdicato al criterio di età e di fragilità nella campagna vaccinale. 
Silvio Garattini [1]

Quanto sarà letale questo virus dipende non solo dal virus stesso, ma da come noi rispondiamo ad esso. Il Coronavirus è una malattia grave: non è mortale per la maggior parte delle persone, ma può uccidere. Siamo tutti responsabili della riduzione del nostro rischio di infezione e, se siamo infetti, della riduzione del rischio di infezione di altri.
Tedros Adhanom Ghebreyesus, discorso, 2020

La lotta contro la disinformazione è una parte vitale della battaglia contro questo virus.
Tedros Adhanom Ghebreyesus, discorso, 2020

Il mondo ha affrontato altre pandemie prima. Questa è la prima causata dal coronavirus. È un nemico pericoloso, con una combinazione pericolosa di fattori: efficiente, veloce e fatale. Agisce nel buio, si diffonde in maniera silenziosa se non prestiamo attenzione e poi esplode se non siamo pronti e divampa come un incendio.
Tedros Adhanom Ghebreyesus [1]

La pandemia ha tirato fuori il meglio e il peggio dell'umanità, la forza e la paura, la solidarietà e il sospetto. Questo contagio ha esposto le disuguaglianze, le ingiustizie e le contraddizioni e ci ha insegnato l'umiltà.
Tedros Adhanom Ghebreyesus [1]

L'immunità di gregge è un concetto utilizzato per la vaccinazione, in cui una popolazione può essere protetta da un certo virus se viene raggiunta una soglia di vaccinazione. [...] Mai nella storia della sanità pubblica è stata usata come strategia per sconfiggere un'epidemia. Tanto meno per una pandemia. È scientificamente ed eticamente problematico. Non è una strategia che si persegue esponendo la popolazione all'agente infettivo. Consentire a un virus pericoloso che non conosciamo pienamente di circolare liberamente è semplicemente immorale. Non è un'opzione. 
Tedros Adhanom Ghebreyesus [1]

Il virus del Covid-19 aveva già in partenza un grande vantaggio su di noi: quello di partire a fari spenti. La sua invisibilità ai nostri occhi, cui ha contribuito inizialmente anche l’elevata possibilità di essere confuso con le influenze stagionali, gli ha permesso di circolare indisturbato per mesi nelle nostre comunità prima di essere individuato.
Ranieri Guerra, Controstoria della pandemia, 2021

Il virus è terrore dall’aria. Ognuno è potenzialmente sospettato di trasmettere il virus, il che crea una società della quarantena che avrà come conseguenza un regime di sorveglianza biopolitico. La pandemia non lascia spazio ad altri modi di vivere.
Byung-Chul Han, La società senza dolore, 2021

Nella guerra contro il virus, la vita è piú che mai sopravvivenza. L’isteria della sopravvivenza si acutizza per via virale.
Byung-Chul Han, ibidem

Tutti bardati con guanti e mascherine. Un colpo di tosse e ci assale la paura. 
Stephen King, su Corriere della Sera, 2020

Siamo dentro una vicenda che non ha precedenti. Il fatto inedito è che questo virus ci ha incarcerati, serrati nelle nostre case, senza nemmeno poter uscire per prendere un caffè, vedere un amico, chiusi dentro una vita che non è la nostra. 
Emanuele Macaluso, su la Repubblica, 2020

Potrebbe essere questo uno dei primi effetti del coronavirus e della quarantena. Restando chiusa, bloccata, ferma, la gente ha avuto occasione di riflettere. E il desiderio di cambiamento si è accresciuto.
Maaza Mengiste [1]

Fortunatamente il coronavirus non ha un tasso di mortalità elevato: non è l'Ebola né la peste. Ma la reazione irrazionale del mondo intero lo rende tanto pericoloso quanto queste malattie. Ma perché non si è detto subito che era un nuovo virus influenzale poco pericoloso per le persone in buona salute?
Loretta Napoleoni, su Il Fatto Quotidiano, 2020

Ho solo riportato le parole di scienziati che da anni studiano questi fenomeni. Mi dicevano che la prossima pandemia sarebbe stata causata da un virus trasmesso da un animale, probabile un pipistrello; che sarebbe stato un coronavirus perché questi si evolvono e adattano rapidamente; e che il salto di specie – lo spillover – sarebbe avvenuto in una ambiente in cui esseri umani e animali selvatici sono prossimi. Dove? Verosimilmente, in un wet market cinese. Tutto prevedibile.
David Quammen, su il Fatto Quotidiano, 2020

Il fatto che il genoma del Sars-CoV-2, e che altri genomi molto simili di altri Coronavirus, esistano fra i pipistrelli cinesi in natura, mostra che non si tratta di un virus costruito in laboratorio. È stato costruito in natura.
David Quammen, su Il Giornale, 2020

È importante ricordare che il virus SARS-CoV-2 non è semplicemente “qualcosa che è capitato”: è parte di un percorso. È frutto di un sentiero che riflette il cammino che noi umani abbiamo fatto andando a distruggere la natura, entrando in contatto con animali selvatici che trasportano il virus e dando a quest’ultimo l'opportunità di entrare dentro di noi.
David Quammen, su Kodami, 2021

Sars-CoV-2 non scomparirà mai. La pandemia sarà controllata con una vaccinazione più completa della popolazione ma continueranno ad apparire focolai sporadici e singoli casi. 
David Quammen, su La Stampa, 2021

La mia percezione non è cambiata, la violenza iniziale è stata compiuta dall'uomo, ahinoi, nei wet market cinesi, a quanto pare – ciò dimostra come la Natura non sia un mondo disneyano fatto di fiorellini, ma sia "rossa di zanne e artigli" come dice Alfred Tennyson. Spero che da questo periodo si esca anche con la consapevolezza di un maggiore rispetto della Natura (che io scrivo rigorosamente con la N maiuscola). 
Flavio Santi [1]

Se il Coronavirus ci insegnerà qualcosa, magari addirittura a rimappare tutta la nostra esistenza in nome del buon senso e della propensione alla continua meraviglia, allora – e solo allora – tutto questo dolore non sarà vano.
Andrea Scanzi, I cazzari del virus, 2020

L'insostenibile pesantezza del Male [pandemia COVID-19] non può averla vinta sulla nostra sublime, vincente superficialità. Se siamo ancora vivi, cari ragazzi e care ragazze, è solo perché siamo superficiali. C'è chi ha reagito al dolore e alla costrizione cucinando, chi coltivando salvia e basilico, chi guardando su Sky Sport le vecchie partite di repertorio. Appartengo a tutte e tre le categorie. Embé? Voi invece siete tutti sopravvissuti leggendo Kierkegaard? 
Michele Serra, su L'Amaca, 2020

Da quando è cominciata questa pandemia, ci siamo accorti del ruolo cruciale giocato dal sistema immunitario nella malattia COVID-19. Se funziona in modo appropriato, il sistema avvia la produzione di molecole antivirali e anticorpi neutralizzanti che bloccano il virus e gli impediscono di moltiplicarsi; ma se questo tipo di immunità protettiva fallisce, il virus si replica, danneggia i nostri tessuti e scatena una risposta infiammatoria che, invece di essere protettiva, può condurci addirittura alla morte.
Antonella Viola, Danzare nella tempesta, 2021

Chi l'avrebbe mai detto che un giorno avremmo salvato il mondo restando a casa in pigiama?
Anonimo

Mangiare aglio non servirà a prevenire il coronavirus, ma terrà tutti a distanza.
Anonimo

Niente paura il coronavirus non durerà a lungo. È stato fatto in Cina…
Anonimo

Note
  1. Fonte della citazione sconosciuta; se la conosci, segnalala ad Aforismario.
  2. Per informazioni dal sito del Governo Italiano: Coronavirus Covid-19
  3. Vedi anche aforismi, frasi e citazioni su: Virus - Contagio - Epidemia - Vaccino

Frasi e aforismi di Olivia Gobetti

Selezione dei migliori aforismi e delle frasi più belle di Olivia Gobetti (Brescia), scrittrice, giornalista e aforista italiana. Ha condotto programmi TV come "Sereno Variabile" su Raidue e "Sabato 4" su Rete 4, oltre a diversi programmi radiofonici per Radio Rai e network nazionali. Ha pubblicato diversi libri, tra cui: Una Vita al Contrario, L'ultima Pagina, La Donna di Vetro.
I seguenti aforismi di Olivia Gobetti sono tratti dal libro 500 aforismi in altalena, pubblicato da BastogiLibri nel 2018: "Capita di scrivere, per regalarti sogni che la vita non ti concede".
Foto di Olivia Gobetti
Vita è tutto quello che fai con passione. Tutto il resto è tempo che passa. (Olivia Gobetti)

500 aforismi in altalena
L'ironia è un valore aggiunto dell'intelligenza © BastogiLibri, 2018 - Selezione Aforismario

Quando ti dicono: "Tesoro, non è come pensi", hanno ragione. Di solito, è molto peggio.   

Le scuse sono bugie agghindate a festa, ma sempre bugie rimangono.

Le cose che mi aspettavo accadessero, mi sono capitate durante un attimo di distrazione, mentre pensavo ad altro.

Vorrei riuscire a perdermi, ancora e ancora: in un amore, in un libro, in un viaggio o davanti a un quadro. Perché è solo quando ti perdi davvero, che la vita ti riconduce a te stesso.

La vita è avere sempre in tasca nuove domande, non avere in pugno tutte le risposte.

Mi sveglio ogni mattina con un pensiero felice, e se non ce l'ho, me lo invento.

Vita è tutto quello che fai con passione. Tutto il resto è tempo che passa.

Certi silenzi parlano, ma io preferisco quelli che abbracciano.

Le cose che mi mancano non sono cose. Sono persone.

Chiodo non scaccia chiodo. Soprattutto, se è un chiodo fisso.

Quando le donne dicono all'uomo di essere confuse, in realtà non sono mai state così lucide.

Quando ti chiedi se stai amando, hai già smesso di farlo.

La fedeltà si conquista giorno per giorno. Proprio come l'infedeltà.

Le cose che ti aspetti, arrivano. Arrivano sempre. Basta non aspettarle.

Ci sono separazioni più felici di certi matrimoni.

L'ironia è un valore aggiunto dell'intelligenza. Se ne sei privo, di solito, se ne accorgono solo gli altri.

Non ho mai avuto paura di sbagliare, ma di fare la cosa giusta e di essere infelice.

Se desiderate una risposta da un uomo, evitate la domanda.

Una donna si ama per le sue virtù, ma si adora solo per i suoi difetti.

Il destino è un postino che non suona mai due volte perché sa esattamente quando e dove trovarti.

Regalare un bel due di picche a chi è abituato a chiudere la partita con le carte in mano, è soddisfazione non da poco.

A furia di andare dove ci porta il cuore, rischiamo di non ricordare più dove abbiamo messo il cervello.

Di solito, chi ti ha perso, ha fatto un grande favore a chi ti ha trovato. O a chi ti troverà.

Quando ci ostiniamo a non cambiare la serratura del cuore, è solo perché speriamo che qualcuno non abbia buttato la chiave.

Troppe coppie "patchwork" in giro: meglio soli che accontentarsi di un amore rattoppato.

Se qualcuno finge di essere geloso di me, gli restituisco subito il favore: fingo di essergli fedele.

L'amore è come una donna: ha l'età che dimostra.

Quando qualcosa bolle in pentola, è preferibile mettere il coperchio e abbassare la fiamma.

Le crisi sentimentali si risolvono sempre a letto: in un altro.

Gli invidiosi mi hanno sempre fatto molta pena: galleggiano sospesi su vite altrui, e sprofondano nella propria.

In questa vita, non ci è dato di realizzare tutti i nostri desideri per non toglierci la magia dei sogni.

Anche il viaggio più avventuroso è meno intrigante se non hai qualcuno che stia aspettando il tuo ritorno.

Stranezze di noi donne: passiamo ore e ore dal parrucchiere, e poi non vediamo l'ora che qualcuno ci spettini.

C'è gente in cerca di affinità elettive, e poi non è nemmeno in grado, la mattina, di trovare un paio di calzini dello stesso colore.

Non basta aggiungere il sale nella vita. È necessario anche un pizzico di peperoncino.

La fedeltà è facilissima da praticare: quando sei molto innamorato, o quando non ti fila nessuno.

Certe persone, le butti fuori dalla finestra della tua vita e rientrano dalla finestra dei sogni.

Fra le tante truffe che la vita ci riserva, quelle sentimentali sono quelle che, più di altre, parlano di noi e del nostro sconsiderato bisogno di sentirci amati.

Certe assenze si sperimentano solo in altre braccia.

Coraggio è saltare da un treno in corsa quando capisci che la sua destinazione non è la tua.

Se il vostro ultimo amore non è in grado di spazzar via tutti i precedenti, non è amore.

Se non ti senti felice, prova a fingere di esserlo. Gli altri ci crederanno e, forse, alla fine, anche tu.

Il passato è passato nel momento in cui diventa come un libro che non ti va più di rileggere.

Sbaglio, come tutti. Però, nei miei errori, sono perfetta.

Amare è come andare in bicicletta: se hai paura di cadere e farti male, non imparerai mai.

Per un uomo, la donna perfetta, è quella che gli fa dimenticare che la perfezione non esiste.

Perdiamo certe persone perché non le amiamo. E altre, le amiamo solo quando ci accorgiamo di averle perse.

Le anime affini non sono quelle che scopano bene insieme. Sono quelle che, separate, diventano pallide fotocopie di se stesse.

La bellezza esteriore ti garantisce il desiderio. Mai l'Amore.

Vivere con il freno a mano tirato non ti evita il rischio di sbucciarti il cuore: le emozioni non rallentano mai agli incroci, e corrono sempre più veloci della paura.

Se affermi che qualcosa è stata importante per te ma è finita, in realtà non lo è mai stata. Le cose davvero importanti non finiscono. Non finiscono mai.

Un Amore deve toglierci i vestiti. Non la voglia di vivere.

Anche una carezza, se fatta su una ferita ancora aperta, può fare molto male.

È raro, ma capita nella vita, di volersi e amarsi da subito. In questo caso, non ci s'incontra. Semplicemente, ci si riconosce.

La donna è come una cassaforte: perché si apra naturalmente, non bisogna forzarla, ma conoscerne la combinazione.

Chi ti ripete troppo spesso di amarti, è probabile che, prima di te, cerchi di convincere se stesso.

Non riconoscere la fortuna quando ti passa accanto, questa sì che è una vera sfortuna...

Si scrive d'amore quando l'amore è finito. O quando non è ancora iniziato. Se lo stai vivendo, hai ben altro da fare...

Non voglio un amore senza nuvole: è dietro la più bella che il sole va a nascondersi.

Libro di Olivia Gobetti
Libro di Olivia Gobetti
500 aforismi in altalena
L'ironia è un valore aggiunto dell'intelligenza
Editore: BastogiLibri, 2018

L'illo tempore dell'infanzia è un'altalena rudimentale appesa al ramo di una quercia nel giardino di casa. Un'immagine che perdura nel tempo e continua ad accompagnarti nei momenti della vita, ogni volta in cui senti la necessità di accrescere la tua vena creativa e artistica. Anche per completare questa raccolta di aforismi, l'autrice si è servita di quel volo immaginario, della rappresentazione di un gioco antico e liberatorio per provare una piccola ebbrezza, una sorta di vertigine nella quale i suoi pensieri si sono tramutati in parole. In questo libro, le frasi oscillano, proprio come su un'altalena virtuale: spingono verso l'alto con l'amore, la gioia, l'ironia, e riportano verso il basso con la malinconia e il disincanto, e quel filo di tristezza, anticamera della felicità. Una metafora della vita descritta in cinquecento aforismi da leggere e rileggere. Centellinare e meditare.

Note

Frasi e citazioni di Edoardo Boncinelli

Selezione di aforismi, frasi e citazioni di Edoardo Boncinelli (Rodi 1941), genetista, filosofo, aforista e accademico italiano. Le riflessioni di Boncinelli riportate di seguito sonio tratte dai suoi libri: Il male (2007), La scienza non ha bisogno di Dio (2012), Noi siamo cultura (2015), Contro il sacro (2016), Un futuro da Dio (2018). Forse non tutti sanno che Edoardo Boncinelli è anche un pregevole aforista. Alcuni suoi aforismi, tratti dal libro Arcibaldone (2022) sono riportati in questa pagina.
Foto di Edoardo Boncinelli
Siamo strani animali, animali curiosi a cui è cresciuto un po’ troppo il cervello e che
vogliono capire tutto, a volte anche ciò che non si può capire. (Edoardo Boncinelli)

Il male
Storia naturale e sociale della sofferenza © Mondadori, 2007 - Selezione Aforismario

In natura male e bene non hanno alcuna ragion d’essere. Nello stato di natura il male non esiste, né, per la verità, il bene. Entrambi scaturiscono dai nostri giudizi di valore, che non si confanno assolutamente al mondo naturale.

È l’uomo e solo l’uomo che, abituato com’è a dare in continuazione giudizi di valore, proietta più o meno automaticamente le sue categorie sul mondo naturale. Insomma è con l’uomo che compare il male: il male nasce con l’uomo e rimane circoscritto al suo mondo.

Anche il dolore psichico, almeno nella sua forma di dispiacere per una perdita o per un fallimento, ha all’origine una funzione di allarme e di spinta verso un cambiamento. Occorre anche in questo caso fare qualcosa, anche se non è sempre facile individuare che cosa. Così come nel caso del dolore fisico, un dolore psichico troppo grosso e troppo prolungato può condurre alla morte o anche semplicemente predisporci alla sua accettazione.

La psiche può «dolere», così come un dolore fisico può avere una forte componente psichica.

La nostra necessità di identificare sempre una causa, unica e facilmente individuabile, di ogni evento, esclude quasi automaticamente l’accettazione del fatto che qualcosa possa accadere per caso. L’idea di caso, e di casualità, è una delle meno gradite per l’animo umano e delle più difficili da cogliere anche per la nostra mente.

Quando si dice che una cosa è avvenuta per caso si intende dire che al momento non ne conosciamo le cause e quindi, in particolare, che non ce n’è una accertata, con una precisa finalità o anche solo direzionalità.

Io penso che il mondo non sia all’altezza delle nostre aspettative giovanili, perché noi lo viviamo a lungo in maniera parziale e «truccata», almeno rispetto alla nostra visione adulta.

Le cose non solo non hanno necessariamente un senso come piacerebbe a noi uomini ma spesso procedono in modo da sfidare anche la nostra razionalità. Perché non dovrebbero? Il problema è che noi ci aspettiamo che abbiano una razionalità e un senso – fino al punto di immaginare che il tutto sia opera di un’entità superiore dotata di intelligenza e di un progetto – ma nessuno ce lo ha mai garantito

Nessuno può dirsi perfettamente e assolutamente sano, nemmeno in un particolare momento della sua vita. È un po’ l’analogo della sfida faustiana alla ricerca dell’attimo al quale poter dire: «Fermati, sei bello!». Qualche processo patologico è sempre in atto, in ciascuno di noi, in ogni momento. 

In nessun momento della nostra vita possiamo affermare che il nostro corpo non è sotto attacco da parte di qualche microrganismo; costituiamo al contrario un permanente campo di battaglia. Possiamo parlare di salute quando gli effetti delle battaglie in atto al momento non sono materialmente rilevabili.

Ciò che è vivo non può mai stare in quiete. Deve mutarsi e tramutarsi continuamente, svilupparsi, crescere, maturare, invecchiare e morire. La necessità del cambiamento è insita nella natura del vivente. 

Esiste [...] una legge fondamentale di natura che se volessimo potremmo considerare all’origine di tutti i mali, se non il male in sé. Stiamo parlando del secondo principio della termodinamica che sancisce l’inevitabile, continuo aumento dell’entropia, cioè del disordine, del mondo nel suo complesso. Questo principio vale per tutta la materia di cui è costituito il mondo, tanto quella inanimata che quella animata, anche se quest’ultima sembra ridersene. 

Da un certo punto di vista il lungo periodo dell’invecchiamento ci prepara alla morte. Non credo che nessuno arrivi mai ad accettarla – concettualmente è impossibile – ma il quotidiano contrarsi di molte attività e motivazioni può, nei fatti anche se non nei pensieri, condurre a una certa confidenza, se non familiarità, con l’idea della propria morte.

La paura della morte è una componente della vita. È una paura della vita e tale è destinata a rimanere per sempre perché noi non ci incontreremo mai con la nostra morte: o c’è la nostra coscienza, e non c’è la morte; o c’è la morte, del nostro corpo, e non c’è la coscienza. Questa semplice riflessione, espressa a varie riprese nella storia, per esempio da Epicuro, non ha mai consolato nessuno perché nella sostanza non si ha a che fare con una paura della morte ma con una preoccupazione, o con un terrore, di vita. Ma è così.

La morte è quell’evento del quale non c’è, e non ci può essere, il presente del presente: ci può essere il ricordo – della morte altrui, testimoniata personalmente o riferita – e ci può essere l’anticipazione – anche della nostra propria morte – ma non ci può essere l’attimo vissuto della nostra morte.

Sull’immortalità dell’anima c’è poco da discutere. C’è chi ci crede, chi ci crede a metà e chi non ci crede affatto. Né gli uni né gli altri hanno per questo smesso di temere la propria morte. 

L’unico numero che a ciascuno di noi interessa è l’1, lui stesso o lei stessa, o al più il 2, il 3, il 4 o il 5, vale a dire il numero dei componenti della stretta cerchia familiare. I grandi numeri, le statistiche, i resoconti, i bollettini e le regolarità non ci riguardano direttamente, se non come eventuale nutrimento per la nostra curiosità e il nostro intelletto. Una cosa capitata direttamente a noi, specie se grave, non è commensurabile con nessuna valutazione numerica.

La nostra situazione sul pianeta, di fronte alle forze della natura e agli attacchi delle malattie è estremamente precaria e basta lo starnuto di un dio minore per portarci dolore e sofferenza.

Per quanto le nostre vite siano incomparabilmente più sicure che nel passato, tutto oggi può ancora succedere, senza riguardo per nessuno, grandi o piccoli, ricchi o poveri, colpevoli o innocenti. E di questo non riusciamo a farci una ragione, soprattutto, bisogna dirlo, quando le cose negative capitano a noi direttamente.

Se la vita è essenzialmente ordine e il mondo circostante sguazza nel disordine, non fa meraviglia che gli esseri viventi si trovino perennemente sull’orlo di un precipizio, a dover fronteggiare tutti i possibili tipi di «spinte» che il mondo circostante imprime loro per farli precipitare.

Il miracolo, veramente incredibile e possibilmente unico nell’universo, è la vita, ostinatamente contro tendenza, abbarbicata com’è alla sua oasi di ordine o meglio alla sua capacità di produrre e mantenere, temporaneamente e a gran fatica, un suo piccolo spazio di ordine.

È la vita in sostanza lo «scandalo» dell’universo, e ancor più la vita della civiltà. Entrambe sono qui per miracolo e sono sempre in pericolo di estinzione.

A volte sembra che l’identificazione di differenze di qualsiasi tipo sia più una scusa per scatenare periodicamente l’aggressività verso i propri simili, che non la causa di tali conflitti e aggressioni. Non sono le differenze, in sostanza, che sembrano scatenare i conflitti, ma è l’aggressività che individua differenze e divergenze di ogni sorta appena può.

La famiglia è il regno dell’ambivalenza, del non-detto e del represso, del fuoco che arde sotto la cenere e della procrastinazione cronica, degli affetti più teneri, insomma, mescolati agli odi più sordi, e può divenire un vero inferno.

Dentro di noi sonnecchia sempre una fiera; tutto sta nel non farla risvegliare oltre un certo punto.

I più non riescono proprio a credere che appena sotto la scorza dell’educazione e del rispetto reciproco ci sia l’uomo di sempre, che ha tra l’altro a disposizione strumenti che non sono quelli di sempre, ma al contrario enormemente più potenti, efficaci e spesso micidiali. È un errore di prospettiva, come di chi pensasse che non esistono più i batteri perché li sappiamo controllare con disinfettanti e antibiotici. 

Viene un sospetto, anzi due: che il progresso morale sia enormemente più lento di quello materiale perché c’è meno interesse nel primo che nel secondo; che la direzione del progresso delle conoscenze sia chiara e accettata da tutti, mentre per il progresso morale ci sono troppe possibili direzioni e troppa divergenza sull’obiettivo da perseguire.

Le specie più aggressive sono quelle nelle quali i diversi membri si riconoscono l’un l’altro e possono così stabilire legami «personali»: l’aggressività va di pari passo con la capacità di riconoscersi e trattarsi come individui, cosa che non si riscontra in tutte le specie.

Un essere vivente senza aggressività sarebbe in grave svantaggio rispetto ai suoi simili e anche un uomo totalmente privo di aggressività non andrebbe molto lontano, non fosse che per il sottile rapporto che lega l’aggressività e la carica vitale, o se preferite, la mancanza di aggressività e la tendenza alla depressione.

Non c’è niente di più edificante del contemplare la cattiveria altrui, meglio se riconosciuta pubblicamente e punita. Questo è uno dei motivi fondamentali per i quali la gente legge storie o va al teatro o al cinema, come si sa almeno dai tempi degli antichi greci e del loro splendido teatro.

Dentro di me c’è tutto fuorché stabilità. L’io è un po’ come la superficie del Sole. Da lontano sembra uniforme e immutabile, ma osservata da vicino è tutto un susseguirsi di fiammate e di ricadute di fiamma, come in una specie di fontana incandescente, e talvolta rovente.

Il nostro io è la culla e il teatro del divenire e il divenire non può essere quieto e definitivo, quasi per definizione. 

Questa è la nostra «natura», vale a dire quel misto di natura e di cultura che ci caratterizza. Abbiamo scelto di essere così? In gran parte no. Potremmo cambiare? Forse. Ma non per diventare pacifiche e organizzate api o termiti. Perché questo sarebbe il vero trionfo della morte.

La scienza non ha bisogno di Dio
© Rizzoli, 2012

Tutti i viventi, in tutte le parti del mondo, con le loro strutture e le loro funzioni, fanno parte di un’unica danza, di un’unica fiamma, di un unico evento. 

La natura prometeica dell’uomo si è manifestata e concretizzata. Perché l’uomo è sì il prodotto di miliardi di anni di vita e di evoluzione biologica, ma ha fatto uno scatto in avanti, ponendosi come sua coscienza pensante, piena di immaginazione e di fermenti di trasformazione.

Noi siamo cultura
Perché sapere ci rende liberi © Rizzoli, 2015

Siamo strani animali, animali curiosi a cui è cresciuto un po’ troppo il cervello e che vogliono capire tutto, a volte anche ciò che non si può capire.

L’uomo deve assolutamente essere sociale per essere uomo. Non tanto e non solo perché vivere in comunità è utile per condurre un’esistenza migliore, ma perché è il vivere in un collettivo, almeno per un lungo periodo iniziale, che fa di un essere umano un essere umano.

Un uomo vero, un uomo colto, un cittadino di una nazione colta dovrebbe sapere un po’ di tutto.

Ogni nuova acquisizione di sapere ci aiuta a vedere chiaro in qualcosa che è confuso, a soddisfare la curiosità, ad arricchire la nostra personalità.

Godiamoci tutto, perché ce lo abbiamo e perché ce lo siamo meritato. E più è, meglio è.

Vulgus vult decipi, dicevano i latini, e sotto questo aspetto gli intellettuali sono anche peggio delle persone semplici. Bisogna scegliere, quindi: o l’ignoranza e la falsa conoscenza oppure il coraggio di guardare in faccia la realtà, con tutto quello che questo comporta.

Contro il sacro
Perché le fedi ci rendono stupidi © Rizzoli, 2016 - Selezione Aforismario

L’assenza di un idolo, die Abwesenheit eines Götzen, può creare un deserto. Ma se c’è, il deserto va vissuto. E fino in fondo.

Nonostante si parli del nostro tempo come di «Era della Scienza e della Tecnica» e si sbandieri un unanime sentimento razionalistico e filoscientifico, ancora oggi molti di noi proprio non riescono a mandar giù il fatto che, ripercorrendo a ritroso il proprio millenario albero genealogico, si rischi di incappare in un lontano antenato dai tratti somatici indiscutibilmente scimmieschi. Insomma, nelle nostre foto di famiglia i primati non sono i benvenuti.

Non soltanto noi non ci facciamo da soli, ma ci troviamo progressivamente a essere in questo mondo, provenendo dalle nebbie mentali dell’infanzia, sensazione che, incidentalmente, è all’origine di tutti i miti che invocano una primitiva Età dell’Oro in un Eden originario, in cui tutto era gradevole, ragionevole e «perfetto».

È «per fare» che ci sentiamo nati. Per ingannare il grande nulla con una serie di gesti, intenzionali e intenzionati, e di azioni dirette a conseguire qualcosa.

Siamo abituati da tempo ad accettare il fatto che il leone non fa né bene né male ad abbattere la gazzella e a divorarla o che il cuculo non fa né bene né male ad approfittare di un nido non suo. Abbiamo qualche difficoltà in più ad accettare le grandi catastrofi naturali e le estinzioni di massa, talvolta di dimensioni apocalittiche. Ma oggi ci viene anche chiesto di accettare che alla base di tutto non ci sia che una ridda di spinte e controspinte materiali e spesso molecolari, il cui regista, se di regista si può parlare, è il caso.

La vita non ci piace sempre – spesso è sofferta e ingrata – ma non la vogliamo perdere, perché la morte è in fondo stretta parente della perdita di appartenenza. Ciò rappresenta uno dei più grandi enigmi del nostro essere.

L’uomo di oggi come quello di ieri si pone più o meno consapevolmente una serie di domande, che qualcuno definisce le domande supreme o le domande ultime: come si è originato il mondo? Come è nato l’uomo? Come è arrivato dove è arrivato, e dove andrà? Chi siamo e come dobbiamo comportarci? Che cosa ci attende dopo la morte? Che senso ha la vita, e che senso ha tutto questo? Anche oggi nessuno di noi può fare a meno di porsele, domande come queste, né io posso farne a meno. D’altra parte, io so che è inutile e fuorviante cercare una risposta a tali domande: di risposte serie non ce ne sono e si è costretti a inventarsene di arbitrarie e fasulle. 

Il ricorso a concetti e valori sacri, cioè intoccabili, condiziona e restringe di molto l’uso della razionalità, essenzialmente perché sacro significa spesso indiscutibile, e soprattutto indiscutibile apriori: un atteggiamento questo che è proprio l’opposto dell’uso della razionalità.

Ogni forma di religiosità poggia su uno zoccolo duro, rappresentato da una spiccata tendenza al paganesimo, una forma di religiosità primordiale dura a morire. Le originarie tendenze animistiche tornano a galla e prendono le forme più diverse e contorte, con una coloritura di vera e propria superstizione. 

Un futuro da Dio
Così il progresso dei sapiens conduce verso l’immortalità © Rizzoli, 2018

L’uomo ha da sempre il vizio di sovrapporre i propri desideri alla realtà, ovvero di cercare di vedere le cose come vorrebbe che fossero piuttosto che come sono.

Questa, in fondo, è la differenza fra scienza e religione o, più in generale, tra scienza e ideologia. Sta tutto nella capacità di riuscire a vedere il mondo qual è o «accomodarlo» invece a nostro piacimento: se ne fossimo in grado non esisterebbero mitologie o religioni oppure radicate posizioni ideologiche, per le quali l’uomo si farebbe uccidere piuttosto che rinunciarci.

Noi siamo in grado di «vedere» bene, ma non abbiamo la forza di accettare quello che non ci piace, e dunque ci comportiamo come se non riuscissimo ad affrontare la realtà, nonostante affermiamo di cercare strenuamente la verità.

In fondo, noi uomini non siamo tanto diversi da un’ameba. Però siamo riusciti a costruire un mondo. Se poi siamo, come credo, l’unica forma di vita nell’universo, siamo l’unica specie che ha compiuto una tale impresa. 

Se la vita ha un fine – e secondo me non ce l’ha – potrebbe essere quello di renderci sempre più liberi dai nostri bisogni biologici, liberi di compiere quei gesti gratuiti che ci danno piacere, che da un lato sembrano futili, ma dall’altro sono quelli che ci rendono umani.

Arcibaldone 
© Castelvecchi, 2022

L’aforisma è un ingegnosissimo piede di porco per scassinare il mondo e lasciarlo esattamente come prima.

C’è chi cerca il senso della vita e chi se la cava con un doppio senso.

Chi ama brucia. Chi non ama si consuma ugualmente, ma senza fiamma.

Come dono la vita è inaccettabile, ma come furtarello presenta degli aspetti interessanti.

Il diavolo sta nei dettagli e il paradiso nelle briciole.

Invecchiare significa spesso accettare di non avere più se stessi alle spalle.

La via per la semplicità è la più complessa.

La vita e la morte si conoscevano appena. Buon giorno. Buona sera. Una usciva e l’altra entrava. Arrivò l’uomo e fece le presentazioni.

Lasciatemi vivere! Quando mi ricapiterà?

Si può anche imparare a ingannare il tempo, ma ci vuole un’eternità.

Aforismi su Twitter
Selezione Aforismario

La vita non offre leccornie da asporto: meglio che ve le assaporiate sul posto.

Il cuore sa sbagliare benissimo da solo, ma quando ha l’avallo della ragione è letteralmente incontenibile.

Non vi lamentate! Pensate che appena nato l’universo andò subito incontro a un’inflazione.

È particolarmente difficile far cambiare idea alle persone. Il problema è rappresentato dal fatto che ad ogni parola ciascuno attribuisce sempre qualche significato specifico che conosce soltanto lui. E forse nemmeno.

Si vive di piccole cose pensando alle grandi.

Un 8 sdraiato e rilassato può aspirare all’infinito.

Gli esseri umani escono volentieri di casa nella speranza di incontrare persone più simpatiche di loro.

Una delle cose più difficili di questo mondo è eccellere nella mediocrità, ma qualcuno vi riesce. E bene.

Chi invoca di continuo “certezze”, troppo spesso chiama certezza una conferma ufficiale delle proprie idee.

Soltanto i malcapitati vengono agli onori della cronaca. Ma che ne è stato dei bencapitati?

Prima di vantarvi di saper leggere tra le righe accertatevi di saper leggere le righe stesse.

Ci sarà pure qualcuno che dice la verità, ma come individuarlo?

Essere morti è il più inappellabile degli ossimori.

Note
Leggi anche le citazioni dei filosofi italiani: Giorgio AgambenDario AntiseriGiulio Giorello